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Benvenuti nel regno di Re Trump

Benvenuti nel regno di re Trump

di Ben Fountain
(Traduzione Redazione Modus)

Benvenuti nel regno di re Trump  Benvenuti nel regno di re Trump

Questa elezione è un bagno di sangue,” mi ha scritto via mail un amico. “È come guardare qualcuno che viene  assassinato,”  mi ha detto un altro al telefono. E quest’altro mi è arrivato in una e-mail da un veterano della guerra del Vietnam: “Il terzo renitente alla leva del Vietnam è ora comandante in capo”.

Benvenuti alla piena fioritura dell’ Era di Trump, che ha avuto inizio con quella ormai mitico-epica discesa verso il basso con la scala mobile nella Trump Tower, dove Trump ha annunciato la sua candidatura con queste storiche parole:

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” Quando il Messico manda la sua gente, non mandano il loro meglio … Stanno inviando persone che hanno un sacco di problemi, e che stanno portando quei problemi da noi. Stanno portando la droga. Stanno portando il crimine. Sono stupratori. E solo alcuni, presumo, sono brave persone.”

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Se mai un monumento verrà eretto alla presidenza Trump, allora sicuramente queste parole – sfumature di Gettysburg! – saranno incise sulle pareti di marmo, insieme a “Le usciva il sangue da tutte le parti“, “Cinquanta dollari una bistecca” e “Approverò il waterboarding e sarà peggiore“. In puro stile demagogico, Trump ha bypassato la testa ed ha parlato direttamente all’intestino, alle bili e agli acidi ribollenti della cruda emotività. Ha detto cose che molti americani, civili e temperati, non osavano ammettere di aver pensato – eravamo appena consapevoli di quanto profondamente risentivamo la nostra simpatia, di quanto fosse rabbiosa la nostra vita interiore con tutta questa roba imbottigliata dentro, anni ed anni di micro-violenza interiorizzata da una cultura che continuava ad insistere sulla diversità, l’inclusione, la tolleranza. Forse molti hanno scoperto quanto, in tutti questi anni, fosse pallosa la correttezza politica, e quanto, una volta liberi da questa, fossimo liberati da questo codice che ci ingolfava? È stato un sollievo simile ad un urlo primordiale tale da bucare un polmone. Fin dall’inizio i raduni di Trump avevano l’aria di un tendone da revival religioso, lo stesso caldo ronzio di esorcismo militante e d’estasi.

 

“Non ci dobbiamo far ingannare”, un amico ha scritto. “In questo momento non riesco a sopportare altro che la fredda onestà. Qui non si tratta di un Repubblicano che vince le elezioni, il che sarebbe già abbastanza grave. Sono i suprematisti bianchi che vincono.”

 

Calma, ci viene da dire. Non è poi così male. Prese di posizioni vengono assunte, cose vengon dette nell’agonismo di una campagna, e abbiamo potuto rincuorarci in qualche occasione del nuovo Trump,  più gentile e conciliante, in mostra nei giorni successivi all’elezione. Poi è arrivata la notizia che Steve Bannon, ex-presidente della campagna di Trump che ha una somiglianza impressionante a Otis, l’ubriaco della vecchia serie televisiva l’Andy Griffith Show, è stato nominato “consulente senior e capo stratega” per la nuova amministrazione Trump.

 

 

 Steve Bannon, "consulente senior e capo stratega" e l'ubriaco Otis di una
 vecchia serie televisiva.

