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Dal patto del culatello, al cul de sac

In questo particolare momento storico italiano, i sondaggi che periodicamente vengono fatti dagli Istituti specializzati e la quotidiana attività all’interno del Parlamento, ci dicono che, forse, l’unico leader saldamente in sella, convintamente seguito dall’apparato e dagli elettori, sembra essere Matteo Salvini.
Tutti i Partiti usciti più forti dalle ultime elezioni politiche stanno, per motivi diversi, attraversando un momento di grande fermento ed i loro leader hanno più di un motivo di preoccupazione:
1) Come lo squalo bianco che per sopravvivere ha bisogno di muoversi in continuazione altrimenti le branchie non riescono a filtrare l’ossigeno dall’acqua, così Renzi, perdendo di velocità e, soprattutto, finito nelle paludi parlamentari insieme alla maggior parte delle riforme di cui aveva promesso l’approvazione, sia pur confortato da sondaggi sempre molto favorevoli, inizia a mostrare le difficoltà della sua azione politica.
2) Berlusconi sembrava, tra tutti i leader italiani, quello più sicuro di non temere critiche interne al Partito ma, vicende giudiziarie a parte, da quando ha chiuso i cordoni della borsa ed intimato ai suoi di iniziare frugarsi in tasca per finanziare l’attività politica, ha perso molte delle sue certezze e la fronda interna diviene, ogni giorno che passa, sempre più agguerrita.
3) Uno vale uno, dicevano fin dall’inizio; il fatto è che, in una sorta di nemesi biblica, dal momento in cui Grillo e Casaleggio, hanno preteso di essere uno, poi bino, poi trino (in realtà dall’inizio ma nessuno della base voleva vedere la cosa), il partito ha cominciato a scricchiolare ed in parte si è rivoltato contro i suoi storici fondatori. E’ vero che grande responsabilità sta nel fatto di aver fatto imputridire inutilmente un forte potere conquistato nelle urne e mai utilizzato se non per fare teatro in Parlamento, ma la sensazione che così il movimento non possa sopravvivere a se stesso è ormai evidente.

Questo è il quadro politico alla vigilia di importanti vicende politiche che potrebbero passare dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica a nuove elezioni politiche a maggio, in concomitanza con appuntamenti elettorali amministrativi (Comunali e Regionali); il tutto con la riforma elettorale e quella costituzionale ancora, se non in alto mare, non al sicuro in porto.
Mutatis mutandis; Renzi, preso atto del cambiamento del quadro politico e visto che il Patto del Nazareno (fortemente voluto da Napolitano il quale sembra in procinto di andare a fare altro) scricchiola ormai da tempo e persino Berlusconi ne prende (un giorno si ed uno anche) le distanze, ha iniziato a guardarsi intorno e, sia pur dopo aver fatto per l’ennesima volta la voce grossa in Direzione PD, domenica mattina, ha iniziato a tessere una nuova tela che vede coinvolti alcuni tra i suoi nemici storici (interni al partito) più potenti: Bersani e Prodi.
Non sarà sfuggito ai più che la fantasia gastronomica nel valutare l’incontro tra Bersani e Renzi ha teso a sopravvalutare un salume tipicamente romagnolo (il culatello) dimenticando completamente di menzionarne uno dalla forte impronta toscana (chessò, la finocchiona); nel linguaggio della comunicazione anche questi segnali vanno interpretati: probabilmente si è dato risalto al culatello perchè oltre a Bersani è stato coinvolto anche Prodi (anch’esso emiliano) e dato che questo apparente salto della quaglia di Renzi assomiglia, in parte, ad una resa, il culatello batte la finocchiona 2 a 1.
Sempre nella logica dell’interpretazione dei segnali che un certo tipo di linguaggio induce, si potrebbe dire che Renzi, nel dare risalto all’offerta di un ruolo (in realtà una richiesta di aiuto, ma non sottilizziamo) fatta a due “vecchi” storici del PD, abbia inteso sottindere che, rimessi in gioco in maniera inattesa, i due dovrebbero stare al gioco di Renzi e in tal senso direi che la risposta di Prodi è stata da manuale della comunicazione: egli infatti avrebbe dichiarato che, data l’età (75 anni), “il Quirinale non è nei suoi programmi futuri”, ma ha anche aggiunto che “non è in suo potere impedire che il suo nome venga avanzato da amici e sponsor politici” (AdnKronos). Traduzione: se mi vuoi far eleggere, fallo pure, ma col c…o che faccio ciò che vuoi tu.
Detto in francese, sembrerebbe che Renzi si sia infilato in un bel “cul de sac“.

 

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1 comment

  1. Kokab 16 dicembre, 2014 at 14:21

    prodi a renzi: “se mi vuoi far eleggere, fallo pure, ma col c…o che faccio ciò che vuoi tu.”
    mi sembra il miglior programma possibile per l’attuale sinistra di lotta e di governo. troppo bello per essere vero!

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