attualità

Giornalisti “cuor di leone”

Negli ultimi giorni si sono succeduti un paio di eventi di una certa importanza che sono stati trattati in modo del tutto inappropriato dall’informazione nostrana; del primo (la Sentenza della Consulta sui tagli delle Province) abbiamo già dato notizia mentre sul secondo (il clamoroso flop del Family day e l’evidente dissenso da quella manifestazione da parte del Papa), si trovano tracce nei commenti dei giorni scorsi.
In entrambi i casi, risuona assordante il silenzio e l’indifferenza dei media italiani unito, nel secondo caso, ad un timore assurdo nel presentare quella carnevalata di sabato al Circo Massimo, per quello che effettivamente è stata: una messinscena di falsità e volgarità condita di razzismo (di ogni specie) e di intolleranza, per di più senza il beneplacito della massima autorità di quella chiesa che si è voluta portare in piazza.

La sentenza della Consulta avrebbe meritato maggiore divulgazione in quanto, benchè riguardante la pedissequa applicazione da parte della Regione Piemonte, di alcune norme della legge 190/2014 (di stabilità 2015), indubbiamente non può poi non riverberarsi su tutte le altre Regioni creando un deficit di bilancio che è facile ipotizzare sia di pari importo rispetto ai risparmi annunciati all’approvazione di quella legge, sia pur limitatamente all’applicazione di quella norma: circa 3 mld di euro.
Dati i tempi che corrono, e con i soldi con i quali si è fatto le finanziarie negli ultimi anni, 3 mld. di euro non sembrano essere noccioline e pare illogico che su questo fatto non si sia aperto immediatamente un dibattito in tutto il Paese, specialmente laddove l’occasione è ghiotta per attaccare il Governo e la maggioranza in Parlamento che ha approvato quella legge in modo sbrigativo e senza prevedere le probabili conseguenze di un’articolazione “zoppa”.
Intendiamoci, non è la prima volta che l’approvazione di una legge dà luogo a reprimende da parte della Suprema Corte, anzi, gli episodi sono numerosi, hanno colpito Governi succedutisi negli anni di orientamento politico diverso e formati da personalità ritenute più all’altezza delle attuali a decidere della cosa pubblica (esempi se ne trovano a iosa, ed anche più “costosi” di quello in questione); il problema è che, a parte qualche trafiletto in testate secondarie, nessuno ne parla.

Caso, nel complesso, analogo, quello del family day del quale si è parlato molto, prima, come minaccia incombente sulla Legge che regolamenta le Unioni Civili in discussione al Senato, durante e dopo per enfatizzare una partecipazione che, in effetti, non c’è stata dato che ormai, il giochino di sparare cifre a casaccio, viene facilmente smascherato. Singolare che i canali televisivi maggiori si siano astenuti dall’entrare sull’annosa polemica delle cifre, quasi avallando la tesi che ci fossero state milioni di persone a manifestare quando è ormai evidente che, nel totale e a voler essere benevolo, non superavano le centomila.
C’è stata una sorta di pudore, da parte di tutti nel non voler calcare la mano sull’insuccesso, quasi a non volersi intromettere nella vicenda legislativa in corso; come se la missione dell’informazione non fosse anche questa. Più grave ancora che dell’avversione del Papa allo svolgimento del family day (evidentemente anche e soprattutto, alle persone che vi hanno preso parte) non si sia quasi detto niente.

Non credo vi siano dubbi sul fatto che la legge sulle Unioni Civili, non sia esattamente quella che il Papa avrebbe voluta; il fatto è che a lui non vanno giù quei manifestanti, quella macedonia indistinta di ignoranza, intolleranza, violenza, incapacità di rapportarsi al resto della società, che è l’esatto opposto del dialogo che, faticosamente egli sta cercando faticosamente di intraprendere. E questa è una novità, soprattutto per la Chiesa, ma non per la curia romana che pervicacemente si aggrappa ai residui purulenti di una settarietà che in molti vorrebbero venisse definitivamente sommersa nel proprio vomito.

