attualità

Il denaro non dorme mai; e i risparmiatori?

Un altro mito è caduto; ieri sera Milena Gabanelli è stata sbugiardata in diretta su Twitter da parte di ENI mentre mandava in onda un servizio nel quale venivano denunciate presunte tangenti che spetterà alla Magistratura dimostrare se son state pagate o meno; ma non è questo il punto: la Gabanelli si è totalmente disinteressata dei documenti e delle spiegazioni fornite da ENI per costruire, nel servizio tutto un percorso funzionale alla dimostrazione che illeciti ci sono stati di sicuro e questo non è giornalismo, ma cialtroneria.

 

Confesso che ci sono rimasto male, ma ormai vaccinato dalla sequela di analoghi atteggiamenti tenuti da buona parte della stampa, ho pensato che fosse utile intervenire sulla questione relativa al salvataggio recentemente operato sulle 4 banche in procinto di fallire, non per difendere nessuno, ma solamente per ristabilire un barlume di verità che non ho trovato in alcuno degli articoli sin qui letti, persino in quelli che l’operato del Governo vogliono difendere.
Prima, però, vorrei fare qualche piccola considerazione sui risparmiatori beffati dall’ennesimo episodio di “malabanca”; sono decenni che sento dire che le banche e le assicurazioni (talvolta in quest’ordine, altre a parti invertite) sono truffe legalizzate ed è almeno altrettanto il tempo trascorso da quando si sono sentiti i primi episodi di perdite consistenti perchè qualche cittadino indifeso si era fidato: che a tutt’oggi vi siano ancora persone che arrivano ad un livello tale di delega da non essere minimamente sfiorate da un dubbio o tentate dal fare qualche verifica, è cosa che mi meraviglia non poco, specialmente quando i truffati avevano ricevuto promesse di rendimenti completamente fuori mercato e a rischio “zero”.

 

Sappiamo ormai da tempo che il rischio zero non esiste più (e probabilmente mai è esistito se non nella fantasia di chi lo proponeva e in quella di chi ci ha creduto) ed anche l’ultimo baluardo rappresentato dallo Stato, a difesa del risparmiatore, in barba all’art. 47 della Costituzione , con il recepimento della normativa sul cd. “bail in”, dal primo gennaio non potrà più fornire protezione e le Banche falliranno ed è bene chiarire, a questo punto, cosa significa il fallimento di una banca.

Per prima cosa occorre fare mente locale sull’attività principale che una banca svolge: raccolta di denaro dai risparmiatori per convogliare questi flussi su coloro che di denaro hanno necessità. Non tutto il denaro raccolto, però, viene destinato ai finanziamenti: una piccola parte viene mantenuta liquida a disposizione dei correntisti, un’altra, banalizzando, va al FID ed ai depositi a garanzia presso la banca d’Italia e ciò che resta viene prestato sotto varie forme a privati e aziende con l’obbligo/accortezza che la durata dei finanziamenti concessi sia coerente con quella dei vincoli sui depositi (altrimenti la banca si troverebbe sbilanciata finanziariamente, dovendo restituire i soldi ai depositanti, prima di vederseli rimborsare dai debitori).

 

Le obbligazioni subordinate di cui da giorni si parla frequentemente, sono forme di prestito lanciate dalle banche, riservate quasi esclusivamente al mercato interno rappresentato dai clienti delle banche stesse oppure dagli investitori professionali e nessuna legge, ahimè, ne ha limitato il collocamento, sino a tempi molto recenti. Per motivi di economicità di emissione, la maggior parte di quelle emesse negli anni non sono state quotate e , di fatto, per ottenere una restituzione anticipata occorre in ogni caso rivolgersi alla banca stessa la quale potrebbe provvedere al rimborso, volendo farlo, solamente nel caso che, all’emissione avesse espressamente indicata questa facoltà, altrimenti deve cercare,  tra i propri clienti, qualcuno disposto a ricomprarle a prezzi indicati dalla banca stessa; ed è ciò che è avvenuto al tempo in cui tutte le obbligazioni della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e delle altre tre banche in dissesto, sono state collocate.
Tutto questo per chiarire che se, improvvisamente, tutti i depositanti si presentano allo sportello a chiedere la restituzione dei propri soldi, la banca diventa insolvente perchè quei soldi non li può avere immediatamente e tutti disponibili, e il passo successivo non può che essere il fallimento con la liquidazione di debiti e crediti.

