attualità

La balena bianca, ovvero come imparai a non preoccuparmi ed amare la DC

Nel momento in cui per l’Italicum si avvicina il giorno della definitiva approvazione, il variegato esercito della sinistra del PD, a più riprese sconfitto da Renzi, si sta posizionando per uno scontro che, se non decisivo, potrà comunque essere molto cruento, e mentre da una parte Bersani, che ha già dichiarato che se la legge elettorale non cambia lui non la voterà, decide di ripartire dal territorio per riconquistare il partito che lo ha abbandonato, dall’altra Landini, con un occhio rivolto alla Grecia, ed un altro girato verso la Spagna, lancia la sua coalizione sociale, che peraltro Susanna Camusso si affretta a disconoscere.
E’ probabile che Renzi sorrida di questa sinistra velleitaria e divisa, priva non solo di un leader capace di impensierirlo, ma anche di una classe dirigente diversa da quella usurata da troppe sconfitte e oggi del tutto improponibile, oltre che per ragioni politiche, anche per antipatia personale diffusa; è anche possibile che immagini, forse con malcelata soddisfazione, che lo scontro sull’Italicum farà le sue vittime da una parte sola, quell’altra, e che sia l’occasione che indurrà i suoi più irriducibili nemici ad uscire dal PD, lasciandogli un partito meno rissoso e più omologato, senza neppure dover fare la fatica di cacciare qualcuno, gesto comunque inelegante.

Personalmente penso che Renzi abbia ragione, perché la sola cosa che potrebbe metterlo veramente in difficoltà, rilanciando la sinistra del partito e provocando l’esplosione dell’attuale PD, è la bocciatura dell’Italicum, a mio parere una pessima legge, a prescindere dall’opportunità o meno di approvarla in questo frangente; l’evento però sembra decisamente improbabile, e presumo quindi che Bersani si avvii ad una rovinoso sconfitta, dalla quale potrà trarre beneficio in primo luogo proprio Landini, che vuole aggregare contro Renzi e la sua politica tutto ciò che si trova a sinistra di Renzi, in attesa di tempi migliori.
Eppure, anche se la strada del premier appare in discesa, e per di più facilitata dalla pochezza degli avversari, non riesco a comprendere fino in fondo la sua soddisfazione e il suo ottimismo, per due differenti ragioni, relative la prima alla natura della sinistra, e la seconda al funzionamento della democrazia, ragioni che proverò a spiegare.

 

 

Sulla natura della sinistra: quando Renzi nel 2013 ha lanciato la sua Opa sul PD, lo ha fatto in un modo evidentemente ostile nei confronti della vecchia classe dirigente, ormai universalmente invisa dopo il fallimento di Bersani, e in modo molto più sfumato nei confronti della linea politica del partito, cosa che aveva evidentemente una logica, perché la scalata al partito, il partito della sinistra, era funzionale alla scalata al governo, e l’azione del governo doveva poi consentire di sfondare sul lato destro dell’elettorato; l’operazione è riuscita perfettamente, sia per l’intrinseca abilità di Renzi, sia perché in linea con un mutamento reale della società, nella quale il ruolo e il peso del lavoro dipendente e dei suoi strumenti di tutela, sia normativi che organizzativi, è progressivamente e di molto calato negli ultimi trent’anni almeno.

Oggi il PD è un partito più di destra di ieri, che non è un’offesa, e per questo molto più vincente, stante anche la natura politica profonda di questo paese, il cui cuore a destra ha sempre battuto; però questa mutazione genetica, assolutamente legittima, ha un costo, che è quello dell’esclusione della sinistra e dei valori che rappresenta dalle grandi scelte e dal governo del paese.
A scanso di fraintendimenti, non mi interessa definire questi valori in termini di giusto o sbagliato, non lo faccio neppure per quelli della destra, dico semplicemente che sono valori che rappresentano uno dei diversi interessi generali meritevoli di tutela, che oggi vengono emarginati dal loro partito di riferimento, e che questa cosa non mi pare saggia neppure se avviene con strumenti democratici.

Certo, Landini e Camusso godono di una impopolarità relativa abbastanza diffusa, ma rappresentano comunque quasi 6 milioni di elettori, elettori di sinistra storicamente responsabili e dotati di grande senso dello stato, non pericolosi estremisti, che ritengono sbagliate alcune delle scelte del loro partito, perché ledono degli interessi che loro ritengono fondamentali: se questi interessi non troveranno adeguata tutela, prima o poi si organizzeranno diversamente, in qualche altro modo e da qualche altra parte, e avremo un partito di sinistra minoritario, e uno di centro sinistra che faticherà molto di più a vincere le elezioni, o che semplicemente le perderà.
In situazioni come quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, la differenza la fanno la misura e lo stile: che il PD si dovesse spostare più a destra, per rappresentare anche interessi diversi, era probabilmente giusto e inevitabile, che lo facesse in modo tanto divisivo per il suo tradizionale elettorato, fino a metterne a rischio la tenuta, oltre che la sua coesione sociale mi sembra una scelta poco intelligente e di corto respiro, e forse non è stata neppure la più semplice da mettere in pratica.