Insomma, è come se in questi giorni, televisioni e giornali si fossero girati dall’altra parte; ma l’hanno fatto anche partiti e movimenti, rappresentati in parlamento e non, compreso il M5S che sulla questione di illegittimità costituzionale non ha proferito verbo; e anche tutti quei movimenti di cattolici progressisti i quali avevano animato, con gli altri, le manifestazioni a favore delle Unioni Civili appena una settimana prima del family day, in un centinaio di piazze italiane.
Alla fine la vera notizia, in tutto questo, è che l’informazione in Italia sta degenerando in una sorta di involuzione genetica, non si sa più se solamente serva, a prescindere, o semplicemente incapace perchè formata da professionisti che hanno perso ogni riferimento alla vecchia scuola, quella dei Montanelli per intendersi, il quale, al massimo, poteva ammettere di essere disposto a turarsi il naso, giammai la bocca.

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10 comments

  1. nemo 4 febbraio, 2016 at 16:55

    Idealizzando il ruolo, importante, di un professionista non si fa un buon servizio alla realtà. Il giornalista di cui si sta parlando non è e non può essere quell’ essere asessuato che riporta la notizia come se fosse, e mai lo è, uno storico. Una notizia viene gestita, normalmente, secondo quella che è la propria visione, anche e sopratutto politica, dei fatti. neppure quel grande di cui sento parlare, Montanelli, sfuggì a questa “regola”. Altra cosa, si deve ammettere è la notizia vera da quella manipolata, ed a volte finta. Ecco la differenza ! Se acquisto Libero, o il Giornale, no posso aspettarmi elegie pro governo in carica, se acquisto L’Unità so che questo è più facile che accade. Ma se l’uno o l’altro per infarcire la notizia mi raccontano una cosa non vera, allora, questo non può essere definito giornalismo, NO ! Il giornalista come lo descriviamo è una merce rara, lo è quando raggiunge quella indipendenza economica che gli permette di affrancarsi dalla proprietà, solo quello è un giornalista al quale si potrebbe, non sempre, dare la patente di indipendente. Perchè è di questo che si sta parlando, il giornalista indipendente, è quello che non ha remore alla critica, meglio se ben argomentata, non quello che ha paura di farne perchè poi qualcuno gli potrà presentare il conto. Cosa che avvenne se ben ricordate anche al Dio Montanelli! Ecco perchè invito tutti ad astenersi da critiche, a volte saranno anche giuste, sui vari giornalisti. Non faccio nomi, il semplice fatto che ci sia qualcuno che, impropriamente definisce stampa di regime, definizione assolutamente ridicola, dimostra che non conosce cosa sia un regime. Ma altri che hanno critiche da fare e le condiscono con la richiesta di rimozione del giornalista in questione non sono da meno. Come lettore, e come cittadino, non leggo il giornale che non è in linea con il mio modo di vedere, la stessa cosa quando questo accade alla tv pubblica cambio canale,è il solo modo per esprimere dissenzo. L’unico a mio avviso, e chi scrive ha conosciuto la radio belva, al secolo Gustavo Selva, che usava il microfono come pulpito. i paludati giornalisti dell’era Bernabei, fino all’ultimo, quello che spese 60 mila uero di carta aziendale, tutti costoro per me non avevano diritto di ascolto, cambiavo canale e li lasciavo al loro destino, ma mai, dico mai mi sono sognato di chiedere la loro estromissione. Forse dovremo, anche noi, imparare ad essere più liberali!

    • Tigra 4 febbraio, 2016 at 18:25

      Scusa Nemo, ma c’è qualcosa che non comprendo nel tuo ragionamento; qui si sta parlando di notizie che non sono state date, che sono state sostanzialmente ignorate, e non di notizie addomesticate o falsificate, mi sembra che ci sia una bella differenza.
      Secondo me tacere non si può e non si deve, la notizia deve essere riportata, e semmai criticata, meno di così non lo trovo accettabile.

