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Della (dis)simulazione (dis)onesta

Torquato Accetto è stato un filosofo vissuto ad Andria verso la fine del 16° secolo e deve la sua (scarsa) notorietà ad un breve trattato sulla “Dissimulazione onesta“, intendendo con essa l’unica difesa possibile in un’epoca, la sua, afflitta dal malcostume della simulazione, contro l’ipocrisia del cercar di far credere di sé ciò che in realtà non si è.
Intento dell’Accetto era contrapporre (con animo puro e onesto), falsità alla falsità imperante, in modo da non venirne travolti; un po’ come usavano fare i medici suoi contemporanei, i quali pensavano, con il salasso, di far uscire il male dal corpo umano e, quindi, purificarlo, ma finendo poi, paradossalmente, con l’aggiungere male al male.

 

In realtà, se consultiamo un qualsiasi vocabolario alle due voci, possiamo trovare assonanze interpretative che l’Accetto intese dirimere come se quel “dis” iniziale potesse dare un senso buono ad un verbo “simulare” inteso nell’accezione peggiore dall’autore.
In realtà simulare o dissimulare indicano entrambi la volontà di mentire, di presentare una realtà che non c’è, plausibile forse, ma menzognera. E la natura ci viene in continuo supporto con esempi di piante ed animali i quali, per offesa o difesa, si mostrano diversi da ciò che sono, per ingannare, attirare o indurre timore in altri.
L’arte del dissimulare è stata affinata, nel corso dei secoli, per indurre in confusione gli avversari, spesso per vincere guerre perse o evitare uno scontro ritenuto fatale, mostrandosi al nemico più forti di quanto in realtà lo si fosse.
Di battaglia in battaglia, di guerra in guerra, le tecniche si sono evolute sino al punto di utilizzarle per creare nemici che non esistono ed esaltarne la pericolosità con il solo scopo di produrre, con la paura, consenso politico; maestri in questa attività, gli Stati Uniti hanno, con il braccio armato della CIA, seminato il mondo di nemici della “democrazia” (la loro), per poi coalizzare la paura come forza determinante per produrre l’effetto, di volta in volta, desiderato.

 

La disarmante sincerità con la quale alti esponenti dell’establishment americano hanno dichiarato la totale paternità USA sulla creazione dell’ISIS è talmente avvilente da essere passata quasi inosservata, eppure, cionondimeno, la Francia intera si appresta a consegnarsi mani e piedi al Front National, ben sapendo che da gennaio ad oggi, sono una manciata i fanatici islamisti che hanno seminato terrore per le strade di Parigi.
Ma la simulazione ha potuto laddove la ragione non riesce a prevalere: la tecnica scelta dai terroristi è quella di mischiarsi alla folla, fingere di farne parte integrante e, così facendo, dare la sensazione che migliaia siano i possibili fanatici pronti a seminare terrore. E quale può essere la risposta più allettante se non quella di proporre l’odio razziale e la discriminazione?
Erigere muri è il tentativo ultimo di questa civiltà nella sua fase di declino, laddove la consapevolezza della propria forza viene meno e occorre contarsi, distinguersi visivamente, amici dai nemici, noi da loro. Va da se che in un Paese dove gli immigrati musulmani sono svariati milioni questa operazione abbia le stimmate della follia visto che chiudere le frontiere assomiglia alla più classica delle stalle da cui, oramai i buoi sono fuggiti (o, nel caso specifico, entrati) e cercare con metodi polizieschi di dividere il bene dal male assomiglia molto al tentativo di vuotare il mare con un secchio.

 

E non avendo più risposte, la dissimulazione (noi siamo quelli buoni, quelli onesti, quelli dalle sane tradizioni), risulta l’unica arma possibile da contrapporre alla simulazione; come scrisse Accetto, la dissimulazione deve essere praticata con animo buono e sincero ed è questa l’unica arma possibile per difendersi dall’oppressione altrui. Piccolo particolare: basta dimenticarsi, per un attimo, che gli oppressi non siamo noi.

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4 comments

  1. Genesis 12 dicembre, 2015 at 09:34

    Ognuno di noi è così abituato a simulare e dissimulare che nemmeno riusciamo a farci caso. Pensate un pochino nel vostro quotidiano quante volte (ad esempio) salutate con un sorriso accennato l’inquilino del piano di sopra, quello con cui avete litigato più volte per quella mandria di bufali che tutte le sere calpestano le vostre teste. Quante volte assistete ad una lontana, da voi, discussione e fate finta che non vi interessi, ma poi vi arrovellate il cervello pensando a cosa possa essere successo. Quante volte incontrate un vigile urbano…azz…si chiamano Agenti di Polizia Municipale…sì, un pinguino!…e argomentate sulla vostra totale imperterrita innocenza. Quante volte affermate ad un Vù cumprà che non avete soldi, oppure trattate con lui per uno sconto sulla carità da fargli…
    L’italiano medio è, e resterà sempre, un attore: lo abbiamo nel DNA di un sangue che ormai ci arriva agli occhi per un nonnulla…la gesticolazione, la smorfia facciale, la postura, la vestizione…sono per noi una normalità che per altre genti mondiali è impensabile.