 

La stampa tradizionale ancora si sente in dovere di spiegare il termine alt-right [1] (alt-destra), ma lo sappiamo già, lo sappiamo, lo sappiamo, LO SAPPIAMO: “nazionalismo” bianco, alias per “purezza” bianca (non scavare troppo a fondo nel DNA di famiglia!), insieme a spesse, scintillanti lardature di razzismo apocalittico, e un senso di stile che casca a metà tra “Primavera per Hitler[2] e “I Fantastici Cinque“. Prima del suo incarico nella campagna di Trump, Bannon ha trascorso quattro anni come presidente di Breitbart News, la quale ha orgogliosamente dichiarato di essere “la piattaforma per l’alt-destra“. Come presidente di Breitbart, Bannon ha presieduto a titoli come “Gabby Giffords: Scudo umano del movimento per il controllo delle armi“,  “I contraccettivi rendono le donne poco attraenti e le fanno impazzire” e, due settimane dopo che un nazionalista bianco aveva assassinato nove membri di un gruppo di studio della Bibbia , chiesa di afro-americani di Charleston, South Carolina, “Issala in alto e con fierezza: la bandiera confederata proclama una gloriosa eredità.”

 

Tre titoloni reazionari della Breitbart News online
    (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

“Mi ritrovo a non dormire la notte”, un amico mi ha scritto. “Il primo presidente ad essere approvato dal Ku Klux Klan”, ha osservato un altro. Poi abbiamo sentito Obama essere Obama il giorno dopo le elezioni: “Ci dobbiamo ricordare che siamo, in realtà, tutti nella stessa squadra.”  Il carattere di un uomo è il suo destino, come diceva Eraclito, e, infatti, che strano e contorto è un destino nel quale Barack Obama – cerebrale, disciplinato, figo, sempre propenso a riconciliare ed accomodare (come ha commentato un pastore afroamericano a Charleston, una volta che la sua presidenza sarà finita, Obama non dovrà più essere l’uomo nero meno minaccioso in America) – ha avuto a che fare con una opposizione politica che non lo considerava affatto parte della stessa squadra. C’è stato il movimento birther, per cominciare. Le teorie complottiste del “musulmano nell’armadio”. Il batti-pugno da terrorista. “Fondatore di Isis”. Adolescente spacciatore di crack all’angolo della strada. “Tutti i danni che ha recato all’America sono stati intenzionali”, ha detto Marco Rubio durante uno dei dibattiti dei Repubblicani, che gli è valsa una risata. Se Obama avesse voluto minare gli Stati Uniti, tutto quello che doveva fare al suo insediamento nel 2009 sarebbe stato sedersi sulle mani e lasciare che il pasticcio bollente dell’economia di Bush W. continuasse a fondere fino all’oblio.

Ma il problema è ben più grande di qualsiasi singolo presidente. Dopo la sua osservazione post-elettorale  “tutti nella stessa squadra“, Obama ha continuato:

 

“Il punto, però, è che andiamo avanti presumendo nella buona fede dei nostri concittadini, perché tale presunzione di buona fede è essenziale per una democrazia vibrante e funzionante.”

 

Questo va al cuore della questione. Il sistema americano di governo costituzionale si fonda sulla frammentazione intenzionale del potere, la “separazione dei poteri” e “pesi e contrappesi” che abbiamo imparato nei corsi di educazione civica delle scuole superiori. Affinché il governo sia efficace – che il governo soddisfi le esigenze delle persone – l’ordine costituzionale degli Stati Uniti richiede una sana misura di cooperazione in buona fede tra chi gioca. Questa buona fede ha cominciato a sfilacciarsi nei primi anni 90 quando i leader dei Repubblicani al Congresso, e tra loro Newt Gingrich e Tom DeLay, hanno dichiarato guerra a tutti gli sforzi – anche a quelli del proprio partito – di governare con un atteggiamento di collaborazione bipartisan. I Democratici, nel mondo moralmente assolutista di Gingrich, erano “i nemici degli americani normali”. Gingrich e i suoi alleati stavano combattendo niente di meno che una “guerra civile” con i liberali, e come ha dichiarato in un discorso alla Heritage Foundation, “Questa guerra deve essere combattuta ad una scala, con una durata ed una ferocia pari alle guerre civili.”

