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A proposito di paradossi

Sono sempre rimasto sorpreso dal dato relativo alla qualità delle acque costiere dell’Emilia Romagna, un pò perchè da tirrenico inveterato e spiaggia-fobico poco apprezzo quei lidi, ma anche perchè mi appare come un non senso che coste così intensamente antropizzate, vicine alla foce del più grande fiume italiano e, per di più, così affollate di piattaforme per l’estrazione di idrocarburi, propio in uno dei punti dove l’Adriatico è meno soggetto alle correnti di scambio con altri mari, possano vantare un simile primato. A proposito di paradossi

Preso atto di questo innegabile stato delle cose, occorre credo, andare oltre e verificare le ragioni di un simile risultato ottenuto contro ogni evidenza; e qui non possiamo non considerare alcuni aspetti strettamente connessi alla qualità, non solo delle amministrazioni che governano quella regione, ma anche dei cittadini che da sempre mostrano un grande senso civico (almeno misurandolo sulla scala dei valori italiani). A proposito di paradossi

L’Emilia Romagna è una regione impegnata da sempre sul fronte della salvaguardia dell’ambiente e della qualità della vita, ed anche se i mezzi a disposizione sono limitati a causa delle disastrate finanze nazionali (cosa che non può non ripercuotersi anche a livello locale), è evidente che l’azione congiunta di amministratori capaci e cittadini mediamente più attenti, ha portato a quello che, coscientemente, definirei un paradosso. A proposito di paradossi

E il paradosso diventa ancora più evidente se si verifica che la salvaguardia dell’ambiente è stata ottenuta (sia pur sui parametri italiani, s’intende – non siamo la Svezia) consentendo lo sviluppo di attività produttive che rendono la regione una tra quelle a minor tasso di disoccupazione rispetto alla media nazionale. A proposito di paradossi

In molte regioni del sud Italia si assiste, invece, a paradossi di segno contrario: a fronte di una bassa industrializzazione ed un alto tasso di disoccupazione, nonchè di condizioni climatiche e ambientali assolutamente più favorevoli, si hanno zone ad alto tasso di inquinamento con ampie aree costiere dove la qualità delle acque è scarsa e la balneazione proibita, segno evidente che, al contrario dell’Emilia Romagna, quelle regioni non beneficiano, o ne beneficiano in quantità assai minore, di alcuna delle caratteristiche che hanno salvaguardato le coste romagnole dal disastro ambientale. A proposito di paradossi

Altro paradosso tutto italiano, ieri si è svolto un referendum contro (generalizzo) l’estrazione di idrocarburi in mare, promosso in larga parte da regioni meno interessate dell’Emilia Romagna dal problema, alcune delle quali si evidenziano per la scarsa qualità degli impianti di depurazione delle acque reflue (motivo principale di inquinamento a mare in quelle aree), la cattiva gestione dei controlli sulle attività produttive (Ilva di Taranto e altro), la scarsa attenzione per la raccolta differenziata e la cura, in generale, del territorio. A proposito di paradossi

Ultimo paradosso; alla fine della giornata referendaria il Governatore della Puglia, Emiliano, si è intestato la vittoria (in modo apparentemente spudorato) vantando la presentazione di 6 quesiti referendari dei quali 5 (non oggetto dei referendum) erano stati ritenuti non ammissibili in quanto il parlamento aveva provveduto a legiferare su di essi. Nel frattempo era accaduto anche che due delle 10 regioni che originariamente avevavno promosso i referendum, avessero ritirato la loro adesione. A proposito di paradossi

Alla luce dei fatti, di paradosso non si tratta in quanto è vero ciò che afferma Emiliano, e cioè che l’azione delle Regioni ha indotto il governo a rivedere in modo sostanziale (compreso il divieto di nuove trivellazioni a mare, nell’arco delle acque territoriali), l’atteggiamento precedentemente permissivo sull’argomento e considero questa una legittima rivendicazione che, in quanto cittadino attento alla salvaguardia dell’ambiente, appoggio.

Restava in piedi quell’ultimo quesito, puramente simbolico, privo di qualsiasi efficacia (continuo ad esserne pienamente convinto) e del tutto velleitario, mantenuto in piedi volutamente per andare ad una conta, non su chi è o non è ambientalista, ma solamente su chi contrasta o appoggia Renzi. Quest’ultimo, sempre pronto a menar le mani, non ha voluto perdere l’occasione di accettare la sfida su di un tema che, in ogni caso, non avrebbe prodotto danni irrimediabili se avesse perso, ed è così che abbiamo speso 400 milioni di euro (che sicuramente andranno ad aumentare il nostro già consistente debito pubblico), per fare una prova generale di quello che sarà il referendum vero sul quale andremo a misurarci ad ottobre: quello sulla Riforma Costituzionale. A proposito di paradossi

Il risultato di ieri (tutt’altro che scontato) lascia aperti molti interrogativi, perchè se è vero, credo, che c’è stato un grande impegno di partecipazione da parte degli anti-renziani (anche quelli che, poi, hanno votato no), non vedo altrettanta chiarezza sul fronte dell’astensionismo. Alla fine sono convinto che meglio sarebbe stato se Emiliano e le altre 8 regioni superstiti avessero ritirato il quesito e si fossero accontentate di una grande vittoria ambientalista (quella dei 5 quesiti risolti) anzichè piccarsi su di una bandierina di scarso valore (ma grande costo).

