le muse

Christo cammina sull’acqua

 

 

Tutte le informazioni sul come arrivare alle Floating Piers su Iseolake.com .

 

The Floating Piers realizzate.

 

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Seguono analisi de

  • Il progetto
  • Le opere di Christo

 

 

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Incontro con l’artista bulgaro a Iseo per seguire i lavori dell’installazione che a Giugno collegherà Sulzano a Monte Isola: «La grandezza del progetto è che vive nello spazio, in balìa della pioggia, delle onde, del vento»

Christo e The floating piers, la sua passerella sul lago d’Iseo:  «Il sogno mio e di Jeanne-Claude»

di Alessandra Troncana

 

 

 

Iseo, hotel Araba Fenice, quattro stelle sulla porta e cigni in ritirata: ecce Christo.
Un bicchiere d’acqua sul tavolo del bar, l’aglio in tasca, i suoi assistenti-mastini che gli girano intorno: l’artista bulgaro che ha impacchettato telefoni, sedie, palazzi, il Pont Neuf e diverse altre cose, sta per stendere una passerella sul lago, da Sulzano a Monte Isola fino all’isola di San Paolo. Infilatevi un paio di scarpe da ginnastica: dal 18 Giugno al 3 Luglio, con The floating piers , camminerete sulle acque. «Questo progetto l’abbiamo pensato nel 1970» dice l’artista. L’idea gli è venuta nella sua casa-studio di Manhattan, una stanza con le pareti scrostate e lo scotch sui tavoli. Christo stava al quinto piano, la moglie-musa Jeanne Claude a quello sotto. Lui scendeva un paio di volte per masticare spicchi d’aglio e yogurt. Lei cucinava bistecche troppo cotte ai critici. «Una sera è venuto a cena uno storico dell’arte argentino e ci ha detto: perché non fate qualcosa a Buenos Aires? Ci è venuta l’idea di The floating piers : che poi gli argentini bocciarono. Jeanne-Claude non voleva lasciarlo perdere. A un certo punto, due anni fa, ho detto: ho 80 anni, è la mia ultima chance. Sbrighiamoci».

 

In Italia avete già fatto sparire le Mura Aureliane a Roma, una torre medioevale a Spoleto, la statua di Vittorio Emanuele a Milano.
«Conosco il lago d’Iseo dagli anni Sessanta. L’abbiamo scelto (l’artista parla sempre al plurale, in omaggio alla moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ndr ) perché ci piaceva Monte Isola, e l’idea che non fosse connessa alla terra. Poi è vicino a Milano e pieno di pescatori. Avevamo pensato anche al lago di Garda, ma su un lato è troppo piano, mentre quello Maggiore è troppo frastagliato».

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Perché ha scelto il giallo per il tessuto della sua passerella?
«Lei non deve guardare i singoli pezzi dell’opera ma l’insieme: la passerella, le onde, gli alberi, il cielo. E poi il colore cambierà con la luce: oro brillante il giorno, arancio al tramonto».

 

 

Lei non accetta mai compromessi, per le sue opere: niente modifiche.
«Ogni grande artista non accetta compromessi» (ride, N.d.R.).

 

Se piove cosa succede?
«La grandezza del progetto è che vive nello spazio, in balìa della pioggia, delle onde, del vento. Purtroppo non ci sarà la neve. Ma sarà un’esperienza piena, inattesa, divertente: non sono quadri che si guardano da un vetro, non c’è niente di virtuale».

 

Tutto quello che fate è precario: alla fine, smontate tutto e lo mandate al riciclo. Pure The floating piers . Perché?
«Noi non inventiamo niente: prendiamo in prestito lo spazio, lo cambiamo per pochi giorni e ce ne andiamo. I nostri progetti non si possono trattenere, sono reali ma irrazionali. La libertà è nemica del possesso: per questo durano pochi giorni e non facciamo pagare il biglietto».