 

 

Sul funzionamento della democrazia: se e quando Renzi avrà costruito il Partito della Nazione, e sembra ci stia riuscendo, avrà rifatto, con un baricentro leggermente diverso, una cosa che abbiamo già sperimentato per quasi cinquant’anni, e cioè la Democrazia Cristiana, ossia un partito pigliatutto che taglia le ali dello schieramento politico e costruisce il presupposto ideologico e materiale per essere privo di alternativa.
Quanto ciò sia costato in termini di decadimento dei valori morali e di tenuta del sistema democratico è una cosa che probabilmente nessuno al mondo sa meglio di noi, ma rispetto al passato c’è una differenza fondamentale: nessuno ha mai fatto un’opposizione più responsabile di come la faceva il PCI, e nessuno al mondo, non esclusa Marine Le Pen, ha mai fatto una opposizione più irresponsabile di Salvini, e anche senza scomodare i problemi strutturali che nascono nei sistemi privi di reale alternanza, problemi etici, economici e di funzionamento istituzionale, a me sembra che si stia scherzando col fuoco.
L’Italia è sempre stata priva di una destra liberale degna di questo nome, atteso che la Democrazia Cristiana non aveva tale natura, ed escludendo che a questo ruolo voglia ambire Renzi, creare i presupposti per il consolidamento di un polo più reazionario che conservatore, che possa ambire al 30% dei voti, su contenuti xenofobi, razzisti ed antieuropei, fondato sulla la lega e su qualche scampolo di Forza Italia, un polo che fa inorridire persino Alfano e Tosi, a me sembra un rischio mortale, che da altre parti, in Europa, ha già dato frutti avvelenati.
Non so se per vincere più facilmente le prossime elezioni, che pure saranno importanti, contro Salvini, vale la pena di imboccare questa via: personalmente, per usare un eufemismo, ho e mantengo più dubbi che certezze.

 

SET 150316-06-662

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

38 comments

  1. Franz 22 marzo, 2015 at 11:06

    Almeno per ció che mi riguarda, il prblema non é “Renzi sì, Renzi no”, ma ció che Renzi fa o non fa e, come ho giá scritto finora ha fatto solo cose di destra.
    Non sono il solo a pensarla cosí. Leggo infatti su ‘La Repubblica’ di oggi:
    “Caso Lupi, Alfano stoppa
    i mal di pancia del partito
    “Al governo finché
    fa le cose che diciamo noi”
    La differenza sta nel fatto che Alfano é felice e contento, io no!

  2. Blue 19 marzo, 2015 at 21:20

    Da quello che si legge qui, dalla contenuti e dai toni dei commenti – e non è un episodio ristretto solo a questo ambito in cui i modi sono cortesi, colloquiali e, per fortuna, di confronto civile (se frequentate altre pagine ben altro clima si respira) – mi ritrovo a concludere con una tesi amara.
    Mai si era visto un così permanente conflitto all’interno dei sostenitori del Partito Democratico. Più ancora di quello all’interno della sua dirigenza. Conflitto sostanziale. Ancora più acceso di quanto sia necessario, trascurando quella che, invece, ritengo sia la doverosa militanza contro il vero nemico del progresso di questo paese e che, in passato, ci ha visto uniti. Ma forse il limite attuale nasce proprio dal quel recente passato.
    Di chi siano le responsabilità non mi sento di esprimere. Mi dispiace, ma non vedo alcuna possibilità di comporre questo antagonismo interno al corpo elettorale di quella che abitualmente consideravo la “Sinistra”.
    Di qualunque tema si parli, quasi sempre si viene inesorabilmente ricondotti al tormentone “Renzi si Renzi no”. Non credo che sia di alcuna utilità né allo sviluppo del dibattito né alla elaborazione di una linea politica comune. Almeno secondo me.

