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Eternit, l’assedio di Casale

Nella prima metà del 17° secolo Casale Monferrato fu al centro di un’accesa disputa tra Spagnoli e Francesi a seguito di questioni ereditarie di cui la cittadina fortificata era oggetto; la guerra durò tre anni e provocò molti morti, così come molti morti provocò, in quegli anni, la peste nera (citata dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”) che, portata a giro per l’Europa dai vari eserciti in perenne guerra, colpì particolarmente l’Italia settentrionale.
Altri assedi, altre guerre, altre morti hanno interessato la città a causa della sua posizione strategica ed anche delle possenti fortificazioni di cui era dotata, fino a quando, all’inizio del 20° secolo, anzichè per le sue potenzialità militari (tempi ormai passati), venne individuato come sito meritevole di ben altre attenzioni ed iniziò, per Casale, dopo secoli di guerre, l’era dell’industrializzazione.
La crescita economica della città venne temporaneamente stoppata dalla seconda guerra mondiale ma riprese con vigore nell’immediato dopoguerra quando, tra le altre, venne qui dislocata una delle più importanti fabbriche in Italia dedita alla produzione di manufatti in cemento-amianto: l’Eternit.
In quegli anni la produzione di tubi e coperture in “eternit” era assai diffusa in tutta l’Italia e persino dopo che ne fu decretata la tossicità, ci vollero anni e anni prima che fossero presi in seria considerazione piani di bonifica che, a tuttoggi, sono ancora ben lontani dall’essere conclusi.
Ufficialmente l’amianto venne dichiarato fuori legge intorno alla metà degli anni ’80 e ne fu, quindi cessata la produzione, ma per quasi trent’anni la città di Casale era stata inquinata dalle polveri contenenti fibra di amianto, trasportate per le strade dai camion, portate nelle case dalle tute degli operai, respirate anche da chi nella fabbrica non c’era mai stato.
Il mesotelioma (tumore provocato dall’amianto) è una specie di orologio che ti viene inserito nei polmoni: dal momento che ti accorgi che hai il cancro, comincia inesorabile il conto alla rovescia che porta ad un destino segnato, ma non ha fretta di manifestarsi; aspetta quieto quieto che passi il tempo, ma implacabile arriva e nonostante i progressi della medicina odierna, la percentuale di guarigioni, rispetto ad altre forme di tumori è ancora molto bassa.
E’ per questo motivo, sulla base delle evidenze scientefiche, che i medici dichiarano che il picco delle morti per mesotelioma e asbestosi (altra patologia terribile indotta dalla malefica fibra), si avrà intorno al 2020, già perchè dopo un’incubazione di circa trent’anni e alcuni anni di spesso inutile lotta al male, quello è il periodo stimato in cui si avrà la resa dei conti per buona parte dei contaminati.
La notizia della recente sentenza di prescrizione con la quale la Cassazione ha cancellato la pena (non il reato, il quale, a questo punto è stato da essa sancito) ha gettato nello sconforto, non solo una città, ma tutti coloro che in tanti anni hanno visto spesso lo stesso copione: anche quando si trova i colpevoli (cosa non scontata in Italia), non si riesce a fargliela pagare. E’ come una maladezione che aleggia su questo Paese, ma è figlia di un sistema giudiziario precario, costruito con lo scopo di non funzionare, nel quale i giudici fanno, quasi sempre, quello che devono.
Il reato per il quale i responsabili della Eternit non pagheranno mai era quello di disastro ambientale e, francamente, non si capisce come sia stato possibile, in un Paese civile, che un sismile reato non sia stato prontamente riscontrato e punito ma ci si trovi, dopo quasi trent’anni (numero nefasto ricorrente), ancora a parlarne.
Ancora meno, però, si capisce il perchè, insieme a questa sciagurata causa, non ne sia stata prontamente intentata un’altra per omicidio colposo, visto che i morti sono già centinaia e sono destinati a crescere nei prossimi anni; e l’omicidio, non va in prescrizione…..mai.
Per l’ennesima volta nella sua storia, la città di Casale è assediata: questo almeno devono aver pensato tutti quei cittadini che, tenendosi per mano, oggi hanno voluto manifestare in corteo per le strade cittadine.
Permettemi un breve ricordo per Marco, morto di mesotelioma nel 2013, amico di gioventù: non credo che con Casale Monferrato abbia mai avuto niente a che fare, ma con l’amianto si.

