la società

La bicicletta del prete

Quando entro nel cimitero di Scurzolengo, paesino sui colli del Monferrato, mi fermo un attimo davanti alla lapide di cinque partigiani, tra cui una ragazza, e leggo sempre la lapide su cui è incisa la poesia di Salvatore Quasimodo: “ Alle fronde dei salici”. Al posto di qualche enfatica o retorica frase, si è preferita la poesia di questo grande. Più avanti, sulla sinistra c’è la tomba di Don Bosticco Leone. Questo doveva essere, per forza, un prete da bicicletta. Così mi piace definire questo tipo di sacerdoti. Fu parroco di Scurzolengo negli anni della seconda guerra mondiale. Per girare le colline e le frazioni, doveva obbligatoriamente avere una bici.
Il prete di allora si recava a casa delle persone malate, non necessariamente per impartire l’estrema unzione, per benedire le case, a volte per tentare di ricomporre questioni familiari. Davanti al cimitero sulla collina di fronte, c’è il paese, posto proprio sul crinale, con la sua bella chiesa Parrocchiale.
La tomba di don Bosticco è posta appoggiata al muro del cimitero e se anche non ha fiori od altre cose cimiteriali, si vede che non è una tomba abbandonata-
Da un libro “Partigiani a Scurzolengo” di Aldo Gamba, si legge:
“Rilevante fu il ruolo che nella lotta partigiana assunse il clero; la Chiesa , durante il ventennio aveva tenuto, soprattutto dopo i Patti Lateranensi del 1929, una posizione se non di adesione almeno di non ostilità al regime…Durante la lotta partigiana nell’astigiano, grazie al vescovo mons. Umberto Rossi, i sacerdoti svolsero un’importante funzione di mediazione, contribuendo a rendere possibili gli scambi di prigionieri ( che avvenivano tramite i parroci dei paesi e lo stesso vescovo) e spesso esponendosi in prima persona per evitare saccheggi e rappresaglie”. Insomma, erano preti “da bicicletta” compreso il vescovo di Asti, anche se non si spostava certo, in bici.
Sempre dal libro:estate del 1944:”Dopo alcuni giorni i repubblichini, provenienti da Alessandria, giunsero alle prime case e fecero scendere don Bosticco, parroco di Scurzolengo, che avevano prelevato passando nel paese…, si diressero verso il centro chiedendo alle poche persone che trovarono di essere informati sulla località dove,qualche tempo prima, i partigiani avevano seppellito due militi uccisi nello scontro presso l’acquedotto.” Possiamo immaginare quale fu il modo di “chiedere” informazione. Nell’agosto del 1944, Mons. Rossi, venne prelevato dai tedeschi e fu coinvolto nelle trattative per cercare di salvare dalla rappresaglia tedesca i paese di Scurzolengo, Calliano e Grana.”Chi scrive, ha ancora davanti agli occhi quella scena straziante:il parroco di Scurzolengo, don Bosticco Leone, che si inginocchia davanti al Vescovo con le braccia aperte, gridando:”Monsignore, ci salvi il paese!”, mentre piangeva come un bambino. Era un popolo intero che piangeva ed invocava aiuto…” Alla fine i paesi furono salvati. Scurzolengo aveva già “avuto il piacere” di avere visto incendiate alcune case che avevano ospitato partigiani.
Mi hanno raccontato che Don Bosticco, dopo questa esperienza , per il trattamento ricevuto dai repubblichini,lo spavento, si ammalò , e in seguito alle complicanze della malattia , morì. Era un prete da bicicletta, anche se non so, se l’avesse mai posseduta.
Riporto ancora quanto scritto nel libro, a proposito del comportamento del clero, che vedeva le formazioni garibaldine come comunisti. Fu una lettera inviata a tutte le parrocchie dell’astigiano, da parte dei comandi delle Brigate Garibaldi. Oltre a sfatare voci che addossavano alle Brigate Garibaldi, atti di vandalismo, diceva così” :… la disciplina delle nostre formazioni è ottima sebbene siano composte con elementi di ogni categoria sociale e in massima parte di giovani che hanno sulle spalle i vent’anni di diseducazione politica cui è stato sottoposto il popolo italiano. Noi facciamo nostro sin da ora quel problema di rieducazione morale del popolo italiano che sta alla base di una sana riedificazione ricostruzione politico-sociale e portiamo a vostra conoscenza che anche nella nostra provincia le Brigate Garibaldi avranno presto il loro cappellano militare.”
Ora i preti da bicicletta, si spostano con una Panda o con una Punto. Come il parroco del paese in cui vivo. E’ persona anziana, con acciacchi dell’età, che si sposta, per celebrare tra due parrocchie, in paesi non proprio vicini. Arriva da noi sempre un po’ in ritardo, quando le suore hanno già fatto dire almeno un rosario o intonato canti vari. Lui si scusa del ritardo,ma sappiamo che non potendo volare, non può far diversamente. Un giorno di fitta nebbia, è finito in un campo: lui dice che la Provvidenza gli ha fatto trovare subito qualcuno che l’ha aiutato ad uscirne. Celebra la messa con il suo tono pacato, e se c’è qualche bambino piccolo che parla, canta od altro dice di non farlo uscire, perchè la chiesa è anche la sua casa , e nella propria casa si parla e si canta.
Un altro prete da bicicletta è stato don Pier Paolo Riccobone, mancato nel 2002, il parroco di San Giorgio Scarampi, (valle Bormida) che si è battuto in modo aspro contro l’inquinamento causato dall’Acna di Cengio. Diceva:” mi hanno accusato di essere comunista, fondamentalista:io mi sento sempre di più ambientalista; se non amo la natura, creazione di Dio, che cosa devo amare?”. Aveva una Panda, quella era la sua bici.
Questi personaggi, che hanno svolto il loro sacerdozio come si deve,vanno a controbilanciare gli atti indegni di molti prelati, nelle alte e basse sfere, spesso collusi con il potere, anche quello mafioso; il potere mafioso che finalmente, in modo deciso , Papa Francesco ha condannato dicendo che i mafiosi non fanno parte della Chiesa di Dio, sono scomunicati. Cardinali, come il cardinale Marcinkus,che hanno fatto delle ricchezze terrene e delle alleanze con biechi personaggi ,il loro modo di gestire il loro compito.
Questi ultimi non sono preti da bicicletta. Prima o poi il Padreterno, si costituirà parte civile nei loro confronti.

