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…E siamo solo all’inizio

 

 

Anche se ufficialmente la data in cui andremo a decidere le sorti della Riforma Costituzionale non è stata fissata, ormai sappiamo che si tratterà di un giorno compreso tra la metà di novembre ed i primi di dicembre, e questo ha fatto partire la volata di una campagna referendaria nella quale la strada è ancora lunga e tutti gli argomenti sono ormai sul tappeto, dibattuti dalla mattina alla sera nelle trasmissioni televisive, sui social, nei luoghi di lavoro, al bar.

Chi ha avuto esperienze negli sport di fondo sa bene quanto dosare le forze sia necessario per evitare, magari dopo aver condotto una gara in testa, di cadere stremati a poca distanza dal traguardo; questa regola basilare sembra essere sconosciuta ai contendenti referendari i quali si sono buttati a testa bassa in una dissennata guerra fatta di bugie, mistificazioni e tentativi di delegittimazione dell’avversario di turno. E’ accaduto tra Giachetti e D’alema (ospiti di Mentana), si è ripetuto tra Travaglio e Renzi (al tavolo della Gruber).

Ciò che mi pare accomunare tutti i contendenti è proprio questo non voler dire le cose come stanno senza divagare alla ricerca di colpi ad effetto, ma questo fa parte dell’ormai consueto dibattito politico nel quale si schierano le opposte tifoserie, spesso nell’ignoranza più o meno marcata, delle tesi che sostengono. Purtroppo si tratta del frutto avvelenato di un’abitudine ormai radicata, non solo in Italia, ma che proprio da noi (e negli Stati Uniti) è amplificata dal dato preoccupante dovuto all’altissimo numero (da noi il 47% negli Usa più del 50%) di cittadini considerati analfabeti funzionali, cioè persone incapaci di interpretare correttamente un testo letto anche se non particolarmente complesso. Figurarsi cosa accade quando questi si devono cimentare nei meandri di riforme articolate come quelle costituzionali, a maggior ragione quando frutto, come nel caso specifico, di un compromesso parlamentare tutto giocato all’interno dei partiti che appoggiano il Governo e che ha portato a quell’abominio concettuale e letterale che è il nuovo articolo 70, nel quale vengono specificati i termini dell’iter legislativo nelle varie casistiche previste in seguito all’abolizione del bicameralismo perfetto.     …E siamo solo all’inizio

Ed è proprio sull’articolo 70 che si concentrano buona parte delle attenzioni dei più autorevoli sostenitori del No: da Zagrebelsky che ha dichiarato la sua inadeguatezza a continuare la carriera di insegnamento se passerà la riforma, ai molti altri che prevedono (credo a ragione) il ricorso continuo, specialmente nei primi anni di applicazione, alla Corte Costituzionale per dirimere i probabili conflitti che potranno nascere in virtù di un testo che lascia francamente allibito persino uno come me che scrive per passione ma che certo non vanta titoli in campo letterario.

Accadrà ne più ne meno ciò che è accaduto quando la sinistra approvò in modo, anche allora pasticciato, la Riforma del Titolo V della Costituzione per arginare, con l’introduzione di marcate forme di federalismo, la marea montante della Lega in vista di elezioni politiche, poi perse comunque. Era il 2001 e Amato dirigeva il suo secondo Governo con Mattarella Ministro della Difesa e Maccanico presiedeva alla riforma del Titolo V che non portò agli esiti sperati. Una consistente parte di coloro che nel PD adesso puntano il dito contro il famigerato articolo 70, sedevano in parlamento ed approvarono quella riforma; sapevano allora, come sanno adesso quali sono le conseguenze di una norma scritta male, ma ad ogni giorno, la sua pena.                  …E siamo solo all’inizio

 

