SET 020116-ci01

 

di Helena Smith da Atene

(Traduzione Redazione Modus)

 

E’ stato soprannominato un cimitero per operatori di pace, il cubo di Rubik della diplomazia, ma nonostante le avversità Cipro potrebbe sfidare gli scettici nel 2016 risolvendo la sua divisione pluridecennale. L’isola strategica del Mediterraneo, nazione dell’ultima capitale divisa d’Europa, si trova ad affrontare ciò che gli osservatori esperti di Cipro chiamano una finestra di opportunità storica. In un incontro di punti di vista senza precedenti, ciprioti greci e turchi considerano l’anno a venire come l’ultima e migliore occasione per porre fine alla divisione etnica. I Greco-ciprioti, che stanno uscendo dalla loro peggiore crisi economica dai tempi del tentativo di unione con Atene che spinse Ankara all’invasione nel 1974, vedono in misura sempre maggiore i benefici della riunificazione. “Sanno che se non fanno l’affare ora c’è una buona possibilità che la divisione verrà cementata e la Turchia si annetterà il nord,” dice James Ker-Lindsay, un esperto di Cipro presso la London School of Economics. “Ciò significherebbe non solo confinare con la Turchia, ma con una Turchia imprevedibile e potenzialmente disturbante”.

Per la minoranza turco-cipriota, il ragionamento non è dissimile. Una Cipro riunificata, dicono, non solo offrirebbe un futuro migliore e più luminoso in uno Stato membro dell’UE, ma in un paese che, in netto contrasto con la Turchia, è dichiaratamente laica. Riflettendo l’ottimismo, entrambe le comunità sono guidate da due validi politici moderati pro-unificazione, il greco Nicos Anastasiades e il suo omologo turco Mustafa Akinci, che hanno raggiunto il loro obiettivo centrale, la riunificazione di un’ampia e bi-zonale federazione di due comuni. Se non si può risolvere la situazione con questi due ragazzi, non la si risolverà mai, dice Ker-Lindsay, che indica le probabilità di successo a 6 o più su una scala da 1 a 10.

Spec2016Cipro

               Un muro che segna il confine della zona-cuscinetto dell'ONU, visto 
                      dalla parte greco-cipriota nel centro di Nicosia.

Ma è la posizione della Turchia stessa che da la maggiore speranza. Una coincidenza di eventi – che vanno dagli attriti recenti di Ankara con la Russia al rinvigorirsi del processo di adesione della Turchia all’UE – ha creato la necessità di una fase centrale per l’insediamento di Cipro. Una soluzione permetterebbe alla Turchia di trasformare un male necessario in un successo di politica estera, consentendo di diversificare le sue forniture di energia – con la successiva trasformazione dell’isola in un hub di trasporto regionale per le riserve di petrolio e gas – e aumentando le sue possibilità di adesione all’UE. Libererebbe anche fondi turchi:  il nord separato dell’isola è totalmente dipendente dai finanziamenti della Turchia.  “Per anni, Ankara ha visto Cipro come un territorio strategico riconquistato”, osserva Hubert Faustmann, che insegna storia e scienze politiche  presso l’Università di Nicosia. “Ora, si tratta di una perdita che sembra disposta ad accettare in cambio di un beneficio maggiore”.

Entrambe le parti sono impegnate in intense trattative, con in vista un referendum da tenersi una volta raggiunto un accordo. Ma devono ancora discutere i temi della proprietà, della sicurezza e del territorio, tutti potenziali interruttori dell’affare. Le elezioni parlamentari della zona sud saranno un altro ostacolo se gli intransigenti contrari all’accordo avranno successo. “Sono fiducioso che raggiungeremo un accordo, ma ottenere un doppio sì al referendum può essere altrettanto difficile che raggiungere l’accordo”, dice Faustmann. “Ma le stelle sono allineate; abbiamo una tempesta perfetta perchè arrivi la soluzione” .

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5 comments

  1. Bondi James Bondi 3 gennaio, 2016 at 18:38

    L’articolo mi sembra molto, troppo ottimista. La sedicente repubblica di Cipro del nord, per il diritto internazionale non esiste, e anche in sostanza, esiste solo perchè c’è l’occupazione militare delle truppe turche. L’entrata della Turchia nella UE presuppone il ritiro incondizionato dei turchi da Cipro, ergo; se io fossi un greco-cipriota, non farei nessun accordo e aspetterei che i turchi se ne tornino a casa loro, se hanno intenzioni serie di entrare nella UE.

    • Kokab 3 gennaio, 2016 at 19:22

      quel che dici è sicuramente sensato, ma se io fossi un greco cipriota non dubiterei neanche per un secondo del fatto che i turchi, con astuzia levantina, facendosi forza del loro ruolo nella nato, manterrebbero l’occupazione militare per l’eternità, consci anche del fatto che sostanzialmente nell’unione europea sono di più quelli che non li vogliono, con diversi e fondati motivi, fra i quali primeggia l’insufficiente standard di democrazia intena, che non quelli che li vogliono…

      • Bondi James Bondi 3 gennaio, 2016 at 20:06

        ma ti do ragione: secondo me l’ingresso della Turchia nella UE è assai improbabile, ma in ogni caso la questione di Cipro è dirimente. Intendevo, che se lo scenario fosse quello di una Turchia che vuole sul serio entrare nella UE, e se tutti i paesi dell’Unione sono favorevoli a questo, allora l’accordo tra greco-ciproti e turco-ciprioti è inutile, perchè l’ultima parola ce l’ha in ogni caso la Grecia, che può mettere il veto all’ingresso turco, e nessun governo greco darà mai l’ok finchè l’ultimo soldato turco non avrà lasciato Cipro. Anche i governi greci più di sinistra non potrebbero ignorare i profondi, viscerali ed eterni sentimenti nazionalisti e anti-turchi che ogni greco ha.

  2. Tigra 3 gennaio, 2016 at 14:06

    Non conoscevo questi aspetti della situazione di Cipro, e li ho letti con piacere e interesse; se ci fossero effettivamente gli sviluppi ipotizzati dall’articolo potremmo salutare un evento in decisa controtendenza rispetto alle tragedie di questo inizio secolo, a maggior ragione in relazione al fatto che uno dei due protagonisti è la Turchia di Erdogan, non proprio un interlocutore ragionevole.

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