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Erdogan: Il dittatore eunuco

Erdogan

Ad urne appena chiuse la Turchia di Erdogan conferma di essere un paese spaccato a metà, lacerato nell’anima, del tutto privo di accettabili e decenti valori condivisi, e soprattutto guidato da un folle.

Erdogan: il dittatore eunuco

Non saprei dire se la spallata del sultano, che alla fine è passata con il 51% dei voti,  sia viziata da un numero di brogli così significativo da mettere in discussione il risultato finale, anche se la decisione del Consiglio elettorale supremo di conteggiare le schede non timbrate “a meno che non venga dimostrato il loro impiego fraudolento” denota una coda di paglia lunga come il perimetro delle stanze della catapecchia presidenziale;  che accidente vuol dire “dimostrare l’impiego fraudolento”, come si fa a dimostrarlo, e poi, bisogna dimostrarlo per ogni singola scheda non timbrata, o a gruppi di cinque, di dieci, o di quindici?

 

In ogni caso, anche se il risultato fosse limpido come acqua di fonte, e non ci crederò mai, nessuna persona sana di mente commenterebbe con tale malcelato trionfalismo quel risicato 51 a 49, a meno che non sia un megalomane dall’ipertrofico io, un arrogante spocchioso e vanesio, innamorato dei propri attributi virili e incurante del fatto di aver trascinato il suo paese nell’anticamera di una polveriera nella quale è entrato con un fiammifero acceso, come se non confinasse con le aree più calde e insanguinate del pianeta: un folle, appunto.

Erdogan; il dittatore eunuco

La riforma costituzionale appena votata, in un clima intimidatorio, con la stampa decapitata e ammutolita, e con l’opposizione all’angolo dopo il colpo di stato da repubblica delle banane del 2016, è un oltraggio alla decenza e al buon gusto, e fa sembrare Orban un vero campione di liberalismo: si aboliscono il governo e il premier, si elegge il presidente della repubblica ogni cinque anni a suffragio diretto assieme al parlamento, e al presidente viene attribuito il potere esecutivo, che si sostanzia nella nomina dei ministri e nella possibilità di governare per decreto; non pago di questa sconcezza, il sultano esclude la possibilità di essere politicamente sfiduciato dal parlamento, cosa persino coerente con questo meccanismo costituzionale da postribolo coloniale, e si riserva la nomina di sei membri su tredici del consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri, oltre che di quattro componenti su tredici del consiglio superiore della magistratura, al fine di garantire l’indipendenza del potere giudiziario, presumo. Le minuscole, a scanso di fraintendimenti, sono tutte volute, e direi doverose.

 

Scherzi a parte, ma non è uno scherzo, credo che dovremo riscrivere le regole e i manuali del populismo, perché giustificare con l’idea di democrazia questa sconcia organizzazione del potere, priva di limiti e contrappesi,  indegna persino della più scalcinata satrapia orientale, mi pare un regresso di portata storica della stessa idea di civiltà giuridica, che dopo quasi un secolo di kemalismo si era faticosamente fatta strada nell’ex impero ottomano.

Erdogan: il dittatore eunuco

Peraltro è del tutto evidente che il sultano della civiltà giuridica se ne infischia (eufemismo), visto che considera la tutela della minoranza, sostanziale fondamento della democrazia, un fastidioso orpello di cui liberarsi, e che ha già deciso di reintrodurre la pena di morte, per essere sicuro di non avere più niente a che fare con l’Europa, materia anche questa oggetto di futuro referendum, avendo evidentemente l’ambizione di giocare in proprio la partita che si svolge in quell’angolo di mondo che separa la Russia dal Medio Oriente, forte dell’atavico nazionalismo della Turchia, della sua prosopopea e del quarto esercito del pianeta, invero abbastanza efficiente, salvo che nell’ultimo abortito colpo di stato.

 

Ci sono però almeno un paio di dettagli che stonano, oltre al consenso un po’ stitico e forse truffaldino, che dovrebbe consigliare una maggior prudenza: gli hanno votato contro le grandi città, che è come dire la parte più colta e avanzata del paese, cosa che rappresenta sempre un problema, per chiunque, e gli hanno votato contro, ovviamente ed evidentemente, i curdi, che non sono storicamente un osso facile da rodere, per nessuno, e non sarà né semplice, né indolore fargli fare la fine degli armeni, come dimostrano decenni di resistenza e di guerra, strisciante o dichiarata, a seconda dei casi e del periodo.

Erdogan: il dittatore eunuco

Naturalmente non mi aspetto che i grandi paesi occidentali, che hanno inventato la divisione dei poteri e le regole della democrazia, facciano al sultano il contropelo che si meriterebbe (sbatterlo fuori dalla NATO e applicargli sanzioni economiche da Corea del Nord), perché anche loro tengono famiglia, interessi da tutelare e crisi da gestire, e se digeriscono i sauditi si possono tenere anche i turchi, come non mi aspetto che le difficoltà politiche, che pure sono tante ed evidenti sullo sfondo, abbiano effetti significativi in tempi brevi, mettendo in crisi il progetto autocratico del sultano di Ankara, che possiede 1500 stanze ma che veste con il gusto di uno stilista jugoslavo degli anni ’70: i processi politici sono normalmente lenti fino al momento in cui precipitano, e questo non mi pare il tempo delle accelerazioni.

Erdogan: il dittatore eunuco

C’è però una cosa che mi lascia un barlume di speranza, oltre al fatto che spesso i dittatori finiscono appesi per i piedi, sia pure per ragioni imprevedibili, ed è l’idea che un uomo così arrogante, così ferocemente violento e così stupidamente presuntuoso abbia bisogno di barare in questo modo per governare, stravolgendo ogni regola e passando tutti i limiti, non escluso quello del ridicolo.

 

Ma è davvero così forte un politico che ha bisogno di tutte queste stampelle per stare in piedi? È sicuro di avere e soprattutto di poter conservare il consenso del suo popolo? Non riflette neanche un attimo della vistosa erosione del suo consenso proprio sulla riforma costituzionale? E’ sicuro del fatto che una divisione così profonda su un elemento fondante come la Costituzione non sia alla lunga un vulnus mortale per qualsiasi paese? È certo di poter fare veramente lo sbruffone, oltre che in politica interna, anche in politica estera, al tavolo da gioco dove gli altri sono tutti più grossi di lui, e mediamente lo trovano simpatico come il mal di denti, non fosse altro che per i problemi inutili che determina?

 

O non è forse vero che più che un sultano, a ben guardare Erdogan sembra il custode dell’harem, che tiene sotto chiave le concubine per paura che scappino col primo venuto, magari per quello scampolo di civiltà, e di libertà, e di diritti che hanno assaggiato, e che lui oggi pretende di cancellare, perché chi ha autorità senza avere autorevolezza non ha la fantasia per immaginare diverse soluzioni: forse  il suo misero 51% più o meno taroccato è troppo poco per non immaginarlo in vesti più arrotondate e meno virili.

Erdogan: il dittatore eunuco

Poi è anche vero che gli eunuchi erano mediamente persone intelligenti, e che quindi l’esempio sconta qualche inesattezza, ma in fondo nessuno è perfetto…

Il dittatore eunuco Il dittatore eunuco

Erdogan il dittatore eunuco

 

Erdogan

 

 

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