    Poi c’è la simulazione corredata dalla contropartita chiamata dissimulazione per motivi lavorativi. Un esempio è quello che ha fatto l’egregio M.Ludi scrivendo della CIA, un altro è quello che spesso faccio sul “venditore”…

    Mi piace più discorrere, però, della prima parte di questo mio commento, perché più naturale e spesso più nascosto (dissimultato) in noi…

  2. Kokab 11 dicembre, 2015 at 13:34

    mi sembra che le questioni siano due, se esiste una differenza fra simulazione e dissimulazione, e se esiste un modo “onesto” di simulare o dissimulare, e quindi di mentire.
    nel primo caso credo che la risposta debba essere positiva, nel senso che la simulazione a me pare una bugia semplice e tendenzialmente rozza, mentre la dissimulazione ha caratteristiche più complesse e sofisticate, e per questo richiede, perchè si possa determinare, un superiore talento: se per farmi capire me la posso cavare con un esempio, direi che victor victoria, una donna che finge di essere un uomo che finge di essere una donna, è la dissimulazione perfetta.
    nel secondo caso mi verrebbe da dire che la risposta è “dipende”.
    in guerra, dove ci si ammazza per la vittoria, la menzogna non può essere considerata negativa, se no basterebbe organizzare una partita di calcio o di bocce per dirimere le questioni, ma nei conflitti incruenti che si svolgono in tempo di pace, dalla lotta per il potere a quella per il denaro, la diffusione della menzogna implica sicuramente dei costi, che si traducono nel prevalere di una delle parti a scapito delle altre, e nella conseguente e tendenzialmente infinita mancata composizione dei conflitti.
    è un prezzo che ha senso pagare? nella maggioranza dei casi personalmente penso di no, anche se non la considero una regola assoluta.
    che la dissimulazione possa essere applicata con animo onesto e sincero è poi un’affermazione che non mi sento di condividere, se non in ambiti puramente ludici (sia detto senza alcun riferimento all’autore del blog), perchè è pur sempre un modo di mischiare le carte e confondere la realtà: può essere giustificata, ma non può essere per definizione sincera; infine credo che nelle relazioni umane la dissimulazione sia più rara di quanto si creda, proprio per il talento che richiede, e che molto spesso quelle che si confrontano siano due o più forme di simulazione.

  3. nemo 11 dicembre, 2015 at 09:50

    Argomento intrigante e talmente sfuggente da richiedere, se possibile, spazio maggiore. Entriamo nel concreto, simulare e dissimulare, due parole che indicano due delle maggiori capacità dell’uomo, appunto simulare un atto o un pensiero e dissimulare lo stesso atto e pensiero. In politica pare sia un fatto di normale amministrazione, in guerra invece viene descritto, nei trattati storici come la parte, vincente, della strategia, e di esempi ne abbiamo moltissimi, a cominciare da Annibale. Nessuno può vantare la primogenitura di questa capacità dell’uomo di ingannare il prossimo. Ecco che se io simulo un atteggiamento cortese, dissimulo la mia natura di insofferenza verso gli altri. Quello di cui si parla è, invece, il comportamento di coloro che approfittando del nostro sistema di vita riescono a simulare la loro accettazione, e condivisione. Possiamo condannarli per questo? Si, ma dobbiamo anche considerare che la cosa, anche per noi, è normale. Noi stessi simuliamo e dissimuliamo i nostri sentimenti, quanti di noi, sono convinto quasi tutti, si dichiarano non razzisti ed alla prova dei fatti hanno difficoltà ad avere rapporti con uomini, o donne, di altra cultura e colore, e religione ? Simulare, dissimulare. Fino a quando con il tuo vicino di casa insopportabile riesci a simulare cortesia, e quando giunto al punto di rottura, la dissimuli ?

  4. Por Quemada 10 dicembre, 2015 at 23:47

    Caro Ludi, ho letto con interesse il tuo blog, e devo proprio dire che non mi hai convinto; loro simulano e noi dissimuliamo, è questa la tua tesi?
    Forse non ti sei accorto, ma sono sempre meno quelli che dissimulano, e sempre di più quelli che dicono apertamente che il mare va svuotato, anche con un secchio se necessario.
    Magari sono quelli di sinistra che dissimulano i loro veri sentimenti, ma sotto sotto sono felici che qualcuno faccia il lavoro sporco per loro, e non vedono l’ora di sentirsi sicuri a spese altrui.
    Quanto al fatto che gli oppressi non siamo noi, credo che in molti avrebbero dei ubbi.

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