Renzi durante l’incontro con Travaglio ha mostrato il fac-simile della scheda referendaria sulla quale saremo chiamati ad esprimere un si od un no; il testo in essa riportato (uguale al titolo del disegno di legge di Riforma Costituzionale) è volutamente ammiccante e parla alla pancia sempre vuota degli elettori affamati di sangue e arena: volete il superamento del bicameralismo paritario? Volete la riduzione del numero dei parlamentari? Volete il contenimento dei costi di finanziamento delle Istituzioni? Volete l’abolizione del CNEL? Volete la Revisione del Titolo V della Costituzione (quello, appunto, sulle autonomie locali)? Messo in questo modo non si capisce chi, sano di mente e non beneficiario di stipendi che si vuole abolire, potrebbe dire No. Quando la legge è stata presentata in Parlamento e Forza Italia la votava, la cosa andava bene ad una larga maggioranza di parlamentari e sembrava essere di facile viatico per una marcia trionfante, ora molto più incerta                          …E siamo solo all’inizio

E in effetti, tutte queste cose, nella riforma costituzionale, checché se ne possa dire, ci sono: il bicameralismo perfetto verrà abolito e le due Camere, pur con le attribuzioni caotiche dell’articolo 70 (di cui abbiamo parlato) faranno cose diverse, almeno buona parte di esse. Il numero dei parlamentari sarà ridotto perché il Senato, dagli attuali 315, passerà a 100; e non è neppure vero che quei 100 non saranno eletti perché le poltrone saranno attribuite ad Amministratori locali (Sindaci e Consiglieri Regionali) i quali per diventare tali dovranno passare al vaglio degli elettori i quali a loro volta, è stato più volte anticipato, dovranno da ora in avanti esprimersi anche sulla destinazione al Senato di alcuni dei votati. E’ ovvio che tutto questo si tradurrà anche in un risparmio; non sarà risolta l’annosa carenze finanziaria delle casse dello Stato, ma diverse decine di milioni l’anno in meno saranno spesi.

Insomma, nella scheda non sembrano essere riportate marchiane bugie (come D’Alema e Travaglio si ostinano, essi stessi dicendo bugie, a negare), ma la scheda elettorale non dovrebbe essere un modo in più per fare campagna elettorale.                     …E siamo solo all’inizio

 

Il malcostume, la denigrazione e la menzogna sembrano essere il solo armamentario del quale i contendenti vogliano fare uso; e questo è un peccato perché, alla fine, finisce per passare in secondo piano quello che è il vero punto focale della riforma nel suo complesso (costituzionale ed elettorale), e cioè il fatto che l’applicazione simultanea delle due, o come si dice in giurisprudenza il combinato disposto delle due, in un momento storico nel quale c’è una crescente disaffezione del corpo elettorale nall’andare a votare, potrebbe consentire ad una forza politica che raccolga il consenso anche di meno del 20% degli elettori, di ottenere una maggioranza alla Camera che le permetterebbe, per cinque anni, di portare avanti i propri programmi senza temere opposizione nelle sedi istituzionali.

È questo il vero problema ed è solo su questo che i cittadini dovrebbero essere chiamati a decidere, ed è per neutralizzare questa obiezione che Renzi ha promesso che, dopo il referendum riaprirà in Parlamento una discussione sulla legge elettorale; ma come diceva il falso beduino a coloro che volevano vedere gli animali del circo: “dare soldi, vedere cammello”.