    • nemo 20 marzo, 2015 at 09:19

      Fotografi il problema, o se vuoi uno dei nostri peggiori difetti, ma sia chiaro non solo della sinistra, credo di poter dire tranquillamente anche della destra, le ultime notizie credo confermino questo stato di cose. Siamo il Paese, o meglio il Popolo dei guelfi e dei ghibellini, da sempre, salvo sporadici momenti di unità, sempre relativa, abbiamo nel sangue il germe dell’individualismo “separante” Ogni polemica inizia in sordina e come le sacre scritture si alimenta man mano di dichiarazioni, sentenze, elaborazioni su queste e quelli, che aggiungono piccoli mattoni alla costruzione ,come i mattoncini lego, fino a far diventare un castello quello che doveva essere un semplice muretto. Il solo capo che rispettiamo è quello che , crediamo, parli come noi. Certo, questa nostra attitudine la mascheriamo dicendo che è democrazia, ma la realtà è diversa. la realtà è che siamo degli inguaribili individualisti, incapaci di comprendere e, sopratutto di ascoltare. Gli altri sono sempre, in particolare quando li cataloghiamo nella lista dei contrari, sono sempre in male fede, la frase tanto mangiano tutti, è ricorrente. Siamo, naturalmente refrattari alla “dittatura” dell’uomo solo , ma accettiamo ed esaltiamo l’uomo risoluto, siamo naturalmente refrattari allo Stato, come entità che regola la vita sociale e comune, eppure esaltiamo quelle democrazie dove non è consentito fare quello che noi definiamo libertà. Cosa c’è di più anarchico di noi ?

  3. M.Ludi 18 marzo, 2015 at 15:27

    In un Paese sostanzialmente di destra, la possibilità di costituire un Partito che cerchi di far convivere le due anime del Paese, una volta tanto senza l’ala protettiva vaticana, e che possa dare credibilità ad un processo di rinnovamento (che lo si voglia o meno in atto ed i cui esiti restano tutti da verificare), mi pare la prospettiva migliore rispetto a quella di una sinistra unita (e perdente) che discute mentre Salvini (o chi per lui) decide e fa.

    • Tigra 18 marzo, 2015 at 16:19

      Condivido l’idea di fondo, ho solo qualche difficoltà a considerare in via di concreta realizzazione la convivenza nel PD delle dua anime del paese.
      Possiamo almeno dire che si poteva fare un po’ meglio?

    • riesenfelder 18 marzo, 2015 at 18:57

      Forse, secondo me, sarebbe più appropriato dire che, più che un Paese “sostanzialmente di destra”, il nostro, è un “paese non di sinistra”.
      Paesi di sinistra in Europa non ce ne sono (neppure la Grecia lo è diventata con Tsipras) e di destra di Paesi mi viene in mente solo la Polonia.
      Altra cosa è dire che ce ne sono di quelli governati da forze politiche che in qualche modo si rifanno alla “Sinistra” come la Francia.
      La Destra in Italia è rappresentata da Salvini, dalla Meloni, da una parte di FI e da tutta la galassia fascistoide. E’ molto “dopata” dai mezzi d’informazione ma non arriva a un quarto dell’elettorato. Il resto forse non sarà di Sinistra ma senz’altro non è di Destra.

      • M.Ludi 18 marzo, 2015 at 19:26

        definirlo “conservatore” è più appropriato? Di sicuro è un Paese dove la sinistra non ha mai rappresentato più del 30% dell’elettorato. Da molte parti si invoca la ricerca di un compromesso nel PD che ne unisca le mille (o solo due) anime; io dico che l’unico compromesso da ricercare è quello con una parte di elettorato moderato; ed è ciò che sta facendo Renzi. L’alternativa è stare all’opposizione (cosa che sappiamo fare benissimo per consolidata esperienza.

      • Kokab 18 marzo, 2015 at 23:00

        @ riesenfelder: se vogliamo essere giusti, quanto ai paesi di destra, non possiamo dimenticare l’ungheria di orban, e neanche la croazia, che dai tempi degli ustascia non ha mai avuto il cuore a sinistra.
        a parte le battute, con riferimento all’italia, mi sembra riduttivo restringere il perimetro della destra ai filofascisti, ai razzisti e agli xenofobi, esistono anche partiti ed elettori di destra dotati di cultura e civiltà, e a volte persino di senso dello stato, anche se questi ultimi sono rarissimi nel nostro paese.
        noi spesso li definiamo di centro perchè alla loro destra ci sono mandrie di bifolchi imbizzarriti, ma culturalmente e politicamente esprimono e rappresentano posizioni genuinamente di destra.
        infine, vorrei evidenziare che la chiusura del tuo intervento, dove definisci “il resto non di sinistra e non di destra”, a me ricorda molto la democrazia cristiana, la quale rappresentava, e può rappresentare ancora, una parte cospicua dei problemi di questo paese: non vorrei arrendermi a considerarla invece la soluzione.

    • dinamite bla 19 marzo, 2015 at 08:57

      mi intrometto… non è tanto di destra o di “non sinistra” inteso in senso di espressione di voto… ma estremamente particolaristico, egoistico ed antisociale come visione di vita… quindi di destra. renzi ne è una perfetta sintesi.

