le storie

Anam il senza nome – Storia di un viaggio

 

Il viaggio verso….
nasce a Firenze dove, racconta, ormai non c’era altro da scoprire ma solo da ammirare e lui, irrequieto, curioso, assetato di nuovi orizzonti, dopo la laurea e brevi esperienze lavorative in Italia, decide bren presto che la sua meta fosse altrove.
Ma fin da subito evidenziò uno dei tratti distintivi della sua perosnalità; lui che avrebbe vissuto gran parte della sua vita lontano dall’Italia, si sentiva profondamente occidentale, italiano, fiorentino e qui aveva le sue radici.
Si sposò giovane e giovane ebbe i suoi figli; la moglie Angela (con la quale restò sino alla morte)  seppe però, da subito, che la sua vita coniugale sarebbe stata molto particolare perchè Tiziano, come attratto da una calamita, tornava per ripartire e partiva sempre per tornare: il suo matrimonio, racconta, era fatto di grandi assenze ma anche di grandi presenze perchè stare con lui era sempre qualcosa di speciale.
La sua vita di cronista curioso del mondo, lo portò prima in Africa dove amò viaggiare ma da dove, ben presto volle distaccarsi perchè, diceva, in Africa la vita e la morte sono esattamente così come le si vedono: nude e crude, e lui aveva bisogno della teatralità delle cose, di quel gioco di luci ed ombre, di verità e falsità che riuscì a trovare solo in Asia dove per lunghi anni, poi, ha vissuto.
In origine, i due contrasti che più lo affascinarono furono quelli estremi tra il “gandhismo” ed il “maoismo”, come ricerca di una nuova società, non violenta la prima e violenta la seconda (ricerca), ma entrambe protese al superamento di quella civiltà occidentale di cui si sentiva impregnato ma dalla quale si era distaccato. Ben presto le attese suscitate da entrambe vennero deluse ed iniziò quindi un’avventura nel continente asiatico che visitò in lungo ed in largo come cronista di guerra in Vietnam prima, ed uno dei pochi occidentali ammesso in Birmania poi, quando le frontiere di quel Paese erano le più difficili da varcare al mondo.
Molti sono i viaggiatori che, nel tempo, hanno seguito quei sentieri; pochi quelli che, come Tiziano Terzani, l’hanno fatto in punta di piedi, cercando di scoprire le ragioni degli altri, di capire le loro culture, mai per essere portatore della propria, mai presumendo una sua superiorità.
Alla fine del viaggio fu l’India che colpì più a lungo la sua attenzione, un paese vecchio “perchè ha visto tanta vita e tanta morte”, un paese permeato di una spiritualità che, da occidentale, ha voluto respirare, non per omologarvisi, ma per entrare in sintonia con quel popolo; ed alla fine dei suoi viaggi, sentì che, in fondo, viaggiare era stato utile a capire che qualsiasi cosa si cerchi lontano da noi, l’abbiamo dentro di noi, basta accorgersene.

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Il viaggio dentro….
Fu così che smise di viaggiare, smise di scrivere, smise di fare il giornalista e iniziò, semplicemente a vivere, alternando la sua presenza tra una baita sull’Himalaya, lontano da tutto e da tutti, dove viveva seguendo il ritmo scandito dal giorno e dalla notte, dall’estate e dall’inverno, leggendo e sopravvivendo in condizioni difficili lontano dalla civiltà, con il ritorno a casa, nella sua “piccola Himalaya” sull’appenino toscano, all’Orsigna con la moglie ed i figli, dove scoprì che la sua vita non sarebbe durata a lungo a causa di un male che raramente perdona.
Incurante decise di vivere sino in fondo questa esperienza quasi preparatoria alla sua imminente morte, quando accadde qualcosa che lo colpì come mai altro lo aveva colpito prima: l’11 settembre 2001 capì che, non solo erano morte migliaia di persone (altre tragedie anche peggiori erano accadute prima), ma che il mondo quella tragedia, oltre a viverla in diretta, l’avrebbe rivissuta centinaia, migliaia di volte con la televisione che l’avrebbe riproposta in tutti gli angoli del pianeta ed ebbe paura; paura di ciò che l’orrore avrebbe innescato, con violenza che avrebbe risposto a violenza con una sorte di reazione a catena di cui non si sarebbe visto la fine e, purtroppo, aveva ragione.
Fu così che prese la decisione di tornare a scrivere e lo fece inviando una sua lettera al Corriere della Sera nella quale lanciava un appello accorato, di comprendere che si stava imboccando una strada senza ritorno. Ferruccio De Bortoli, allora Direttore di quel giornale, decise di pubblicare quella lettera ma, nel contempo, decise anche di chiedere a Oriana Fallaci una sorta di replica a Terzani: fu così che due fiorentini, innescarono una sorta di guerra scritta a distanza, lei chiusa nella sua casa di New York ossessionata dall’Islam incombente e lui dalla sua baita sull’Himalaya che le inviò l’ultima sua fatica “lettere contro la guerra” da lei sdegnosamente rispedita al mittente.
L’accesa polemica tra i due, fu Tiziano stesso a decidere di terminarla, perchè, animato dalla curiosità di vedere cosa sarebbe accaduto poi, decise, il 28 luglio del 2004 di fare il suo ultimo viaggio, sconfortato solamente dal fatto di non poterne, poi, scrivere:
Il viaggio oltre…..

 

ANAM Il senza nome – Storia di un viaggio

 

 

Questa è l’ultima intervista rilasciata da Tiziano Terzani prima della sua morte; il video è piuttosto lungo, ma questo, credo, sia uno dei casi in cui merita prendersi un pò di tempo per ascoltare. In ogni caso ho volutamente tratteggiato brevemente una vita sia pur così intensa per lasciare spazio alle sue ultime parole; credo che chi vorrà seguire il mio consiglio, si farà un bel regalo. Per i più frettolosi, segnalo che per i primi diciannove minuti Terzani si dilunga nella descrizione di come ha affrontato la malattia.

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3 comments

  1. Luistella 21 febbraio, 2015 at 16:05

    Dopo aver visto le immagini del video e sentito le sagge parole di Tiziano Terzani, non ho parole per descrivere le sensazioni che questo grande uomo ha procurato.
    A volte mi chiedo, chissà cosa direbbe ora , di fronte alle violenze dell’integralismo islamico .

  2. Digian 21 febbraio, 2015 at 14:45

    La vita di Terzani è stata improntata da un ascetismo impegnato, influenzato dalle religioni orientali. Di un “monaco occidentale” che ha abbracciato la vita senza uscire dal suo contesto politico-sociale, come invece praticato dai monaci buddisti. Impregnato di un’etica intrisa nella tradizione italiana, di un francescanesimo laico che tutti ammirano ma che nessuno ha il coraggio di praticare. Una persona, purtroppo, oggi spesso dimenticata e dalla quale, invece, si dovrebbe trovare ispirazione. Specialmente in questo mondo travagliato di oggi, pieno di violenza, paura, e sopraffazioni di ogni tipo.

  3. Berto Al 20 febbraio, 2015 at 22:25

    La polemica tra i due (Terzani e la Fallaci) fu feroce, tanto diversi erano i presupposti che animavano le due idee contrapposte; spiace constatare che la visione della Fallaci ha avuto chiaramente il sopravvento.

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