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Elezioni: scontro di debolezze!

Elezioni: scontro di debolezze!

Il post voto nelle amministrative non è mai un momento destinato a dissolversi velocemente, ma occupa uno spazio temporale più lungo per poter analizzare, non solo il significato politico (che non può non esserci) a livello nazionale, ma anche e soprattutto i vari significati locali che si deducono dall’analisi Comune per Comune.

Facendo il conto della serva, l’avanzata della destra e la riduzione drastica di comuni importanti un tempo e tradizionalmente amministrati dalla sinistra, non può portare che ad una conclusione: il Partito Democratico ha subito una forte battuta d’arresto sulla quale occorre una riflessione articolata da parte del Segretario, sulla sua capacità, o meglio, al momento incapacità, di sostituire una classe dirigente che ha subito numerose defezioni in seguito ai noti travagli all’interno del Partito. Elezioni: scontro di debolezze!

Innanzitutto va detto che Renzi ha mostrato, sin da subito, un totale disinteresse per questa tornata elettorale; sono anni ormai che ci sentiamo ripetere il mantra “sono amministrative e non politiche”, ma ha poco senso ipotizzare il fatto che siccome sono amministrative riguardino altri che non siano partiti e movimenti, e sappiamo tutti bene come sia importante per un partito che ambisce al governo del Paese avere un forte radicamento sul territorio, anche se la scelta di un Sindaco dovrebbe corrispondere più alle capacità personali ed ai programmi, che non all’appartenenza politica. Delle due l’una: o non ci ha messo la faccia, sentendo l’aria che tirava, per non doversi poi accollare le responsabilità della sconfitta, oppure è stato calcolo politico sulle ultime necessarie epurazioni, anche a livello locale, dei residui post congresso (ricordo che molti dei sindaci uscenti hanno tratto la loro legittimazione durante la gestione Bersani, e non tutti si sono mostrati entusiasti della svolta all’interno del PD).

Sia la DC che il PCI avevano sperimentate scuole di partito all’interno delle quali si formavano capacità e professionalità costruite su solide basi ideologiche e propensione al dialogo politico; venute meno le ideologie che ci hanno appassionato nei decenni del dopo guerra, tutto è crollato e oggi la politica è più frutto di improvvisazione e capacità nel sapersi valorizzare nell’immagine, di quanto lo sia di una lunga e approfondita formazione. D’altro canto, i vecchi leader, sopraffatti dagli scandali e dalla ormai conclamata incapacità, in qualsiasi schieramento, di portare soluzioni al Paese, hanno perso completamente appeal e languono in un penoso percorso di progressivo allontanamento dalla politica, con al seguito sempre meno nostalgici e, soprattutto, ben pochi giovani.

Il campo rimane quindi aperto per figure come Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo, capaci di parlare alla pancia della gente ma, sino ad ora, del tutto incapaci di utilizzare il consenso ottenuto per portare a decisi cambiamenti nella vita dei cittadini. Elezioni: scontro di debolezze!

E si arriva gioco forza all’unica conclusione oggettivamente possibile di questa parentesi elettorale: lo scontro di debolezze, più che di forze, rischia di essere il tratto distintivo delle prossime elezioni politiche che si terranno nella primavera 2018, e questo indipendentemente dalla legge elettorale che le regolerà, ma con in più non trascurabili dati di fatto: dei quattro personaggi politici citati, gli unici due che possono, sic stantibus rebus, essere legittimamente eleggibili, sono Renzi e Salvini in quanto Grillo e Berlusconi hanno perso, per diversi motivi, questa capacità passiva; abbiamo anche visto come nel tempo sia risultata vana la ricerca da parte di Berlusconi di un valido sostituto, e siano naufragate le ambizioni dei baldi giovani pentastellati di dare spessore alla loro pochezza personale, culturale e politica, ammantata di una sconfinata ambizione priva di fondamenta alcuna.

Sul Movimento 5 Stelle che dire? Se lo conosci lo eviti e, al netto dei complottisti, anti vaccino, scopritori di scie chimiche ed altra variegata fauna, che comunque a livello nazionale può rappresentare una buona fetta di elettorato, sembra abbiano ben mostrato l’inesistenza totale di una qualunque prospettiva politica che vada molto al di là dell’esaltazione dell’analfabetismo funzionale. Elezioni: scontro di debolezze!

Probabilmente l’evento politico più eclatante del prossimo futuro è dato dal referendum indetto in alcune regioni del nord, il quale, anche se non potrà produrre effetti immediati per palese difetto di costituzionalità, potrebbe portare ad una profonda spaccatura geografica che avrebbe come immediata conseguenza un’ulteriore elemento di perturbazione in un quadro generale già abbastanza tempestoso.

Grande assente la sinistra della quale, al momento, si fatica persino ad ipotizzare la reale forza elettorale; sempre più divisa, ben al di là delle indubbie responsabilità di Renzi (ma anche di chi lo ha preceduto e adesso lo accusa di essere l’unico responsabile), in quella parte dell’arco costituzionale si muovono i resti di una tradizione a lungo egemone in larghe parti d’Italia e ormai ridotta ad una farsa. Anche ipotizzando che il rifiuto della figura del leader come tratto distintivo di una politica nata dal basso e attenta al pluralismo debba essere un valore in un panorama politico nel quale sempre più l’uomo forte sembra prevalere, non si riesce a comprendere come finora non sia stato possibile organizzare in modo costruttivo quella forza espressa ormai solamente nelle invettive e nell’inutile sarcasmo contro il Segretario del PD. Ininfluente nelle amministrative (gli apparentamenti con il PD hanno dato esiti equamente difformi), dai dati attuali sembra esserlo anche a livello nazionale, sia pur in presenza di una legge elettorale che una qualche chanche di rappresentanza la consente ancora, a meno che ne venga approvata (cosa che appare al momento improbabile) una nuova che preveda soglie di accesso al Parlamento. Elezioni: scontro di debolezze!

Alla fine tutto potrebbe risolversi in un duello tra Salvini, il quale forte di un eclatante successo referendario chiederebbe legittimamente la leadership della destra, e Renzi, il quale potrebbe prendere esempio da Macron per dare un ulteriore colpo al traballante Partito Democratico e trasformare ciò che ne resta in una macchina da guerra elettorale, sempre più eradicata dai territori ma forse capace di raccogliere più consensi di quanti si possa pensare, da quel nutrito bacino elettorale costituito dall’astensione, dei cui umori tutti si sentono legittimi interpreti ma, temo, con scarse ragioni. Elezioni: scontro di debolezze!

Premesso che un simile epilogo potrebbe in ogni caso non consentire un risultato utile ai fini della governabilità, tutto dipenderà dagli improbabili apparentamenti che innaturali convergenze consentiranno, determinando, in un’Europa dalla ritrovata coesione e forza, un’Italia debole e disunita, per di più con i prossimi Presidenti del Consiglio destinati a “stare sereni”per lungo tempo.

 

Elezioni: scontro di debolezze!

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