  4. Kokab 18 marzo, 2015 at 15:05

    @ genesis:
    finito lo spazio, rispondo qui alla precedente filiera di commenti: quella che descrivi non è la politica, neppure nella sua versione meno nobile, sono solo le piccinerie degli italiani, le rendite di posizione, i piccoli e grandi ricatti che derivano dall’esercizio del potere fine a sè stesso.
    nel civile sud tirolo queste cose succedono meno, o non succedono affatto, nonostante le istituzioni e i loro meccanismi di funzionamento siano gli stessi, perchè c’è una diversa sensibilità nei confronti della cosa publica, o almeno c’era negli anni in cui l’ho conosciuta; le piccinerie a cui tu ti riferisci non si eliminano cancellando il meccanismo fondamentale della democrazia, il confronto acceso delle idee, o se vuoi il loro scontro, ma rinforzandolo nel quadro di una diversa cultura di base, che ovviamente, ed è un diverso problema, è tutta da costruire.

  5. Genesis 18 marzo, 2015 at 06:48

    Mah, io non capisco questo scontro incontro storico-ideologico tra il pensare della vecchia guardia politica e quello dell’attuale presidente del consiglio.
    Da decenni si chiede un rinnovamento, l’uscita da quella prima repubblica che effettivamente non abbiamo mai avuto…ora che le cose cambiano, o almeno si tenta di farle cambiare, dilatando la prospettiva, non va ancora bene. Ci deve essere sempre qualcuno che si mette in campo “contro qualcun altro” e mai “per aiutare”. Non mi esalta la scesa in politica di Landini: un altro sindacalista che si confà alla politica…normale!
    La DC ha governato per cinquant’anni…se venisse prospettato questo al centro sinistra, secondo voi, anche al più sinistroide italiano, non piacerebbe? Diverrebbe la balena rossa che ingurgita quella bianca…

    Sì, ha ragione quel mio amico a dire: la democrazia va bene finché vinci le votazioni…

    • Jair 18 marzo, 2015 at 09:10

      questa nuova balena l’hai avvistata al tramonto e i raggi del sole la facevano sembrare vagamente colorata? Perchè non c’è traccia di grosse creature rosse in giro per i mari…

      • Genesis 18 marzo, 2015 at 09:40

        Jair, la mia frase in merito al cetaceo indicava che se si prospettasse al centrosinistra di divenire una “forza” che governasse per i prossimi cinquant’anni, di certo, chiunque ci metterebbe la firma!…balena bianca o rossa che sia…

        Sono altoatesino…è decisamente difficile per me avvistare le balene…qui da noi il mare c’era qualche annetto fa!

    • Franz 18 marzo, 2015 at 10:03

      Genesis, la discussione non é fra vecchia e nuova politica: ritengo quella attuata da Renzi, in gran parte, vecchissima e nata direttamente dalla politica peggiore degli ultimi trent’anni. Ma anche tralasciando questa mia personale opinione, perché dai al ‘rinnovamento’ una valenza estremamente positiva? Non sempre é cosí. Prendiamo per esempio la nuova legge sul lavoro e confrontiamola con lo Statuto dei lavoratori: questo sí che contribuí a trasformare l’Italia da Paese semi-medioevale in paese moderno, il cosiddetto job act ci ha fatto ritornare agli anni ’50 del secolo scorso, cosí velocemente da far invidia a Steven Spielberg.
      Discutiamo quindi se ció che viene fatto sia buono (e per chi) o cattivo (e anche questo per chi).

      • Genesis 18 marzo, 2015 at 10:35

        Vedi Franz, io non do al rinnovamento l’importanza maggiore, proprio perché questo rinnovamento si deve “confare” alla politica che tu, giustamente anche per me, indichi ancora vecchia o addirittura invecchiata…
        Leggendo lo scritto di Kobab, soprattutto alla fine, mi sono posto alcune domande e ciò che ho commentato deriva appunto dalle poche risposte che mi sono dato.
        Il mio è un discorso più ideologico che politico: del mio modo di vedere le cose e la politica…come secondo me dovrebbe essere, prescindendo da chi ne è a capo. Io sogno che un politico cui il popolo ha dato la maggioranza dei voti, governasse assieme agli altri che compongono il parlamento, quindi non sempre “contro a prescindere”. Cioè immagino quel foltissimo gruppo di persone come i soci di un’azienda che decidono discutendo e trovando il punto comune d’incontro sfruttandone appieno la mentalità.
        Quindi da qui il mio pensiero esposto, forse malamente, nel commento: Renzi visto come ciò che era Andreotti per la DC. Leggere che questo “potentato” avrebbe il fine di divenire la nuova balena bianca e governare l’Italia come ha fatto la DC.
        Sul job act sono sostanzialmente d’accordo con te…si poteva di certo fare meglio! Se però ci ostiniamo a vederlo solamente su quel ormai strafamoso art 18 non ne verremo mai a capo. Ricordo a tutti che in ogni contratto di lavoro di qualsiasi categoria ciò che scriveva l’articolo in questione esiste e permane! Non è lo “statuto dei lavoratori” che te ne dà diritto, ma il contratto che firmi quando vai a lavorare per qualcuno…

