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Poliziotto buono e poliziotto cattivo

La faccia e la voce che la politica estera tedesca ha assunto ormai da tempo nel rapporto con i vari organismi europei e con la stampa, ha le fattezze ormai note della Cancelliera Angela Merkel e del suo potentissimo Ministro delle finanze Wolfgang Schauble.
Sin dalla caduta del Governo Berlusconi nel 2011, con lo spread dei Titoli di Stato fuori controllo, il compito che i due politici tedeschi hanno assunto nei confronti dell’Italia è stato quello, da un lato di lodare gli sforzi profusi dai Presidenti del Consiglio succedutisi a Palazzo Chigi (Merkel), e dall’altro di mettere sempre l’accento sulla insufficienza dell’azione di Governo messa in atto (Schauble).
Prima Monti e Letta, poi Renzi, a più riprese hanno dovuto prendere atto di questo continuo richiamo a non cercare scorciatoie ma proseguire incisivi sulla strada di profonde riforme che portino l’Italia ad allinearsi ai Paesi virtuosi; una sorta di carota e bastone che talvolta sono stati interpretati anche come dissidi interni al Governo tedesco con la Cancelliera apparentemente pronta a stemperare la durezza espressa da Schauble.
Ai commentatori non è sfuggito il cambio di strategia dei tedeschi dei giorni scorsi con la Merkel molto critica nei confronti del Governo Renzi e Schauble che si affretta a lodare il Jobs Act; ma quella che sembra un’operazione a somma zero (in fondo ne abbiamo sempre uno pro ed uno contro, se così si può banalizzare), nella realtà dei fatti sembra che ci sia ben altro: se la Cancelliera decide di passare in prima persona a colpire ad alzo zero, la cosa diviene ben più che non il solito richiamo a “fare i compiti a casa”.

Le ipotesi che si fanno sono diverse e tutte poco favoreli al nostro Paese:

1) Dopo i primi plateali endorsement fatti dalla Merkel a Renzi (ricevuto a Berlino qaundo ancora era Sindaco di Firenze, e con Letta Presidente del Consiglio) pare che la Cancelliera cominci a vedere i limiti di un’attività nella quale ai numerosi annunci seguono ben pochi fatti: questo può rappresentare un monito, sia per Renzi che ne è il principale responsabile, ma anche nei confronti del rimanente quadro politico italiano molto attivo nel limitare gli esiti di tale azione.
2) La volontà espressa da Draghi di iniziare (buon ultimo dopo le altre principali Banche Centrali) un’attività di Quantitative Easing (paroloni per dire semplicemente di incrementare la liquidità nel sistema e stimolare la crescita economica), non è mai stata vista di buon occhio dalla Germania che l’ha avversata in tutti modi,  inutilmente. L’aspra critica fatta all’Italia sembra sottintendere anche quella ad uno dei suoi principali esponenti a livello europeo (e forse anche mondiale): il Governatore della BCE.
3) La bocciatura di Standard e Poor’s con il declassamento dei Titoli di Stato dell’Italia a BBB- (sia pure con outlook stabile, come a dire: siete stati bocciati, ma per la prossima bocciatura c’è ancora tempo), non poteva passare inosservata da parte del principale sostenitore delle profonde riforme economiche come unico modo per uscire dalla crisi: il Governo tedesco.
4) Sia pur riconfermata in carica nel suo terzo mandato governativo appena un anno fa, lo smalto della Cancelliera sembra appannato ed in fase di logoramento a causa di un peggioramento del quadro economico nella stessa Germania i cui segnali politici si vedono già trapelare con le elezioni in Turingia. La locomotiva d’Europa sta pericolosamente rallentando e molte nubi cominciano ad offuscare il cielo, sia per quanto riguarda la salute del suo sistema bancario (miracolosamente esentato in parte consistente dei suoi componenti dai recenti stress test della BCE), sia per la sostenibilità del suo sistema di Welfare.
5) La crescente tensione tra gli USA e la Russia ha messo la Germania nella condizione pericolosa di divenire il più classico dei vasi di coccio essendo essa uno dei partner politici storici degli Stati Uniti e, al contempo, avendo nella Russia uno dei principali mercati di sviluppo delle sue esportazioni; in questa situazione potrebbe prevalere una visione “nazionalista” anzichè europeista, molto più vicina alla concezione russa anzichè a quella statunitense, sia in politica che in economia.
Il quadro che ne viene fuori sarebbe desolatamente incerto se non fosse che il resto del mondo sembra essere indifferente all’accaduto e l’Italia, apparentemente pare godere, da un punto di vista finanziario, di una solidità sconosciuta da anni, con lo spread sceso intorno  ai 120 punti in barba a Germania e Standard & Poor’s.
In tutto questo permangono difficoltà economiche generalizzate in area euro (con l’italia, se non maglia nera, sicuramente tra le peggiori in termini di aspettative nel breve termine), sia pur in un contesto che potrebbe esserle favorevole, con il prezzo del petrolio sceso tantissimo e le esportazioni che, a dispetto di tutto, si mantengono elevate.
Di fatto, a soffrire, continuano ad essere i consumi interni ed il mercato del lavoro, e non pare che la frenetica attività del poliziotto buono e di quello cattivo siano tese, in alcun modo, ad indicarci veramente la strada da percorrere.