Molti non lo sanno, ma se si depositano i propri soldi su di un conto corrente, si diventa creditore nei confronti della Banca, ne più e ne meno di qualsiasi altro creditore cd. “chirografario”, ergo quel credito, non è supportato da alcuna specifica garanzia per cui, in caso di fallimento della banca, tutto ciò che potrà essere recuperato dalla liquidazione dell’attivo, sarà ripartito, soddisfatte le categorie “privilegiate” di creditori (tra le quali i dipendenti, ma questo vale per ogni azienda), tra i rimanenti creditori non garantiti. A posteriori, nei modi, nei tempi e nei limiti previsti, può essere attivata la garanzia del FID operante per tutti i rapporti di conto sino al limite di 100.000 euro. Piccola annotazione; se fallisce una banca medio – grande, ci saranno abbastanza soldi nel FID da rimborsare tutto il dovuto?
Altro aspetto da avere ben presente: se un’azienda manifatturiera fallisce, dal momento che i libri sono stati portati in Tribunale, viene nominato un Giudice Fallimentare il quale incarica un Curatore di provvedere alla liquidazione dell’attivo per poi effettuare il riparto di ciò che viene incassato, tra tutti i creditori; di fatto, per tutta la durata della procedura, i pagamenti vengono interrotti per individuare quali sono i beni da liquidare ed i debiti da soddisfare, suddividendoli, come detto, in ordine decrescente di privilegio dovuto all’esistenza di particolari garanzie fornite dalla legge.

BLO 171215-01

Nelle banche, la merce è determinata dal denaro e, in caso di fallimento, gli sportelli devono essere mantenuti chiusi perchè nessun depositante possa prelevare prima che sia stato chiarito, nel complesso, chi deve dare e chi deve avere; proprio così, la banca si ferma per il tempo necessario all’individuazione esatta di tutti i diritti individuali e ci potrebbero volere settimane per arrivare alla definizione totale delle rispettive posizioni: nel frattempo la pensione o lo stipendio restano bloccate sul conto, le aziende correntiste e affidate non possono pagare fornitori e dipendenti e qualcuna potrebbe anche, a sua volta, fallire, con la possibile determinazione di una situazione paradossale per cui un fallito cita il Curatore di un altro fallimento per danni. Insomma, un disastro.
I primi dati di oggi ci parlano di alcune migliaia di risparmiatori coinvolti solo per la Popolare dell’Etruria dei quali poco più di un migliaio perderanno tutto o quasi: moltiplichiamo per 4 la cosa e consideriamo anche tutte le aziende, e poi i familiari degli imprenditori, i risparmiatori, i dipendenti delle aziende coinvolte, tutto il tessuto sociale di quei territori coinvolti nel dissesto e proviamo a farci un’idea di quante persone sarebbero state coinvolte profondamente da un fallimento tout-court.

 

In tutto questo, che cosa ha fatto il Governo? Potendo ancora evitare la scure del bail-in (che partirà da gennaio e che porterà alle conseguenze sopra evidenziate), ha emanato dei provvedimenti ( D.L. 180 – 181 – 183 /2015) cd. “salva-banche” nei quali, onde evitare la chiusura degli sportelli, è stato deciso di azzerare azioni ed obbligazioni subordinate, con corrispondente trasferimento dei prestiti in sofferenza ad una “bad bank” nella quale si procederà ad un recupero del possibile (si ipotizza circa il 20%) con il quale rimborsare i creditori gabbati (immagino gli obbligazionisti che hanno visto azzerare il valore dei loro titoli), mentre è proseguita l’attività delle filiali in attesa che le banche che stanno supportando l’operazione  con la garanzia della Cassa Depositi e Prestiti (Intesa, Unicredit e UBI), si spartiscano le Filiali stesse ed i dipendenti secondo necessità (la loro): di fatto molti sportelli verranno chiusi ed i dipendenti messi in mobilità o licenziati, ma a quel punto, aziende e privati saranno stati messi in grado, non solo di utilizzare depositi e affidamenti, ma anche di chiudere i conti ed andare altrove.

 

Si sa ormai da giorni che il padre del Ministro Boschi è stato recentemente e per soli 8 mesi, vicepresidente della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, ma da nessuna parte ho trovato specificato quali fossero le deleghe a lui attribuite in quel periodo, mediante le quali egli potrebbe aver commesso irregolarità, così come non sappiamo quali responsabilità possano essere imputate al fratello dello stesso Ministro dipendente (dirigente? funzionario?) della stessa Banca; immagino che la Magistratura indagherà e se ci sono delle colpe, queste emergeranno. Di fatto il possibile dissesto di questa e delle altre banche era nell’aria da anni. Per quanto è a mia conoscenza il Ministro ed i familiari hanno subito perdite monetarie dall’azzeramento delle partecipazioni azionarie; lo dico a puro titolo di cronaca e immagino che tutti quanti loro abbiano adeguate risorse accantonate per consolarsi delle perdite subite, ma allo stato delle cose, così è.