        I miei, purtroppo, sono solo sogni, perché la politica continuerà a contrapporsi a prescindere, facendo leva troppo spesso sulla gente…ottenendo quei voti che ne mantengono lo status (che io definisco) dei “nuovi nobili”, cioè gente che rimane legata a quello scranno per una vita intera, anche se poco o nulla fanno per la collettività…vedi i vari Salvini con i veneti, et similia…

        • Jair 18 marzo, 2015 at 10:45

          Chiarissimo, sia il tuo bisogno di rinnovamento e di efficenza che il desiderio di una collaborazione leale di tutti al governo, senza opposizioni fastidiose. Riguardo ai contenuti delle riforme del governo Renzi, sia istituzionali che in materia di lavoro, direi che puoi essere del tutto soddisfatto finora: sembra che ci stiamo avviando speditamente verso il peronismo. Il descamisado fascinoso c’è, il rinnovamento anche, manca solo Evita. Ma per fortuna abbiamo la Boschi!

          • Genesis 18 marzo, 2015 at 12:14

            Sinceramente penso che ci volesse finalmente qualcuno che, anche sbagliando, cominciasse quel rinnovamento che serve a tutti in vari campi. Speravo fosse più democratico: “con me o contro di me” non va bene alla collettività.
            Per me poteva essere un Renzi, un Pinco o un Pallino qualsiasi, ma che desse modo a tutti i parlamentari di collaborare alla stesura equa di un decreto, di una legge etc…cosa che ancora non succede…quindi rimango in posizione e attendo!

          • Tigra 18 marzo, 2015 at 12:25

            Intrigante il ruolo di Evita, assicura fama imperitura.
            Siamo però sicuri che Maria Elena abbia voglia di morir giovane?

        • Kokab 18 marzo, 2015 at 12:53

          caro genesis, se posso permettermi di suggerire una diversa chiave di lettura, la politica serve, fra l’altro, per determinare gli interessi da tutelare in modo prevalente in ogni determinato momento, anche a scapito di altri, in una sana dialettica maggioranza/opposizione, dove “l’essere contro” è il sale della democrazia e il presupposto del ricambio della classe dirigente.
          la politica non è riconducibile al tecnicismo che serve per gestire un’azienda, è anche scontro ideale fra visioni del mondo fra loro alternative e competitive, che magari si contaminano e mutano nella contrapposizione, ma che rimangono fondamentalmente diverse.
          la tua prospettiva, che provo a definire con il concetto di “non conflittuale” rischia di finire in una forma di consociativismo che abbiamo già sperimentato e che ha garantito l’immobilismo e la corruzione, e non vorrei assistere alla sua replica, anche se temo di non poter scegliere.
          se posso azzardare una provocazione, ho il sospetto che tu scambi i difetti atavici degli italiani con i mali della politica, il che equivale, più o meno, a scambiare la causa con l’effetto.

          • Genesis 18 marzo, 2015 at 13:19

            Vedi Kobab, ciò a cui mi riferisco è molto semplice. Ho dedicato tempo, mesi orsono, ad una mia acritica ricerca sulle disposizioni parlamentari degli ultimi mesi. Al tempo, ricordo che spesso e volentieri il conflitto tra maggioranza ed opposizione risultava esserci su una virgola o una parola su cui si doveva trovare un sinonimo. Tra l’altro lessi i discorsi di un rappresentante PD, la replica di uno di destra, la replica di un M5S sullo stesso argomento (mi sembra parlassero di un ufficio di gabinetto): tutti e tre, sostanzialmente, dicevano la medesima cosa, avevano lo stesso identico obiettivo, ma erano uno contro l’altro…difatti la votazione di quella cosa era un SI e due NO. Nella mia innocente ricerca non vi erano mai conflitti allorquando dovevano votarsi disposizioni urgenti per carta igienica, fazzoletti, sapone, incarichi, soldi da spartire ecc… Cioè allorquando si pensi alle tasche dei politici, o ai loro privilegi, sono tutti d’accordo…
            Sarò un idealista, ma penso che così come è stato e come è ancora adesso non funzioni proprio bene!

