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Dacci oggi il nostro santo quotidiano

Dopo 9 anni dall’inizio del processo di canonizzazione, si è concluso con la santificazione, il lungo cammino verso l’onore degli altari per Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, universalmente conosciuta come Madre Teresa di Calcutta.

Questo nome le venne attribuito in seguito alla sua attività tra i poveri in India iniziata con la strage di Bhopal quando dagli stabilimenti della Union Carbide si ebbe la fuoriuscita di un pericoloso pesticida che portò, nel tempo, alla morte di oltre 2.000 persone. In quel frangente la piccola suora albanese si adoperò per costruire uno di quei centri che l’hanno resa famosa, nei quali i malati venivano ricoverati spesso in condizioni disperate.

L’esperienza venne ripetuta in altre parti dell’India suscitando innumerevoli attestati di stima per Madre Teresa la quale ottenne così notorietà e cospicui finanziamenti con i quali provvide ad aprire in numerose parti del mondo i conventi del nuovo ordine monastico da lei fondato e riconosciuto dalla Chiesa: le Missionarie della Carità.

In pochi anni la fama della suora ha raggiunto ogni angolo della terra ed è stata ricevuta dai più importanti personaggi politici del tempo, sino a diventare in breve tempo una presenzialista tra le più richieste in incontri ufficiali ai quali si recava usufruendo di una esclusiva prenotazione a vita sugli aerei della principale compagnia aerea indiana.                    Dacci oggi il nostro santo quotidiano

Ben presto la sua organizzazione è divenuta importantissima, sia per i riconoscimenti ottenuti che per i cospicui finanziamenti arrivati a pioggia da ogni parte del mondo, tanto da renderle disponibili risorse finanziarie enormi.

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La notorietà porta spesso con se anche la curiosità e con il tempo molti giornalisti hanno iniziato ad indagare questo fenomeno nel quale coesistevano caratteristiche apparentemente confliggenti tra loro: la miseria e la povertà dei centri dove i malati venivano accolti da una parte, la vita di relazione di Madre Teresa dall’altra. In particolare Christopher Hitchens, giornalista britannico, ne ha tracciato un’immagine di donna fredda, cinica, attratta dal potere e poco propensa a quella dedizione nei confronti degli ultimi sulla quale aveva costruito la sua fortuna.

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In particolare Hitchens sottolineò come, pur in presenza di ingenti disponibilità finanziarie, i centri di accoglienza per malati e invalidi fossero luoghi squallidi, sporchi, privi di attrezzature ove i malati venivano lasciati morire nel rispetto della regola che vuole la sofferenza come prezzo da pagare per avere la vita eterna.

Il ritratto che Hitchens fa della suora è spietato e per certi versi, molto simile a quello che ripetutamente è stato fatto per un altro Santo molto venerato e controverso: Padre Pio. Ne viene fuori una donna poco incline alla carità (se non quella di facciata) estremamente attenta a tessere relazioni ed a riscuotere donazioni con le quali accrescere la popolarità del proprio ordine.

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La procedura di canonizzazione ha verificato che a Madre Teresa possono essere attribuiti alcuni miracoli consistenti in guarigioni inspiegabili da parte della scienza (condizione necessaria, insieme ad altre, per la santificazione) e, senza averne letto personalmente il resoconto, i verbali del processo hanno sicuramente costruito l’immagine di una figura meritevole di essere inserita nel Martyrologium Romanum (elenco ufficiale dei Santi e Beati venerati dalla Chiesa Cattolica), che ad oggi ne conta oltre 9.900, dei quali 1.341 canonizzati durante il papato di Karol Wojtyla.

Quest’ultimo è un dato che induce a qualche riflessione in quanto se è vero che l’era della comunicazione riesce a far più velocemente viaggiare le informazioni e le notizie, è anche vero che un numero così spropositato di Santi e Beati in un solo papato (circa il 13% del totale), con una storia pluri-millenaria della Chiesa che di Papi ne conta 213, qualche interrogativo lo pone.

