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Kasta Diva: la responsabilità civile dei politici

Non mi piace la vendetta della politica sulla magistratura consumata a colpi di provvedimenti legislativi. La Politica in questi giorni sta celebrando la propria vittoria con una liturgia trionfale sui talk televisivi e su tutti gli organi d’informazione, affrettandosi a chiarire che il tutto era “doveroso” poiché il popolo lo chiedeva da tempo. Quanti misfatti si continuano a compiere in nome del popolo sovrano. Rispetto alla magistratura, la politica ha due vantaggi indubbi: formula e approva le leggi che la magistratura deve fare applicare e alle quali la stessa magistratura deve conformarsi, ha il libero utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, pertanto è in grado di orientare la pubblica opinione. Se, come comunemente si afferma, vi è stata una guerra tra i due poteri istituzionali, è di tutta evidenza come la politica abbia impiegato nel conflitto armi di gran lunga superiori e più efficaci rispetto a quelle in uso alla magistratura.

La produzione legislativa mirata e sovrabbondante ha spesso contrastato e sterilizzato la doverosa azione della magistratura. Quello della politica si è rivelato un potere irrispettoso, rozzo, travalicante, invincibile. In tal senso, come è noto, i politici, pur all’interno di un paradigma procedimentale disciplinato per legge, possono di volta in volta stabilire ciò che è reato e ciò che non lo è, possono favorire alcuni e inibire altri, possono stabilire tributi determinandone l’ammontare, possono disciplinare ogni aspetto della vita pubblica e privata delle persone, possono modificare persino la forma di stato e di governo. Alla magistratura non rimane che l’applicazione delle leggi rispettando la forza dispositiva dei legislatori.

Talvolta la politica si arroga persino il diritto di stabilire in che modo una legge debba essere interpretata dai giudici eliminando a riguardo ogni discrezione del magistrato. Per assumere l’ufficio di Magistrato sono necessarie preparazione tecnica e selezione, mentre per divenire politici è sufficiente essere semplicemente eletti, invero non sempre. La peggiore delle cialtronerie, l’erroneo convincimento di un politico, possono assumere il vigore di una legge obbligatoria per tutti i consociati che i magistrati sono tenuti a far rispettare. Nella diversità dei presupposti e delle condizioni è facile comprendere come la forza dei politici se non disciplinata sia una forza devastante quasi barbarica. Per esempio, nel mezzo della più grave delle crisi economiche e sociali che attraversano il paese, alla presenza di numerose priorità ed emergenze, la politica ha assunto come indifferibile ed urgente la problematica della responsabilità civile dei magistrati.

Non mi attarderò oltre sulle infinite questioni e sulla esegesi del testo legislativo, in questa sede mi permetto di suggerire agli esimi legislatori l’adozione di una novella sulla cd “Responsabilità civile dei politici legiferanti” Mi sembra giusto, perché i politici come i magistrati debbono rispondere in punto di responsabilità, sotto il profilo del dolo e della colpa grave per come esercitano la funzione legislativa. Dunque i parlamentari dovranno rispondere per tutte le leggi “ad personam “ approvate, per le numerosissime leggi ingiuste che sono state annullate ovvero riformate dalla Corte Costituzionale, per tutte le leggi che hanno comportato spreco di pubblico danaro nonché pregiudizio allo Stato e alla collettività, per le leggi che hanno creato odiosi privilegi generando inaccettabili disparità di trattamento tra gli individui, per le leggi erronee e inefficaci che lungi dal risolvere i problemi, li hanno solamente aggravati.

La novella legislativa troverebbe fondamento nel principio proclamato dai fustigatori della magistratura secondo il quale “non vi può essere potere senza responsabilità”; dunque anche all’esercizio del potere legislativo deve corrispondere la responsabilità dei legiferanti. Per favore smettetela di affermare che i politici eletti dal popolo solo a quest’ultimo debbono rispondere e dal popolo possono essere sanzionati con lo strumento della mancata rielezione. Purtroppo è noto come il popolo facilmente suggestionabile, non ha potere alcuno, anzi spesso complice della classe politica corrotta, ha dato prova di premiare con il voto i politici peggiori. Sull’eventuale trattamento sanzionatorio da applicare ai politici, ometto ogni considerazione ulteriore, rimettendomi alla sensibilità e, perché no, alla fantasia di coloro che leggeranno queste poche righe.