  6. dinamite bla 17 marzo, 2015 at 18:41

    analisi interessante che in gran parte condivido, in specie nella parte “peggiore”… l’italia è un paese retrivamente ignorante e imbarazzantemente reazionario, la cui classe media rispecchia fedelmente le caratteristiche di cui sopra. non a caso neppure una guerra è riuscita a cambiarne lo stile, non a caso è stata praticamente sempre governata da governi a dir poco conservatori.
    l’attuale pd è composto, come ebbi a dire all’arrivo di renzi, dagli epigoni dei dorotei, politici che ebbi modo di sperimentare sia perchè alcuni erano (ohimè) amici di famiglia, sia perchè altri avevano i rampolli che frequentavano il mio stesso liceo, sia perchè, e ben di più, la chiesa di santa dorotea si trovava fronte al mio allora luogo di lavoro e, cosa ben più interessante, alla casa di moana pozzi.
    dei dorotei ho sempre apprezzato l’acume e spesso le capacità intellettuali e culturali ed il senso della misura… e schifato i contenuti ed i compromessi… degli attuali epigoni piddini ammiro l’acume del solo renzi (il contorno di nani e ballerine non ha neppure quello) mentre lo schifo riguarda tutto il resto.
    ho provato forte imbarazzo di fronte alla scalata al pd, ( fronte che comunque, benchè imborghesiti, benchè mutati dai tempi, benchè tutti i distinguo che dir si voglia, continua a rappresentare “formalmente” gli afflati di chi vede, e vorrebbe, il sociale prevalere sul privato, con tutte le declinazioni che ciò comporta), non tanto per la personalità di renzi e della corte che si porta appresso (di divertente derivazione berlusconiana), quanto per l’entusiasmo che ha scatenato in (parte) dell’elettorato…
    pur di battere berlusconi si accettava di diventare pressappoco come lui, e per certi versi, anche peggio…
    facendo un parallelo calcistico è come se io, granata, pur di vincere lo scudetto accettassi che il toro comprasse la benevolenza arbitrale o dopasse i giocatori… tanto varrebbe vestirsi direttamente come i carcerati e prendersi un agnelli come presidente
    è tornata la balena bianca… si, e nella sua accezione peggiore, senza neppure la base culturale e la misura formale che ne caratterizzava la maggior parte dei suoi quadri dirigenti di epoca (anche) dorotea.
    durerà?
    molto dipende dalla congiuntura economica, se si avrà un miglioramento delle attuali pessime (ma peggiorabili) condizioni, si, durerà, perchè in fondo è questo che la maggioranza degli italiani vuole, qualcuno che si faccia i cassi propri lasciando che ciascuno possa, nel suo micro, fare altrettanto dandone pure giustificazione morale.
    se l’economia peggiorerà penso di no, e le praterie del malcontento, attualmente cavalcate dal solo salvini, unno anche per i suoi vicini, saranno pascolo anche altrui.
    vista la pancia degli italiani anche in questa seconda possibilità sarà comunque più facile l’avanzata dei pessimi (salvini, grillo e compagnia…) che dei buoni, per cui non credo che il movimento abbozzato da lando (che mito il lando!) landini avrà reali possibilità di essere la siryza o il podemos dello stivale… quindi io starò con loro, in fondo la speranza è l’ultima a morire e l’attuale (speranza) come capogruppo fa proprio pena!

  7. Blue 16 marzo, 2015 at 22:03

    Bella analisi. Preoccupazioni condivisibili. Vediamo.

    1. Sull’Italicum – e le sue implicazioni politiche – che costituisce l’esordio del tema molto si è detto e scritto: riporto un articolo di ieri de “Il Sole24Ore”.
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-15/quelle-riforme-gia-viste-bozza-violante-145021.shtml?uuid=ABRLYi9C; l’antagonismo permanente a Renzi della “vecchia guardia” è frutto della mai digerita vittoria del fiorentino nel congresso. Ma questa è un’altra questione.
    2. “…un partito meno rissoso e più omologato…” Meno rissoso mi pare una sacrosanta rivendicazione; più omologato no. Il dibattito e il confronto leale all’interno del partito sono sempre auspicabili. Poi, però, ci deve essere la sintesi. Qui mi pare che nessuno abbia intenzione di praticarla.
    3. “…in linea con un mutamento reale della società…”
    Quindi attuale. Mi pare, indipendentemente – come dici e su questo mi allineo – da qualunque valutazione di merito (giusto o sbagliato) che avere un partito “attuale” e adeguato alla contemporaneità sociale sia una cosa che molti auspicano e infatti lo votano.
    4. “Oggi il PD è un partito più di destra di ieri…”. Inevitabile viste le premesse di cui sopra.
    Ma poi bisognerebbe interrogarsi sulle categorie politiche “sinistra” e “destra” (o “centro” che mi parrebbe più congruo e neutro) e quali siano oggi i “valori” delle medesime. E qui ognuno ha le sue visioni, giuste o sbagliate che siano.
    5. “Landini e Camusso…rappresentano comunque quasi 6 milioni di elettori, elettori di sinistra storicamente responsabili e dotati di grande senso dello stato…”. Scusa Kokab ma qui stai facendo una affermazione gratuita sia in termini quantitativi che qualitativi. Sul dato numerico nessuno può confermare e la presunzione di massima qualità attribuibile ai sostenitori dei due leader sindacali fa il paio con l’affermazione del genuino e debordante Maurizio che la FIOM rappresenta i cittadini onesti (tutti gli altri sono delinquenti…). Mi pare troppo.
    6. “la differenza la fanno la misura e lo stile” e “…tanto divisivo…”. Verissimo. La partita si poteva giocare con più eleganza. Ma evidentemente la rottamazione “non è un pranzo di gala”.
    7. “…creare i presupposti per il consolidamento di un polo più reazionario che conservatore…”. Questo povero popolo italico non ha mai avuto, come dici, una cultura liberale (se non ristretta ad una élite molto marginale nella scena politica) alternativa alla congrega nazional-popolare dei due partiti maggioritari nella storia del Paese. Le inculture producono questi effetti (vedi, anche, il ventennio berlusconiano né conservatore né reazionario ma indistinto ammasso).
    Il “Partito della Nazione” – il cui solo nome mi suscita ribrezzo (eufemismo) – e’ la naturale conseguenza del percorso iniziato molti anni fa e non possiamo farci (ormai) più nulla.
    Certezze? Una sola. Ognuno si farà carico delle proprie responsabilità: elettori per primi.

