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Il nostro esame di maturità

L’argomento è di quelli caldi per cui cercherò di affrontarlo con la delicatezza dovuta per non incorrere negli strali di coloro che, sarei pronto a scommetterlo, su questo terreno di confronto non sapranno (o vorranno) mai scendere con la serenità di giudizio necessaria; ma è proprio a loro che intendo parlare.

 

Un teologo e predicatore del 3° secolo, certo Mani, fondò una religione che faceva della semplicità nel confronto tra opposti estremi, il suo valore fondativo e, nel contempo, il significato stesso dell’esistenza. Senza addentrami troppo in una analisi che ci porterebbe fuori dal seminato, dirò solo che la concezione manichea del mondo ha pervaso, volente o nolente, buona parte della vita della penisola, sin da quando di Italia non si parlava proprio: nella politica, nella religione, in molti altri aspetti della vita sociale, ci siamo tradizionalmente divisi su tutto in schieramenti contrapposti, spesso, l’uno contro l’altro armati.

 

Questa visione della nostra nazione, fatica tuttoggi ad essere superata, sia pur se è evidente che, oggi, come non mai, ciascun individuo è divenuto un personalissimo mix di più caratteristiche non più riconducibili ad un normotipo, ad una categoria. La realtà di oggi è complessa come non lo è mai stata e l’inquinamento del germe originario di ciascuna idea raggiunge, in ciascuno di noi, aspetti evolutivi che ci rendono difficilmente inquadrabili se non in improbabili macro partizioni di cui è facile intravedere tutti i limiti.
In particolare, in tutti quegli aspetti della convivenza civile che vanno dal rispetto dell’educazione a quello di norme scritte e imperative (le leggi), ognuno di noi ha finito per elaborare personalissimi codici di condotta che fanno facilmente parlare di scarso senso civico generalizzato.

Ad aggravare la situazione ci si è messo il Legislatore il quale, dapprima ossessionato dalla volontà di regolamentare e poi travolto da una specie di “raptus legiferandi”, ha finito per rendere facilmente inattuabili, e, quindi, non rispettate, alcune norme, sia per difficoltà di interpretazione, sia per, ancor peggio, difficoltà di reprimere il comportamento di coloro che non le rispettano.
Il lassismo generato dalla concomitanza di fattori (tutti) negativi, ha reso labile il collante sociale rendendo l’Italia un Paese in cui lo Stato e gli individui che lo compongono, fanno fatica ad identificarsi (più facile, in modo manicheo, contrapporsi).

 

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: usciamo da case pulite per scendere scale sporche, passeggiare in strade dissestate, per poi prendersela con “altri”che non puliscono e non riparano, senza essersi minimamente preoccupati di non sporcare e non rompere.
Le cose si complicano ancora di più se dal piano dell’educazione spicciola, si passa a quello delle regole base di funzionamento dello Stato e, infine, della contribuzione che ognuno deve alla collettività per consentirlo.
La tentazione di non riconoscere allo Stato una parte del proprio reddito, ma utilizzarla per scopi personali (più o meno ludici), è radicata in gran parte del mondo occidentale ma in Italia (come in altri Paesi i quali, anche per altri versi, ci assomigliano) la patologia è grave e talmente diffusa da rendere veramente difficile la sua repressione; perchè, chi ha potuto, nel nostro Paese, ha evaso.

E’ chiaro che sarebbe alquanto disonesto mettere sullo stesso piano chi evade tanto con chi evade poco, così come lo sarebbe assimilare chi evade per necessità a chi evade per il solo gusto di accumulare inusitate ricchezze, ma sul piano puramente morale e sociale, chi ha evaso ha sottratto ricchezza alla comunità contribuendo a renderla quella che oggi è sotto gli occhi di tutti.
E’ vero, c’è poi la corruzione, ci sono gli sprechi, c’è la disonesta di chi non lavora in misura dovuta rispetto allo stipendio che la Pubblica Amministrazione gli paga ogni mese, ma non sono forse, tutti quanti, comportamenti figli dello stesso malcostume?

 

Ripartiamo da capo e vediamo di ricorrere alla semplificazione manichea di suddividere nuovamente tutta la popolazione in onesti e disonesti, ricomprendendo tra questi ultimi anche coloro che hanno evaso, corrotto, sprecato per incuria o raggiarato lo Stato con comportamenti deplorevoli (e misurabili in termini economici).
Non saprei trarre una conlusione, da questo ragionamento, diversa dall’amara constatazione che il germe della disonestà sia, più o meno stabilmente, radicato in larga parte della popolazione italiana, anche di quella che non perde occasione per lanciare crociate contro evasori e disonesti di varia natura, sempre “altri”, nella ferma convinzione che ciascuno di noi ha, in ogni caso, evaso, corrotto, danneggiato per necessità o per tutta una serie di altri motivi che rendono giustificate le nostre mancanze, con la stessa logica per cui se troviamo sporco per strada, la colpa è dello spazzino che non ha pulito, del Comune che se ne frega; mai nostra.

