SET 090216-02

 

I casi clamorosi delle clausole anti-dissenso contenute negli impegni fatti sottoscrivere ai candidati del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni comunali di Roma e Torino, se da un lato gettano ombre sempre più inquietanti sulla gestione del movimento-azienda di Casaleggio & Grillo, d’altro canto sortiscono l’effetto di riaccendere l’interesse e di accelerare il percorso dei disegni di legge giacenti alla Camera sulla spinosa questione del riconoscimento giuridico dei partiti politici.

E’ bene dire innanzitutto che le clausole secondo le quali un candidato riconosce preventivamente, nell’eventualità di un suo futuro discostarsi dal “codice etico” del M5S o addidrittura nel semplice caso di un voto in dissenso dalla linea ufficiale dei gruppi consiliari grillini, di provocare un danno di immagine ed economico al Movimento, sono del tutto illegali e non hanno nessuna possibilità di essere fatte valere in alcun Tribunale della Repubblica. Questo sarebbe lampante a ogni studente del primo anno di Giurisprudenza, ma evidentemente non lo è all’onnipresente e onnipotente “staff comunicazione” del Movimento, staff che ovviamente è composto dai soliti Casaleggio & Grillo.

Invece di seppellire con una risata l’ennesima castroneria di C&G, il mondo politico dimostra di prenderla molto sul serio, e già si sprecano gli allarmi per la democrazia interna ai partiti.
Il più solerte a chiedere che si approvi rapidamente una nuova legge sui partiti in attuazione dell’art. 49 della Costituzione, è il vice segretario PD Lorenzo Guerini, che è anche firmatario di un disegno di Legge in proposito.

Il ddl Guerini, come altri simili giacenti alle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Seanto, chiede l’assoggettamento dei partiti politici alla disciplina delle associazioni con personalità giuridica, con l’iscrizione in un registro nazionale dei partiti. Ciò comporterebbe innanzitutto controlli amministrativi da parte della “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei partiti politici”. Inoltre, il Tribunale potrà annullare le delibere degli organi di partito se contrarie al proprio statuto o alla Legge, su istanza di ogni iscritto o del Pubblico Ministero. Il Governo avrebbe l’autorità di sospendere l’esecuzione delle delibere contrarie all’ordine pubblico. Il riconoscimento della personalità giuridica e l’iscrizione al registro nazionale dei partiti saranno condizioni necessarie per il godimento dei benefici economici, a partire dal 2 per mille dell’Irpef.

La nuova legge prevederà, tra i contenuti obbligatori dello statuto, le forme e le modalità di adesione, e soprattutto le modalità di selezione delle candidature alle elezioni di ogni livello. Chi non sarà iscritto al registro nazionale dei partiti, non potrà partecipare alle elezioni politiche.

Appare chiaro che, dopo 70 anni in cui i partiti hanno liberamente operato (e spadroneggiato) senza alcuna necessità di riconoscimento giuridico, oggi nel mondo politico prevale l’idea di assoggettare la forma-partito a un pesante controllo, sia amministrativo, sia da parte dell’autorità giudiziaria, sia da parte del Governo. Questa è la direzione del ddl Guerini e degli altri depositati da deputati e senatori PD, e se l’intento è quello di assicurare maggiore democrazia interna ai partiti e maggiore traparenza nella loro gestione economica, non possiamo nascondere che nei disegni di legge esistono degli aspetti illiberali, che avranno l’effetto di impedire la partecipazione alle elezioni politiche a movimenti estemporanei, informali o antagonisti. E questo, di fatto, comprime gli spazi di democrazia. Che proprio il Movimento informale e antipartito per eccellenza, con le sue stesse scempiaggini abbia ridato slancio e valore a una riforma illiberale della politica, è l’ultima puntata (per ora) del periodo grottesco che la nostra Repubblica sta vivendo.