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12 comments

  1. M.Ludi 3 marzo, 2015 at 11:32

    Mi pare sinceramente che la polemica innescata faccia pendant con quella sulla responsabilità civile dei magistrati, quella su quale debba essere il giusto compenso per i Parlamentari e, perchè no, anche sul “renzicottero”. Stiamo quotidianamente a ravanare nel corbello per cercare soluzioni ad un problema che, in realtà, di soluzioni non ne ha, o meglio, quelle possibili fanno tutte capo a noi stessi, chi siamo come vediamo le cose, come esprimiamo il nostro pensiero.
    La classe politica che ci rappresenta, ci rappresenta nel vero senso della parola e non possiamo censurare loro (nei vari gradi in cui esprimono il loro essere) senza dover necessariamente, ma anche in modo un pò “tafazziano”, censurare noi stessi.
    Ho già avuto modo di esprimere il mio dissenso sulla scelta fatta di regolamentare in modo così ferreo, la responsabilità civile dei Magistrati (al di là di norme che già servivano adeguatamente allo scopo, secondo il mio parere); proseguire la discussione andando ad individuare fattispecie analoghe in ambito politico-parlamentare, mi pare qualcosa di profondamente virale, una sorta di contagio delle idee che prescinde da ogni logica di ragionamento sull’argomento.

  2. Tigra 2 marzo, 2015 at 13:06

    La prospettiva della responsabilità civile dei politici mi pare intrigante, ma non capisco come sia possibile poi applicarla e stabilire che cosa è dolo e che cosa è colpa grave, in considerazione del fatto che la politica serve proprio a definire in cosa consiste secondo la maggioranza dei cittadini l’interesse pubblico prevalente da tutelare, interesse che viene spesso considerato in senso negativo dalla minoranza.
    Per fare un esempio che non ha riferimenti con la realtà, un Berlusconi domani vittorioso potrebbe far perseguire dalla magistratura quei parlamentari che avessero approvato una legge su conflitto di interessi, in quanto secondo lui avrebbero operato con dolo, e potrebbe persino trovare dei magistrati che gli danno ragione, perchè non dobbiamo dimenticare che anche fra i magistrati si sono trovati dei fior di mascalzoni.

  3. dinamite bla 2 marzo, 2015 at 12:58

    mi pare che il meccanismo di legge, che comunque fa transitare l’accertamento della difformità di giudizio attraverso il CSM, sia alla fine molto meno “vendicativo” di quanto la bagarre sul nome stesso dell legge (la responsabilità civile dei magistrati) potrebbe far presupporre. fatti salvi dolo o volontà fedifraga del magistrato (ma questi erano già oggetto di reato prima) ad una sentenza accortamente motivata sarà difficile trovar difetti di colpa… insomma mi pare più che altro una tempesta in un bicchiere d’acqua.
    forse la mia sarà lettura di parte, ma ho sempre pensato (e spesso verificato) che gli interessi di una classe politica opinabile vanno frequentemente a braccetto con quelli di una magistratura spesso incompetente e sempre autoreferenziata; non dimentichiamo che in parlamento siedo una enorme quantità di (ex) magistrati ed un numero ancor di molto maggiore ingrossa le fila delle strutture tecniche di supporto di ministeri e del parlamento.

  4. DareioS 2 marzo, 2015 at 11:00

    Riconosco che vi è una dose di provocazione, tuttavia le righe trasudano un precipitato di verità. In tal senso mi atterrisce la sola idea che il pensiero di Giovanardi o di Gasparri possa essersi trasformato in precetto legislativo obbligatorio per tutti. Il Parlamento è stato in grado di votare mozioni oscene tipo “Ruby nipote di Mubharak Da ultimo il parlamento ha delegato il governo a disporre la depenalizzazione dei reati fiscali commessi dal condannato in dolce espiazione.

    • Berto Al 2 marzo, 2015 at 11:34

      Non sono Giovanardi e Gasparri ad aver sancito l’identità della nipote di Mubarak, ma milioni di elettori che hanno mandato questa gente in Parlamento; vuoi sanzionare anche la responsabilità civile degli elettori?

    • Kokab 2 marzo, 2015 at 12:34

      atterrisco quanto te alla prospettiva che delinei, anche perchè non prefigura necessariamente il futuro, come pure può essere, ma riassume piuttosto un recente passato nel quale le predette luninose menti hanno potuto compiere lo scempio che temi; e tuttavia, anche se può sembrare incredibile, e in effetti lo è, in democrazia il voto di giovanardi e gasparri vale esattamente quanto il mio e il tuo: niente è perfetto, neanche la democrazia.
      difficile da accettere, per me almeno quanto per te, ma ribadisco che l’unica alternativa possibile è quella che ho delineato nel precedente commento.