  2. Tigra 3 febbraio, 2016 at 16:29

    La cosa mi turba, e anche molto.
    Nei paesi liberali l’informazione ha un ruolo fondamentale, che non può mai essere quello sostenere il potere, se non come pungolo critico e mai accondiscendente, soprattutto nei casi in cui c’è sintonia fra la testata giornalistica e il governo in carica, e se questo non succede in modo chiaro, il giornale diventa giornale di partito (modello Libero durante il governo Berlusconi, per capirci).
    I due casi della sentenza della Consulta e delle valutazioni sul family day sono apparentemente molto diversi fra loro, riguardando uno il governo e l’altro l’opposizione, ma la differenza a me pare solo di superficie, perchè sembra che in realtà l’informazione si sia voluta astenere dall’entrare su dirimenti questioni politiche laddove fa più male, prima uno scontro molto duro fra poteri dello Stato, e poi un conflitto fra temi etici sensibili che possono turbare gli equilibri politici e di governo.
    Io non dico che la stampa non si debba porre il problema del suo potere e della sua responsabilità, evitando i toni rissosi, se possibile, e i populismi, in ogni caso, ma affrontare una notizia in modo responsabile esclude che la notizia possa essere taciuta, che è invece esattamente quello che è successo nei due casi di cui ci stiamo occupando.
    Alla fine una stampa che si autoregola in questo modo è una stampa che non adempie al suo ruolo, di più, è un danno per la vita politica e culturale di un paese: evidentemente sono venute meno quelle figure di grandi giornalisti del secolo scorso che in questi due casi avrebbero intinto la penna nel veleno, evitando da un lato la fastidiosa melassa del family day, e dall’altro l’imbarazzo di dover giustificare il sussiego di fronte al manovratore.
    L’olimpica indifferenza con cui questi temi sono trattati esclude che ci sia ad oggi qualsiasi ripensamento, ed è per tutti una pessima notizia.

  3. Gennaro Olivieri 3 febbraio, 2016 at 13:40

    Forse gli organizzatori del Family Day, diffondendo dati enormemente esagerati sul numero dei partecipanti al raduno, intendevano dire: qui siamo solo 50.000, ma badate bene che rappresentiamo milioni di voti. In democrazia i voti si contano e non si pesano, a differenza di quanto avviene in altri sistemi e in altri ambiti, e questo spiega la cautela con la quale è stata trattata dalla politica e dai media quella grottesca manifestazione.
    In Italia siamo abituati, per bassi motivi di convenienza, a rispettare tutte le opinioni e tutte le cosiddette sensibilità. E in questi giorni abbiamo visto i politici e i giornali trattare i manifestanti del Family Day con un rispetto che essi non meritano. Da discorsi, slogan, striscioni, interviste: da tutto risultava chiaro che quella radunata al Circo Massimo era la parte peggiore dell’Italia: fascista, gretta, provinciale, ignorante, omofoba e sessuofoba, clericale di quel clericalismo che ormai la stessa Chiesa respinge.
    Ci saremmo aspettati che politici seri e che giornalisti moderni avessero il coraggio di dire a questi a questi signori: “Voi non siete l’Italia a cui guardiamo, i vostri non sono i voti che vogliamo”. Non è successo, e forse non poteva succedere. Ma almeno, potevano esserci risparmiati degli scempi come la ridicola prima pagina dell’Unità di domenica scorsa, con palloncini colorati, manifestanti gioiosi, e l’incomprensibile e inaccettabile titolo-didascalia: “Viva tutte le famiglie”.

