le storie

Camminare in una città

 

Camminare in una città

Se la tua unica esperienza di attraversare la città è un pendolarismo frenetico, stai perdendo qualcosa. Quattro escursionisti esperti condividono i loro modi preferiti per godere una passeggiata urbana.

 

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Annusare New York: un cieco sui profumi e suoni della città

Un non vedente, newyorkese da una vita, riconosce come cambiano i quartieri dai loro odori. Racconta  di una città piena di sorprese.

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di Frank Senior come raccontato a Craig Taylor
(Traduzione Redazione Modus)

 

Sono cieco, per cui è il mio naso a dirmi in quale quartiere mi trovo.

Il mio cane ed io – noi camminiamo. Cammineremo dalla 125ª Strada ad Houston Street, quei 14 km. verso sud. Col passare degli anni l’odore di Harlem è decisamente diverso. È diventato più aperto. C’è una nuova classe di persone. Il tutto lo si odora come fosse qualche altro posto.

Mentre camminiamo per la città, ascolto i diversi tipi di quartieri – persone di colore che si trasformano in bianchi, ispanici che diventono persone di colore. Sento i suoni delle lingue, i venditori, i diversi modi in cui le diverse culture vendono la loro roba, come la presentano.

Voci nere, voci bianche. Tempo fa ero ancora in grado di individuare se qualcuno fosse bi-razziale. Ero capace di distinguere quel particolare carattere consistente nella voce, una chiarezza della voce, ed uno spessore della voce che mi comunicava : questo è d’entrambi. Ora è più difficile da fare perché oggigiorno tutti sono misti. Non è così facile.

 

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 Hell's Kitchen nel 1970, NY

 

Anni fa, mi capitava di camminare nella Hell’s Kitchen e passare davanti a tutti gli “appartamenti a vagone ferroviario” (railroad flats, o railroad apartments, N.d.R.) e gli edifici popolari e la gente seduta sui gradini a giocare a dama. Si sentivano le tessere del domino, si sentivano le pedine sulla damiera. E allora si poteva capire chi stesse giocando. Perché gli ispanici amano il domino. Li senti sbattere il domino, bum bum bum. I neri giocavano a dama. E anche lì, si sentiva come sbattevano le pedine. C’era una differenza.

Ho vissuto in questa città tutta la mia vita. Quando Times Square fu, si sa, la discarica, il simbolo di un mondo sotterraneo – quando si usciva da un autobus arrivato al terminal Port Authority, tutt’intorno puzzava come sesso – spesso chiedevo: ma è questo che deve accogliere i turisti al loro arrivo? Lerciume. Sesso, inguini, peli ed ascelle. Pensate a qualsiasi schifezza: ce n’era l’odore. Ecco di cosa puzzava. Urina, piscio. Di tutto. Voglio dire, ecco quanto nefanda era Times Square. Era orribile.

Gestivo una edicola sulla 42esima strada. La gente veniva al mio chiosco perché sapevano che sarei stato aperto. Ero sempre aperto. Così riusciì a conoscere la città in questo modo – la gente, la bontà – solo per il fatto d’essere là fuori.

C’era un tizio inglese, un tipo simpatico. Mi abituai ad accoglierlo perché un sacco di volte non volevo stare lì da solo a quell’ora della mattina presto. Veniva da me verso le sei. Si metteva a sedere, beveva il suo caffè e stava fuori a parlare con me, mi dava una copia del New York Times che aveva appena finito di leggere. Lo abbiamo fatto per tre mesi.

Un giorno gli chiesi: “Yeah, man, sai giocare a scacchi?”

Lui rispose: “Sì.”

E io: “Ci dovremmo incontrare e giocare a scacchi. Dove vivi?”

Lui disse: “Oh, amico, io vivo a Central Park West.” (Quartiere ‘bene’ e l’omonimo corso che cinge il lato occidentale del Central Park, N.d.R.)

Oh mamma, ho pensato, quest’uomo ha anche della grana! “Qual è il tuo indirizzo?” Gli chiesi.

“Sai la 65ª Strada?”, mi rispose. “Cammina fino all’angolo della 65ª, giri a destra e io sono sulla quinta panchina.”

Il tipo era un senzatetto! Ma a me, odorava di acqua di colonia. Era pulito.

