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Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

Dopo aver assistito alla inutile ridicola parata di Theresa May a Firenze, dove niente ha detto di ciò che ci si aspettava, e di Di Maio a Rimini, incoronato leader del Movimento alla fine di una farsa da avanspettacolo, archiviamo questo week end lungo e denso di avvenimenti con le elezioni tedesche dalle quali escono preoccupanti conferme ed inattese novità.                            Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

Va detto subito che la Merkel ne esce inaspettatamente ridimensionata e si avvia ad iniziare il suo quarto mandato alla Cancelleria di Berlino dovendo ridisegnare una compagine di Governo diversa da quella Grosse Koalition che ha accompagnato la Germania in questi ultimi 4 anni lungo un percorso che specialmente a noi italiani è sembrato virtuoso ma che, evidentemente, ai tedeschi è piaciuto molto meno.

La debacle dei socialisti di Schultz li allontana dall’abbraccio evidentemente mortifero con la cancelliera, per recuperare quella base che ovunque a sinistra sembra sempre più evanescente, ed i numeri consentono poche altre alternative rispetto a quella di una non inedita coalizione con Verdi e Liberali, per ottenere una maggioranza solida in un momento così inopinatamente complicato.

 

Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

Già, perché tutto ci si attendeva fuorchè il fatto che il paese europeo con la migliore situazione economica ed il più basso tasso di disoccupazione entrasse in crisi politica dopo una cavalcata trionfale durata sedici anni, durante i quali la Merkel ha spazzato via a suon di decisionismo tutte quelle ombre che si addensavano sul paese all’inizio del millennio.                  Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

La preoccupazione maggiore dei risultati elettorali deriva però, non tanto dai riassetti governativi necessari e dall’evidente spostamento dell’asse politico a destra con la fuoriuscita dei socialisti e l’ingresso dei liberali, quanto dal fatto che per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale si deve assistere all’ingresso di un partito dichiaratamente nazista all’interno del Bundestag e, come se questo non fosse già sufficiente, con una pattuglia copiosa di deputati dopo un eclatante risultato elettorale che lo vede proiettato al terzo posto dopo CDU/CDS e SPD.

Dopo aver visto cosa sono stati capaci di fare Le Pen in Francia e Lega e Movimento 5 Stelle in Italia, il 13.3% dell’AFD in Germania potrebbe sembrare tutto sommato neppure tanto eclatante, ma non è così; intanto il balzo in avanti è stato consistente (voti pressochè triplicati); poi una bella fetta di elettori sono stati strappati proprio alla CDU di Angela Merkel, quindi ad un partito certamente non estremista; infine questo avviene in un Paese dove il disagio economico è a livelli che mai sono stati così bassi dalla riunificazione tedesca. Ed arriviamo al punto: una parte consistente dell’elettorato tedesco, prevalentemente residente nelle regioni della ex DDR, ha votato per il partito più xenofobo, più nazionalista, più razzista e conservatore dell’intera Europa; un partito, per intenderci fino in fondo, nel quale si parla apertamente di un possibile ritorno ai fasti del Terzo Reich con tutto l’armamentario di bestialità colossali che questo comporta.                 Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

Le elezioni francesi appena avvenute hanno dimostrato che simili istanze “sociali” hanno probabilmente poche possibilità di tradursi in forza di Governo, ma la probabile sponda di raggruppamenti intermedi (cosa che potrebbe accadere l’anno prossimo in Italia con il M5S) rende plausibile la minaccia di vedere cadere uno dei muri che pensavano, speravamo, non si dovesse mai più temere di veder crollare: quello del totale rifiuto europeo al nazismo ed al fascismo.

Ma c’è un aspetto sul quale mi sembra opportuno dover fare delle sottolineature, ed è quello dell’assoluta irrazionalità della posizione emergente in Germania. Tito Boeri, Presidente dell’Inps si è più volte appassionatamente speso nel sottolineare quanto sia importante per un Paese a decrescita demografica come l’Italia, l’apporto di forza lavoro dall’estero, e poiché non riusciamo ad attrarre ingegneri e medici, anzi, se ne vanno persino i nostri, dobbiamo accontentarci di manodopera nei settori dove, ormai è un dato conclamato, di italiani a lavorare ne vanno sempre meno perché ambiscono ad un miglior riconoscimento del titolo di studio acquisito.

Com’è noto le casse dell’Inps non hanno minimamente visto l’accumulo dei contributi dovuti negli anni dai lavoratori, e le pensioni che oggi vengono erogate sono alimentate dai contributi versati dai lavoratori in attività; ma non occorre essere economisti raffinati per comprendere che in un paese ove il numero dei pensionati cresce sempre di più e ci stiamo avvicinando velocemente alla parità nel rapporto tra questi ed i lavoratori attivi, è sempre più necessario il ricorso alla fiscalità generale per consentire il pagamento di sia pur minime pensioni; e questo, a lungo andare diventerà del tutto insostenibile.

Ormai sappiamo bene come questo ragionamento logico abbia più di una difficoltà ad essere recepito in un Paese come il nostro dove tutti parlano di tutto spesso senza alcuna cognizione di causa, ma comprendiamo anche il fatto che le difficoltà economiche determinate da una crescita ancora inadeguata ed il persistere di un’alto tasso di disoccupazione possano alimentare il sospetto che gli stranieri che arrivano e che si stabiliscono da noi, anziché essere una risorsa, siano percepiti come un problema.           Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

In Germania le cose stanno in un modo diametralmente opposto; con un’economia in grande espansione e con una situazione di piena occupazione (in economia, quando si arriva a tassi di disoccupazione di circa 4 punti percentuali, si ritiene che questo dato sia pressochè incomprimibile in quanto determinato da persone che, per vari motivi, non sono interessati a cercare un lavoro), un incremento del PIL può essere ottenuto solo cercando nuova manodopera da occupare nelle aziende in espansione. Fu così che nel vivo della crisi siriana, Angela Merkel dichiarò la disponibilità del suo paese ad accogliere 1 milione di profughi; e ciò è effettivamente avvenuto.

La Germania, quindi, ha dimostrato in modo esemplare come non sia possibile in un Europa a bassa o nulla crescita demografica, sostenere la crescita economica se non ricorrendo a massiccia immigrazione di forza lavoro dall’estero, e lo ha fatto in modo scientifico, programmato, organizzato, alla fine ottenendo pienamente lo scopo voluto. Ma questo si è mostrato un boomerang perché c’è una parte della popolazione tedesca che l’immigrazione non la vuole proprio.                                 Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

La maggior parte dei commentatori, i quali come i politici non guardano al futuro ma solamente al modo di ottenere consenso, hanno sposato l’opinione apparentemente prevalente che vuole necessaria una grande attenzione alle tematiche nazionaliste ed anti-immigrazione. Da noi, come in Germania, in Francia e nel Regno Unito, non si fanno abbastanza figli per sostenere la crescita economica, che però desideriamo a tutti i costi ottenere perché non intendiamo in alcun modo rinunciare al benessere nel quale ci siamo trovati a vivere; nel contempo non vogliamo assolutamente che gli immigrati vengano a vivere da noi e per fare questo, in un mondo ormai irreversibilmente globalizzato, alziamo muri.           Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

C’è un solo imperativo categorico: ci dobbiamo estinguere!

Elezioni tedesche; piccoli nazisti crescono!

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