    • nemo 17 marzo, 2015 at 09:09

      Aggiungo Blue, al tuo ottimo intervento, una piccola annotazione. Cade in questi giorni l’anniversario del rapimento di Moro, avvenuto quando si apprestava a coinvolgere il PCI di Berlinguer nel governo. Che vi sia stata nella vecchia DC una parte che riusciva a guardare la sinistra in modo diverso è evidente, che la reazione si sia servita di metodi che nulla hanno a che fare con la democrazia lo è anche. Il Paese è da sempre spaccato, anzi più che spaccato frantumato in rivoli diversi, salvo ritrovarsi poi in grandi assemblee, destra , e sinistra, all’interno le varie e variopinte colorazioni. Ecco cosa prova, o proverà a fare l’attuale inquilino di Palazzo Chigi! Se la sinistra, sei d’accordo, vorrà essere forza di governo, in Italia, dovrà per forza sfondare al centro, luogo che nel nostro Paese è maggioritario, se vuole mantenere in eterno il predominio della opposizione allora la strada la conosce, è quella solita. A nessuno di noi piace morire democristiani, ma credo anche che a nessuno di noi piace o piacerebbe morire grillini o salviniani!

    • Kokab 17 marzo, 2015 at 16:06

      sul punto 3): se il consenso fosse la misura della qualità, la sinistra avrebbe quasi sempre avuto torto, e nel contempo avrebbero avuto ragione dei fior di mascalzoni, e pure alcuni sanguinari criminali; il compito della buona politica non è solo quello di raccogliere il consenso, ma anche quello di indirizzarlo e governarlo, nel quadro della democrazia rappresentativa: in due parole, io ritengo che oggi il pd,i n italia, abbia più consenso che qualità, e mi pare un problema.

      sul punto 5): convengo di aver peccato di approssimazione e di aver tagliato con l’accetta l’analisi, cosa che succede quando si cerca di sintetizzare troppo, e della quale mi scuso, per cui provo a dirlo in un altro modo: la sinistra di tradizione comunista, alla quale non appartengo, rappresenta ancora oggi una percentuale significativa dell’elettorato, soprattutto di quello del pd; la sua quantificazione non è certamente agevole, perché dovrebbe tenere conto di dati elettorali non omogenei (risultati di liste diverse, sel e un pezzo di pd essenzialmente, e una quota dell’astensione), e fa riferimento a valori che sono oggi esclusi dall’agenda del governo; ciò detto, non penso sia fuori dalla realtà attribuirle una dimensione almeno analoga o di poco inferiore a quella della cgil, ossia il 10/12% dell’elettorato. che poi queste persone siano oggi rappresentate in modo gravemente inadeguato, o che non necessariamente possano costituire un cartello elettorale, sono problemi di diversa natura; quello che a me preme è che alcuni dei valori a cui fanno riferimento, che non sono solo di natura economica, ma anche di tipo politico e culturale, possano stare nel pd, e la soluzione che vedo oggi affermarsi non mi convince affatto.

      sul punto 7): sulla tua conclusione siamo sicuramente in disaccordo: il partito della nazione, che pure è radicato nella nostra storia, è solo una delle possibili opzioni per il futuro, la più facile e la più infelice; dovrebbe essere in primo luogo ambizione del pd riuscire ad evitarlo.

      infine, anche se era il punto 4), sulla natura di destra e sinistra rimanderei semplicemente a norberto bobbio.

