la società

I muscoli del capitano e Samantha Cristoforetti

“Guarda i muscoli del capitano, tutti di plastica e di metano.
Guardalo nella notte che viene, quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura, dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura che rassomiglia un pò alla vita.
E poi il capitano, se vuole, si leva l’ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa,
c’è sempre uno che gli risponde.
Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c’è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
che di guardarla uno non si stanca.
Questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole d’acciaio,
pistone, rabbia, guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce, in questa croce di Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
“Giovanotto, io non vedo niente.
C’è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente”.

 

Pare di sentire la musica che accompagna questo brano di Francesco De Gregori, il fluttuare lento della nave, il grande Titanic, la nave che incarnò agli inizi del novecento il progresso, la speranza dell’umanità di sconfiggere i gravi problemi che la assillavano e questo grazie alla tecnologia che consentiva all’essere umano di ridurre le distanze, di favorire lo sviluppo economico. Il marconista del Titanic , nella canzone omonima di De Gregori, con le “lunghe dita celesti nell’aria”, comunicava tra Vienna e Chicago in poco meno di un secondo”. Eppure questo sogno di luce e di progresso andò a schiantarsi contro quell’iceberg in mezzo al mare e simbolicamente i sogni e le illusioni dell’umanità, di quella” croce di novecento”.
Due guerre mondiali,e tutto quello che ne conseguì, i milioni di morti, i bombardamenti, i campi di sterminio, le devastazioni, le dittature, ci hanno fatto capire come il progresso e la tecnologia possano essere inservibili di fronte alla volontà distruttrice dell’uomo; anzi la stessa tecnologia può essere usata per favorire la distruzione, anziché il progresso.

 

Alle fronde dei salici. Salvatore Quasimodo
E come potevamo noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore
Fra i morti abbandonati nelle piazze
Sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
D’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
Della madre che andava incontro
al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese
Oscillavano lievi al triste vento.

Le parole del poeta non richiedono commenti in quanto di per se stessi esprimono liricamente la tragedia dell’umanità.

Anche ora ai nostri giorni , le notizie che riceviamo in tempo reale , parlano di tragedie, persecuzioni, che si distinguono da quelle di un tempo solo per l’uso delle armi più o meno micidiali . E per tale motivo, le parole di Francesco Guccini in Auschwitz
“…Ancora tuona il cannone /ancora non è contenta / di sangue la belva umana/ e ancora ci porta il vento. /Io chiedo quando sarà/ che l’uomo potrà imparare/ a vivere senza ammazzare/ e il vento si poserà.” , ci paiono di un’incredibile realtà.

Eppure c’è qualcosa , che ci fa risollevare la testa a volte, e quando meno ce lo aspettiamo.Forse è perché esiste un’altra faccia della medaglia. Così accade che accanto all’azione scellerata ” dell’inchino” della nave con la sua scia di lutti e danni irreversibili, esiste una cooperazione di uomini che con le proprie competenze e con la volontà, riescono a compiere un’azione da molti giudicata quasi impossibile da realizzare ,riescono a riaddrizzare la nave e a portarla a morire con “decoro”, nel porto da cui era partita. E la dichiarazione del capo della protezione civile ,il quale sostiene che l’operazione è conclusa solo quando si saranno recuperati i resti del cameriere indiano, fa credere che esiste ancora l’umanità, e  la scienza e la tecnica, possono far tanto, anzi quasi tutto ,se c’è l ‘umanità accanto ad essa. Il corpo di Russel Rebello, cameriere indiano a bordo della Concordia, che sognava di aprire un ristorante in India, è stato ritrovato il 2 novembre .

Alle 21,59 del 23 novembre, la navicella spaziale Soyouz è decollata per raggiungere la base spaziale, nell’ambito della missione Futura. A bordo c’è Samantha Cristoforetti, classe 1977, ingegnere ed astronauta italiana. La prima donna italiana che va nello spazio. Ci sono stati come al solito, i commenti idioti in rete, del tipo che “boccerà” la navicella alla prima manovra , o chissà che tipo “di raccomandazione ha avuto”. Intanto però lei e i suoi due colleghi sono nello spazio e i loro esperimenti scientifici , le informazioni che invieranno,saranno di utilità alla ricerca scientifica, di conseguenza a questa pazza umanità.

 

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