 

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8 comments

  1. Franz 9 dicembre, 2014 at 20:55

    In Germania cresce sempre piú, a destra della CDU, un partito euroscettico, e la Merkel, oggi rieletta alla direzione del partito col 97% dei voti, deve riconquistare questi elettori se vuole vincere le prossime elezioni. Si spiega cosí la durezza dell’intervento, che é diretto, in gran parte, ai tedeschi. Tradotto vuol dire:”Tranquilli! ci siamo noi a controllare questi scialacquatori corrotti!” L’intervento di Schäuble va invece letto: “Tranquilli! Fanno esattamente quello che vogliamo noi! Forse lentamente, ma lo fanno…”.

  2. Kokab 9 dicembre, 2014 at 11:46

    non credo che il polizziotto buono e il polizziotto cattivo, a prescindere dal gioco delle parti che identifica chi di volta in volta assegna i compiti a casa, abbiano una diversa visione del mondo e dell’economia, oltre che degli interessi della germania in rapporto all’europa.
    la germania detiene la golden share dell’unione europea, per la dimensione dela sua economia e per la condizione del suo bilancio, che anche con le attuali ultime difficoltà è imparagonabile a quella degli altri paesi di grandi dimensioni, e forte del suo ruolo impone, o tende ad imporre, ricette caratterizzate dal rigore e dall’austerità, come ha già fatto nel caso della grecia, e come oggi intende fare con l’italia e la francia.
    che questa ricetta sia giusta, non sotto il profilo morale, ma sotto quello dell’efficacia, non tutti lo pensano, ma su questa materia i voti si pesano e non si contano, e il peso del gigante tedesco non teme confronti; dubito pertanto che, dovendo pagare, accetti di farsi dettare condizini, che potrebbero pure avere un costo elettorale sul piano della politica interna.
    dall’altro lato, i paesi che non hanno fatto i compiti, e che si erano colpevolmente messi nella condizione di doverli fare, lamentano, non senza ragione, che di eccessiva austerità si può anche morire, e non hanno probablmente tutti i torti, ma non hanno il peso politico per sostenere davvero questo punto di vista, se non con un argomento che suona un po’ ricattatorio, e che si è intuito sottoraccia nelle verie risposte del governo italiano in occasione dell’ultima tirata d’orecchie: state attenti, perchè se ci fate fallire, noi non siamo mica la grecia, salta l’euro, salta l’europa e ci rimettete pure dei soldi.
    questo scambio di vedute mi sembra un brutto segnale: a me pare che si possa morire di eccessiva austerità, e pure di eccessiva dissolutezza, ma mi pare sopratutto che si possa morire per l’assenza della politica, e oggi quello che in realtà servirebbe, una governance europea, non esiste nè a roma, nè a parigi, nè a berlino; esiste il suo contrario, e cioè un conflitto di interessi nazionali che non trovano sintesi efficaci e condivise, e che rende inquietante il futuro dell’europa.

    • M.Ludi 9 dicembre, 2014 at 12:26

      Ho ben inteso parlare di tattica e non di strategia: Merkel e Schauble giocano nella stessa squadra, e con lo stesso identico scopo. Il cambio di ruolo determina solamente (si fa per dire) il peso che si vuol dare a certe parole rispetto che ad altre.