 

Un avvocato (che poi ho scoperto essere attivista della lega) ha postato in Internet la notizia che i tre provvedimenti citati nasconderebbero, tra le righe, l’eliminazione totale di ogni responsabilità da parte dei dirigenti delle banche coinvolte, con il mantenimento totale dell’onorabilità necessaria a poter continuare a rivestire analoghi incarichi in futuro; ho chiesto al sedicente avvocato di indicarmi in quali articoli e commi questi subdoli provvedimenti siano contenuti, ma non ho ancora ricevuto risposta alcuna e non ho trovato traccia di analoga denuncia in nessun altro articolo, stampato o meno.

 

Buona parte della stampa italiana si sofferma sul fatto che, in effetti, i decreti citati avrebbero salvato il dorato culo delle banche e dei rispettivi banchieri; alla luce di quanto sopra qualcuno mi dica dove e come questo sarebbe accaduto, perchè io proprio non lo so.
In particolare, le prime pagine di alcuni quotidiani sono state esposte da Renzi al pubblico ludibrio per aver riportato queste ed altre notizie (con lo stesso metodo: dico ciò che mi fa comodo, taccio ciò che potrebbe smentirmi e nel mezzo ci metto anche un pò di fuffa, tanto per dare più sapore); non fa onore a Renzi, in quanto P.d.C. aver indugiato in questa attività nell’aver messo all’indice alcuni dei quotidiani espressione dell’opposizione, ma nel mentre un’ineffabile famoso giornalista stigmatizzava stizzito il grave errore compiuto, avrebbe forse dovuto dire qualcosa in più su quelle prime pagine e non già per dare ragione a Renzi, ma solo per amore di verità e correttezza.

 

A proposito del citato ineffabile; alcuni anni or sono ebbi a scrivergli una mail nella quale segnalavo l’errore fatto dal quotidiano di cui al tempo era Direttore Responsabile, nell’aver riportato tra le obbligazioni “più diffuse nei portafogli degli italiani”, molti titoli (troppi in verità) strettamente riservati agli investitori professionali e non alle “famiglie italiane”; avevo scoperto la cosa perchè mi ero accorto che una famosa banca collocava tranquillamente tali obbligazioni (taglio minimo 50.000 euro) ai propri clienti e, ripeto, non avrebbe potuto farlo. In risposta, il buon FdB (così si firmò), mi assicurò che avrebbe provveduto a fare le opportune verifiche: lascio a voi intuire che cosa è accaduto in seguito; sicuramente avrà avuto qualcosa di più importante da fare.

 

Chiudo con il Ministro Boschi per il quale nessuna responsabilità diretta o indiretta sembra ipotizzabile allo stato attuale; è vero però che motivi di opportunità politica le avrebbero consigliato di farsi da parte per non coinvolgere minimamente il Governo in questa squallida vicenda. E qui bisogna amaramente constatare che l’assenza in Italia di un’appropriata legislazione in materia di conflitto d’interessi, unita ad una endemica carenza di moralità che coinvolge elettori ed eletti in egual misura è causa ed al tempo stesso effetto di una reazione a catena che dura da decenni e che periodicamente porta alla ribalta intrecci collusivi dei quali, francamente, a questo punto, si farebbe volentieri a meno. Ma se non si affronta il problema in maniera seria e alla radice, non ne usciamo utilizzando l’argomento come una clava contro il P.d.C. pro-tempore vigente.

 

Per la cronaca, quotidianamente assistiamo a parentopoli a vario livello e di varia natura le quali coinvolgono copiosamente anche il partito dei paladini della legalità il quale, con il suo cielo stellato, cerca di coprire nefandezze analoghe a quelle perpetrate da quella classe dirigente che vorrebbe sostituire .
Chiudo con una considerazione sui risparmiatori: risparmiare è bene, far sì che dai propri risparmi si possa trarre un utile, quantomeno idoneo a mantenere inalterato il loro potere d’acquisto è buona regola, cercare di non mettere tutti i propri soldi (tanti o pochi che siano) investiti nello stesso modo è doveroso e confrontare le proposte che vengono fatte in modo da comprenderne meglio il significato è intelligente; in ultimo, ogni tanto, rimettere tutto in discussione male non fa; alternativa? Piangere sul latte versato.