Quindi, si sa sempre che non si sa mai. Questa è l’altra cosa bella di New York.

 

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Central Park West, NYC

 

Un giorno, ero fermo alla Madison Avenue e 23ª Strada. Arrivai fino all’angolo. Sentii la testa del mio cane dare una spintarella a qualcuno in modo che potessimo passare. E questo mi fa: “Cosa sei, cieco o cosa?”

Stavo per dire: “Vaffanculo”, ma invece iniziai con “Ehi, man, per quale motivo pensi che ho preso il cane ?”

E quest’altro: “Oh, hai un cane? Sono cieco anch’io. “

E poi: “Stavo per chiederti di aiutarmi ad attraversare la strada.”

Io gli dissi: “Ce la faccio, ti aiuto fino all’altra parte della strada, man. “

Afferrò il mio braccio, lo tenne stretto, e andammo dall’altra parte.

 

Frank Senior – affermato cantante di jazz, Frank si è esibito al Montreal Jazz Festival e al Concerto Lighthouse al Metropolitan Museum of Art, così come al The Village Gate, Bryant Park, The Angry Squire, Sweetwater e The Blue Note. Frank ama anche giocare a scacchi! Ulteriori informazioni su Frank Senior.

 

 

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L’arte del perdersi

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Marchmont Street a Londra

 

 

 

 

di Craig Taylor – scrittore, editore, giornalista
(Traduzione Redazione Modus)

 

Le città meritano d’essere vissute da persone in movimento. Attraversandole ammirerete anche una straordinaria quantità di storia, e conoscerete il mondo, spostandovi tra edifici del 12° secolo ai giorni nostri, da vecchi mercati inglesi a moderni ristoranti cinesi.

Io sono un vagabondo. Siamo così abituati a leggere le mappe e cartine avendole ormai sempre a portata di mano, mentre il vagare coltiva la mente. Mi piace quella sensazione, quando non conosco dove mi trovo: tutti i sensi ne sono accresciuti e si è più consapevoli di ciò che sta accadendo intorno a voi.

Tutte le passeggiate iniziano da qualche parte che si conosce. Da questo punto di partenza familiare, si perocorranno strade che riconosciamo, fino a trovare quelle che si conoscono solo un po’. Continuate a vagare, e se siete fortunati vi renderete conto che siete arrivati ​​in un posto nuovo. La vostra comprensione della geografia della città cresce quando le strade si collegano tra loro, e così potrete congiungere diverse aree della cità nella vostra mente.

Passeggiando per una città, si vivrà più di quanto si farebbe in un paesaggio più uniforme. Le strade e gli edifici in effetti potranno non cambiare spesso, ma ci sarà un cast, un insieme di persone che cambia continuamente. Non potrete ammirare la stessa bellezza dei panorami che vedreste in campagna, ma potrete meravigliarvi della processione infinita di volti interessanti.

Mentre camminate, ricordartevi di guardare verso l’alto. Per esempio, vicino a Baker Street a Londra, c’è un grosso edificio degli anni trenta con un intero carico di parti e componenti di treni come ganci ferroviari e respingenti incorporati nella facciata. A New York, potreste guardare in alto e rendervi conto di trovarvi in ​​fondo ad un profondo canyon artificiale, esperienza unica, mai vista prima – specie se si proviene, come me, da una piccola città.

 

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La gente spesso mi chiede quale sia il mio posto preferito in Gran Bretagna. Non mi piace l’idea di un luogo preferito, statico – quel che ho invece sono dei percorsi preferiti. A Londra, a piedi lungo Marchmont Street, passato la libreria Judd Books, provate a fare un percorso trasversale del quartiere e sgattaiolare fino al British Museum. C’è qualcosa di molto soddisfacente nel vagare tra grandi manufatti del passato mentre vai da qualche altra parte.

