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38° parallelo; missione incompiuta!

38° parallelo; missione incompiuta!

Affermare che tra tutte le crisi politico-militari nel mondo ve ne siano di facile soluzione è un’assurdità, ma non credo di essere stato l’unico a credere per molto tempo che l’attivismo del singolare tiranno di Pyongyang, per usare un eufemismo, non lo avrebbe portato da nessuna parte, se non ad essere violentemente bastonato da una delle limitrofe super potenze, che hanno assistito per decenni senza reagire ad una escalation gravissima, dalle poche e non facili soluzioni.   38° parallelo; missione incompiuta!

Nell’immaginario collettivo Kim Jong-un ha proseguito nella politica di impoverimento di una popolazione stremata al fine di dirottare le poche risorse disponibili nella costituzione di una dotazione di armi atomiche utile forse ad alzare un po’ di polverone, ma sicuramente insufficiente a rappresentare una seria minaccia nei confronti dei tradizionali e dichiarati nemici di sempre: la Corea del Sud ed il suo più potente alleato, gli Stati Uniti d’America. I fatti stanno dimostrando che sotto quella improbabile capigliatura corvina c’è un cervello che funziona e che sta mettendo in scacco le più importanti potenze mondiali, sia quelle tradizionalmente alleate, che quelle altrettanto tradizionalmente e  irrimediabilmente nemiche.                38° parallelo; missione incompiuta!

 

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     Veduta satellitare notturna delle due coree e del Giappone
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La Cina, che per decenni ha protetto la repubblica Nord Coreana, vede ormai quel paese camminare sulle proprie gambe e voler fare completamente di testa sua, anche se l’ammontare e la complessità degli scambi commerciali tra i due paesi difficilmente potrà essere rimpiazzata nella malconcia economia nord-coreana. Ci sono poi gli Stati Uniti i quali mentre il paffuto coreano prosegue imperterrito per la sua strada sembrano, aver perso colpi nella guerra dei nervi, e dopo aver tanto minacciato tremende ritorsioni, si trovano come unica opzione praticabile per non perdere la faccia quella di mettere in pratica le minacce, con esiti imprevedibili, non tanto e non solo per la Corea del Nord, quanto per il mondo intero. Infine il Giappone il quale, trascorsi ormai oltre 70 anni dalla disfatta della Seconda Guerra Mondiale, sta seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di abbandonare i propositi pacifisti sottoscritti tra le macerie di Hiroshima e Nagasaki, per riprendere la strada dell’armamento (cosa peraltro assai gradita a Trump). Restano fuori da questo quadro la Russia di Putin che non sembra granchè dispiaciuta nel vedere Cina e Usa in difficoltà, la Corea del Sud che vive con grande apprensione il momento attuale essendo presumibilmente il principale bersaglio militare di Pyongyang, e l’Europa la quale soffre dei suoi ormai consolidati problemi nel presentarsi unita a questi frequenti appuntamenti sugli scenari internazionali.

La storia non è quasi mai il risultato di casualità e la crisi a cui stiamo assistendo nasce da molto lontano, precisamente da quando a Jalta vennero decisi i nuovi assetti mondiali ritenuti necessari per evitare che le nazioni che avevano provocato il disastro bellico appena concluso (Germania Italia e Giappone) potessero nuovamente incorrere nella tentazione di ripetersi, e quelle vincitrici arrivassero ad una ripartizione equa delle zone di influenza per allontanare il più possibile il rischio che un nuovo conflitto potesse nascere nella contrapposizione tra i blocchi comunisti russo e cinese,  e quello occidentale coalizzato intorno agli Stati Uniti d’America.

 

 

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                    Mappe della Guerra di Corea 1950-1953
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Fu così che la penisola coreana, appena liberata dai giapponesi, venne divisa in due zone di influenza: quella del nord nella sfera di influenza sovietica e quella del sud ove gli Stati Uniti d’America iniziarono ben presto a costituire dei loro avamposti, probabilmente nella consapevolezza che proprio in quel luogo si sarebbe riaccesa la miccia. Kim Il Sung il quale aveva combattuto a capo delle truppe rappresentanti il Partito Comunista Coreano, divenne il presidente della neonata repubblica del nord ed iniziò il consolidamento di quel potere assoluto e di quel culto della personalità che contraddistinguerà ancor più il figlio Kim Jon-il succedutogli alla morte nel 1994, ed il nipote attualmente in carica dopo la morte del padre avvenuta nel 2011.          38° parallelo; missione incompiuta!