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30 comments

  1. Genesis 18 dicembre, 2015 at 06:52

    Devo confessare che, questo lungo articolo dell’amico Ludi, ho fatto molta fatica a digerirlo…forse perché letto un giovedì sera dopo molte ore di lavoro barcamenandosi tra clienti, fornitori e banche…ne traggo comunque queste mie spartane conclusioni.
    È vero, vi sono persone che, alla maniera di Paperopoli, vengono “turlupinate” e la loro colpa è l’ingenuità ricercata da affaristi senza scrupoli che, alla stregua del miglior Paperon de Paperoni, trovano il modo di fare soldi coi soldi degli altri…
    È vero, le banche coi soldi dei risparmiatori ci lavorano e, se i capitali vengono mantenuti in un “classico conto corrente”, chi ci perde non è mai la banca: tassi d’interesse dello 0,15% lordo significano spese per il risparmiatore…spesso e volentieri, con la mia precedente banca, una volta l’anno solevo affermare “io non posso pagare per prestarvi i soldi!!!” Al che mi aumentavano il tasso allo 1,5% lordo che sarebbe scemato nel giro di dieci mesi…
    È vero, di fatto lo Stato italiano ha preso per i capelli alcune banche: ha fatto bene perché dietro una banca non vi sono solamente gli impiegati, ma anche i correntisti, gli impiegati, gli inservienti…se si troveranno delle malvagità nelle direzioni di queste banche, si recupereranno i soldi spesi dagli affaristi senza scrupoli.
    Ultima considerazione.
    Fino a pochi anni fa, fare soldi significava lavorare, dare lavoro e commerciare coi paesi esteri. Solo alcune famiglie elitarie investivano denaro, rischiando, nelle borse mondiali. Oggi, ormai, quasi tutti tendono a fare soldi tramite le borse, cioè in un mercato che meno reale non ne esiste, chiaramente gestendo la cosa tramite la banca. Il mio pensiero è questo: che sia forse per questa poca volontà di proporsi e rischiare in azienda di proprio pugno per un miglior esito del frutto dei soldi fatti dai padri e dai nonni…che il mondo, soprattutto quello asiatico in forte sviluppo, ci sta acquistando le varie eccellenze fatte da decenni di storia e sudore?

    Il mercato, se vogliamo rinascere, deve essere italiano…non meticcio! (…e non è una questione, la mia, di razzismo economico!)

    • Blue 18 dicembre, 2015 at 14:06

      Ecco Genesis, mi pare che tutto “l’affaire” si possa condensare in quello che hai scritto. Torniamo, tutti, a lavorare. In tutti i suoi significati più eticamente elevati. Molto probabilmente la società (intesa come comunità civile) ne trarrà un grande beneficio.

      • Tigra 18 dicembre, 2015 at 18:02

        Non è mica così facile, negli ultimi 30 anni almeno abbiamo costruito un mondo dove i soldi si fanno con i soldi, e non lavorando, chi glie lo dice a quelli che ce li hanno sul serio che devono fare gli industriali e non i finanzieri?
        Ho scritto finanzieri, ma avrei forse dovuto usare un altro termine…

        • Genesis 18 dicembre, 2015 at 19:28

          Il discorso è che esiste sempre meno imprenditoria e quella nuova è fatta coi soldi degli altri (startup).
          Oggi anche il piccolo risparmiatore alle dipendenze di qualsiasi azienda cerca, con espedienti diversi, di aumentare il proprio gruzzolo sudato in borsa o con le facilonerie ladresche dei broker senza scrupoli.
          Per creare un’azienda bastano pochi denari, tanta inventiva e volontà, nonché spirito di sacrificio e voglia di mettersi in gioco diversamente: noi italiani siamo rinomati nel mondo per la nostra inventiva e capacità, ma soprattutto per cio che abbiamo creato sempre, storicamente, dal nulla…abbiamo però abbandonato questa filosofia e ci facciamo sopraffare da chi, finora, ci ha copiato. Moda, auto, agricoltura, ingegneria…gelati, pasta, cristalli…scienza e fantascienza…
          Questi eravamo…e pochi si stanno sudando lo spazio che gli esteri stanno bruciando con le loro politiche bastarde.