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9 comments

  1. nemo 28 settembre, 2016 at 09:14

    Come ho scritto a ragionamento e metodi pacati si deve corrispondere nello stesso modo, ed ecco che, contrariamente a quanto faccio di solito pubblico, ancora, una mia opinione, che spero, come io faccio, venga rispettata. Tigra ci scrive che la riforma è pasticciata, senza dubbio, ma come si fa a dire di no, poteva essere diversa, ad esempio rispettare il risultato del referendum del 93, quello che diede la vittoria al 87 per cento a chi chiedeva finalmente un maggioritario secco. Come altri referendum fu stravolto a causa dell’impianto Costituzionale che non prevedeva, appunta quella impostazione, si sa la Costituzione, che andremo o a confermare o a cambiare è porporzionale. Il tentativo, fallito, vedremo poi cosa e perchè lo ha fatto fallire, fu di coinvolgere tutti, visto che i precedenti, numerosi, tentativi erano andati male, vedi, tra i tanti, la riforma Berlusconi, bocciata, vedi il titolo V approvato ma da far rimpiangere, visto i suoi effetti sui rapporti tra Regioni e Stato, per inciso fu quel magnifico legislatore di D’Alema che ce lo sottopose. Avvenne che lo approvammo, con un referendum, e questo dimostrò solo una cosa, giusto il ricorso alle urne, dal punto di vista formale, sbagliato lasciare che la decisione finale sia solo di queste! Quindi caro, o cara Tigra, una produzione di così basso profilo e pasticciata la sinistra ebbe già modo di produrla e fu proprio quel rappresentante “autorevole” del no a farlo! Vediamo le ragioni che,prima, indussero la destra di Berlusconi a trovare, o cercare, come vuoi, un accordo che successivamente, ripudiò, Anche in questo frangente è opportuno rammentare il passato, quando lo stesso signore , nella bicamerale, trovò, inizialmete un accordo, per poi sconfessarlo, sarà un caso che il Presidente di quella commissione sia sempre l’innominato di cui sopra? Ma torniamo a noi, oggi ciò che, sottoscritto, andava bene diventa oggetto di aspra polemica, cosa è cambiato dalla impostazione iniziale? Non è dato sapere, se non una fumosa giustificazione di inaffidabiltà, voleva forse un Capo dello Stato pronto al perdono? Le differenze, i litigi sulla Costituzione ci sono sempre stati. non è novità, al di la della sacralità dei ricordi, non è una novità che le riunioni furono, a volte, tempestose, alla fine trovarono, volenti o nolenti, i punti d’incontro, quelli che sono sulla Carta, ma ebbero, i Padri, l’accortezza di stabilire, anche, le modalità delle modifiche, si perchè, essendoci, questo è implicito il messaggio ” Sappiamo che non è perfetta, sappiamo che i tempi cambiano, costringervi in una corazza immutabile significherebbe togliervi la possibiltà di crescere, ecco le modalità per la modifica DELLA SECONDA PARTE, e solo di quella. Concordo in questa partita tutti perdono, o potrebbero perdere, a seconda dei punti di vista. Ma non è un gioco, putroppo, è qualcosa di più alto.

    • Tigra 28 settembre, 2016 at 17:44

      Riconosco senza difficoltà che la riforma del Titolo V della costituzione fatta dal centro sinistra guidato da Giuliano Amato, che da quel che si intuisce voterà si, e con D’Alema per un giro in panchina, sia stata sbagliata e approssimativa; mi pareva un po’ meno pasticciata di questa (Amato, Maccanico e Bassanini sono sicuramente meglio della Boschi), ma naturalmente mi posso sbagliare e non intendo porre la questione delle classifiche.
      Sulla vicenda odierna mi pare sia stato sbagliato scrivere una riforma costituzionale tarandola sulla nuova legge elettorale, salvo accorgersi a babbo morto che la nuova legge elettorale , oltre a favorire le minoranze relative, rischia concretamente di consegnare il paese a Grillo; mi sembra anche oltremodo inelegante correre oggi ai ripari con la modifica della norma per ragioni di mera convenienza, anche se ovviamente mi auguro che la cosa si faccia perchè, pur scontando la brutta figura, ritengo l’italicum una legge ignobile.
      Su una cosa non concordo, non è che in Italia non ci sia un sistema maggioritario a dispetto dell’orientamento dei cittadini perchè l’impianto costituzionale non lo tollera, non c’è perchè non lo tollerano i partiti, nessuno escluso, purtroppo neppure quelli di sinistra, ed hanno fatto il possibile e l’impossibile per avere un sistema che fosse totalmente nel loro controllo.
      Questo è esattamente il motivo per cui prima di far vedere il cammello del (mio) voto voglio i soldi di una buona legge elettorale.
      Buona per me, e quindi maggioritaria, cosa che l’italicum non è, e non una legge elettorale qualunque