 

Però pagate le persone che lavoreranno per voi: il bando per candidarsi è uscito l’altra notte sul sito thefloatingpiers.com. Turni da 8 ore, stipendio e pranzo inclusi: cercate guardiani per la passerella, che sarà montata in cinque giorni.
«Non voglio volontari, altrimenti non posso licenziarli» (ride, N.d.R.).

 

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Paga pure le fatture: The floating piers costa 10 milioni di dollari. Come sempre con i vostri lavori, i soldi arrivano dalla vendita dei bozzetti. A che punto è?
«Ho venduto due grandi disegni, più qualche collage: sono molto costosi».

 

Ha detto che sarebbe meglio togliersi le scarpe prima di camminare sull’opera.
«È un’esperienza molto sexy, viscerale: sentirete il movimento delle onde sotto i piedi. È come un bel tappeto di casa: sempre meglio camminarci sopra scalzi. Oppure pensi a una scultura: devi girarci intorno per guardarla tutta. Ecco: noi abbiamo dilatato questo movimento in una dimensione enorme, mastodontica, per estendere l’esperienza dell’arte».

 

Sta incontrando parecchia gente in giro, qui sul lago: sono tutti entusiasti.
«Ovunque ci muoviamo c’è qualcuno che ci dà una mano, ci segue, ci aiuta: abbiamo sempre il supporto delle comunità in cui lavoriamo. In caso contrario, rinunciamo al progetto. L’altro giorno ho incontrato gli studenti di Gardone Val Trompia, hanno fatto parecchie domande intelligenti, ma del resto Jeanne-Claude ha sempre preferito parlare ai ragazzi: i critici scrivono di noi, ma i giovani ci sopravvivono».

 

Qualcuno temeva che alla morte di Jeanne-Claude sarebbe finito il sogno.
«The floating piers è il nostro sogno».

 

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(dal Corriere)

 


 

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L’ultima di Christo: arte che ti permette di camminare sull’acqua

di Carol Vogel
(Traduzione Redazione Modus dal New York Times)

 

È passato un decennio da quei 16 giorni nel Febbraio 2005, quando il duo d’artisti Christo e Jeanne-Claude installarono 7.500 porte lungo i sentieri di Central Park a New York, ognuna adornata con luccicanti pannelli color zafferano, creazione che Christo descrisse come “un fiume d’oro che appare e scompare attraverso il rami degli alberi.”

 

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Fu uno spettacolo come nessun altro nella lunga storia del parco. Il progetto da 20 milioni di dollari, finanziato dalla vendita di opere d’arte di Christo, riuscì a pomparne quasi 250 milioni nell’economia della città e attirò 4 milioni di visitatori. “Per la prima volta dal 9/11 Christo ha messo New York City nei titoli internazionali per qualcosa che avesse a che fare con la speranza“, ricorda Patricia E. Harris, l’ex vice sindaco e, per decenni, uno dei sostenitore principale del progetto con il suo capo, il sindaco Michael Bloomberg. “Ha ricordato al mondo che lo spirito artistico della nostra città era vivo e vegeto.”

E ha anche mostrato al mondo che l’arte ha il potere di cambiare il paesaggio. Christo e Jeanne-Claude, come pochi artisti, hanno prodotto gesta visive che hanno coinvolto il pubblico e determinato la sua partecipazione: sono stati avvolti quasi centomila metri quadrati di tessuto per “impacchettare” il Reichstag, ed è stata alzata una tenda alta 112 metri in una valle nel Colorado. “Si diventa parte del dialogo“, ha detto Germano Celant, curatore italiano. “Questi progetti sono una specie di sogno, del tipo che tutti possono capire e a cui tutti possono partecipare.”