  2. Genesis 18 dicembre, 2015 at 06:52

    Devo confessare che, questo lungo articolo dell’amico Ludi, ho fatto molta fatica a digerirlo…forse perché letto un giovedì sera dopo molte ore di lavoro barcamenandosi tra clienti, fornitori e banche…ne traggo comunque queste mie spartane conclusioni.
    È vero, vi sono persone che, alla maniera di Paperopoli, vengono “turlupinate” e la loro colpa è l’ingenuità ricercata da affaristi senza scrupoli che, alla stregua del miglior Paperon de Paperoni, trovano il modo di fare soldi coi soldi degli altri…
    È vero, le banche coi soldi dei risparmiatori ci lavorano e, se i capitali vengono mantenuti in un “classico conto corrente”, chi ci perde non è mai la banca: tassi d’interesse dello 0,15% lordo significano spese per il risparmiatore…spesso e volentieri, con la mia precedente banca, una volta l’anno solevo affermare “io non posso pagare per prestarvi i soldi!!!” Al che mi aumentavano il tasso allo 1,5% lordo che sarebbe scemato nel giro di dieci mesi…
    È vero, di fatto lo Stato italiano ha preso per i capelli alcune banche: ha fatto bene perché dietro una banca non vi sono solamente gli impiegati, ma anche i correntisti, gli impiegati, gli inservienti…se si troveranno delle malvagità nelle direzioni di queste banche, si recupereranno i soldi spesi dagli affaristi senza scrupoli.
    Ultima considerazione.
    Fino a pochi anni fa, fare soldi significava lavorare, dare lavoro e commerciare coi paesi esteri. Solo alcune famiglie elitarie investivano denaro, rischiando, nelle borse mondiali. Oggi, ormai, quasi tutti tendono a fare soldi tramite le borse, cioè in un mercato che meno reale non ne esiste, chiaramente gestendo la cosa tramite la banca. Il mio pensiero è questo: che sia forse per questa poca volontà di proporsi e rischiare in azienda di proprio pugno per un miglior esito del frutto dei soldi fatti dai padri e dai nonni…che il mondo, soprattutto quello asiatico in forte sviluppo, ci sta acquistando le varie eccellenze fatte da decenni di storia e sudore?

    Il mercato, se vogliamo rinascere, deve essere italiano…non meticcio! (…e non è una questione, la mia, di razzismo economico!)

    • Blue 18 dicembre, 2015 at 14:06

      Ecco Genesis, mi pare che tutto “l’affaire” si possa condensare in quello che hai scritto. Torniamo, tutti, a lavorare. In tutti i suoi significati più eticamente elevati. Molto probabilmente la società (intesa come comunità civile) ne trarrà un grande beneficio.

      • Tigra 18 dicembre, 2015 at 18:02

        Non è mica così facile, negli ultimi 30 anni almeno abbiamo costruito un mondo dove i soldi si fanno con i soldi, e non lavorando, chi glie lo dice a quelli che ce li hanno sul serio che devono fare gli industriali e non i finanzieri?
        Ho scritto finanzieri, ma avrei forse dovuto usare un altro termine…

        • Genesis 18 dicembre, 2015 at 19:28

          Il discorso è che esiste sempre meno imprenditoria e quella nuova è fatta coi soldi degli altri (startup).
          Oggi anche il piccolo risparmiatore alle dipendenze di qualsiasi azienda cerca, con espedienti diversi, di aumentare il proprio gruzzolo sudato in borsa o con le facilonerie ladresche dei broker senza scrupoli.
          Per creare un’azienda bastano pochi denari, tanta inventiva e volontà, nonché spirito di sacrificio e voglia di mettersi in gioco diversamente: noi italiani siamo rinomati nel mondo per la nostra inventiva e capacità, ma soprattutto per cio che abbiamo creato sempre, storicamente, dal nulla…abbiamo però abbandonato questa filosofia e ci facciamo sopraffare da chi, finora, ci ha copiato. Moda, auto, agricoltura, ingegneria…gelati, pasta, cristalli…scienza e fantascienza…
          Questi eravamo…e pochi si stanno sudando lo spazio che gli esteri stanno bruciando con le loro politiche bastarde.

  3. Luistella 17 dicembre, 2015 at 19:43

    Blog che ha saputo ben spiegare la situazione e i rischi che correvano tutti coloro che avevano a che fare con la banche in causa, dipendenti compresi. Concordo sul fatto che un pò più di attenzione e un pò meno di fiducia incondizionata verso chi proponeva “l’affare”, sarebbero state opportune.
    Per quanto rigurda la Gabanelli, anch’io sono rimasta un pò delusa .

  4. Luistella 17 dicembre, 2015 at 19:43

    Blog che ha saputo ben spiegare la situazione e i rischi che correvano tutti coloro che avevano a che fare con la banche in causa, dipendenti compresi. Concordo sul fatto che un pò più di attenzione e un pò meno di fiducia incondizionata verso chi proponeva “l’affare”, sarebbero state opportune.
    Per quanto rigurda la Gabanelli, anch’io sono rimasta un pò delusa .