 

blog: La zappa sui piedi

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24 comments

  1. M.Ludi 12 febbraio, 2016 at 13:42

    Rispondo qui a Kokab. Per la mole di interessi che muovono i partiti ( e non solo economici), trovo che l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sia improcrastinabile; ricordo che già mentre frequentavo l’Università, questa discussione sollevava un gran dibattito e ricordo anche bene che già allora (primi anni ’70) era ritenuto opportuni (per non dire altro) che si arrivasse ad una regolamentazione stringente. Detto questo, e preso atto che le tue argomentazioni sono, come sempre, approfondite, rilevo solo che, anche solamente essere qui, dopo decenni, a discutere sull’opportunità di dirimere una questione che la Costituzione prevede debba essere risolta, mi appare del tutto paradossale, a maggior ragione con le pressioni quotidiane del M5S a rendere il vincolo di mandato efficace in contrasto con il dettato costituzionale; e stiamo parlando di parti della Costituzione per le quali nessuno (salvo Grillo, ovviamente) ha manifestato intento di dar luogo a modifiche. Quindi, che lo si faccia, con tutte le cautele del caso, ma lo si faccia!

    • Kokab 13 febbraio, 2016 at 10:22

      non è che non sia vero quello che scrivi, penso che sia inutile.
      il populismo dilagato negli ultimi vent’anni ha reso scarsamente rilevante il problema del vincolo di mandato, nel senso che lo ha superato per via indiretta: la personalizzazione della politica ha già svuotato il concetto di rappresentanza classico, e dubito che possa essere reintrodotto con provvedimenti normativi, ancorchè finalizzati alla sua tutela, sopratutto perchè questa crisi investe gli elettori quanto e forse di più degli eletti.
      e a scanso di equivoci non penso che sia un fenomeno solo italiano, anzi, è una tendenza in atto in una buona parte del mondo, e non vedo il modo di ostacolarla; penso, in altri termini, che sia una fase involutiva della democrazia, rispetto alla quale non ci sono neppure riferimenti storici a cui ispirarsi per trovare idee o modelli efficaci: game over, sarà il problema delle generazioni future.

        • Kokab 13 febbraio, 2016 at 20:50

          ci può riguardare fin che vuoi, si tratta di vedere se ci sono, qui ed ora, delle soluzioni che risolvano il problema dello svuotamento della rappresentanza operato dal populismo, e della conseguete crisi della democrazia liberale. io non ne vedo neanche mezza, e non basta dire “lo voglio” per avere.

          • M.Ludi 13 febbraio, 2016 at 22:23

            Non basta dire lo voglio per avere ma se non lo vuoi non avrai; non fare niente, comunque, lascia il problema inalterato e dubito molto che fare sia peggio che lasciare tutto com’è, proprio perchè Grillo, Casaleggio ed il M5S hanno creato un nuovo problema che non prima non c’era e che rende improcrastinabile una situazione troppo a lungo lasciata languire.

      • Remo Inzetta 14 febbraio, 2016 at 16:14

        Il tuo mi sembra il classico ragionamento qualunquistico nel quale tutti diventano uguali, Berlusconi, Grillo, Salvini, Renzi e se vuoi anche Giovanardi.
        Il ddl Guerini è una proposta concreta ed equilibrata, con la quale si cerca di arginare il populismo dilagante, oltre alle ruberie dei partiti, e tu te ne esci dicendo che non serve a niente, e che anche approvandolo tutto resterà come prima!
        Troppo facile e troppo comodo giudicare con spocchia quelli che ci stanno provando, senza uno straccio di proposta alternativa concreta, stai semplicemente alimentando l’antipolitica, che favorisce Grillo e penalizza il PD: se mai Renzi perderà, e non credo, sarà per colpa di quelli come te.

        • M.Ludi 15 febbraio, 2016 at 09:58

          Sono contrario al nichilismo di Kokab altrettanto quanto alla tua incondizionata fiducia in questo governo che al populismo, sicuramente strizza l’occhio. Questa legge deve essere fatta e non so se quella che potrà licenziare questo Parlamento, con una maggioranza troppo dipendente dal compromesso, sarà quella che ci voleva, ma dopo decenni in cui ciò che si sta per fare non è stato fatto, da qualche parte si doveva pur cominciare. Certe volte ho l’impressione che sia più facile modificare un caattiva legge per renderla migliore, di quanto lo sia aspettare che si verifichino le condizioni per farla buona sin dall’inizio.