 

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Ma dopo la morte di Jeanne-Claude nel 2009, per le complicazioni di un aneurisma cerebrale, alcuni si chiedevano se l’ultimo sogno fosse morto. Sembrava a molti che Christo fosse scomparso dalla vita pubblica. La coppia era inseparabile da 47 anni, trascorsi in una lunga collaborazione. Jeanne-Claude era anche la più loquace e visibile, con i suoi capelli rossi fiammeggianti, una tonalità che, come raccontava alla gente,  fu appositamente scelta per lei dal marito. Condividevano la stessa data di nascita, 13 Giugno 1935, e un debole per utilizzare solo il nome di battesimo (lui nato Christo Javacheff in Bulgaria, lei Jeanne-Claude de Guillebon in Marocco.)

In realtà Christo è stato tranquillamente occupato, come suo solito, impegnandosi in diversi progetti contemporaneamente. E ora è pronto per un ritorno in proprio. La sua prima mostra d’arte commerciale in quasi 50 anni apre il 6 Novembre presso il Craig Starr Gallery di Manhattan, con esempi di alcune delle sue prime opere, i suoi Show Windows e Store Fronts (Vetrine di vendita e Fronti di Negozi), installazioni architettoniche che iniziò a fare nei primi anni ’60, poco dopo che lui e Jeanne-Claude arrivarono a New York da Parigi.

 

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Ma è “The Floating Piers,” la sua prima installazione esterna su grande scala dai tempi de “The Gates” (i Portali) e primo progetto ideato dopo la morte di Jeanne-Claude, che ora consuma ogni sua ora di veglia. Per 16 giorni a partire dal 18 Giugno, in Italia, sul piccolo Lago d’Iseo, il pubblico sarà in grado di camminare per quasi 3 chilometri e mezzo sull’acqua, in cima a 200.000 cubi galleggianti ricoperti di un scintillante tessuto di nylon giallo-dalia ordito a trama fitta. “Si sentirà il movimento dell’acqua sotto i piedi“, ha detto Christo. “Sarà molto sexy, un po’ come camminare su un letto ad acqua.”

Una figura nerboruta con ciuffi di capelli bianchi come la neve, Christo parla in fretta, con un forte accento bulgaro, una modalità animata ad alto tasso di ottani. Spesso si eccita a tal punto da essere incapace di stare fermo.
Mi piace lavorare; Mi piace camminare. Fondamentalmente mi piace muovermi e fare le cose fisiche, “, ha detto di recente, con indosso bluejeans larghi e una camicia azzurra, camminando su e giù per il secondo piano della sua casa e studio a SoHo, in un edificio di 200 anni che lui e Jeanne-Claude acquistarono nel 1973. Questo è il luogo dove i collezionisti vengono a comprare le sue opere – collages impeccabili  dei suoi progetti, con i proventi che poi vengono incanalati per finanziare la sua attività pubblica. In questo momento i muri sono pieni di disegni dei “pontili galleggianti” a fianco di alcuni dei suoi vecchi oggetti che era solito “impacchettare”, tra cui un telefono vecchio stile a parete rivestito in tela e plastica, legati insieme con pezzi di corda vecchia.

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Non mi piace nulla dei computer“, ha continuato Christo. “I giovani di oggi sui loro schermi piatti, è tutto virtuale; niente è reale. Tutti i nostri progetti coinvolgono cose reali – vento reale, vero sole, vero bagnato, vero e proprio pericolo, vero dramma. E questo è molto stimolante per me. ”

Ma un altra realtà costante della sua carriera è il processo spesso straziante di attesa – a volte decenni – affinché un progetto giunga a buon fine. Le opere sono a volte ritardate o bloccate a causa della politica – garantirsi i nullaosta di governi e i permessi necessari, o superare l’opposizione locale. Altre volte i ritardi sono causati dalla stessa complessità tecnica dell’impresa.

Christo e Jeanne-Claude attesero 32 anni per avvolgere 161 alberi in rete di poliestere bianco e nero in un parco a Basilea, Svizzera; quasi 25 anni per ottenere il via libera per l’installazione “The Gates” a Central Park; 24 anni perchè il governo tedesco desse l’approvazione per avvolgere il Reichstag a Berlino in tessuto color alluminio; 10 anni perchè le autorità francesi approvasero la loro visione del Pont Neuf a Parigi avvolto con 42.194 metri quadrati di tessuto color champagne; 7 anni prima che fossero in grado di piantare una foresta di ombrelli nelle risaie vicino a Tokyo e lungo le colline nel sud della California.