  5. Bondi James Bondi 17 dicembre, 2015 at 15:53

    Caro Ludi, l’avvocato leghista che citi ha ragione. Il DL del 16 novembre che recepisce la direttiva UE “risoluzione degli enti creditizi” aggiunge un articolo che nella direttiva non c’è! L’art. 35 comma 3 del DL riserva l’azione di responsabilità contro gli amministratori decaduti ai soli commissari, addirittura previa autorizzazione della Banca d’Italia, sottraendola ai creditori sociali come avverrebbe secondo l’art. 2394 c.c. . In questo consiste lo scudo-Boschi, ed è scritto su tutti i giornali. La ministra Boschi quindi si deve dimettere non solo per questioni cosmetiche di opportunità, ma perchè il suo conflitto d’interessi è reale, palese e grave. Il fatto poi che la ministra non abbia partecipato alle riunioni del CdM che approvarono i famosi DL è un chiaro depistaggio, dal momento che partecipo’ invece a tutte le riunioni preparatorie, e dimostra ancora di più che lei era perfettamente conscia dell’esistenza del conflitto d’interessi.

    • M.Ludi 17 dicembre, 2015 at 16:20

      Solo per precisare; l’avvocato che menziono strombazza ai 4 venti che il DL di cui parli ha salvato gli amministartori da possibili Class Action da parte dei risparmniatori. Premesso che di Class Action in Italia non se n’è vista alcuna a mia conoscenza e v’è chi dubita che la legge attuale che regola quell’azione sia irrealizzabile, il decreto ha riservato tali azioni all’iniziativa dei Commissari che devono sottoporre la questione alla Banca d’Italia. Se vogliamo ipotizzare che i Commissari e la Banca d’Italia siano collusi, va bene, ma allora mettiamoci dentro anche i Giudici e non ne parliamo più. Per come la leggo io, un Commissario che non denunci alla Banca D’Italia e la Banca D’Italia che non dia il via all’azione legale, da oggi, sono ancora più soggetti rispetto a ieri all’accusa di non aver vigilato. Che poi questo possa aver favorito, in particolare il padre della Boschi, è tutta da dimostrare. In ogni caso i decreti verranno discussi in aula e vediamo le considerazioni che ne vengono fuori.

      • Bondi James Bondi 17 dicembre, 2015 at 18:59

        Ma perchè inserire di sana pianta una norma non presente nella direttiva UE? Perchè togliere a qualsiasi danneggiato (anche singolo) il diritto di intentare azione contro gli amministratori? I Commissari non hanno gli stessi interessi dei danneggiati, anzi il loro dovere di salvaguardare il patrimonio della Banca può essere addirittura confliggente con i diritti dei risparmiatori danneggiati. Un intervento del governo del genere è stato fortemente pensato. Ammetterai che è impossibile che non esistano motivazioni gravi e non esistano particolari persone da difendere.

        • M.Ludi 17 dicembre, 2015 at 21:40

          I commissari non hanno alcun interesse nel salvataggio della Banca perchè la sorte di quella Banca è segnata e se prosegue l’attività fino ad esaurimento e cessione degli sportelli è in virtù del Decreto del Governo, altrimenti dal 1° gennaio entra in vigore il Bail-In: sportelli chiusi e tanti saluti. I Commissari sono chiamati a verificare le irregoalrità di gestione ed il loro operato verrà, ora sappiamo supervisionato da Cantone. Il recepimento di Direttive Ue in ambiti regolati da legislazioni diverse, comporta aggiustamenti diversi: di fatto la norma in deroga per gli amministratori finisce per rendere ancora più stringente il controllo sull’operato degli stessi e non è detto che singole azioni individuali avrebbero sortito effetto migliore stante la lacunosa legislazione sulle Class Action. Ripeto, inoltre, che comunque trattasi di Decreto Legge il quale deve essere obbligatoriamente convertito in legge dalle due camere entro 60 giorni dalla Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: da cosa è determinata tutta questa fretta di decidere,adesso, chi ha favorito chi?