 

   Statue commemorative di Kim Il Sung e Kim Jon-il a Pyongyang
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Il primo ricordo nitido che riporta la mia memoria a quello sperduto lembo di terra ai confini della Cina risale al luglio del 1966, quando appena dodicenne assistetti alla disfatta italiana ai mondiali di calcio nel Regno Unito: perdemmo per uno a zero la partita decisiva per l’accesso ai quarti di finale a causa di un goal segnato dal sedicente dentista nord-coreano Pak do Ik, che in realtà altri non era se non un soldato dell’esercito nordcoreano che visse in quell’occasione il suo momento di gloria; e con lui un’intera nazione destinata, ben presto, a tornare all’oblio.

Dopo quel triste (per noi) episodio non ricordo oggi di aver più sentito parlare di quel Paese, sino alla primavera del 1974, quando con i capelli quasi rasati a zero e indossata la mimetica, mi venne consegnato in dotazione un pesantissimo fucile di fabbricazione americana che mi avrebbe accompagnato per i successivi 13 mesi di servizio militare: un M1 Garand dismesso, mi fu detto, dall’esercito americano dopo la guerra di Corea e venduto successivamente all’esercito italiano. Provenendo da una famiglia senza alcuna tradizione militare e dove nessuno, a mia conoscenza, aveva mai posseduto un’arma, se non durante il servizio di leva, ricordo che provai una certa curiosità per quel fucile al pensiero delle vicende che potevano averne contraddistinta la vita prima di arrivare nelle mie mani, e fu allora, in pieno conflitto del Vietnam, che ebbi coscienza dell’evento che aveva portato nuovamente il mondo sull’orlo del baratro, nel pieno della guerra fredda.

 

38° parallelo; missione incompiuta!

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La linea (삼팔선, "38º parallelo nord") è segnalata da 1.292 cartelli identici
piazzati lungo il percorso. Sul lato nord i cartelli sono scritti in Chosongul e
Cinese, mentre sul lato sud in Hangul e Inglese.
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La mattina del 25 giugno 1950 le truppe nord coreane, confidando sull’appoggio dei comunisti sud coreani,   oltrepassarono il 38° parallelo approfittando della instabilità politica della Corea del Sud,  con l’intento di realizzare una riunificazione sicuramente gradita sia alla Russia che alla Cina la quale inviò, senza dichiararlo apertamente delle truppe sul territorio coreano, delle quali faceva parte anche il figlio di Mao Zedong, Mao Anying. Fu infatti ben chiaro fin da subito che lo scontro andava bel al di là delle problematiche locali, e con l’intervento delle Nazioni Unite al comando del generale statunitense Douglas MacArthur si rasentò lo scoppio della terza guerra mondiale appena 5 anni dopo la fine della seconda.                38° parallelo; missione incompiuta!

Il conflitto durò tre anni, costò la vita a quasi tre milioni di soldati, tra i quali Mao Anying, e produsse quella profonda frattura tra nord e sud che è attualmente sotto i nostri occhi. Uno dei probabili motivi che hanno lasciato la questione sospesa è dettato dal fatto che dopo l’iniziale invasione del sud da parte delle truppe comuniste, la reazione degli alleati di Seoul portò al recupero dei territori inizialmente perduti ed al superamento del 38° parallelo verso nord, nonostante i numerosi ammonimenti di Cina e Russia; queste fasi alterne estenuanti ed estremamente costose in termini di vite umane durarono per mesi, fino a quando si giunse all’armistizio di Panmunjeon, al quale però non è mai seguito un vero e proprio trattato di pace.               38° parallelo; missione incompiuta!

 

 In coreano la linea viene definita Hyujeonseon, ovvero "linea del cessate il
 fuoco, o Gunsa Bungye-seon (군사분계선), letteralmente "linea di demarcazione
militare". Nel linguaggio comune viene invece utilizzato il termine Sampalseon
(삼팔선, "38º parallelo nord"), nome probabilmente coniato al termine della
seconda guerra mondiale.

 

Nell’impossibilità immediata di tentare una riunificazione della penisola sotto un’unica bandiera, e nel permanere di un effettivo clima di belligeranza soffusa, tre generazioni di dittatori a Pyongyang hanno utilizzato le loro energie per decenni con l’unico scopo di consolidare il loro potere, procedendo ad uno dei più grandi progetti di armamento mai conosciuti, soprattutto se si considera le dimensioni ed il numero di abitanti della nazione.

Con il tempo la Corea del Nord è divenuta uno dei maggiori produttori di armi arrivando a coprire con l’industria bellica circa un terzo del suo Prodotto Interno Lordo, e divenendo uno dei principali interlocutori, insieme a Russia e Usa, degli stati arabi impegnati anch’essi da decenni negli scenari medio-orientali. E’ così iniziato con la completa opposizione di buona parte del resto del mondo, Cina compresa, il progetto di dotare il Paese della bomba atomica, a sottolineare l’ossessione dei dittatori nord-coreani verso una possibile aggressione esterna, ma nel contempo anche voler affermare un proprio diritto alla sopravvivenza, sia personale che del loro regime dispotico.

