le storie

5/6 novembre 1994: l’alluvione

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La Stampa, di novembre 2014 ricorda quanto avvenne 20 anni fa durante l’alluvione in Piemonte

 

“Il Sud del Piemonte in ginocchio. Le province di Cuneo, Asti e Alessandria sconvolte dalla furia del Tanaro in piena e dei torrenti impazziti e dalle colline che si sgretolano come sabbia. Anche a Torino la pioggia si trasforma in paura. Con un bilancio pesantissimo: 70 morti in tutta la regione, 29 vittime nella sola “Granda”. Più di diecimila i senzatetto, un sesto del territorio sott’acqua. Centinaia le città e i paesi colpiti, decine di miliardi di vecchie lire i danni. L’alluvione del 5-6 novembre ’94 ha cambiato il volto di intere vallate.”

La rivolta della natura ha ridisegnato la geografia lungo il corso del Tanaro e le opere dell’uomo a partire da Ormea, nell’alta valle. E’ dal torrente Armella il primo segnale. Poi il fiume, gonfio e grigio, strappa i ponti e crea dighe: a Garessio, Bagnasco, Nucetto, Ceva, dove il sindaco Gianni Taramasso fa sgombrare le scuole e scrive il primo telegramma di allarme: ore 9,12.

A Bastia Mondovì il Tanaro porta con sé due ponti, poi travolge Clavesana. Nella voragine del viadotto Maccagno, tra Farigliano e Piozzo, inghiotte le auto: solo uno dei passeggeri si salverà.

L’acqua arriva ad Asti, che è senza elettricità, acquedotto e telefoni, con il buio. E la città viene messa in ginocchio. Nell’oratorio Don Bosco gli sfollati trovano un primo rifugio. Tra il nord e il sud della provincia i collegamenti vengono inghiottiti. Canelli, Vesime, sono soltanto alcuni nomi su una mappa di devastazione. Come Monastero, Cerro, Rocchetta Tanaro, Incisa. Intere comunità isolate. Alessandria rimane senza ospedale, il quartiere Orti è sconvolto, così come San Michele e Borgo Cittadella, dove l’acqua ha fatto scempio con la sua ondata di fango e detriti.  “

A vent’anni di distanza un po’ ovunque nel nord, specie in Liguria,si sta ripetendo la stessa storia. Stessi visi angosciati, stessa devastazione, stessi ingenti danni. Inutile chiedersi il perché. Lo sappiamo. Alcuni fiumi da allora sono stati messi in sicurezza. Forse è stata impedita qualche speculazione edilizia, scoperto qualche imbroglio in più. Ma la maggior parte dei problemi è rimasta. Il disboscamento, la cementificazione,la scarsa manutenzione nelle città,la deviazione di corsi di fiumi e altri fenomeni , che durano da molti, troppi anni, diventano fenomeni inarrestabili. Una maledizione divina.

Di quel lontano 1994, ricordo piazza del Palio ad Asti dove si poteva accedere solo in canotto, la ferrovia divelta, Via Cavour con l’acqua arrivata all’altezza dei segnali stradali. Canelli, un disastro; dopo mesi dall’alluvione, quando si andava a Canelli , si tornava a casa impolverati come se si fosse stati in una cava di gesso. Paesaggio trasformato;ponti crollati, Castello d’Annone, Rocchetta Tanaro irriconoscibili. Tra Santo Stefano Belbo, Cossano, Rocchetta Belbo, il paesaggio era completamente ribaltato; non si capiva più dove era stato il letto del fiume, dove c’era la strada….sembrava che questi luoghi avessero subito un bombardamento.

Il Centro Studi Cesare Pavese, allora vicino al Belbo, fu completamente alluvionato. I libri e i testi che l’acqua non aveva portato via,furono messi nel frigorifero di un bar che si era salvato dalle furia dell’acqua e successivamente portati al restauro.

Fatti, occhi smarriti, scatti fotografici conservati negli archivi dei giornali, che non si sarebbe più voluto vedere. Invece puntualmente, si ripresentano, quasi come un ricorso storico.

 

 

 

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