  6. Bondi James Bondi 17 dicembre, 2015 at 15:53

    Caro Ludi, l’avvocato leghista che citi ha ragione. Il DL del 16 novembre che recepisce la direttiva UE “risoluzione degli enti creditizi” aggiunge un articolo che nella direttiva non c’è! L’art. 35 comma 3 del DL riserva l’azione di responsabilità contro gli amministratori decaduti ai soli commissari, addirittura previa autorizzazione della Banca d’Italia, sottraendola ai creditori sociali come avverrebbe secondo l’art. 2394 c.c. . In questo consiste lo scudo-Boschi, ed è scritto su tutti i giornali. La ministra Boschi quindi si deve dimettere non solo per questioni cosmetiche di opportunità, ma perchè il suo conflitto d’interessi è reale, palese e grave. Il fatto poi che la ministra non abbia partecipato alle riunioni del CdM che approvarono i famosi DL è un chiaro depistaggio, dal momento che partecipo’ invece a tutte le riunioni preparatorie, e dimostra ancora di più che lei era perfettamente conscia dell’esistenza del conflitto d’interessi.

    • M.Ludi 17 dicembre, 2015 at 16:20

      Solo per precisare; l’avvocato che menziono strombazza ai 4 venti che il DL di cui parli ha salvato gli amministartori da possibili Class Action da parte dei risparmniatori. Premesso che di Class Action in Italia non se n’è vista alcuna a mia conoscenza e v’è chi dubita che la legge attuale che regola quell’azione sia irrealizzabile, il decreto ha riservato tali azioni all’iniziativa dei Commissari che devono sottoporre la questione alla Banca d’Italia. Se vogliamo ipotizzare che i Commissari e la Banca d’Italia siano collusi, va bene, ma allora mettiamoci dentro anche i Giudici e non ne parliamo più. Per come la leggo io, un Commissario che non denunci alla Banca D’Italia e la Banca D’Italia che non dia il via all’azione legale, da oggi, sono ancora più soggetti rispetto a ieri all’accusa di non aver vigilato. Che poi questo possa aver favorito, in particolare il padre della Boschi, è tutta da dimostrare. In ogni caso i decreti verranno discussi in aula e vediamo le considerazioni che ne vengono fuori.

      • Bondi James Bondi 17 dicembre, 2015 at 18:59

        Ma perchè inserire di sana pianta una norma non presente nella direttiva UE? Perchè togliere a qualsiasi danneggiato (anche singolo) il diritto di intentare azione contro gli amministratori? I Commissari non hanno gli stessi interessi dei danneggiati, anzi il loro dovere di salvaguardare il patrimonio della Banca può essere addirittura confliggente con i diritti dei risparmiatori danneggiati. Un intervento del governo del genere è stato fortemente pensato. Ammetterai che è impossibile che non esistano motivazioni gravi e non esistano particolari persone da difendere.

        • M.Ludi 17 dicembre, 2015 at 21:40

          I commissari non hanno alcun interesse nel salvataggio della Banca perchè la sorte di quella Banca è segnata e se prosegue l’attività fino ad esaurimento e cessione degli sportelli è in virtù del Decreto del Governo, altrimenti dal 1° gennaio entra in vigore il Bail-In: sportelli chiusi e tanti saluti. I Commissari sono chiamati a verificare le irregoalrità di gestione ed il loro operato verrà, ora sappiamo supervisionato da Cantone. Il recepimento di Direttive Ue in ambiti regolati da legislazioni diverse, comporta aggiustamenti diversi: di fatto la norma in deroga per gli amministratori finisce per rendere ancora più stringente il controllo sull’operato degli stessi e non è detto che singole azioni individuali avrebbero sortito effetto migliore stante la lacunosa legislazione sulle Class Action. Ripeto, inoltre, che comunque trattasi di Decreto Legge il quale deve essere obbligatoriamente convertito in legge dalle due camere entro 60 giorni dalla Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: da cosa è determinata tutta questa fretta di decidere,adesso, chi ha favorito chi?

