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Clip: la Consulta e le Province

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La Consulta e le Province

La Corte Costituzionale ha appena assestato una robusta legnata nei denti alla Regione Piemonte, rea di aver applicato con pedissequa solerzia gli indirizzi della Legge 190/2014, e cioè la Legge finanziaria per il 2015, lasciando le Province sostanzialmente prive delle risorse necessarie per svolgere le loro funzioni.
Le norme della Regione Piemonte, impugnate dalle Province di Asti e Novara, hanno leso gli articoli 117, 119 e 97 della Costituzione, in ordine all’autonomia finanziaria degli enti e alla proporzionalità fra risorse e funzioni, oltre che il fondamentale art. 3, in riferimento ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza sostanziale nel godimento dei diritti sociali: nella sostanza una patente di analfabetismo costituzionale e di pressapochismo nella produzione normativa che si riverbera immediatamente sul Governo e sul Parlamento, che hanno determinato il quadro normativo nel quale la Regione Piemonte ha adottato i provvedimenti impugnati.
In altre parole il Giudice Costituzionale dice, e sembra cosa del tutto ovvia, che i tagli, se non accompagnati da «una riorganizzazione dei servizi o da un’eventuale riallocazione delle funzioni» non possono essere effettuati, cosa che invece è successa in Piemonte.
Poiché tutte le altre regioni, e tutte le province d’Italia sono nella stessa condizione stigmatizzata dalla Corte, non è chiaro al momento quali potrebbero essere gli sviluppi di questa sentenza, che sotto molti aspetti collima con le argomentazioni addotte da chi alla riforma delle province si è sempre opposto, le organizzazioni sindacali in primo luogo; c’è tuttavia un aspetto singolare in questa vicenda, ed è il fatto che la notizia non esiste sulle pagine dei grandi giornali italiani.
Dalle nostre ricerche sono emersi due articoli, uno del Sole 24 Ore, e uno di Milano Finanza, e per il resto il silenzio; senza voler pretendere un giornalismo di stampo anglosassone, la cosa ci è sembrata oltremodo sgradevole, e per rendere questa distrazione un po’ meno assordante abbiamo pensato di fornire ai nostri lettori un paio di link per approfondire l’argomento.
Ci auguriamo di aver fatto cosa utile e gradita.

Riforma delle province bocciata dalla Consulta (di Luigi Oliveri)

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14 comments

  1. Remo Inzetta 2 febbraio, 2016 at 10:08

    Non discuto che le cose potessero essere fatte meglio, ma non è una novità che quandi si mescolano le esigenze di bilancio, dovute a decenni di malgoverno, con la rigidità delle norme, che non sempre compatibili con le emergenze, bisogna avere il coraggio di scegliere, cosa che Renzi ha fatto, in attuazione di un percorso iniziato con il Governo Monti.
    Nonostante i problemi, che riconosco essere reali, credo che il Governo abbia fatto la scelta più giusta, perchè l’infinita duplicazione delle funzioni amministrative è uno dei mali di questo paese, e le Province sono obbiettivamente l’anello più debole e meno importante della catena.
    C’è però da chiedersi se la Corte ha valutato l’impatto di certe considerazioni contenute nella sentenza, a mio parere di carattere sfacciatamente politico, che sarebbero bene non fossero mai svolte dal Giudice delle Leggi.

  2. Bondi James Bondi 2 febbraio, 2016 at 06:23

    Leggendo l’interessante blog messo a corredo di questo articolo, apprendo che i geni che hanno scritto la Legge finanziaria 2015 prevedevano che questi tagli (oddio, più che tagli sembrano amputazioni) alle Province avrebbero comportato un risparmio di ben 3 miliardi di euro per le casse dello Stato. Dunque, tagli di servizi, e vabbè, ma tanti soldi risparmiati. Mi chiedo: ma le tasse, benedetti ragazzi, le tasse, ce le avete abbassate di un pochino? No, eh? E allora, da tutto questo pastrocchio chi ci ha guadagnato??

