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Brexit si, Brexit no! A chi conviene?

SET 020316 Brexit

Veramente curioso; mentre la maggior parte dei commentatori si affanna a dimostrare i possibili, futuribili danni che l’Europa Unita potrebbe subire in seguito alla vittoria degli scissionisti del Regno Unito, qualcuno che conosce la questione, Paul De Grauwe, ha pubblicato un breve ma circostanziato articolo su Ivory Tower nel quale ha provato a dare una punto di vista completamente differente dell’evento, arrivando, addirittura, a ipotizzare che l’uscita del Regno Unito dall’Europa, produrrebbe grossi danni ai sudditi di Sua Maestà (e su questo sono in molti a concordare), ma anche che l’evento potrebbe addirittura essere vantaggioso per i Paesi dell’Unione. La traduzione dell’articolo, a cura di Vincenzo Baldassarre, è stata recentemente pubblicata su La Voce.info. Brexit

Le discussioni sulla Brexit si sono finora focalizzate su una domanda: se per gli interessi nazionali del Regno Unito sia meglio restare nella UE oppure uscirne. Oggi l’opinione pubblica britannica sembra divisa sulla questione e pertanto l’esito del referendum rimane molto incerto. Molto meno discussa è invece un’altra domanda: se sia negli interessi della UE che il Regno Unito resti uno stato membro. A Bruxelles sembrano pensare che la risposta sia positiva: il Regno Unito dovrebbe rimanere membro della UE e la Brexit sarebbe molto dannosa per il futuro dell’Unione Europea. Ma è davvero così?Brexit

Questa è la domanda che Paul De Grauwe si pone nel testo e, partendo dall’assunto che nel Regno Unito è assai radicato un sentimento di insofferenza per l’ingerenza esterna di Strasburgo sulle vicende interne al paese, nel caso in cui le forze centrifughe perdessero nella tenzone referendaria del 23 giugno prossimo, esse, tutt’altro che remissive, si adopererebbero in futuro per continuare a minare le basi della coesione europea per cercare, persa una battaglia, di avere prospettive di vincere la guerra. Brexit

Quando la Gran Bretagna sarà fuori dall’UE, non sarà più capace di minarne la coesione. E la UE ne uscirà più forte. Il Regno Unito sarà invece indebolito e dovrà bussare alle porte dell’UE per iniziare i negoziati di un accordo commerciale. Nel frattempo, avrà perso la sua moneta di scambio. L’UE sarà capace di imporre un trattato commerciale che non sarà molto diverso da quello che il Regno Unito ha già oggi in qualità di membro dell’Unione.Brexit

La teoria potrebbe sembrare eccentrica se non fosse che già da tempo considerazioni analoghe vengono raccolte da fonti di oltre Manica, tant’è che già nell’ottobre del 2014, l’economista Giuseppe Sacco anticipava sulle pagine di Repubblica un’analisi approfondita del numero 10/14 di Limes, che coinvolgeva, nel ragionamento, anche il ruolo dell’attuale presidente della Commissione Europea, della Nato e del discusso TTIP (Trattato Transatlantico sul commercio e sugli investimenti). L’analisi di Sacco si conclude con: Brexit

Al contrario, con il Regno Unito fuori dall’Ue la linea Juncker sarebbe più debole; in particolare, a perdere forza sarebbe il tema del Trattato atlantico di libero commercio (TTIP). Più in generale, risulterebbe meno arduo porre in essere politiche comuni, dato che l’Inghilterra vi si è sempre opposta e ha spesso optato per la non partecipazione. Senza Londra (il che potrebbe significare anche l’uscita di Stati minori, come la Danimarca), lo stesso principio dell’opt. out potrebbe essere messo in discussione. Infine, un’Ue senza Regno Unito dedicherebbe meno attenzione ai problemi della sicurezza, che resterebbero di competenza Nato. Ciò darebbe all’Europa la possibilità di svolgere un’azione internazionale distinta da quella dell’Alleanza Atlantica e molto più pacifica. Un beneficio non da poco se si tiene conto che la Nato, sempre alla ricerca di una guerra per non andare out of business, è ormai diventata – come ha avuto il coraggio di sottolineare, solo tra i capi di governo, l’italiano Matteo Renzi – un fattore di tensione e di instabilità internazionale.Brexit

L’impressione che si trae dalle analisi fatte, porta alla conclusione non banale che la possibilità dell’Europa di trovare un suo ruolo nel mondo autonomo e sicuro, possa derivare solamente dalla indipendenza da chi, all’interno ed all’esterno, cerca di determinarne la subalternità agli interessi americani, in barba a coloro i quali, al contrario, vedono nell’unità dei Paesi attualmente aderenti, l’unica possibilità di un futuro da protagonisti. Brexit

Abituati ai tatticismi interni che portano a fare scelte spesso funzionali solamente ai partiti ed ai loro rapporti di forza reciproci, avevamo ardentemente sperato che la creazione di un soggetto sovranazionale nel quale diluire sino all’indifferenza le nostre miserie, ci avrebbe consentito una crescita, che avrebbe portato al superamento della nostra marginalità; la constatazione, al contrario che l’Europa sia diventata palestra nella quale si confrontano, sulla pelle dei cittadini, interessi di bottega e, per di più, del tutto indifferenti all’idea che, di Europa, avevano i “padri fondatori”, rende resilienti le volontà di chi crede nella necessità di mantenere unità in questo contesto. Brexit

Ben poco conforta, alla fine, la constatazione che alfieri dello sfascio siano personaggi come Le Pen e Orban (per non dire dei nostri) i quali pur di raggiungere il potere sono disponibili ad ogni compromesso con tutti i mal di pancia localistici, costi quel che costi. Brexit

In tutto questo, l’unica vera certezza sembra essere solo una gran confusione. Brexit

 

Brexit si! Brexit no!

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2 comments

  1. Por Quemada 3 marzo, 2016 at 10:55

    Gli inglesi hanno capito che l’Europa è una prigione dove comandano quattro burocrati che non sono controllati da nessuno. Se se ne andranno avranno solo da guadagnarci, e lo dovremmo fare anche noi.

  2. Tigra 2 marzo, 2016 at 14:51

    Condivido totalmente, e non da oggi, la tesi di Paul De Grauwe; l’Europa si sta avviando su una strada nella quale riconosce privilegi ai paesi forti, e non fa sconti ai paesi deboli, e con politiche di questo genere si possono costruire imperi ma non unioni.
    Il caso dell’Inghilterra è comunque atipico, ha sempre mantenuto i piedi dentro e la testa fuori, guardando oltre Atlantico, cosa che per la geopolitica odierna mi sembra rivolta al passato; il trattamento di largo favore che le viene concesso oggi, in cambio sostanzialmente di nulla, mi pare per il resto dell’Europa solamente un costo, e per questo credo che un’Europa più piccola e più compatta, non più obbligata a mediare troppi interessi inconciliabili, avrebbe qualche possibilità in più di rafforzarsi e strutturarsi.
    Ad uscire gli inglesi ci rimetterebbero? Nulla è per sempre, gli basta diventare un po’ più ragionevoli, perchè non sarà di sicuro l’Inghilterra di Boris Johnson a competere con i cinesi.

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