  7. Jane 17 dicembre, 2015 at 15:25

    Sulla questione Gabanelli: era pronta, giustamente, una task force di 30 esperti di comunicazione per rispondere just in time agli attacchi di report, che non seguo più, essendo diventato un robo che parla alla pancia delle persone, seppur oneste ma sempre pancia è. Insomma una cosa grillina.
    Il taglio con cui parli della faccendaccia banche fallite non mi entusiasma invece per nulla. Molto filo governativo.
    Il padre della Boschi era vicepresidente come tale parte del CDA e come gli altri rispondrà di truffa e mancata vigilanza se la magistratura lo proverà. La Boschi ha partecipato alla messa a punto del provvedimento salva banca Etruria, come dice Saviano lo avesse fatto un ministro berlusconiano ai tempi saremmo scesi in piazza. A mio modesto modo di vedere poi la Boschi dovrebbe dimettersi per manifesta incapacità e incompetenza, la questione della banca è nulla.
    Leggo che il direttore uscente dalla Etruria ha salvato la sua buonuscita di 900mila euro (900!), in barba a qualsiasi principio di equità, responsabilità diretta e indiretta, trasparenza e chi più ne ha più ne metta. La questione Etruria è così imbarazzante per Renzi (e lui lo sa) che ogni giorno tira fuori un coniglio dal cilindro, oggi è la volta di Cantone, tirato in ballo ogni qualvolta il premier ha bisogno di dare immagine di terzietà. Cantone sugli arbitrati è una scelta ridicola, che sposta del tutto la mission istituzionale dell’ANAC. Insomma Renzi usa e abusa degli organi dello Stato a suo piacimento. Non trovo differenze con Berlusconi.
    La magistratura farà il suo corso e chi deve pagherà per truffa, spero in risarcimenti miliardari. E se il padre della Boschi è stato lì anche solo due mesi basta e avanza. Spero si trovi sul lastrico dopo aver risarcito cittadini onesti e truffati. Ma questo è solo un sogno. Siamo in Italia.

      • Jane 18 dicembre, 2015 at 11:05

        Dovremmo tutti, civicamente, crescere: questo salvare, a spese dei contribuenti, banche o altri istituti finanziari dopo che non si è fatto quanto dovuto per vigilare e impedire che cittadini, dipendenti etc..vengano truffati e/o usati è da terzo mondo. Chiudere la stalla a buoi scappati è da democrazie immature. La Consob è una struttura sclerotizzata che costa tantissimo alla comunità, fatta solo di burocrati e figli di papà che fanno tanti bei grafici sugli excel.
        Cresciamo prima come cittadini, se lo faremo le Istituzioni saranno costrette a seguirci. La nostra classe dirigente da guida non può fare al momento

  8. Jane 17 dicembre, 2015 at 15:25

    Sulla questione Gabanelli: era pronta, giustamente, una task force di 30 esperti di comunicazione per rispondere just in time agli attacchi di report, che non seguo più, essendo diventato un robo che parla alla pancia delle persone, seppur oneste ma sempre pancia è. Insomma una cosa grillina.
    Il taglio con cui parli della faccendaccia banche fallite non mi entusiasma invece per nulla. Molto filo governativo.
    Il padre della Boschi era vicepresidente come tale parte del CDA e come gli altri rispondrà di truffa e mancata vigilanza se la magistratura lo proverà. La Boschi ha partecipato alla messa a punto del provvedimento salva banca Etruria, come dice Saviano lo avesse fatto un ministro berlusconiano ai tempi saremmo scesi in piazza. A mio modesto modo di vedere poi la Boschi dovrebbe dimettersi per manifesta incapacità e incompetenza, la questione della banca è nulla.
    Leggo che il direttore uscente dalla Etruria ha salvato la sua buonuscita di 900mila euro (900!), in barba a qualsiasi principio di equità, responsabilità diretta e indiretta, trasparenza e chi più ne ha più ne metta. La questione Etruria è così imbarazzante per Renzi (e lui lo sa) che ogni giorno tira fuori un coniglio dal cilindro, oggi è la volta di Cantone, tirato in ballo ogni qualvolta il premier ha bisogno di dare immagine di terzietà. Cantone sugli arbitrati è una scelta ridicola, che sposta del tutto la mission istituzionale dell’ANAC. Insomma Renzi usa e abusa degli organi dello Stato a suo piacimento. Non trovo differenze con Berlusconi.
    La magistratura farà il suo corso e chi deve pagherà per truffa, spero in risarcimenti miliardari. E se il padre della Boschi è stato lì anche solo due mesi basta e avanza. Spero si trovi sul lastrico dopo aver risarcito cittadini onesti e truffati. Ma questo è solo un sogno. Siamo in Italia.

      • Jane 18 dicembre, 2015 at 11:05

        Dovremmo tutti, civicamente, crescere: questo salvare, a spese dei contribuenti, banche o altri istituti finanziari dopo che non si è fatto quanto dovuto per vigilare e impedire che cittadini, dipendenti etc..vengano truffati e/o usati è da terzo mondo. Chiudere la stalla a buoi scappati è da democrazie immature. La Consob è una struttura sclerotizzata che costa tantissimo alla comunità, fatta solo di burocrati e figli di papà che fanno tanti bei grafici sugli excel.
        Cresciamo prima come cittadini, se lo faremo le Istituzioni saranno costrette a seguirci. La nostra classe dirigente da guida non può fare al momento

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