  4. Luistella 3 febbraio, 2016 at 12:52

    L’anticipazione di alcune sere fa di Ballarò (che non guardo più da tempo come gli altri talk show )diceva che Renzi ( e te pareva!) vuol dare 320 euro mensili a chi si trova in grosse difficoltà, 500 euro una tantum ai diciottenni perchè li possano spendere in cose a livello culturale (magari non facendoli più spendere ai genitori. Qualcuno dirà : sai che cifra!) e altre proposte di tipo economico . Ma per voce di Giannini, che un tempo apprezzavo, si dice : “ma dove andrà a prendere questi soldi !? sembra che li andrà a prendere dalle pensioni di reversibilità” Il succo del discorso era questo, anche se non uso le stesse parole. Ciò vuol dire cavalcare un’onda che scatena prima ancora che le leggi siano approvate, un casino bestiale, un affanno ai pensionati che già tribolano con la loro pensione, un cavalcamento d’onda da tipi come Salvini e Lega andante. In questo caso M5S no, perchè più teso a reddito di cittadinanza a quelli che non fanno un tubo.
    Immagino quali siano stati gli ospiti di Ballarò. E’ vero, ormai buona parte dell’informazione, anche quella più accreditata, ha preso questa strada, del fare audience o di vendere il più possibile, indifferente a che sia fatto vero giornalismo e che si sia creata un’ ansia ai cittadini come se già non ce ne fosse abbastanza. E vai col populismo! Per quanto riguarda il family day , è vero, non è stata dato se non un piccola misura, rilievo alla contrarietà del Papa per la manifestazione che tutto aveva meno che principi cristiani. Ho visto un vaticanista che si arrampicava sugli specchi per dare un’interpretazione ad alcune dichiarazioni , o meglio espressioni ,di Papa Bergoglio.C’era gente al family day che diceva ” rispetto le opinioni degli altri, ma l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio”, c’erano striscioni che parlavano di vendetta “Renzi ce ne ricorderemo” e tante altre amenità. Dimenticavo casa Pound.Credo che a Papa Francesco sia venuta l’orticaria. Eppure già da subito si diceva grande adesione di partecipazione al circo Massimo , due milioni in piazza, quando anche volendo esagerare, la piazza ne può contenere meno di un terzo.

    • Por Quemada 4 febbraio, 2016 at 12:44

      Il reddito di cittadinanza a quelli che non fanno un tubo?
      Sai chi sono quelli che non fanno un tubo? Sono quelli che hanno perso il lavoro dopo che voi della sinistra avete spalancato le frontiere per far entrare di tutto, poi quelli buoni ci rubano posti di lavoro, e quelli meno buoni li dobbiamo pure mantenere.
      Fatevi un esame di coscienza!

      • Luistella 4 febbraio, 2016 at 14:22

        Mi piace che quando voi (visto che qui si usa il voi), non sapete cosa rispondere, andate a cercare qualsiasi cosa pur di dare colpa alla sinistra. Ora è quella di lasciare “entrare di tutto”. , quelli che rubano i “posti di lavoro”! Poi dite che non siete nè di destra, nè di sinistra: Certo, siete più orientati verso gli” opinionisti democratici” di Casa Pound , Le pen e dintorni.Se così non è evidentemente è perchè non andate oltre il vostro naso; al di fuori del sacro blog , non esiste alcun altra realtà attuale e storica .

        • Por Quemada 4 febbraio, 2016 at 15:25

          Certo che usiamo il voi, parliamo di schieramenti politici, mica di me e di te.
          Vogliamo entrare nel merito? Disponibilissima, dimmi tu chi sono quelli che “non fanno un tubo”, e spiegami se sono diversi dai normali disoccupati, nomi, e cognomi, e non slogan, per favore.
          E quanto a Giannini, prima di buttargli la croce addosso, che abbia torto o ragione, spiega dove pensa di trovare i soldi il buon Renzi, così, tanto per capire e parlare di cose concrete.

          • Luistella 4 febbraio, 2016 at 18:14

            L’avevo capito che non si parlava di me e di te. Ironizzavo. Nomi e cognomi dei disoccupati è un pò difficile procuraseli. Dove trova i soldi Renzi non lo possso spiegare io, presumo lo sappia. Esiste anche una corte dei conti che gli saprà dire. la chiudo qui per lasciare spazio ad altri.

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