Ho compiuto 80 anni nel mese di Giugno,”  ha dichiarato Christo  nel corso di un’intervista a casa sua. Ha ricordato un giro in auto dello scorso anno, da Stoccarda, in Germania, al suo magazzino di Basilea, in Svizzera, con il nipote Vladimir Yavachev, e Wolfgang Volz, il suo fotografo e responsabile del progetto di “The Floating Piers.”

Non posso aspettare più di tanto ancora“, ha detto loro. “Non sono sicuro di vivere altri 10 anni. Penso che dovremmo fare qualcosa, non è così complicato. Qualcosa che possiamo gestire. Qualcosa che può effettivamente essere fatto.
Jeanne-Claude aveva curato il lato pratico dei loro progetti – l’organizzazione e i dettagli finanziari – lasciando Christo ad occuparsi della parte creativa. “Ho sempre lavorato da solo“, ha spiegato sulla sua arte. Ha mantenuto il suo studio un affare di famiglia, basandosi su due giovani assistenti di Jeanne-Claude: Yavachev, ora direttore operativo di “Piers“, e Jonathan Henery, nipote di Jeanne-Claude, che dirige l’ufficio di Christo. “Mi manca sempre Jeanne-Claude“,  ha detto Christo un po’ malinconico. “Una brillante problem-solver , con una mente ferocemente critica” , ha lasciato un vuoto enorme. Christo sta portando avanti altri due progetti pensati in coppia, entrambi sfide notevoli.

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Uno, destinato ad un’oasi circa 161 chilometri a ovest di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, è stato concepito nel 1977 ed è un immensa struttara trapezoidale a mo’ di panchina chiamata “The Mastaba.” Sarebbe il progetto più alto della sua carriera, raggiungendo quasi 154 metri d’altezza, modellato da 410.000 barili multicolori. (Sta lavorando con la famiglia reale di Abu Dhabi sulla parte logistica del progetto.)

Il Mastaba” sarà una delle poche installazioni permanenti di Christo e – anche se progettato anni fa – ci sembra opportuno chiedere se non lo vede in termini diversi ora, forse anche come un indicatore della sua vita e mortalità.  La risposta recalcitrante, data la premessa che in qualche modo riguarda la morte, ha invece definito questo monumentale lavoro “una forma molto naturale, tridimensionale, che è più vecchio anche di una piramide.”

L’altro lavoro in corso è “Over the River“, iniziata nel 1992, una installazione temporanea che comporta la sospensione, in alto sopra il fiume Arkansas nel centro-sud Colorado, di 9,5 chilometri composti da pannelli in tessuto argentato. Approvato dai governi sia federale che statale, dovrà affrontare l’opposizione di un gruppo locale, che sostiene che “Over the River” sarà distruttivo per l’ambiente e la fauna selvatica nel Canyon Bighorn Sheep. Una causa legale per far annullare le autorizzazioni rilasciate per il progetto è in corso in una corte d’appello federale.

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Al contrario, “The Floating Piers,” 96 chilometri a est di Milano, è stato un gioco da ragazzi. “Giuseppe Faccanoni, presidente dell’Autorità di Bacino, ci ha aiutato a ottenere i permessi in meno di un anno“, ha detto Christo. “Volevo tornare in Italia. Abbiamo fatto progetti lì prima. C’è grande cibo, bel paesaggio. ”

Il Lago d’Iseo è forse il meno conosciuto dei laghi dell’Italia settentrionale, un luogo idilliaco con due piccole isole, non ancora invaso da turisti (a differenza del Lago di Como, noto per i celebri residenti come George Clooney). Per Christo, il Lago d’Iseo offre anche un paesaggio da favola. “Ha dei borghi piccoli e belli, case e chiese e rovine romane. Per andare alla terraferma, i residenti usano un traghetto”, ha detto, pur non parlando la lingua, usando la parola italiana (‘traghetto’). “I pontili galleggianti” collegheranno le isole tra loro e con la terraferma. “Sarete in grado di camminare in tutta la zona“, ha spiegato Christo. Il progetto sarà anche visibile dalle montagne circostanti. Come la luce cambia durante il giorno, così cambierà anche la vista dei piloni, dal giallo intenso all’ oro luccicante, ad una tinta rossastra quando il tessuto è bagnato.