  2. M.Ludi 11 febbraio, 2016 at 21:24

    Probabilmente il DDL Guerini è migliorabile e può anche essere che la scelta di decidere in questo particolare momento storico di dare attuazione ad un articolo della Costituzione per lungo tempo disatteso, lasci più di un sospetto sugli effettivi scopi degli estensori. Da qui a dire che la legge che si sta approntando sia lesiva delle libertà democratiche, a me pare che ce ne corra, a maggior ragione se consideriamo che il M5S (al momento il più serio indiziato come vero destinatario di quella legge), evidenzia una serie impressionante di carenze di democrazia interna che vanno a ledere persino alcune prerogative costituzionali dei parlamentari (qual’è l’assenza del vincolo di mandato che, al contrario, Grillo vuole introdurre). Detto questo, anzichè approfittare dell’ennesima occasione di gridare allo scandalo nei confronti dell’autoritarismo del Governo, non sarebbe, almeno in questo, il caso di parlare serenamente di una legge che, se gli opposti antagonisti in campo non fossero il PD di Renzi ed il M5S di Grillo, probabilmente sarebbe gradita a gran parte degli elettori?

    • Jair 11 febbraio, 2016 at 21:49

      Mi pare che si stia analizzando la situazione con preoccupazione ma con pacatezza, senza gridare allo scandalo. D’altronde, il ddl Guerini e gli altri (tutti PD) giacciono tranquillamente da quasi un anno alle Commissioni di Camera e Senato. Se “giacevano”, appunto, senza che negli ultimi mesi nessuno andasse a sollecitare la presa in esame di quei disegni, probabilmente significa che le preoccupazioni sono diffuse tra gli stessi parlamentari di un po’ tutti i partiti, e forse i ddl avrebbero continuato a giacere se Grillo e socio non avessero involontariamente fatto sì che venissero rispolverati.

      • M.Ludi 11 febbraio, 2016 at 22:03

        Mi pare di aver analizzato la situazione con preoccupazione ma con pacatezza e senza gridare allo scandalo 🙂 .
        Scherzi a parte; non credi che l’attivismo di Grillo sia stato e sia tuttora un buon motivo per mettere mano, una volta per tutte all’argomento?

        • Jair 11 febbraio, 2016 at 23:03

          Come diceva nemo, mettere mano all’argomento poteva avere un senso nella prima repubblica, quando i partiti avevano ricchezze immense e di dubbia provenienza, oltre a un potere smisurato. Oggi non capisco questa voglia di controllare la democraticità degli statuti e di vigilare anche sulle normali dinamiche interne dei partiti con il pretesto di applicare un articolo della Costituzione, quando ad esempio non si pensa minimamente a perseguire e sciogliere certe organizzazioni che avversano apertamente i principi fondamentali dello Stato democratico.

          • M.Ludi 12 febbraio, 2016 at 08:28

            Per prima cosa non penso sia dirimente la quantità di ricchezze accumulate dai partiti e dai loro esponenti, ma sia significativo il modo in cui queste si formano ( ed i continui scandali dovuti alla corruzzione, dovrebbero far intravvedere l’esigenza, solo per questo motivo, di più ferrei controlli sull’attività dei partiti). In secondo luogo il modo in cui il M5S viene gestito presenta ulteriori elementi di opacità rispetto a quelli già presenti negli altri partiti. Si, è decisamente arrivato il momento di porre mano alla questione.

          • Kokab 12 febbraio, 2016 at 09:31

            mi sembra che il problema presenti almeno due profili, non riconducibili ad un’unica soluzione: il primo riguarda le risorse dei partiti, la loro origine e la loro gestione, mentre il secondo riguarda l’organizzazione del consenso e le regole attraverso le quali si attua.
            nessuna questione sul controllo di legalità rispetto alle risorse, è opportuna non da oggi, ma dubito che non si troverà l’inganno dopo aver fatto la legge; parecchi dubbi invece sul problema della gestione del consenso e sulle criticità che potrebbero derivare da un intervento normativo in questo campo, perchè è un campo minato sul quale confliggono due interessi divergenti: da un lato quello dei partiti a conservare la fedeltà dei propri eletti ad una linea politica e ad un programma elettorale, che è anche in termini generali un interesse del sistema politico, e dall’altro quello degli eletti ad esercitare senza vincoli il loro mandato, che è un fondamento dello stato liberale e della democrazia.
            personalmente non ho dubbi sul fatto che questo secondo interesse debba essere prevalente, e ho invece più di un dubbio sul fatto che il sistema dei partiti, così come si è consolidato negli ultimi 30 anni, sia disposto ad accettare il principio.
            grillo il problema del vincolo di mandato lo pone in termini espliciti, secondo lo stile sguaiato e provocatorio che lo distingue, e per questo lo trovo poco temibile, i partiti invece, nessuno escluso, hanno già adottato da tempo delle soluzioni che mi preoccupano di più e che mi rendono francamente sospettoso.

    • nemo 11 febbraio, 2016 at 23:20

      Concordo, in toto, sul punto che fai circa la democrazia interna. Ed è in fondo quello che ho cercato, molto umilmente di evidenziare in uno dei miei interventi, quando ho scritto analizziamo e pacatamente riflettiamo. Cosa che da persone civili mi pare evidente si stia facendo. Nelle sue regole , scritte , la Carta parla di una prerogativa inalienabile dei Parlamentari, ovvero la loro libertà di giudizio e di scelta. Su questo è chiarissima la Costituzione, quindi a meno che non la si voglia violare palesemente nessuno potrà mai far firmare, con la speranza di essere pagata, la pena di una multa per mancato rispetto degli impegni. semmai c’è da notare una cosa che , sempre in modo palese si confessa. La incapacià nella scelta e nella selezione dei propri rappresentanti nelle varie forme delle istituzioni. Ebbene questo è proprio il punto, quando si fanno le liste quale è il metro usato per la scelta dei candidati? Inutile rispondere sappiamo come avvengono! Allora cosa pensare di coloro che, per primi, sono i responsabili? Se, oggi, 300 sono i parlamentari che hanno cambiato casacca ci si deve chiedere, per forza, ma chi li ha scelti? Visto che noi, grazie al Porcellum, in questo caso di responsabiltà di certo non ne abbiamo? Allora, e per concludere, vsito che alla base c’è, evidente una carenza, paurosa, nella cernita e nella valutazione dei candidati si risolve la cosa con una salutare multa, come dire se sei bravo ti metto in riga, se sei cattivo la purga !

      • Por Quemada 12 febbraio, 2016 at 00:32

        Mi fa piacere che alla fine qualcuno, pur fra mille reticenze, riconosca la fondatezza della proposta del Movimento 5 Stelle: lo scandalo dei parlamentari che cambiano casacca ogni 3 x 2 deve finire.
        Bravo Nemo.

        • nemo 12 febbraio, 2016 at 16:43

          Mi spiace d’esser stato frainteso, non giustifico quanto avviene ma non posso, alla luce delle regole attuali condannarlo. Ogni Parlamentare è libero, secondo la Costituzione, senza vincolo di mandato. Piuttosto ho scritto, in modo chiaro che se ci sono casi simili, e ve ne sono, questo è da addebitare in primis alle scelte che i vertici fanno. Se si vuole eliminare una cattiva abitudine questo dovrebbe iniziare evitando di imbarcare chiunque, perchè sia chiaro, non è che essere chiunque ti fa diventare improvvisamente uno statista, Razzi insegna!

  3. Tigra 11 febbraio, 2016 at 11:53

    Questa vicenda mi sembra emblematica, sia rispetto alla storia politica del paese, sia rispetto al carattere degli italiani, perchè non si trova mai, da nessuna parte, un briciolo di equilibrio e di buon senso.
    Si passa da nessuna regola alla regola contro qualcuno, dai partiti che spadroneggiano senza alcun senso etico ai partiti controllati in modo invasivo, e in ognuno di questi casi si va a colpire la sostanza della democrazia.
    In fondo tutto questo ci assomiglia molto, siamo un paese che non tollera controlli, e che allo stesso tempo ha pulsioni autoritarie profonde e radicate: probabilmente nel nostro dna è inciso il principio che quello che deve valere per noi, e cioè la massima libertà, non deve poi valere per gli altri, ma questo è un paradosso che ci rende fragili e inaffidabili, e che ci sta portando al declino.
    Forse non è un caso che il nodo della natura dei partiti sia venuto al pettine nel momento in cui il tasso etico della politica, e dei politici, si è consolidato, ormai da molti anni, sul suo minimo storico.
    Soluzioni? Non ne vedo, e quelle proposte non mi sembrano buone.

    • nemo 11 febbraio, 2016 at 17:23

      Concordo, le soluzioni che si vedono proposte non sono di certo le migliori, ma cerchiamo di analizzare senza per questo avere la presunzione di dare soluzioni. Non che sia vietato sia chiaro. il nostro strano modo di vedere, in generale, l’essere cittadini di una società che, dovrebbe, essere regolata ed organizzata. Il paradosso è che, dovrebbe essere lecito tutto ciò che non viene dichiarato esplicitamente illecito, ma…ma ci sono delle regole generali alle quali ci si dovrebbe attenere. Ecco, i Costituenti non scrissero in modo esplicito che si potevano definire partiti quelli che partiti non sono, scrissero che il succo della nostra democrazia deriva dalla formazione di associazioni che, chiamate partiti, permettessero ai cittadini di partecipare alla vita civile del proprio Paese. A nessuno venne in mente, neppure come sogno/ incubo di prevedere partiti che non sono tali e che pescano il loro consenso in un mezzo che a quell’epoca non era nenche ipotizzabile. Non presero in considerazione neanche il fatto che un grande proprietario di Tv potesse un giorno, in spregio di precise leggi, diventare Capo del Governo, con tanto di consiglio di amministrazione come una azienda ! Furono poco lungimiranti? No, non lo credo, quello al quale assistiamo è la degenerazione del sistema, al quale sia chiaro hanno partecipato i partiti con la loro occupazione dello Stato, del quale dovevano essere i servitori!

  4. nemo 10 febbraio, 2016 at 19:19

    Che vi sia la necessità è il dettato Costituzionale che lo impone, ma sia chiaro ad altrettante chiare lettere non sono assolutamente d’accordo su questa regolamentazione ad personam. La si fosse fatta prima nessun commento, oggi appare quello che non dovrebbe essere. Come non ci dovrebbe essere una specie di multa per non aver rispettato le direttive di chissà quale organismo. E poi mi si dovrebbe sipegare, immagino che lo troverò, chi applica la sanzione e quale autorità verrà investita nel caso il reprobo decidesse di fare il gestaccio con il braccio ! Come, giustamente, scrive l’estensore dell’articolo, con il quale concordo si tratta di semplice libertà di associazione e di partecipazione, gli unici che possono punire o premiare sono, e dovrebbero essere, gli elettori. Oggi, una qualsiasi regolamentazione, pure prevista dall Carta apparirebbe quello che in teoria non è ma nella pratica lo è un intervento a gamba tesa. Perchè non ci si è pensato prima? Le ragioni sono tante tutte valide e nessuna scusabile visto che si tratta e si trattava di applicare uno degli articoli della Carta, ma si sa in questo campo tante sono le dimenticanze.

    • Jair 10 febbraio, 2016 at 19:46

      Infatti, nemo, partiti (e sindacati) hanno sempre rinunciato al riconoscimento giuridico e hanno sempre lasciato inattuato l’art. 49 della Costituzione proprio perchè consapevoli che riconoscimento e registrazioni avrebbero comportato l’assoggettamento a controlli stretti e invasivi. Oggi l’aria è cambiata, e giustamente si pensa che i partiti non possono essere padroni incontrollati della vita pubblica, ma una legge scritta così come il ddl di Guerini sembra proprio fatta su misura per (anzi, contro) il movimento 5 stelle. Per quanto io sia lontano, come te, credo, dal grillismo, questa è certamente una norma che va contro le libertà politiche dei cittadini e tutela coloro che sono già più forti e più organizzati.

      • nemo 11 febbraio, 2016 at 11:12

        Si! Praticamente descrivi quello che io, per pudore ho evitato di fare. Quando era possibile, anzi doveroso, visto che è un dettato della Carta non si è fatto, farlo ora assumerebbe quello che in pratica è, con la scusa che si deve regolamentare. Da dire , per la verità che le responsabilità di vecchi arnesi non deve e non dovrebbe ricadere su quelli che ora intervengono. Ma il fatto resta ! Ed è innegabile che sia “contro” e questo malgrado la mia non simpatia per movimenti vari e, sopratutto per partiti aziendali, mi trova contro e contrariato. Farlo ora è fuori tempo massimo, a meno che , cosa altamente impropabile vista l’atmosfera, non vi sia, come in condominio, una completa unanimità.

  5. Remo Inzetta 10 febbraio, 2016 at 10:01

    La perfezione non sarà di questo mondo, ma non ci possiamo contemporaneamente lamentare delle ruberie e delle opacità dei partiti, tormentone ricorrente da mani pulite in poi, e subito gridare all’attentato alla democrazia se qualcuno prova a mettere dei paletti e delle regole di trasparenza.
    La democrazia pone dei limiti, in primo luogo impedisce di fare quello che si vuole, e viste le idee demenziali di Grillo e Casaleggio mi pare pure urgente impedirgli di realizzarle.
    Tu dici che in nessun Tribunale della Repubblica le loro stramberie verrebbero prese sul serio?
    A parte il fatto che non ho tutta questa fiducia nei tribunali, non credo che si debba arrivare al procedimmento giudiziario per garantire il buon funzionamento della democrazia, ma credo che sia più utile impedire alla base certe gravi alterazioni nella vita dei partiti, perchè si riflettono poi immediatamente nel funzionamento delle istituzioni.
    Poter intimidire gli eletti non è affatto una buona cosa per la democrazia, non giriamoci tanto attorno; il ddl Guerini pone vincoli troppo rigidi? Il parlamento è l’ apposta per modificarlo e migliorarlo, che faccia il suo lavoro.

    • Jair 10 febbraio, 2016 at 11:32

      dici bene , Remo, che il parlamento può modificare il testo del ddl Guerini e rendere i suoi vincoli un po’ meno stretti. Ma se un testo ha una sua chiara direzione, oserei dire un intento malevolo e punitivo ben definito, per quanto lo si modifichi è difficile che possa diventare uno strumento positivo di allargamento della democrazia, cioè della partecipazione popolare.
      Ho dato un’occhiata al ddl in questione cercando sul benemerito sito Openpolis, e in effetti la proposta di Guerini appare costellata di trappole finalizzate a rendere difficile la presentazione di nuove liste alle elezioni. Una che mi sembra particolarmente insidiosa è contenuta nell’articolo che prevede l’impossibilità di presentarsi a elezioni politiche per un partito, e anche per un simbolo, la cui iscrizione nel registro dei partiti non sia avvenuta entro il 34° giorno antecedente la data delle elezioni.
      Mi dirai che un partito serio si organizza per tempo, ma come la mettiamo in caso di elezioni anticipate? Tra scrittura dello statuto, costituzione del partito davanti al notaio, presentazione di tutta la documentazione alla famosa Commissione di garanzia e sua approvazione dell’iscrizione del registro della nuova lista, appare assai difficile che una nuova formazione, o anche una lista unitaria di formazioni preesistenti, possa essere ammessa alla competizione elettorale.
      Allora si dica chiaramente che uno degli scopi della nuova legge è quello di impedire o rendere assai difficile la presentazione di nuove liste. Forse molti pensano che sia un bene mettere un limite al proliferare di liste e listarelle, ma se il pretesto della democrazia interna poi deve avere il solo effetto di difendere i partiti più grossi e organizzati, allora vediamo che Grillo ha dei motivi fondati per lamentarsi.

      • Por Quemada 10 febbraio, 2016 at 12:52

        Certo, prima si facevano le leggi per qualcuno, oggi si fanno contro qualcun altro, non proprio una grande differenza… .
        Quanto alle soluzioni drastiche di Grillo, è vero che sono drastiche, ma in un parlamento infarcito di transfughi, voltagabbana e migratori seriali da un partito all’altro per ragioni di interesse personale, metter equalche limite non può far male.

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