Rispetto all’attività dei suoi predecessori, colpisce però l’accelerazione degli eventi che farebbe apparire Kim Jong-un come un pazzo scatenato, a maggior ragione se si considera che mentre Kim Il-sung e Kim Jong-il (nonno e padre di Kim Jong-un) erano poco più che alfabetizzati ed avevano passato la loro vita nelle gerarchie militari, l’erede attuale ha trascorso gran parte della sua giovinezza sotto mentite spoglie in scuole svizzere, ove ha imparato a parlare altre tre lingue oltre al coreano, e si è poi laureato in fisica. Quindi Kim Jong-un non è uno sprovveduto come è sembrato a noi occidentali, e non gli ha certo giovato la predilezione mostrata nei suoi confronti dal nostro Senatore Razzi, il quale ha dichiarato di essersi recato più volte in Nord Corea, di conoscere bene il suo Presidente e di esserne diventato addirittura amico.                38° parallelo; missione incompiuta!

 

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            Mappa geostrategica delle due Coree
  (leggibile solo cliccando immagine per miglior risoluzione)

 

Con un esercito di oltre un milione di soldati e circa sette milioni di riservisti, uno schieramento di cannoni ed obici impressionante lungo il 38° parallelo, prevalentemente puntati su Seoul, e la larga disponibilità di gas nervino già in dotazione, si dice, alle varie batterie di frontiera, la Corea del Nord fa paura e non tanto per l’acquisita arma atomica, quanto per la quantità dei suoi armamenti tradizionali, considerati forse un pò obsoleti, ma la cui neutralizzazione sarebbe possibile solamente in seguito ad un massiccio e contemporaneo utilizzo di armi atomiche, che certamente non sarebbe ben visto da nessuno dei confinanti. La situazione attuale non consente altra strada se non quella della trattativa che porti ad una rottura dell’isolamento internazionale e delle sanzioni alle quali anche la Cina ha aderito, ed al riconoscimento dello status assunto da quel Paese, non più di cuscinetto tra super potenze, ma interlocutore essenziale nell’area.

 

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    Guardie di frontiera sud-coreane nella zona demilitarizzata
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Alla fine Pyongyang non credo lancerà alcuna arma atomica, ma cinesi, americani e sud-coreani sanno bene che in caso di aggressione militare Kim Jong-un è in grado in pochi minuti di colpire Seoul con una quantità tale di bombe da far prevedere milioni di morti prima che possa essere sopraffatto e ridotto all’impotenza; tra l’altro, in un paese ridotto alla fame, la lealtà al “caro leader” è tale da far pensare che siano già stati predisposti piani di autonoma gestione delle varie postazioni balistiche (come detto dotate di armi chimiche), per farle continuare a funzionare pur in caso di interruzione della catena di comando.          38° parallelo; missione incompiuta!

Questi scenari palesano la loro realistica pericolosità nella titubanza che i leader mondiali mostrano nell’approcciarsi al problema; le super potenze avevano messo sul 38° parallelo un cane da guardia che credevano inoffensivo ed ubbidiente ai loro comandi, ma si trovano a dover fare i conti con un mostro cresciuto troppo per essere ancora controllato.                 38° parallelo; missione incompiuta!

A significare la gravità della situazione il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente dichiarato quanto segue: “i nordcoreani mangeranno erba ma non rinunceranno ai loro piani militari fino a che non si sentiranno sicuri”; il fatto è che quando loro si sentiranno sicuri, forse lo sarà molto meno il resto del mondo.

 

 

 

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   Guardie sud (sinistra) e nord (destra) coreane nella zona demilitarizzata

 

 

 

  • Nota; Nel 1959 il regista americano Lewis Milestone diresse Gregory Peck nel film “38° parallelo – missione compiuta” nel quale venne rievocata una delle battaglie conclusive della Guerra di Corea. La filmografia americana ha dato spazio a numerose rivisitazioni di quella sanguinosa ed estenuante guerra. Da ricordare in particolare il film M*A*S*H, di Robert Altman girato nel 1970, che vinse numerosi premi cinematografici (Premio Oscar come miglior sceneggiatura, Golden Globe come miglior film commedia e Palma d’oro a Cannes), dal quale venne tratta una fortunata serie televisiva che riscosse notevole successo per diversi anni sino al 1983.

    38° parallelo; missione incompiuta!

 

 

 

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