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10 comments

  1. DareioS 23 novembre, 2014 at 12:18

    Ciao M. Ludi contrariamente a quanto riferito dalla totalità del’informazione a riguardo, io no credo all’ipotesi di studi segreti sulla nocività dell’amianto tenuti celati da un padrone cattivo desideroso solo di fare utili anche al costo del sacrificio di vite umane.
    L’impianto per la produzione dell’Eternit realizzato negli anni 50 è stato sicuramente autorizzato dalle autorità che allora presiedevano alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
    Penso che con il procedere della scienza e della tecnologia nel particolare settore, sono divenute note le conseguenze negative per l’uomo derivanti dell’esposizione all’amianto.
    Oggi per esempio l’amianto e tutti i suoi derivati conservano un limitato legittimo impiego, ma non possono più essere utilizzati per fare tessuti, coibentare, rivestire, e in tutti le utilizzazioni che espongono le persone ad ud un contatto diretto.
    Purtroppo ci ritroviamo con milioni di ton di materiali pericolosi da smaltire e comunque da rendere inerti.
    Vi è stato un periodo in cui la trasformazione e l’utilizzo dell’amianto era consentito, sul rilievo che non erano noti i suoi effetti nocivi.
    Io ritengo che non è possibile che lo Stato con i suoi istituti di ricerca, gli istituti scientifici, le organizzazioni sindacali dei lavoratori,tutti coloro che a qualunque titolo si sono occupati in passato della tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro non conoscessero ciò che era chiaro e inconfutabile alla comunità scientifica internazionale.
    Dunque quanto verificatosi non può essere ascritto solo al silenzio interessato e colpevole del datore dei lavoro, ma deve essere indagata tutta l’area soggetti interessati per fini istituzionali al controllo, alla prevenzione, alla sicurezza dei luoghi di lavoro e dei processi produttivi.
    Scopriremo in tal modo che forse la responsabilità per quelle morti e per altre che seguiranno nel futuro sono più ampie e articolate.
    Come spiegare altrimenti che l’opificio sia stato chiuso con ordinanza di un sindaco coraggioso, adottata nonostante il dissenso delle maestranze e degli operai?
    Dove erano quelli che dovevano controllare, vigilare, denunciare, ivi compresi i sindacati?
    Vi è un principio forse non molto noto che attribuisce responsabilità diretta nella produzione di un evento di danno anche a coloro che hanno avuto non una condotta attiva nella verificazione dell’evento stesso, ma semplicemente una condotta inerte ovvero semplicemente omissiva.
    Il principio può essere sintetizzato come segue: colui che ha l’obbligo giuridico di impedire un evento e si astiene dal porre in essere la condotta positiva che può effettivamente impedirlo, risponde dell’evento di danno come coloro e detto evento hanno direttamente provocato con il proprio comportamento attivo.
    Io dunque non mi accanirei eccessivamente contro il vecchio magnate ovvero il padrone che a tutti i costi ha inteso perseguire il profitto, ma cercherei le responsabilità in tutti coloro che pur avendo avuto la possibilità di impedire o prevenire la strage, sono rimasti colpevolmente inerti.
    Spero che il mio intervento contribuisca a un maggiore diverso approfondimento.

    • M.Ludi 23 novembre, 2014 at 12:48

      Mi sa che ti sbagli, e non di poco:

      http://www.lastampa.it/2014/11/22/multimedia/italia/amianto-pericoloso-gi-per-una-sentenza-del-aXYRUiHUWfPi4JxSFCyoZJ/pagina.html

      Gli effetti nocivi dell’amianto erano noti e il fatto che uno svizzero sia venuto a produrlo in Italia, la dice lunga su questo popolo che buona parte delle industrie farmaceutiche le fa al confine, scaricando nel Reno che, da quel momento, entra in Germania, tutte le scarti nocivi.
      Ora in Italia certe cose non le fanno più e vanno a farle da qualche altra parte.

      • DareioS 23 novembre, 2014 at 13:14

        Se tutto fosse stato noto e chiaro, perché lo Stato Italiano coadiuvato da istituti tecnici e scientifici, ha permesso l’istallazione di siffatti opifici, di fatto autorizzando una strage infinita e permettendo che l’intera penisola venisse coibentata da eternit e amianto, costituenti ingombranti rifiuti tossici difficili da trattare e costosissimi da smaltire?

    • Kokab 23 novembre, 2014 at 13:14

      è vero che in questa vicenda, come in altre, ci sono molte responsabilità diffuse, anche di organi dello stato, che non so se sarà possibile perseguire, ma non credo che questo allegerisca in alcun modo quelle dell’impresa, per la parte personale di ogni responsabilità penale; per intenderci, non è che la responsabilità penale di un boss sia affievolita dalle eventuai complicità, assai frequenti, di uno o più soggetti pubblici.
      quanto al fatto che l’ordinanza di chiusura del sindaco abbia registrato il dissenso degli operai, credo che succeda spesso che gli uomini barattino il lavoro di oggi con la vita di domani, è compito delle istituzioni impedire che ciò accada

  2. Gennaro Olivieri 21 novembre, 2014 at 20:47

    Un’altra considerazione che mi viene da fare, è che per tutto il ‘900 l’industria ha dato benessere economico all’Italia, ma ha chiesto un tributo di vite immane. La democrazia non ci ha mai dato coscienza dei prezzo umano e ambientale che abbiamo pagato in cambio dello sviluppo, e nemmeno i mezzi per chiedere il giusto risarcimento. Solo ora, quando ormai l’industria pesante è praticamente morta, ci rendiamo conto di quanto poco fossero considerate le vite dei lavoratori e delle persone che vivevano attorno alle fabbriche. Le stesse vicende delle ultime, piccole isole in cui l’industria pesante sopravvive (vedi Taranto), dimostrano che non abbiamo ancora l’intelligenza, le capacità, i mezzi, che consentano di far coesistere le esigenze del lavoro e della salute. Morirà anche l’ILVA per cause economiche naturali, come è avvenuto per la Eternit, che si è trascinata nella tomba migliaia di operai e di cittadini di Casale senza dover rispondere di questo crimine.