 

E così sono cominciati il gioco duro e le tattiche costituzionali da terra bruciata che hanno caratterizzato il passato quarto di secolo di politica americana. Si possono ricordare i blocchi del governo orchestrati da Gingrich del 1995 e 1995-96 per le controversie di bilancio, e l’impeachment del 1998 di Bill Clinton per aver mentito su un pompino. In tempi più recenti, c’è stata la famosa cena in una raffinata steakhouse di Washington la sera del 20 gennaio 2009 – il giorno d’inaugurazione di Obama – in cui i leader del GOP [3] del Congresso (insieme a Gingrich, allora un lobbista ben pagato di K Street) promisero di sabotare la presidenza di Obama opponendosi ad ogni voce dell’agenda economica del nuovo presidente – in un momento in cui stavano scomparendo 700.000 posti di lavoro al mese – incluse istanze precedentemente supportate o addirittura proposte dal GOP. ( “Facciamo tutti il ​​tifo per lui”, ha detto Obama di Trump quando si sono incontrati di recente nello Studio Ovale. “Perché se lui ha successo, anche l’America avrà successo.”) Il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell ha poi riassunto la posizione del GOP quando ha dichiarato pubblicamente, “La singola cosa più importante che vogliamo ottenere è che il presidente Obama sia un presidente di un solo mandato.”

 

La singola cosa più importante.
Seppellire Obama era l’obiettivo, e se abbatterlo richiedeva triturare l’ordine costituzionale, allora al diavolo gli ultimi 220 anni di ordine costituzionale. L’ostruzionismo, una volta riservato solo alle più grandi controversie politiche, è diventata l’arma preferita di McConnell, regolarmente utilizzata anche per le questioni di piccolo calibro. Sospendendo il finanziamento o rifiutando di prendere in considerazione le nomine a posti di governo, il Senato ha efficacemente annullato le leggi che erano state debitamente emanate in conformità con la Costituzione. Nel momento in cui le corti federali hanno avuto un numero record di posti senza assegnazioni, decine di nomine giudiziarie sono rimaste vacanti; l’attuale posto vacante alla corte suprema, otto mesi-e-stiamo-contando, è solo l’esempio di più alto profilo. Possibili chiusure del governo e crisi del tetto del debito – una volta impensabili – divennero talmente endemici che per la prima volta nella sua storia di oltre 150 anni, Standard & Poor ha declassato il rating degli Stati Uniti, citando il “recente” fenomeno della “politica del rischio calcolato.”  Anche allora, i legislatori GOP hanno allegramente continuato ad usare la minaccia di inadempienza del governo come merce di scambio, una opzione “nucleare” drastica che, se attuata, avrebbe effetti catastrofici sull’economia mondiale.

 

 

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  Le inaugurazioni di Obama nel 2009, e di Trump nel 2017
        (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Se i padri fondatori avessero voluto ingorghi, non avrebbero sostituito gli articoli di confederazione con la Costituzione. Ma l’ingorgo è stato una grande cosa per il partito Repubblicano, che ha imparato un trucco rozzo, ma finora efficace: far campagna come il partito anti-governativo, su una piattaforma che denuncia quanto disfunzionale e inefficace sia il “governo”, quindi una volta che sei al potere usare tutte le occasioni per assicurarsi che il governo diventi o rimanga disfunzionale ed inefficace. Forse questo è il motivo per cui il Congresso ha indici di gradimento più bassi rispetto a scarafaggi, pidocchi e zombie, e perché Mitch McConnell ha l’aspetto perennemente sereno di un uomo che dorme bene la notte. Quegli indici di gradimento così bassi (del Congresso) significano che la sua sponda sta vincendo. Che tutto questo sia successo a spese dell’ordine costituzionale e dello spirito di cortesia e buona fede, così necessaria per il funzionamento di tale ordine democratico, non sembra turbare McConnell e suoi colleghi neanche un po’.