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Qualcuno ha detto che abbiamo vissuto un’epoca straordinaria, di profondi mutamenti e, quindi, anche di grandi personalità, per cui era normale che anche la Chiesa individuasse, tra queste, un numero maggiore di vite meritevoli di essere ricordate, soprattutto perché la divulgazione delle loro esperienze è stata più agevole. Altri più malignamente sostengono che tutto questo appartenga ad un disegno di supporto dell’istituzione, in un momento di profonda crisi, sia delle vocazioni che nel numero di fedeli.             Dacci oggi il nostro santo quotidiano

Sono decenni che la Chiesa vede svuotare i seminari da carenza di vocazioni in passato assai più numerose, anche se spesso indotte da fenomeni sociali più che dalla chiamata di Dio: per secoli, per esempio, il diritto successorio ha concesso a secondogeniti e figlie poche alternative dopo l’obbligo di abbandono della casa paterna e le condizioni economiche miserevoli di larga parte delle popolazioni, facevano intravvedere nei conventi e seminari luoghi dove avere un posto dove dormire e almeno un pasto al giorno, oltre ad una riconoscibilità sociale del ruolo oggi venuta meno.

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Le migliorate condizioni di vita in molti paesi hanno ridotto le vocazioni mentre, di contro, sono aumentate in quelle aree ove permangono situazioni di disagio economico sociale, tant’è che parte crescente delle chiese italiane, è retta da parroci stranieri, spesso extra-comunitari.

Richiamare continuamente il mondo alla santità di vite vissute nel rispetto del Vangelo è uno dei modi per rinsaldare la fede in chi ce l’ha e farla nascere in chi non ce l’ha. Purtroppo (o per fortuna), le notizie viaggiano e la libertà di informazione lascia spazio anche alle voci fuori dal coro tendenti ad insinuare il dubbio che così tanta santità potrebbe non esserci stata e certi fenomeni potrebbero avere spiegazioni più terrene che divine: Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, le apparizioni di Medjugorje destano ormai più di qualche perplessità, ma si preferisce lasciar perdere e alimentare il mito anziché dire chiaramente che si tratta di cialtroneria se non di puro affarismo.                    Dacci oggi il nostro santo quotidiano

Tanto la fede non ammette dubbi.

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4 comments

  1. Berto Al 9 settembre, 2016 at 11:48

    Uno dei più noti motori economici dello stivale, sin dal Medioevo è rappresentato dalla Chiesa Cattolica, dai pellegrinaggi, dai giubilei e, perchè no, dal commercio delle reliquie dei santi; nel tempo sono stati spacciate per reliquie ossa e resti di ogni genere e, forse, siamo arrivati a raschiare il fondo del barile: ne servono di nuove.

  2. Kokab 6 settembre, 2016 at 21:30

    la fede non ammette dubbi, ma i miscredenti ne hanno ancora meno; considerato che fra reagan e la short sister quello buono è reagan, se lei la fanno santa lui lo dovrebbero perlomeno nominare arcangelo, non per niente ha sconfitto l’impero del male, definizione probabilmente esagerata ma proprio per questo dotata di qualche fondamento.
    scherzi a parte, e tralasciando la risibile questione dei 1300 e passa santi e beati canonizzati dal megalomane polacco, uno dei peggiori papi della storia e certamente il peggiore dell’epoca moderna, a me pare che la cosa più interessente sia il ruolo di francesco in questa pagliacciata.
    volendo fargli credito di una seria intenzione nel procedere al rinnovamento della chiesa, non si comprende onestamente per quale motivo non abbia stoppato, anche per ragioni simboliche, il peggior lascito di wojtyla, ed in particolare la di lui beatificazione e quella della della presente ciarlatana.
    perchè, da osservatore esterno, a me pare troppo facile sostenere che la chiesa è una teocrazia quando governa un papa oscurantista, bigotto e reazionario come giovanni paolo II, e diventa improvvisamente una monarchia costituzionale quando governa un papa che si professa aperto al confronto con il mondo e disponibile al rinnovamento come francesco.
    nella migliore delle ipotesi mi pare un eccesso di sportività, che mai sarà ricambiato da un bagnasco o da un ruini: wojtyla, e non è un caso, non ha rifondato la sua chiesa con il bastone e con la carota, un po’ di bastone ci vuole sempre, ma direttamente con la clava, e mi pare che oggi sarebbe stato saggio restituire qualche randellata.
    così, per vedere l’effetto che fa…

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