      • M.Ludi 30 settembre, 2016 at 13:53

        Il nostro è uno S/stato di confusione mentale permanente derivante dalla rottura di tutti quegli schemi ideologici e psicologi, che in passato ci hanno fatto votare, spesso “a scatola chiusa” senza che ci domandassimo realmente ciò che stavamo facendo. Questo è talmente vero da aver rinunciato alle preferenze sulla scheda elettorale in virtù di un presunto malcostume legato proprio a quell’istituto. Precedentemente avevamo anche votato a larghissima maggioranza (come ricorda Nemo) per un sistema maggioritario mai attuato. Oggi ci troviamo ad aborrire un premio di maggioranza agognando il ritorno alle preferenze e il tutto in virtù di un modificato quadro politico, non più bipolare (da non confondersi con il disturbo psichico) come è stato sostanzialmente dal ’94 in poi, ma tripolare. In realtà, abolizione delle preferenze a parte, tutto è sostanzialmente rimasto com’era e solo il ricorso a riforme pasticciate sembra essere la soluzione adeguata a farci uscire dal cul de sac nel quale ci siamo infilati, perchè il vero problema è che l’unica cosa che va bene a tutti, non è che ci siano pesi e contrappesi, ma che esista un reale potere di veto da parte di una minoranza, per quanto minima essa sia e questo si traduce in una sostanziale paralisi nella quale si amministra l’ordinario (e male) senza cercare di dare una svolta al Paese, svolta che solo una maggioranza in grado di operare può dare. Il declino del Paese (non delle singole categorie che in esso coesistono) è tutta in questa incapacità di avere una direzione certa per almeno 5 anni. E’ vero, abbiamo avuto il fascismo, che ancora si annida nelle pieghe della nostra società, ma se non faremo, un giorno, un atto di coraggio, siamo destinati ad una continua decadenza della quale non si intravede la fine. Tu paventi il fatto che questa Riforma, abbinata all’Italicum possa consegnare il Paese al M5S; molti votano No perchè è con Renzi che ce l’hanno. La nostra vera malattia è il benaltrismo reiterato.

  2. Tigra 27 settembre, 2016 at 22:08

    Si potrebbe dire che l’argomentazione decisiva è l’ultima, e che non si può vedere il cammello se prima non si è pagato il prezzo del biglietto.
    Però, se anche la battuta è assolutamente seria e credibile, resta il senso di disagio di fronte ad una situazione nella quale tutti hanno torto, perchè mentono scientemente, e non saprei assolutamente dire se sono più false e strumentali le ragioni del si o quelle del no.
    E tuttavia, se posso esprimere un giudizio, sul metodo più che sul merito, non ricordo che la sinistra avesse mai prodotto sul piano legislativo un risultato così improbabile, pasticciato e di basso profilo, nel quale il fatto che voti di sinistra finiscano sul no e voti di destra sul si non è indice della laicità della riforma, del suo essere lontana da logiche di parte, ma solo del suo essere confusa, approssimativa, contradittoria, difficilmente comprensiva e sostanzialmente incoerente.
    Quali che siano le ragioni e le intenzioni di voto di ciascuno di noi, di noi cittadini intendo, resta il fatto che a questo giro le carte le ha date il PD, e questa partita mi sembra sempre di più un gioco dove nessuno vince e tutti perdono, a prescindere dal risultato.