 

 

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Camminare e parlare

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La psicoterapeuta Philippa Perry preferisce camminare parlando

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di Philippa Perry – psicoterapeuta, scrittrice
(Traduzione Redazione Modus)

 

Come psicoterapeuta, quando penso a escursionisti, camminatori o vaganti, penso alle loro giacche di Gortex e ai loro robusti e ben vissuti stivaletti a lacci di pelle marrone, altezza caviglia, che ambulano lungo sentieri e mulattiere nella piacevole campagna verde. Sono una appassionata camminatrice. Camminare regolarmente fa bene al tuo cervello – abbassa in modo significativo le probabilità di sviluppare la demenza vascolare, così come rafforza il sistema immunitario e aiuta ad avere un cuore sano. Ma non andrebbe fatto solo perché ci fa bene, fatelo perché è divertente. L’ascolto di musica o di un libro audio, mentre si cammina può essere un incentivo per allungare le vostre escursioni. Potremmo ottenere ispirazione letteraria nel camminare insieme a “Psicogeografia” di Will Self oppure ascoltando “La New York che nessuno conosce” di William Helmreich.

Sono interessata alle persone, gli edifici, la storia, le comunità e anche se non sono indifferente alla bellezza dei laghi, montagne e valli, sono più attratta da una passeggiata urbana.

Ed il tuo legame ad un posto non è l’unica relazione che l’andare a piedi può aiutarti ad approfondire. Il mio modo preferito di camminare è quello di camminare e parlare: incontrare le persone per una cosa da bere o un pasto può andar bene, ma io trovo una qualità diversa di conversazione appena si rientra al passo insieme. Quando so di avere una certa quantità di tempo senza interruzioni, mi posso permettere di avere più contatti e collegamenti non solo con l’ambiente o l’altra persona o persone, ma con me stessa. C’è più tempo per pensare e più tempo per ascoltare. Fare una passeggiata lunga mi può dare dello spazio in un modo non del tutto dissimile dall’ora di terapia.

 

 

Quando sono a piedi, e mi viene un’idea o ne sento una da chi è con me , l’atto stesso del camminare mi aiuta a cristallizarla. Alcuni dei punti di riferimento delle mie passeggiate saranno per sempre associati nella mia mente con le idee che mi giravano in testa quando ero vicina a loro, e questi poi modellano il mio modo di vedere certi luoghi. Non sono solo le chiacchierate che ho mentre cammino in città che diventano strumentali nel formare i miei sentimenti e pensieri, ma gli stessi edifici e strade che poi lasciano la loro impressione su di me.

 

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I piaceri dopo il tramonto

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di Sukhdev Sandhu –  scrittore
(Traduzione Redazione Modus)

 

Man mano che le nostre città diventano più sicure e più reggimentate, perdiamo qualcosa. Non voglio una città che sia tutta una questione di sicurezza – che noia – voglio ansia e piacere sensoriale. La città di notte è diversa. Non c’è niente di noioso a quelle ore. È più buio per cui non è possibile vedere altrettanto bene, ma si possono ascoltare più cose: i tuoi passi, quelle delle altre persone. Improvvisamente ci si rende conto delle ombre, e ci tocca negoziare con la paura.

Storicamente, c’è un senso che la notte sia un momento di maggior pericolo, che le uniche persone fuori a spasso siano sospetti, dei pochi buono. Ma la maggior parte delle persone che camminano per le strade di notte stanno andando da qualche parte. Hai i lavoratori migranti nel loro cammino verso un turno di notte, o persone in coda dietro l’isolato per entrare al negozio della Apple. Potremmo individuare i genitori che portano a spasso i loro bambini nei passeggini, cercando di farli addormentare. Mi piace l’idea di queste identità notturne che si adattano a quella parte della giornata.

 

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      Lo scrittore Sukhdev Sandhu

 

La maggior parte di noi in realtà non “vive” nelle nostre città. Viviamo nella nostra casa, e ci rechiamo, viaggiando, al lavoro, e poi abbiamo alcuni punti cardinali: quel compagno che abita dietro l’angolo, quel ristorante Thai vicino al lavoro, quel bar. Si parla di città come grandi luoghi di baldoria, ma in realtà viviamo in zone ristrette. L’andare a piedi di notte per la città può rompere quest’abitudine. Segui quella melodia nuova fino alla bicchierata (al pub) dopo la chiusura, spingi su quella porta. Scendi in quel vicolo alieno. Vai dove vuoi, e vedrai dove arrivi.

Camminare in una città

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1 comment

  1. Jair 30 aprile, 2016 at 13:46

    Ehi man, questo Frank Senior sembra vivere più intensamente della maggior parte di noi dotati di tutti e cinque i sensi. Il fatto poi che un non vedente vendesse… giornali, mi sembra supremamente ironico.

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