Altrettanto bene avrebbe fatto Renzi a non intervenire lasciando libera la gente di esprimersi (forse ci sarebbe stata un pò meno astensione ma dubito che il quorum sarebbe stato raggiunto, ed anche in quel caso, non vedo la vittoria dei si così scontata): avremmo avuto una giornata, comunque di piena espressione democratica. A proposito di paradossi

Su quel mentecatto che alla fine ha avuto la geniale idea del “ciaone” così come sugli altrettanto mentecatti che per tutta la giornata hanno offesso chi aveva deciso di astenersi, non credo sia il caso di dilungarsi: l’uno e gli altri fanno parte dei motivi per i quali, se potessi, me ne andrei dall’Italia.

Un ultima cosa, sia su tutti i governatori che hanno sucitato il referendum che sui cittadini di quelle regioni che tanto appassionatamente si sono spesi nella consultazione: mi aspetto che il rinnovato sentimento ecologico porti ad un grande impegno per superare parte almeno dei problemi ambientali che attanagliano quelle regioni, problemi gravi e non solo per colpa delle istituzioni.

 

A proposito di paradossi

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7 comments

  1. nemo 2 giugno, 2016 at 08:56

    Bell’intervento ! E anche se in ritardo voglio dare il mio contributo. Premesso che ritengo legittimo qualsiasi posizione, si non astenzione, credo di notare nell’intervento una cosa, ovvero il nostro solito modo, non certo da parte dell’amico estensore l’articolo, ma da parte dei promotori del referendum, il nostro solito modo di approcciare argomenti che, pure, avrebbero bisogno di chiarezza. Ecco cosa voglio dire, il o i referendum hanno due motivazioni, chiamati quesiti, l’uno palese ed è contenuto nella domanda alla quale l’elettore o il cittadino dovranno, se lo vogliono, rispondere, l’altro nascosto subliminale l’uno ti chiede cosa pensi e cosa vorresti su di un argomento, nel caso specifico le trivelle, l’altro non ti chiede , non è nel quesito, ma ti fa dire che vorresti, ripeto in modo sublimale, far cadere la classe dirigente al momento colpevole di non aver rimediato i guasti che si vorrebbero rimediare con il referendum. Contorto vero? Appuntamento al prox referendum.

  2. Remo Inzetta 19 aprile, 2016 at 11:14

    Caro Ludi, Renzi è “sempre pronto a menare le mani” perchè se non facesse così, circondato da nemici esterni e sopratutto interni, non avrebbe fatto nessuna riforma, e al suo posto sarebbe bastato un Letta qualunque.
    E poi, questa storia che non avrebbe duvuto invitare all’astensione “perchè non sta bene” è veramente ridicola: l’astensione su questo referendum assurdo era la posizione politicamente più sensata e intelligente, cosa doveva fare, sostenere una cosa senza senso?

  3. Tigra 19 aprile, 2016 at 10:59

    Mi sembra uno specchio fedele dell’Italia, nel quale si vede che le cose hanno sempre altri significati rispetto a quelli che gli vengono attribuiti, dove tutti riescono ad avere più torti che ragioni, e dove le scelte operate o subite non sono mai la soluzione di nessun problema.
    E’ vero che le regioni avevano avuto ampia soddisfazione sulle loro richieste, ed è vero che nonostante ciò Emiliano ha usato il quesito non accolto per fare una battaglia politica contro Renzi, per una mera questione di soldi legata a petrolio della Basilicata, che nulla c’entra con le trivelle.
    Al tempo stesso è vero che nonostante questi presupposti la battaglia dei referendari conteneva almeno un aspetto del tutto condivisibile sul piano giuridico ed economico, e cioè l’inaccettabilità delle concessioni senza termine, che sono peraltro contrarie alla normativa europea, il che farà saltar fuori prima o poi il problema da un’altra parte, con la ragionevole ipotesi di determinare comunque ciò che volevano i sostenitori del si.
    La conclusione mi sembra una sola, la salvaguardia dell’ambiente da una parte, e dei posti di lavoro dall’altra, non c’entrano nulla con questo referendum, ma questo referendum è comunque ampiamente rappresentativo di un sistema politico ormai avvitato su sè stesso, nel quale conta la conquista del potere e non la soluzione dei problemi: il “ciaone”, non fosse altro che per l’originalità e l’inventiva dell’autore, ci rappresenta in modo emblematico.

    • M.Ludi 20 aprile, 2016 at 12:25

      La questione del costo delle concessioni e della loro durata credo fosse l’unico aspetto veramente meritevole di attenzione ma a me sembra che sia stato completamente trascurato, sia nel dibattito parlamentare pre-referendum sia nel quesito referendario; delle due l’una: o si ricercava la salvaguardia delle coste (cosa ambita da buona parte della Basilicata che però, ohibò, di piattaforme prospicenti la costa, all’interno delle acque territoriali, non ne ha) e quindi le piattaforme andavano subito smantellate (anche questo argomento faceva parte della vulgata propagandistica), oppure, se si doveva ricontrattare la durata ed il costo delle concessioni, allora l’ambientalismo lo si mandava a quel Paese. Come la giri, la giri…….

      • Tigra 20 aprile, 2016 at 14:15

        Mi sfugge qualcosa, o mi stai rispondendo dicendo quello che ho detto io? La difesa del’ambiente non c’entra nulla, era solo una vulgata propangadistica, evidentemente, come il prezzo e la durata delle concessioni sono delle pelose concessioni a petrolieri.
        Mi pare assolutamente chiaro…

        • M.Ludi 20 aprile, 2016 at 19:10

          Le pelose concessioni ai petrolieri sono state fatte a suo tempo (non certo da questo Governo) ed i promotori del referendum a tutto pensavano fuorchè a renderle più onerose

          • Tigra 21 aprile, 2016 at 17:23

            Naturalmente, ma perchè mi dici cose che ovviamente condivido come se fossero una risposta in contradittorio?

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