In questo video, si vede come è stato trattato don Patriciello, parroco nella terra dei fuochi, durante una incontro in Prefettura. Don Patriciello è un prete da bicicletta.

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

4 comments

  1. Luistella 27 dicembre, 2015 at 12:03

    27. 12. 2015. Recentemente il parroco del paese in cui abito, è deceduto. Si chiamava don Vergano ed era come ho detto, un prete da bicicletta. E’ stato sostituito da un giovane sacerdote. E da quel che ho potuto constattare, anche lui appartiene alla categoria “dei preti da bicicletta”

  2. DareioS 31 dicembre, 2014 at 12:43

    La non ostentazione della ricchezza materiale, insieme alla condivisione consente di essere più prossimi alle persone e di svolgere in modo adeguato il ministero che principalmente ha ad oggetto un servizio.

  3. nemo 31 dicembre, 2014 at 12:36

    Questo tuo breve racconto mi fa riflettere sul perchè io convinto “antiprete” mi debbo, sempre di più, considerare gli stessi diversi gli uni dagli altri, giusto che sia così direte , ma considerate che sono abituato,nella mia città a vedere preti che non circolano certo con la bicicletta ! Anzi ! Un piccolo e, necessario, richiamo alla necessità di non fare il metaforico di tutta erba un fascio. Grazie Luisella.

  4. Blue 29 dicembre, 2014 at 15:39

    Bel racconto Luistella. Luoghi minori, personaggi marginali ma di grande generosità. Possiamo sperare che anche oggi ci siano, da qualche parte, persone come loro. Parroci da bicicletta, più in generale persone vicine alla gente, operose e oneste. Esempi per le nuove generazioni. Ne avremmo un grande bisogno.

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux