le storie

ANDARE – 2 – Enrico il Navigatore

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Enrico il Navigatore entra nella nostra storia 1600 anni dopo Eratostene, in un’epoca in cui l’Europa era forse diventata troppo piccola per contenere i nascenti stati moderni e la voracità dei loro nuovi mercati.
Enrico, che nel corso della sua vita fu successivamente figlio, fratello ed infine zio del re del Portogallo, navigò al massimo per andare da Lisbona a Ceuta, nel nord del Marocco, per combattere i mori; ebbe fama di uomo probo, morigerato e di grande fervore religioso, ed è probabile che questa fama, alimenta dai biografi per consolidare il suo mito, avesse più di un fondo di verità.
Il suo ruolo politico presso la corte portoghese, probabilmente non trascurabile, non è sempre chiarissimo, ma l’impresa a cui di fatto dedicò la vita, le esplorazioni geografiche, avrebbero poi fatto del piccolo Portogallo, sia pure per un breve periodo, una potenza economica di livello mondiale.
La sua vita trascorse in gran parte nell’Algrave, il sud del Portogallo proteso verso l’oceano, che fu la base operativa del suo progetto; in questa terra di eccellenti marinai Enrico fondò il polo dell’eccellenza nautica dei suoi tempi, nel quale si perfezionarono la cartografia, la bussola e i portolani, fece sviluppare la caravella, derivata dalla più pesante caracca, una nave robusta, veloce e manovriera che tanta parte avrà nelle future esplorazioni, e soprattutto creò una scuola che insegnò alla nascente marineria portoghese l’uso di questi strumenti, rendendo patrimonio comune dei marinai le conoscenze e la cultura nautica di tipo nuovo che si stava sviluppando.
Nei quasi 40 anni in cui Enrico diede impulso alle esplorazioni, fino alla sua morte avvenuta nel 1460, i marinai portoghesi si spinsero dal capo Bojador, ultimo confine conosciuto sulla costa nord occidentale del Marocco, fino all’attuale Sierra Leone e alle isole di Capo Verde, riscoprendo, di passaggio, l’isola di Madera; il patrimonio di scoperte e conoscenze che derivò da questa invasione dell’Atlantico, dalle tecniche di navigazione alle terre raggiunte per la prima volta, dalla conoscenza del regime dei venti alla definizione delle rotte migliori da seguire, permise, circa trent’anni dopo, da un lato a Bartolomeo Diaz di doppiare il capo Agulhas e a Vasco da Gama di raggiungere l’India, e dall’altro a Cristoforo Colombo di concepire il progetto della grande scoperta: la storia della navigazione è stata per sempre cambiata da Enrico, e forse, se fosse stato re, non avrebbe avuto la possibilità di realizzare la sua straordinaria impresa.

 

 

 

 

Portuguese_discoveries_and_explorationsV2en

Mappa delle esplorazioni e delle scoperte portoghesi

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1 comment

  1. Digian 28 gennaio, 2015 at 14:04

    La storiografia occidentale ha dato molto risalto alla “scoperta” dell’America. Molto meno alla “riscoperta” dell’Asia, cominciata e alecremente perseguita dai portoghesi. I quali non si fernarono solo alla nazigazione ma cominciarono a stabilire importanti relazioni economiche e culturali con l’oriente. Tra le iniziative di maggior rilievo, quella dei missionari gesuiti che, partiti inizialmente dal Portogallo, raggiunsero l’India e la Cina. Tanto che il nostro Matteo Ricci, prima di partire nella sua famosa missione gesuita in Cina si trasferi in Portogallo per poi salpare con una delegazione di confratelli portoghesi a Goa, avamposto portoghese sulla costa Indiana, per poi proseguire per la Cina.
    Tra l’altro, permettermi di condividere una curiosità a proposito di una cosa che ho scoperto recentemente. L’uso del peperoncino in India, il Pimenta in portoghese, ingrediente essenziale della loro cucina e condimento del quale non manca mai nella loro dieta quotidiana, fu introdotto da mercanti portoghesi, essendo prima inesistente nell’Asia.

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