Chiamare queste persone “conservatori” è una barzelletta. Questi cercano di conservare ben poco. Molto più accurato chiamarli squadra di demolizione.

 

* * *

 

“In questa più arcigna delle mattine.” e, “le facce in metropolitana oggi, non le dimenticherò mai.” La gente vuole il cambiamento. Puoi incolparci ? Siamo stati a succhiare vento contrario per 35 anni, mentre l’1% cavalcava sempre più in alto, una tendenza che ha avuto inizio con la “rivoluzione di Reagan”, un cambiamento epocale nella politica americana, che l’establishment Democratica ha accettato fin troppo facilmente. “Sono le persone più povere del mondo, che pagheranno per questo, più e più volte.”  Trickle-down (l’effetto goccia) , il libero scambio, il governo-è-il-problema, sottomettiamo i sindacati; l’intero pacchetto del ruolo dell’offerta è diventato il centro di default del dibattito politico, ed i Democratici sempre più pro-azienda hanno offerto sempre meno alle classi operaia e media col passare degli anni. “Mi sveglio alle 3:00 del mattino pensando, non ce l’ho fatta per i miei figli.” Che la campagna di Clinton abbia a tutti gli effetti cancellato dal voto la classe operaia bianca, non è stato solo un fallimento politico, è stato anche un fallimento morale, per non parlare di quanto sia stato emblematico dei diversi decenni passati di leadership democratica. “Dille di andare a zonzo con George W. Bush per l’inferno della tracotanza.”  La campagna di Trump ha parlato alla nostra paura economica ed alla rabbia con una tale crudezza rispetto a tal tema e la Clinton non vi si è nemmeno avvicinata. Col senno del poi, non è una sorpresa che abbia perso le primarie del Wisconsin e del Michigan – e quasi la nomination – a favore di Bernie Sanders, un candidato che ha puntato sulla stessa angoscia populista che avrebbe poi dato a Trump non meno di 290 voti elettorali dei collegi. Anche se è lecito chiedersi se tutti quei bravi ragazzi che lavorano e che hanno votato per Trump si rendono conto che hanno aderito ad una enorme riduzione di imposta per quell’ 1% del paese (le élite), e che l’elezione di un candidato simile lasciava (i lobbisti di) K Street felici come una ragazza che è stata invitata al ballo dal ragazzo più bello della scuola.

 

“Vorrei pensare che le cose sembrassero anche leggermente meno terrificanti tra un giorno o un mese.”

“Va provata certa letteratura d’evasione. Trovo i resoconti dettagliati della prima guerra mondiale e delle disastrose spedizioni artiche molto leggibili in momenti come questo.”

 

Questo sistema che abbiamo, questo “sistema del libero mercato” che macina un enorme numero di persone e le fa briciole, sembra così vasto e monolitico la maggior parte del tempo, una macchina inarrestabile guidata da lontane forze misteriose. Trump è sembrato offrire una rara occasione di mettere un bastone tra le ruote, e molti l’hanno presa come tale. Che ci sia un lato molto più desolante della sua vittoria – razzista, misogina, xenofoba – deve molto a certi sentimenti ed impulsi che sono stati costantemente nutriti nel corso degli anni da parte del Partito Repubblicano. Se avete dubbi su questo, leggete la storia della famigerata “Strategia del sud” del GOP. Vecchi demoni che pensavamo aver spinto ai margini, si scoprono essere stati qui tra noi tutto il tempo, aspettavano, in attesa che venisse la loro ora per ritornare. Questa è l’angoscia. E per molti, molto di più che un dolore: un pericolo chiaro e forte.