 

Negli ultimi vent’anni questa nostra propensione alla disonestà è stata ben impersonificata da un signore, ormai quasi ottuagenario, che è stato, possiamo affermarlo, non già causa, ma sintomo dei nostri mali più profondi; lui ormai, con la sua improbabile capigliatura, dopo aver schivato impressionanti bordate di cannone ed essere scivolato su di una buccia di banana (senza, peraltro, farsi garnchè male), si appresta ad affrontare la fase finale della sua vita, conscio e soddisfatto di averci fottuti tutti, e solo per la sua straordinaria capacità ad interpretare il Paese nella sua essenza profonda.
La nostra pervicacia nel colpirlo fino in fondo è legittima, ma un tantino (anch’essa) disonesta, non tanto perchè non sia doveroso fargli scontare la pena, ma perchè, temo, che molti si siano convinti che Berlusconi sia il male da esorcizzare, incuranti del fatto che i germi si annidano in milioni di noi, pronti in qualsiasi momento a far riesplodere la malattia.

 

Permettetemi di sorridere, in fondo, del putiferio suscitato da quell’improvvido (ma non so fino a quanto non calcolato) scivolone di Renzi sul famoso articolo 19bis (ormai più noto dell’art. 18 e non solo perchè numericamente seguente), quasi che il rischio che l’ennesimo “salvataggio” ad personam, possa rappresentare un danno incalcolabile per le italiche virtù.

Minore ilarità mi suscita il pensiero che, anzichè perseguire alla luce del sole una sorta di riconciliazione nazionale, che deve obbligatoriamente passare attraverso la figura di Berlusconi in quanto espressione di milioni di voti, si insista in atteggiamenti che sembrano indicare la strada di un cambiamento che, nella realtà, non cambierà niente: la contrattazione sottobanco di improbabili scambi che sortirà solamente l’effetto di consolidare, in ciascuno di noi convinzioni radicate, quanto errate: che i cattivi siano sempre gli altri e i buoni noi. Il Paese, credo, può essere pronto per qualcosa di meglio se chi ci governa, per primo, ci indica nei comportamenti, prima che fattualmente, che un nuovo patto sociale è possibile.

 

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10 comments

  1. Luistella 10 gennaio, 2015 at 15:32

    Concordo con quanto scrittoa da M. Ludi. Una frase tipica di un certo tipo di comportamento è: “e lo Stato dov’è?”. Frase che viene pronunciata qualunque siano le circostanze. Faccio un esempio; se mi batto in tutti i modi nel raggirare tutti gli ostacoli (ricorrendo anche a mezzi illeciti) per avere la concessione edilizia e poter costruire su un terreno franoso, quando poi mi ritrovo la casa a valle, posso, ancora essere in diritto di accusare gli enti presposti ,se non coloro che ho corrotto e me stesso?

  2. Genesis 10 gennaio, 2015 at 09:56

    Non vorrei come al solito pubblicizzare la mia regione, ma rispetto alla prima parte di quest’articolo l’esempio calza a pennello. Alto Adige, terra di confine, terra di mescolanze di culture italiane e germanofone, nonché, negli ultimi decenni, di culture arabe, africane, asiatiche. Qui è all’incirca un paradiso dell’ordine e della pulizia…ma come siamo arrivati a questo?
    “Tieni pulita la tua città”: erano parole scritte sugli adesivi appiccicati ai bidoni e bidoncini sparsi per ogni via e vicolo cittadino e limitrofe…cioè all’inizio degli anni ottanta si faceva leva sulle parole scritte e ben visibili (su uno sfondo giallo ben marcato)…”…la tua città”…ed è questo che nell’immaginario collettivo è passato: sporcheresti casa tua volontariamente?…la città è anche casa tua….così oggi dopo anni di lavoro psicologico siamo arrivati alla pulizia e all’ordine di cui sopra. Se dalla tasca ti cadesse involontariamente una carta, lo capiresti dagli sguardi della gente che hai attorno… Allo stesso modo l’escremento del cane. All’inizio furono costruite tante aree adibite a tal uopo, con riserve di sacchetti e bidoni…così oggi padrone e cane camminano sui marciapiedi convinti che nel caso, un sacchetto c’è sempre e li o la un bidone lo troviamo… Quindi non è solamente un fatto di cultura…da noi, come da altre parti, ormai siamo tutti “meticci”, ma un lavoro certosino di costruzione di quella cultura da parte delle istituzioni e una grande spesa di risorse. È chiaro che l’autonomia cui godiamo ci ha aiutato molto in questo senso.

    Altra faccia della medaglia è sto benedetto articolo 19bis che ormai ha surclassato il 18 di altro statuto. Famo du conti.
    Quasi l’1% della popolazione italiana dichiara più di 100mila €uro, sono quindi 660mila persone. Ma quei centomila sono un reddito per cui uno si arricchisce a dismisura?…no! Bisogna vedere quanti dichiarano oltre un milione dove gli oltre cinquecentomila euro di tasse (pagate o meno) hanno un peso specifico sulla collettività. Non sono riuscito a trovare un dato esatto, ma sono circa trentamila persone quelle che dichiarano sopra i trecentomila, quindi per assurdo calcoliamone la metà di ultra redditizi: 15mila dove troviamo il Sig. Berlusconi & Co.
    È impossibile controllare 15mila persone? No…coi mezzi d’oggi ci si mette circa una mezz’ora…quindi non c’è la volontà di un controllo specifico…ergo il nostro fisco fa schifo e fiasco! Bisogna lavorare perché funzioni. La soglia del 3% è più bassa di quella francese e di quella tedesca. Un mio errore sulla mia dichiarazione dei redditi mi porterebbe ad un processo penale che durerebbe anni…fateci conto tutti.

    Terza considerazione. Gli italiani, politici e/o tecnico tattici, non hanno ancora capito che sviluppare un discorso, soprattutto se continuo ed assillante, che parli male di Berlusconi, non fa altro che aumentarne l’audience, per cui la possibilità per lui o per il suo partito di resuscitare a comando. Facciamo una legge ad personam contro questa persona e siamo tutti più contenti. Scriviamo: la legge italiana è uguale per tutti tranne che per Berlusconi & Co..
    Finiamola almeno noi nel nostro eremo ” Modusiano “

  3. Scan 10 gennaio, 2015 at 09:12

    agli esami di maturità se ti beccano a copiare ti bocciano. in questo caso penso, invece, che copiare sia più che lecito, se non ci si arriva da soli. copiare da quei paesi in cui l’evasione è seriamente combattuta e non condonata, dove a un truffatore come madoff gli viene comminata una pena di 150 anni, non 12 mesi a rompere i coglioni ai vecchietti di cesano boscone

  4. nemo 10 gennaio, 2015 at 08:45

    Quanto è centrato il tuo ragionamento ! Quanta verità è nella decrizione dei comportamenti dei nostri concittadini, e perchè no anche nostri ! Siamo e si è sempre pronti alla censura “catoniana” mai, o quasi mai, pronti alla autocritica. La domanda che ti fai me la pongo, oserei dire giornalmente, aascoltando chi critica per lo sporco nelle strade e poi getta la cartaccia come se fosse la cosa più normale del mondo. Vi è però una piccola, grande, considerazione da fare, siamo in pochi a ragionare diversamente siamo in pochi a cercare l’introvabile cestino dei rifiuti, c’è chi demoralizzato nel non trovarlo finisce per gettare in terra il rifiuto, c’è chi più civilmente lo mette in tasca. Alla stessa stregua c’è chi evade per puro e semplice gusto del furbetto, c’è chi evade , o elude, per pura e semplice necessità economica, fare distinzioni è difficile , ma i casi ci sono. Aggiungi, questo, che se hai, come mi è accaduto, la raccolta dei rifiuti inevasa per oltre una settimana ecco che i rifiuti giacciono per tutto questo tempo, non certo per responsabiltà di chi li abbandona. Se hai la notizia che un certo venerabile scappa dalla giusta punizione per “sopravvenuta prescrizione” allora la tua lealtà civica accusa un grave colpo. Non voglio dire con questo che il perdono è la strada maestra, ma sottolineare che la sfiducia ed lassismo, a volte, hanno una matrice. Ben venga un atteggiamento di fermezza, ben venga la pena e la sua completa espiazione, ancor più se il responsabile è portatore dei famosi miloni di voti, ancor più se il responsabile diviene poi un legislatore, in evidente conflitto di interessi, ma se chi lo vota non se ne rende conto cosa possiamo fare noi ? Una sola cosa, pretendere che sconti la sua pena, sempre che non diventi la nostra !

  5. Kokab 10 gennaio, 2015 at 08:44

    l’analisi è ineccepibile, oltre che stilisticamente brillante, e ci fornisce uno spaccato veritiero della natura del nostro paese e dei suoi abitanti: la mancanza di senso dello stato e la risibile quantità di etica pubblica, l’incapacità di vedere il bene comune al di fuori del proprio bene personale, la generale diffusione di un concetto di moralità personale a doppia velocità, una per sé stessi e una per gli altri, e infine l’assoluta mancanza di quei meccanismi, altrove socialmente diffusi, che controllano i comportamenti personali inadeguati sotto il profilo etico ed emarginano coloro che vi incorrono, definiscono in termini puntuali la mutazione genetica che devono aver subito gli italiani nell’epoca moderna, fino a diventare dei cittadini di seconda classe rispetto ai migliori standard occidentali: ci sarà pure un motivo se per oltre 20 anni il mondo ha riso di noi, sostenendo, con giusta ragione, che altrove un personaggio come berlusconi sarebbe stato inconcepibile; personalmente sono tanto convinto della fondatezza di questa analisi, che non dubito affatto che il virus del berluschino che alberga in noi, e che ha reso possibile l’ascesa di berlusconi alle maggiori cariche pubbliche, possa un domani riesplodere e farci rivivere, con spericolato sprezzo del ridicolo, l’incubo della nostra generazione, che spero mi si consenta di non definire in termini anagraficamente precisi.
    sono invece meno convinto della conclusione; in termini generali, è abbastanza normale che i periodi storici di grande conflittualità si concludano con una fase di riconciliazione nazionale che prevede una qualche sorta di condono dei comportamenti passati, di una o di entrambe le parti; nel nostro caso però questa possibilità mi appare difficilmente percorribile, per due ordini di motivi
    il primo è che berlusconi non rappresenta più compiutamente la destra del paese, che con grande senso dell’equilibrio si è spostata ancora più a destra, e ha trovato piena e maggioritaria rappresentanza in grillo e salvini, rispetto ai quali, mi si perdoni l’immagine un po’ forte, più che la conciliazione sarebbe necessaria la clava; il secondo è che i contenuti della conciliazione non possono essere quelli che hanno caratterizzato il berlusconismo, perché questa non sarebbe una mediazione, ma semplicemente un’operazione gattopardesca che appiattirebbe tutta la società su valori che a mio modo di vedere sarebbero troppo poco liberali e troppo liberisti.
    il famigerato articolo 19 non mi pare inaccettabile perché garantisce berlusconi, che pure sarebbe anche un buon motivo, mi pare inaccettabile perché consentirebbe una evasione fiscale crescente con il crescere del reddito, e la conclusione di questo ragionamento, dal mio punto di vista, è che il paese, la maggioranza degli italiani, non sono affatto pronti per un nuovo patto sociale che consenta degli equilibri più avanzati e una più civile convivenza: inconvenienti della democrazia.

  6. Scan 10 gennaio, 2015 at 08:44

    l’italia la riconciliazione nazionale l’ha già sperimentata una volta, col risultato di ritrovarsi la burocrazia, le forze armate, la polizia, i servizi letteralmente in mano a ex gerarchi ed esponenti del ventennio. di ventennio in ventennio…

  7. Franz 9 gennaio, 2015 at 20:56

    Evadere le tasse é un reato, sia che si evadano 1000 euoro o che se ne evadano 10 milioni. Proprio come é un reato rubare 1000 euro o 10 milioni. Si puó discutere sull’entitá della pena, ma non sul fatto che si debba comminare, almeno per rispettare quelli che, volenti o nolenti, le tasse le hanno sempre pagate (e non parlo solo dei lavoratori dipendenti). non é vero che tutti fanno cosí….

      • Franz 9 gennaio, 2015 at 21:16

        Quindi Berlusconi é un delinquente e come tale deve essere trattato, anche se controlla milioni di voti. Non mi é chiaro inoltre cosa si intenda per ‘riconciliazione nazionale’: scordiamoci il passato? Da oggi siamo tutti piú buoni e ci rispettiamo? Siamo tutti cattivoni: perdoniamoci a vicenda?
        Le manine, avolte, é meglio tenerle in tasca.

        • M.Ludi 9 gennaio, 2015 at 21:28

          Figurati, se il ricorso alla Corte di Giustizia europea andasse in porto, potremmo trovarcelo lindo e pulito, magari anche salvato dalla Severino; martire, per di più. Grande pensata!

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