  3. Kokab 21 novembre, 2014 at 13:14

    se dobbiamo cercare una cosa positiva in questa vicenda indecorosa, è che ha reso evidente a tutti, anche per l’enormità del numero dei morti, a conteggio non ancora concluso, che la legislazione penale italiana non è in grado di far fronte alle più elemetari esigenze di giustizia; se l’aspetto formale della legge riesce a prevalere sempre più frequentemente su quello sostanziale (genova, caso cucchi e, mi si perdoni l’inopportuno accostamento, processo ruby), ciò significica che nulla più funziona, che abbiamo superato ogni limite, e che il garantismo, che fonda ogni civile ordinamento, si è trasformato in impunità. la quale impunità gli ordinamenti civili li affonda.
    certo, il nostro sistema penale è costruito per non funzionare, o comunque per garantire vie d’uscita a chi se le può pagare con vertenze complesse e costose, ma alla fine il risultato è che teniamo in carcere per un cospicuo numero di anni uno scappato di casa come fabrizio corona, non per la sua intrinseca volgarità, che disgraziatamente non è ancora un reato penale, ma per alcuni banali ricatti, roba da avanspettacolo del crimine, mentre non siamo capaci di rinchiudere uno che ha causato la morte, sia con colpa che con dolo, di migliaia di persone: non è accettabile, non lo possiamo e non lo dobbiamo accettare.
    certo, oggi ci si può chiedere perchè non si è proceduto subito per omicidio; forse perchè il reato sarebbe stato più complesso da dimostrare, e le possibilità di successo ancora più incerte; non so se farlo oggi, sulla scorta di un diverso reato accertato e prescritto, sia un vantaggio o uno svantaggio, ma penso di poter confidare sul fatto che guariniello abbia operato, in ogni momento di questa vicenda, le migliori scelte possibili, e se non si è ottenuto o non si otterrà un risultato migliore, vuol dire che non era possibile.
    ciò però dimostra, una volta di più, che il sistema non sta in piedi e che deve essere cambiato, e per una volta la soluzione sembra anche abbastanza semplice, perchè non siamo di fronte ad un problema filosofia del diritto, non dobbiamo discutere di quanto sia peggio un delinquente a piede libero di un innocente in carcere, ma dobbiame semplicemente dare rispota ad una banale questione di tempi di prescrizione di fronte ad un reato particolarmente odioso. perchè, e di questo sono abbastanza sicuro, prima o poi qualcosa di analogo ricapiterà.

    • Jane 21 novembre, 2014 at 13:39

      questa cosa di difendere alla guascona Corona come esempio di virtù però credo che sia fuorviante, di moda e mischia situazioni completamente diverse: chiamare banali ricatti l’estorsione di denaro dietro minaccia non mi pare sia lodevole..che dici?

      • Kokab 21 novembre, 2014 at 15:25

        a domada rispondo. io corona lo priverei dei diritti civili e politici per le prime tre parole che ha detto nella vita adulta, e lo metterei in galara, fine pena mai, solo per come si veste. ciò detto, è un rubagalline, sia in senso assoluto, perchè ha ricattato 4 arricchiti dal pallone che sono riusciti a farsi beccare fuori da una discoteca con una donna che non era la moglie, e non hanno avuto sufficiente disinvoltura par cavarsela brillantente, sia sopratutto in relazione al caso specifico. per evidenti motivi. l’ho semplicemente usato come paradossale termine di paragone, perchè una rete giudiziaria che prende il pesce rosso corona e fa scappare lo squalo bianco schmidheiny, tanto per ristabilere le proporzioni, non è solo indegna di un paese civile, ma è pure indegna del più corrotto dei paesi del terzo mondo, e la trovo personalmente intollerabile.
        del resto, considerando il problema da un’altro punto di vista, che effetto ti fa pensare che berlusconi viene assolto nel caso ruby, mentre la minetti verrà condannata? vero che lei è meno intelligente, probabilmente più antipatica, e sicuramente più animale da cortile, ma non vorrei considerare questi tre aspetti decisivi nell’esercizio della giurisdizione. o no?

      • M.Ludi 23 novembre, 2014 at 13:21

        Ho letto in ritardo il tuo commento e, devo dire che ne condivido in pieno il senso anche se mi è ben chiaro che quanto ha detto Kokab ha una sua valenza: è noto che in Italia vengono perseguiti sino in fondo solo quei reati (che, sia pur se reati), coinvolgono persone che non possono difendersi o, come, Corona, indifendibili.

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