  5. Kokab 2 marzo, 2015 at 09:15

    caro dareios, capisco il piacere del paradosso e della provocazione, e il desiderio di mettere alla gogna su una pubblica piazza l’intera classe politica degli ultimi 25 anni, ma se non vogliamo scadere in forme di demagogia di stampo grillino, temo di non poterti fare seriamente il favore di non dire che i politici eletti dal popolo sono sanzionabili, sotto il profilo della responsabilità civile, altro che dal popolo stesso.
    è uno dei limiti della democrazia, sul quale esiste una vasta e approfondita letteratura, che difficilmente potremmo in questa sede ampliare; naturalmente il principio della divisione dei poteri può esistere anche in assenza di democrazia, ma dobbiamo sapere che se prendiamo una direzione nella quale si sviliscono le funzioni elettorali del popolo, perchè è bue, affermazione che nella sostanza condivido, poi si finisce quanto meno in un regime aristocratico, o peggio, oligarchico.
    al primo potrei forse essere disponibile, al secondo certamente no.

  6. Gennaro Olivieri 1 marzo, 2015 at 21:20

    I Padri costituenti inserirono nella Carta fondamentale l’art 54, oggi misconosciuto, che recita:
    “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
    I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle CON DISCIPLINA E ONORE, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”
    Nella sua lapidaria eleganza d’altri tempi, l’art. 54 dovrebbe essere impresso su ogni banco del Parlamento, a ricordare che persone senza rettitudine morale e senza ispirazioni etiche non possono produrre buone leggi. Ma tant’è: oggi si vuole, con un certo malintendimento della democrazia, che il politico sia un esatto rappresentante di tutte le doti e di tutti i difetti del popolo, e giacchè i difetti sono asaai più evidenti e diffusi delle doti, ci sembra normale che a Roma siedano personaggi che incarnano tutte le meschinità dell’italiano medio. Ai tempi della Costituente invece sembrava giusto che per il compito di legiferare fossero democraticamente scelti i migliori tra gli italiani: i De Gasperi, i Pertini, i Terracini, i Parri, i Dossetti. Non stupiamoci quindi se oggi tra i legislatori troviamo una gran parte di individui che esercitano le loro funzioni senza onore e senza ritegno, e non pretendiamo che si autoregolino persone indisciplinate già a partire dalla conoscenza e dall’uso della lingua italiana. Essendo italiani medi, figuriamoci se possono usare disciplina e onore quando si tratta di fare leggi che riguardano amici o nemici.

    • DareioS 2 marzo, 2015 at 21:48

      Ciao Berto non c’è cosa che la comunità del commento non riesca a commentare anche la più strana, la più indigesta, la più refrattaria. Ovviamente non c’è in me alcun intento sanzionatorio. Nello stato di diritto non esiste la figura del popolo in sé da cui il potere trae legittimazione, ma esiste “il corpo elettorale” che elegge i propri rappresentanti i quali esercitano le funzioni senza vincolo di mandato. Gli appelli al popolo sono serviti spesso per giustificare la tirannia e i totalitarismi. Quando ascoltavo Berlusconi appellarsi al popolo per sottrarsi alle leggi, pensavo di vivere in un altro paese, un paese senza regole dove qualunque capo – popolo traendo forza dal suo seguito potesse infrangere l’architettura istituzionale. E’ questo il virus più pericoloso del berlusconismo che sopravvive al berlusconismo e rischia di contagiare tutte le forze politiche anche la sinistra e il PD.

      • Genesis 3 marzo, 2015 at 06:42

        Ho letto, riletto e straletto questa tua risposta, Dareios e sento le costole farmi sempre più male…soprattutto la frase che concerne “lo stato di diritto”. Sì, Dareios, effettivamente è come scrivi tu: lo stato di diritto è legittimato dal corpo elettorale che elegge effettivamente una lista di chissà chi e non una serie di persone con tanto di nome e cognome…il popolo (sovrano) sta sempre più scappando da questa qualifica che porta ad avere la bestialità di cui scrivi tu.
        È appunto questo che mi fa male: accettare d’aver snaturato il significato di Stato e soprattutto quello del Diritto.

        Poi, sulla questione che concerne il tuo articolo, non mi troverai mai d’accordo. Per me ” la legge è eguale per tutti” e tutti i lavoratori (e non) dovrebbero essere responsabili in solido di qualsiasi problematica possano arrecare con il proprio servizio: grave o lieve che sia!
        Tutti dovremmo far parte di quello stato di diritto che ci porta ad avere una bandiera: unica e sola carica dello stato che non dovrebbe essere perseguibile…

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