      • Blue 17 marzo, 2015 at 19:09

        Sui punti della tua risposta.
        3. Non ho dato giudizi di valore sul consenso renziano. Ho preso atto della quantità dovuta alla attualità dell’offerta, categoria da te introdotta su cui sono in accordo.
        4. Certo a Bobbio (e a Foa). Per me anche a Gaber :).
        5. Il 12% dell’elettorato fa, come hai scritto, 6 milioni (milione più milione meno). Ammesso che tale valore di “comunisti tradizionali” sia verosimile, non credo che sia possibile una loro rappresentanza in questo PD. A meno di una sua rifondazione.
        7. Non siamo in disaccordo: ne abbiamo tutti e due una visione negativa; ho solo detto che è il frutto di un percorso politico che, secondo me, risale a Moro e Berlinguer condito in salsa veltroniana, interpretato male da attori di modesta levatura. Sulle ambizioni di questo PD mi astengo dall’esprimermi.

  8. Franz 16 marzo, 2015 at 20:43

    Una breve annotazione: dedico la foto pubblicata a tutti quelli che mi accusavano di falso quando sostenevo i trascorsi democristiani del ragazzo. Almeno in questo non ha cambiato verso; non si vergognava allora, e non lo fa oggi.

  9. Gennaro Olivieri 16 marzo, 2015 at 18:57

    Mi pare che il colpo di genio di Renzi sia consistito soprattutto nell’imporre alla politica un linguaggio nuovo, moderno e rivolto alle fasce più giovani: come facevano notare alcuni notisti politici sui quotidiani degli ultimi giorni, il linguaggio sia di Landini che degli oppositori di Renzi all’interno del PD è accomunato dai riferimenti tradizionali ai valori della sinistra, valori che ormai hanno significato solo per le persone anziane: i pensionati, e i lavoratori dipendenti in età abbastanza avanzata da pensare alla pensione ma che temono di essere spazzati dala crisi prima di raggiungerla (grazie anche alla signora Fornero). Renzi non pone alcun valore forte a sostegno e fondamento della sua azione; anzi, quelli che con la “vecchia ditta” erano diritti da difendere, oggi sono privilegi da abbattere. Non esiste alcun progetto ideale, tantomeno a lunga scadenza, tantomeno quegli ideali del cattolicesimo democratico che animavano la parte migliore della DC e che ne hanno favorito il profondo radicamento popolare. Non a caso, quell’area che poteva definirsi “cattolica di sinistra”, rientra oggi tra gli avversari più duri di Renzi, anche se meno mediaticamente esposta di altre. Il rischio, nell’abbandonare la politica degli ideali per seguire la strada di un “fare” apparentemente neutro ideologicamente, sta nel lasciare le idee “forti” appannaggio delle sole ali radicali, di destra e di sinistra, con il pericolo, evidenziato da Kokab, della crescita sopratutto di un estremismo di destra che ha come carburante le incertezze e le paure più o meno razionali tipiche della nostra epoca; i valori “positivi” rappresentati dalla sinistra sembrano purtroppo confinati a un cimitero degli elefanti, destinato a sparire, per motivi anagrafici, nel giro di un paio di decenni. E tra un paio di decenni, Bersani e Landini non ci saranno più; forse allora Renzi (che ci sarà ancora) sarà, come la DC di montanelliana memoria, il male minore.

  10. Franz 16 marzo, 2015 at 18:42

    Sará che ho vissuto (e subíto) troppe scissioni ma non mi piace proprio l’idea che la cosiddetta sinistra del PD abbandoni il partito: di fatto sono stati Renzi e i suoi seguaci a fare un partito ben diverso dal PD di due anni fa. Non vedo neanche come ineluttabile l’approvazione della legge elettorale: se una legge fa schifo, non deve ottenere l’appoggio delle persone serie. Quante sono ora queste persone tra i parlamentari del PD? Quanti proseliti hanno fatto i 101 vermi iniziali? Il renzismo non é un male necessario: puó essere curato e i casi di Venezia e dell’Emilia Romagna dimostrano che ancora, anche se debolmente, gli anticorpi funzionano. A tantissimi elettori non va proprio giú che i parlamentari del PD abbiano buttato a mare il programma grazie al quale sono stati eletti e abbiano approvato leggi che avrebbero fatto rabbrividire gran parte dei vecchi democristiani.

    • dinamite bla 17 marzo, 2015 at 18:48

      leggo con piacere quanto scrivi franz, e ripropongo ciò che dicevo, all’inizio, solo per celia… lasciamo che renzi e i suoi sostenitori si tengano l’acronimo, PD, ma cambino il nome in un più corretto Patimento Doroteo, lasciando il nome Democratici, agli altri 😀

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux