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Brexit è una falsa rivolta – la cultura operaia viene dirottata per aiutare l’elite.

 

Lasciare l’UE non garantirà un aumento dei salari, un tetto agli affitti, o una caduta dei tempi di attesa presso il servizio di sanità NHS e della dimensione delle classi. L’unica cosa che garantirà sarà più controllo alla destra Tory.

di Paul Mason
(Traduzione Redazione Modus)

Brexit è una falsa rivolta Brexit è una falsa rivolta Brexit è una falsa rivolta Brexit è una falsa rivolta

Io amo le false rivolte del sottoproletariato: ne sono un veterano. Alla scuola secondaria, facemmo una rivolta a favore del diritto di fumare. Con la violenza negli stadi a cui ho assistito negli anni 1970 e ’80 sembrava come se l’ordine sociale fosse stato capovolto. Per quanto riguarda l’effusione di solidarietà di massa per la principessa Diana, e implicitamente contro l’intera e crudele elite monarchica, alla fine anch’io ho buttato il mio mazzo di fiori sul mucchio con quello degli altri.

Il problema è che so anche a cosa assomiglia una vera e propria rivolta. Lo sciopero dei minatori; la primavera araba; la barricata e i combattimenti intorno al Gezi Park di Istanbul nel 2013. Quindi, a tutti coloro che si preparano per la madre di tutte le rivolte questo Giovedì, voglio sottolineare la differenza fondamentale tra una vera e propria rivolta e un falso. L’elite di solito non guida le rivolte vere. In una vera e propria rivolta, i ricchi e i potenti di solito scappano per le colline, terrorizzati. Né troviamo quotidiani come The Sun e il Daily Mail ad incoraggiare una vera e propria insurrezione (entrambe le testate di destra hanno pubblicato editoriali a favore della Brexit, N.d.R.) .
(La testata de The Guardian ha pubblicato il suo editoriale a favore della permanenza nell’Ue, mentre The Times ne ha pubblicati due in altrettante settimane sostenendo entrambe le posizioni, N.d.R.)

 

Ma, in tutta la Gran Bretagna, le persone sono cadute nella truffa. Nel referendum Brexit, abbiamo visto cosa succede quando la cultura della classe operaia viene dirottata, e quando il partito che dovrebbe difendere i lavoratori semplicemente non riesce a trovare il linguaggio adatto o la proposta  tale da distinguere una rivolta falsa da una vera. In molte comunità della classe operaia, le persone si apprestano a votare per lasciare l’UE non solo come un modo per dire all’elite neoliberista di andare a quel paese. Vogliono anche dare un colpo,  per buona misura, alla classe metropolitana, liberale, salariata e laureata. Molte delle persone coinvolte sentono che questa possa essere la loro prima, e,  mai come adesso, efficace scelta politica.

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Voglio cogliere un ultima possibilità per convincervi che lasciare ora, in queste condizioni, sarebbe un disastro. In primo luogo, cerchiamo di definire il problema. Per le persone appartenenti alla classe operaia, i salari hanno toccato il fondo. I loro datori di lavoro li trattano come sporcizia. Le loro vie cittadine in centro sono piene di negozi vuoti. I loro figli adulti non si possono permettere di acquistare una casa. Le classi a scuola hanno un numero di studenti eccessivo. I tempi di attesa al servizio sanitario NHS sono troppo lunghi.

Sono contento che sia diventato accettabile dire: “Hai ragione a preoccuparti per l’immigrazione.” Ma io vorrei che molti politici laburisti in più precisassero il perché. La classe lavoratrice, specialmente quella a bassa retribuzione nel settore privato, si preoccupa del fatto che condizioni di austerità, di carenza di alloggi, della stagnazione dei salari ed una quantità illimitata di lavoro migrante dall’Europa possano avere un effetto negativo sul loro tenore di vita. Per alcuni di loro questo è vero.

 

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Hanno ragione, peraltro, a preoccuparsi per l’impatto culturale. In una grande città multietnica è facile assorbire un sacco di migranti. Nelle piccole città, in cui il capitale sociale è già magro, la popolazione migrante la si avverte come non assorbita. La struttura di questa migrazione temporanea dall’Europa significa che molti di coloro che vengono non voteranno, o non ne hanno il diritto – che può essere sconvolgente se si capisce che è solo con il voto che la forza lavoro sia mai riuscita ad arrivare a progressi sostanziali. Ci si sente come se, attraverso la migrazione, l’establishment sia riuscito a creare il tipo di classe operaia che aveva sempre desiderato: frammentata, dislocata, politicamente distante, debole.

Ma una Brexit guidata dall’Ukip e dalla corrente di destra dei Tory non migliorerà nessuna di queste cose: le peggiorerà. Date un’occhiata alle persone che guidano il movimento Brexit: Nigel Farage, Neil Hamilton, Boris Johnson, Michael Gove. Hanno combattuto tutta la vita per un unico obiettivo: dare più potere ai datori di lavoro e meno ai lavoratori. È verità acquisita che molti dei principali Brexiters si siano espressi agli atti nel voler privatizzare il servizio sanitario nazionale. Godevano della distruzione di comunità operaie e di culture in grado di mettere in scena vere e proprie rivolte. Sir James Dyson ha spostato la sua fabbrica in Malesia, tanto ha amato la forza lavoro britannica. Parlano di sfidare le “elite”. Ma sono l’elite.

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Supponiamo che la tesi dell’uscita vinca Giovedì; e che nel giro di due anni, la maggior parte della migrazione dall’Europa orientale si fermi. Quale sarà il risultato più probabile? Per tutta la retorica di “manodopera a basso costo”, nessuno nel campo Tory-Brexit ha promesso di farla terminare. Quello che in realtà è stato promesso è di tagliare i salari e rottamare le leggi che proteggono le persone sul posto di lavoro. Quindi, anche se i migranti smetteranno di arrivare, forse un paio di frutteti e le lavorazioni di carne e del latte nell’East Anglia chiuderanno, ma ci saranno ancora milioni di posti di lavoro a bassa retribuzione con lunghi turni. Provate ad indovinare chi farà questi lavori? Molto probabilmente toccherà a voi, le stesse persone che protestano adesso: persone poco qualificate, nelle piccole città. E se ci fosse una carenza di lavoratori non qualificati,  Ian Duncan Smith – punta di diamante del campo Brexit – sa già cosa fare. Prima di dimettersi lottando a favore dei tagli ai benefici, aveva fatto una carriera nel trascinare la gente via dalle sedie a rotelle e a sottrargli i letti ospedalieri mandandoli ad esser valutati per posti di lavoro destinati a tagliare i loro benefici.

Alcune persone fantasticano sul fatto che, se vince l’uscita, Cameron cadrà e poi ci sarà un governo laburista. Ma non vi è alcuna nuova elezione in vista. Boris Johnson ha già firmato una lettera impegnandosi a mantenere Cameron al potere se la Brexit vince. Perché questo è ciò che l’elite dei politici fa: restare unita. Se vince l’uscita dall’Europa, il governo Tory più di destra dai tempi della Thatcher avrà il compito di negoziare le condizioni di uscita. Gli stessi giornali che raccontano storie false circa i rifugiati ora racconterebbero storie false circa il partito laburista per impedirgli di vincere le prossime elezioni.

La settimana scorsa, i ministri del gabinetto ombra labourista hanno dichiarato, forte e chiaro, che prenderanno misure adatte a fermare la creazione di posti di lavoro a bassa retribuzione che solo i migranti possono fare; e prenderanno l’iniziativa di rinegoziare i termini della libera circolazione con l’Unione europea il più presto possibile. Francamente, avrebbero dovuto fare questo prima. Sono contento che il contatto faccia a faccia con le persone che rappresentano li abbia spinti ad accettare che la libera circolazione deve essere filtrata attraverso forti misure del Regno Unito per proteggere i lavoratori peggio pagati ed il reclutamento di soli migranti.

Per molte persone, la campagna Brexit è sentita, sia pur per un breve momento, come la prima volta che hanno avuto il controllo. Ma l’indizio per capire l’inghippo sta nella parola “breve”. Una volta che la votazione sarà terminata, il controllo andrà di nuovo alla destra dei Tory. Chiedete all’Ukip; chiedete a Boris Johnson, se credono realmente che la Brexit garantirà un aumento dei salari, un tetto sugli affitti, un calo nei tempi e nelle dimensioni delle liste di attesa del servizio sanitario nazionale? Chiedete loro di fissare obiettivi su questi temi – non a lungo termine, ma nel giro di 12-18 mesi. Non possono.

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Ciò è quanto può fare un partito laburista di sinistra, in combinazione con i partiti nazionalisti progressisti ed i Verdi, cioè costituire un reale cambiamento. Non ci saranno dubbi nelle redazioni del Sun e del Telegraph se ciò accadesse: (gli organi di stampa, N.d.R.) si unirebbero per tentare di schiacciarlo sul nascere.

Ecco come si riconosce la differenza tra una vera e propria rivolta da un falso: dai suoi nemici.

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