  3. Remo Inzetta 26 settembre, 2016 at 23:52

    E’ vero che nessuno a questo mondo è perfetto, ma equiparare Renzi a Travaglio, un uomo di destra finito grillino, e anche giustizialista come pochi, mi sembra solo un esercizio di cerchiobottismo per non dire cosa si deve fare il giorno del referendum, che nel frattempo è stato fissato al 4 dicembre.
    La riforma avrà anche dei difetti, ma non sono poi così drammatici come li stai descrivendo, e rinunciare ad approvarla sarebbe uno schiaffo dato in faccia al paese, dopo decenni di fallimenti continui.
    Se succedesse non ci potremmo poi lamentare di essere sconfitti alle elezioni, e visto quello che i grillini stanno dimostrando a Roma non mi pare una bella prospettiva.
    Questo non è il momento dei distinguo, il referendum lo dobbiamo vincere, e per riuscirci dobbiamo fare una campagna elettorale che smonti ogni giorno le mille calunnie con le quali sareno aggrediti; ci sporcheremo un po’ le mani? Possibile, ma quale occasione migliore di questa?

      • Remo Inzetta 28 settembre, 2016 at 09:03

        Le sciocchezze sono quelle che scrivi tu con il solito livore antirenziano della sinistra che si diverte solo a perdere, per mantenere la purezza dell’anima e far governare la destra.
        La politica è fatta di consenso e di compromessi, e voi per non cedere ai secondi fate a meno anche del primo.
        Vai pure avanti così, con i distinguo e con la spocchia intellettuale, e poi vedremo se un governo di Grillo nnon farà nessuna differenza rispetto al governo del PD di Renzi.

        • Tigra 28 settembre, 2016 at 17:57

          Guarda, se dopo la demolizione del porcellum da parte della Consulta Renzi avesse presentato delle proposte di legge elettorale che escludevano ogni parentela, diretta, indiretta o approssimativa con l’animale da cortile, nessuno avrebbe potuto eccepire nulla, Berlusconi se la sarebbe bevute come acqua fresca, e noi non staremmo qui a fare queste chiacchiere senza senso.
          Quanto alla spocchia intellettuale, mi sembra sempre meglio del tuo fideismo degno di Italiani con Renzi.

  4. nemo 26 settembre, 2016 at 08:55

    A pacato argomento si può rispondere con altrettanta pacatezza. Premesso che il famoso, ormai, articolo 70 si può definire riservato ai pochi addetti, è infatti impossibile per un normale cittadino riuscire a capire , con tutti i richiami che vi sono, di cosa si tratta, credo che le spiegazioni, della cosa, non possano essere, dai più, comprese. In fondo si tratta di definire il più completamente ed esattamente possibile, le funzioni del nuovo Senato, se vi sarà! Questo, forse, per evitare il pastrocchio del titolo V che ha lasciato il suo segno. Veniamo alla riforma della legge elettorale, questa è la chiave di volta? No, non credo ma ammettiamo che il famoso 20 per cento riesca ad ottenere quella maggioranza di cui parli. Un referendum, stravinto dai si con l’87 per cento, diede la vittoria al maggioritario, fu anche quello un buco nell’acqua, cambiare sistema con una Costituzione che prevede, espressamente il proprozionale non era, ed infatti non fu, possibile. Ecco che le leggi che si sono succedute tutto hanno fatto meno che rispettare il voto di quel famoso 87 per cento. Ma altro non potevano fare ! I pastrocchi si sono succeduti, dal Tatarellum al Mattarellum fino al Porcellum, ciascuna legge ha cercato, invano di coniugare due termini, violentando il latino, antagonisti tra loro, proporzionale e maggioritario. Bene dici, o temi, con il 20 per cento dei voti si potrebbe avere la maggioranza in Parlamento per sviluppare il proprio programma, Parlamento che per effetto della riforma Costituzionale, non avrebbe più il controaltare del Senato ridotto a Camera regionale. Bene ha fatto il PdC a promettere la riapertura delle discussioni, ma il punto è, fin dove arriva la, legittima aspettativa di una buona legge, e dove è invece la, meno legittima, volontà di mortificare la volontà popolare, che lo rammento, decise nel famoso referendum, con maggioranza bulgara, per il maggioritario?

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