  3. nemo 9 dicembre, 2014 at 08:32

    Ho la sensazione di assistere ad un gioco delle parti, non vedo il poliziotto buono e quello cattivo, vedo due pedine , se così si può dire , dello stesso sistema che giocano di sponda. Sono le stesse che nel nome della visione teutonica guardano fuori ma mai dentro la loro casa, essi sono fuori dalle critiche. Eppure, anche in maniera molto limitata si è appena accennato alla condizione di favore nella quale operano le loro banche, non si è accennato all’altra anomalia l’enorme surplus commerciale , richiami in tal senso sono stati fatti anche di recente, ma puoi richiamare il primo della classe ? Sarebbe un non sense ! Il primo è il primo o non lo è ! Quindi il giochino del buono e del cattivo è, per prima cosa ad uso e consumo interno, vedi opinione pubblica che si sa non guarda a noi latini con particolare simpatia, la seconda, più subdola, sono i messaggi trasversali che negli stessi, messaggi, sono contenuti. E se, faccio della fanta politica, e se il Mediterraneo, inteso come zona politica si staccasse dalla mezza Europa che al momento ci si intestardisce di chiamare Unione Euopea ? Quale sarebbe il mercato delle merci tedesche ?

  4. scan 8 dicembre, 2014 at 22:07

    dato come acclarato che la situazione economica italiana sia ai minimi dal dopo guerra in qua, con le maggiori industrie ferme o delocalizzate o vendute a soggetti terzi, qualcuno mi può spiegare l’attuale andamento dello spread? cosa è cambiato dall’inizio del governo monti a ora, nel rapprto tra l’economia tedesca e quella nostrana, per ridurre di 5 volte il rapporto tra i rendimenti dei bund tedeschi e quelli dei btp italiani?

    • M.Ludi 8 dicembre, 2014 at 23:52

      La domanda che poni rende difficile dare una risposta; in un’economia di mercato, il prezzo di un bene (di qualsiasi natura esso sia) deriva dall’incontro, in un unico valore, della domanda e dell’offerta di quel bene quindi, in un mercato aperto, il prezzo definisce la soddisfazione massima possibile, alle condizioni di mercato,delle due esigenze. Quando si amplia il concetto di mercato alle dimensioni a noi oggi note, altri fattori divengono importanti nella definizione di quel prezzo ed essi possono essere determinati dalle aspettative future che possono imprimere accelerazione o brusca frenata incoerenti con l’attualità. C’è poi la speculazione che può esasperare, specialmente in momenti di turbolenza, la variabilità dei prezzi.
      Queste sono regole economiche note che, se applicate in campo finanziario, finiscono per subire notevoli modificazioni e storture in quanto la finanza, da anni, sembra vivere in un mondo parallelo completamente decorrelato dalla nostra quotidianità (atrimenti non si può comprendere perchè, a fronte di economie in evidente sofferenza, le borse dei rispettivi Paesi spesso consentono guadagni del tutto inattesi).
      Se poi, nei mercati finanziari, si restringe l’analisi ai titoli degli Stati Sovrani, le cose si complicano ulteriormente con l’ingresso di fattori geo-politici che, a loro volta, complicano un quadro già, di per se, ingarbugliato.
      Intanto intendiamoci su di un fatto: lo spread, per sua natura, ci dice solamente come viene valutato il nostro debito pubblico in relazione a quello tedesco: prima che lo spread diventasse un problema (orientativamente fino agli anni 2007-2008), i tassi di rendimento del nostro debito pubblico erano più alti di quelli attuali: a gennaio del 2006 (con lo spread praticamente insignificante) il rendimento del BTP decennale era pari al 3,61% mentre oggi è sotto il 2% (con lo spread di 122 bp); il fatto è che a gennaio del 2006 anche i tassi tedeschi erano molto più alti di adesso.
      Tutto questo per dire che lo spread è il risultato della differenza tra il tasso che paghiamo sui nostri debiti rispetto a quello che pagano i tedeschi, e lo si calcola, giorno dopo giorno, sulla base del tasso effettivo che deriva dal prezzo pagato sulle transazioni dei nostri titoli di Stato (già emessi); come sempre è la domanda e l’offerta che determina quel prezzo, ma il perchè ed il per come, li puoi capire anche da te: è la volontà di penalizzare un Paese o di sostenerlo che lo determina e non sempre gli scopi sono nobili.

      • scan 9 dicembre, 2014 at 01:07

        dei meccanismi normali nella formazione di uno spread ero al corrente. le ultime tue considerazioni presuppongono manovre delinquenziali di cui vi era sospetto; e che sono state alla base delle misure (ce lo chiede l’europa!) che hanno depresso, ancor di più, l’economia italiana e dei paesi del sud europa

        • M.Ludi 9 dicembre, 2014 at 12:12

          Per delinquenziale si intende qualcosa che ha a che fare con il non rispetto di regole; in realtà le manovre che, artatamente o meno, tendono a modificare valutazioni di beni economicamente rilevanti sono ammesse, anzi, spesso indicano la salute o meno di un sistema. Per quanto riguarda il sospetto, direi che sei stato benevolo: c’era assoluta certezza.

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