      • Jane 2 febbraio, 2016 at 15:02

        Nemmeno un soldo finirà a coprire il debito pubblico. Anche voi renziani dovreste essere un po’ più forti a voler ribattere su cose sfacciatamente sbagliate. Si è trattato di una riforma frettolosa, che non ha ridisegnato compiutamente il riassetto delle competenze ma ha lasciato ai carrozzoni regionali tempi e modi (solito comportamento pilatesco del premier), ciò che ha portato a nessun risparmio di spesa corrente (la spesa del personale passato alle regioni lì stava e lì sta), spiccioli di risparmio in organi politici e una grande confusione sul chi fa cosa. Scrivi nell’altro commento che la Corte Costituzionale sembra scrivere come la Camusso: anche gli organi di garanzia ora son gufi? tutti da buttare in mare perchè ostacolano la marcia trionfale di un premier che di tronfio ha solo se stesso?

        • Berto Al 2 febbraio, 2016 at 18:05

          La riforma è stata frettolosa e incompleta; forse è stata dimenticanza, o forse cialtroneria. Personalmente ritengo che le province fossero da abolire e se, completato il processo con le dovute rettifiche e aggiustamenti, non ci saranno più, sarà stato, comunque un bene. Da qualche parte si doveva cominciare e nessuno, prima, l’aveva fatto se non a parole.

        • Remo Inzetta 2 febbraio, 2016 at 22:40

          Guarda, i bilanci delle province sono stati tagliati, tanto è vero che qualcuna di loro ha fatto ricorso, ma non mi risulta che le scuole abbiano chiuso, che le strade siano impercorribili, o che altri servizi ai cittadini non siano in realtà erogati.
          Si stava meglio quando si spendeva di più? Probabilmente, ma così sono capaci tutti.
          Quanto ai “gufi”, quelli sono altri, stanno nella cosidetta “sinistra del PD” e lavorano incessantemente per far cadere Renzi con qualsiasi pretesto, non avendo accettato le regole della democrazia; la Corte, che ha più potere ed è composta da uomini più intelligenti, ha semplicemente deciso di entrare a gamba tesa su un altro potere dello Stato.
          Le parole contengono sempre dei messaggi, e quelle scritte nella sentenza di cui stiamo discutendo sono chiarissime.

  3. Jair 2 febbraio, 2016 at 06:21

    Un brutto caso di malgoverno e di impreparazione giuridica di Governo, parlamentari, e, a cascata, di giunte e consigli regionali. Trattandosi di un aspetto importante delle riforme istituzionali che sono la bandiera del nuovo corso renziano, c’è da essere molto preoccupati per la leggerezza con cui è stato affrontato. Uccidere economicamente le amministrazioni provinciali ancora prima di abrogarle, senza chiedersi che fine avrebbero fatto i servizi gestiti dalle stesse, significa voler governare alla grillina, voler accontentare le pulsioni inconsulte al taglio non ragionato di un apparato burocratico che una parte consistente dell’opinione pubblica avverte come inutile e parassita.
    Il fatto che questa importante notizia sia stata fatta passare sotto silenzio dai grandi media è un ulteriore motivo di preoccupazione. Se pensiero unico deve essere, ci deve toccare anche un pensiero unico sgangherato?

    • Remo Inzetta 2 febbraio, 2016 at 22:52

      Forse la grande stampa non se l’è sentita di dover dire alla Corte che aveva esagerato; del resto, dopo averla sempre sostenuta a prescindere, un po’ di imbarazzo lo avrà provato…

  4. Tigra 2 febbraio, 2016 at 00:23

    In effetti, ho fatto un giro per il web, e non ho trovato nulla.
    La notizia mi sembra importante, perchè non mi figuro che su una partita del genere una regione, sia pure sulla base di una sentenza dell Corte, si possa regolare in modo differente da tutte le altre, e spalmando su scala nazionale gli effetti della sentenza, vengono meno 3 miliardi al bilancio dello Stato.
    Che questa notizia poi non abbia rilievo su Repubblica, Stampa o Corriere, mi sembra incomprensibile e imperdonabile.

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