 

“Per un istante, l’identità tribale sembrava non essere tutto. Tenero piccolo sogno ad occhi aperti -nessun ottimismo viene in mente, amati storditi. “

 

* * *

 

L’agenda politica di Trump, ch’è sempre stata un bersaglio in movimento durante la campagna elettorale, è ancora più scivolosa nei giorni dopo le elezioni. Il “Muro”, quella robusta trave nella piattaforma di Trump, potrebbe ora essere declassato ad un mero “recinto” in alcune zone. Caratteristiche dell’orribile Obamacare possono effettivamente essere un bene, e come tali dovrebbero rimanere. E che dire di quella massiccia forza di espulsione (di immigrati)? Forse, dopo tutto, non sarà così massiccia. Questo tipo di pedalare all’indietro smentisce ciò che è sempre stato evidente: Trump non ha mai avuto molto in termini di obiettivi politici oltre quello di servire il bene più grande di Trump.

 

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 Come fanno i monarchi, Trump manterrà i suoi figli vicini al centro del potere.
                (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

L’ego sarà il principio guida della presidenza Trump. In questo senso lui è molto più simile ad un monarca che il funzionario pubblico debitamente eletto in una democrazia rappresentativa, e, come fanno i monarchi, manterrà i suoi eredi vicino al centro del potere, Ivanka, Don Jr, Eric, e quel cardinale Richelieu in erba di un genero, Jared Kushner.  I migliori nulla osta di sicurezza nazionale e ruoli di consulenza sono previsti per i figli, che allo stesso tempo gestiranno le aziende a scopo di lucro della tentacolare Trump Organization. È difficile immaginare una situazione eticamente più irta, legalmente esplosiva per i figli, la gestione di un vasto consorzio di imprese transnazionali, pur essendo, potenzialmente a conoscenza dei segreti più sensibili del paese, e un facile accesso all’uomo più potente del mondo. Come andrà tutto a finire? Male. Guardate a Shakespeare per un assaggio del terribile potenziale che si sta creando qui, guardate alle tragedie ed i drammi storici, quelle spirali di ego ed impero e di ricchezza (e sesso, sesso, sesso!) che spesso si concludono con cadaveri dappertutto. La cosa migliore che Trump potrebbe fare per i suoi figli sarebbe quella di mettere l’amministrazione dei suoi beni in un vero e proprio affidamento fiduciario, e mandare i figli ben lontano – lontano, molto lontano da Washington – a fare quello che vogliono. Limitare le visite ai giorni festivi e nei fine settimana, far rimbalzare i nipotini sulle ginocchia, e non dire una parola delle attività o degli affari di Stato.

 

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    A sinistra Jared Kushner, marito di Ivanka e genero di Donald Trump.

 

Ma non è così che girano le monarchie. Che Trump fosse pronto a mettere i suoi figli in una simile posizione legalmente tenue ci dà una chiara idea – come se ce ne fosse bisogno da un uomo che ha cercato consigli da quel famigerato spazzino di fondali quale era Roy Cohn – di quale sia il suo apprezzamento per lo Stato di Diritto . Anche in questo caso ci possiamo aspettare il modello monarchico. L’état, c’est moi. Le persone raramente crescono in umiltà una volta raggiunta la Casa Bianca. Nella misura in cui Trump tenta di farsi gioco di, condizionare e mutilare, lo Stato di Diritto, chi potrà controllarlo più da vicino sarà un Congresso che è saldamente in mani repubblicane, guidato dalla stessa squadra di demolizione che ha già mostrato un riguardo assai  debole per l’ordine costituzionale, con una base di sputafuoco nei ranghi – basti pensare al “Freedom Caucus” – incitandoli a nuovi nadir e bassezze.

Le istituzioni, strutture e tradizioni della governabilità americana stanno per essere messe alla prova come mai lo sono state da generazioni. Dicevate che volevate il cambiamento? Eccolo che arriva. Prepararsi all’impatto.

 

 

 

[1] alt-right: una costola della destra repubblicana nata ed esistente solamente su internet.

[2] da The Producers – Una gaia commedia neonazista di Mel Brooks

[3] GOP = il Partito Repubblicano degli Stati Uniti

 

 

 

 

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