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A proposito di gente: si prevedono un mezzo milione di visitatori al “The Floating Piers,” la sua apertura sarà concomitante con gli ultimi due giorni di Art Basel, la fiera d’arte contemporanea d’oltralpe, che offirà un facile pellegrinaggio di circa 442 chilometri. Il progetto ha un costo stimato di circa 11 milioni di dollari, soldi che Christo ha detto di aver già accumulato dalla vendita di sue opere d’arte. (Le opere in vendita nella mostra presso la galleria di Craig Starr vanno dai 400.000 dollari per un collage a 7 milioni per una delle finte vetrine degli anni ’60 Store Fronts, simili a quelle esposte decadi fa dal leggendario gallerista Leo Castelli.)

Il Sig. Celant, direttore del progetto di “The Floating Piers,” ha aiutato Christo ad ottenere le approvazioni necessarie. Scienziati, ingegneri strutturisti e subacquei, insieme a squadre di lavoratori edili, sono stati coinvolti nella realizzazione delle Piers, facendo galleggiare lo scorso anno, per veder il risultato finale, una sezione ricoperta con il tessuto su un lago in Germania. Nel  Febbraio del 2015, Christo ha testato la resistenza strutturale delle piattaforme al vento e e ad onde di certe altezze, posandone sezioni sul Mar Nero. A partire dal Dicembre 2015, i subacquei metteranno 140 ancore di cinque tonnellate fino ad una profondità di 92 metri nel lago d’Iseo. In questo momento, in una fabbrica in Germania si stano fabbricando circa 93.000 metri quadrati di tessuto.

 

Per l’installazione finale è prevista una settimana di lavoro che coinvolgerà una squadra di circa 600 persone.

Ancora una volta, come lui e Jeanne-Claude fecero all’ inizio del 1980, Christo ha intenzione di dare ad ogni visitatore un regalo, forse un pezzo reale del tessuto dall’installazione. “Normalmente si tratta di una cartolina da portare a casa“, ha detto Celant. “Un po’ di tessuto che diventa una parte della storia.”

Data la natura effimera di queste installazioni, tutto ciò che rimane è il ricordo indelebile. “Si crea un’urgenza incredibile“, ha detto Christo, “perché non potrà accadrà mai più. Ecco perché è così eccitante “.

 

 

 

Il sito di Christo

 

 

 

 

 

 

 

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2 comments

  1. Genesis 29 giugno, 2016 at 06:18

    Non so quanto mi possa piacere uno stravolgimento, in via artistica, del paesaggio che poco tempo fa ho gustato…ma sono comunque convinto che sia un’opera utile anche per creare lavoro in zone dove la crisi ancora ti mastica i polpacci. Proprio ieri ho parlato con un collega bresciano che mi dava alcuni dati sull’affluenza e sul sistema tecnico-meccanico della passerella.
    A parte le lunghe code ed il travaglio sulle strade, il camminare sull’acqua, dovuto ad un Christo artista, porta alla sostituzione del telo giallo, dovuta all’usura, nella metà del tempo prevista…forse era questo il motivo per chiedere di camminare scalzi…
    Comunque, naturista quale credo di essere (cioè figlio della Natura), finché l’opera umana non creasse stravolgimenti permanenti, sono più che d’accordo.
    Porto ad esempio l’ultimo museo del mio conterraneo Reinhold Messner che da “figlio della montagna” l’ha tradita distorcendone permanentemente la forma, cementificando a oltre 2000m di quota…

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