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I figli crudeli del degrado

 

I figli crudeli del degrado

Grande e giustificata indignazione ha suscitato in questi giorni un caso, l’ennesimo, di tortura e uccisione di un cane, avvenuto questa volta in provincia di Cosenza da parte di quattro giovinastri. All’orrore per le terribili sevizie inflitte al povero animale, si somma il fatto che i quattro criminali abbiano filmato tutta la loro impresa (l’impiccagione del cane a un albero e il suo massacro con un bastone di ferro) per poi pubblicare il video sul più famoso dei social network. Possiamo quindi mostrare i volti dei responsabili di questa atrocità, giacchè loro stessi hanno voluto pubblicizzare quanto commesso, ritenendo che si trattasse di un’azione di cui menare vanto.

 

 

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Ognuno può giudicare quanto lume di intelligenza esprimano gli sguardi di questi individui; ma per non volere semplicemente indulgere a giudizi simil-lombrosiani, è il caso di approfondire il discorso sulla piaga delle crudeltà inflitte agli animali.
I maltrattamenti di animali, che a partire dal 2004 sono puniti con la adeguata severità dal Codice Penale (artt. da 544 a 544 sexies) possono esplicarsi in comportamenti di varia e graduale gravità, a partire dal semplice abbandono, fino alle sevizie e all’uccisione. E’ assai indicativo che la diffusione di tutti questi comportamenti, da quelli meno gravi fino ai più atroci, non sia uniforme su tutto il territorio italiano, ma che esista una connessione tra aree di arretratezza culturale e degrado sociale e i maltrattamenti.

 

L’abbandono di cani ha come conseguenza inevitabile il diffondersi del randagismo, e, all’estremo, dell’inselvatichimento di branchi di cani. Fenomeno questo diffuso in maniera del tutto singolare, fino ad assumere dimensioni pericolose per l’incolumità pubblica, nelle zone rurali della Sicilia, ma presente anche in Calabria e Campania. A dimostrazione del fatto, stanno sia i continui traferimenti dai canili del Sud ormai oltre il limite della capienza, a quelli del Nord; inoltre, gran parte della associazioni di tutela degli animali richiede ormai che l’adozione dei cani recuperati venga fatta preferibilmente, quando non esclusivamente, nelle regioni del Centro e del Nord, come si può evincere ad esempio dalla pagina Facebook dell’ENPA. Salendo i gradini della gravità e considerando i comportamenti criminali, ancora una volta sono le aree più rurali del Paese ad esserne afflitte in quantità assai superiore rispetto a quelle più urbanizzate e, ci sia consentito, in questo caso più civili. Le regioni in cui si registra il maggior numero di denunce per maltrattamenti di animali sono, nell’ordine: Sicilia, Abruzzo, Veneto, Calabria, Campania (2010).

 

E’ complesso, ma indispensabile, valutare quale sia il rapporto tra disagio personale o sociale e le sevizie verso gli animali; se queste siano l’espressione di disturbi psichici o un comportamento relativamente comune e tollerato in ambienti particolarmente degradati e in cui il dispiegamento della violenza verso i più deboli sia una componente “normale” della società. Sono ancora pochi gli studi che contribuiscono a fare luce su questi temi scabrosi. E’ certamente interessante quanto i comportamenti violenti verso gli animali siano diffusi nella difficile età dell’adolescenza; ma se è opportuno comprendere e correggere i comportamenti sbagliati che avvengono in un periodo di crescita in cui la psiche è sottoposta a pulsioni e a sollecitazioni ancora difficilmente controllabili, nessuna tolleranza può ammettersi per gli stessi fatti compiuti da adulti. Invitiamo alla lettura attenta di questa ricerca condotta da Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, del quale citiamo una frase che riassume il punto cruciale del problema: “la cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui: una vera coltura per i bacilli dell’intolleranza e dell’illegalità”.

 

 

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14 comments

  1. Genesis 4 luglio, 2016 at 08:26

    Leggo di ipocrisia sull’argomento, non solo su queste pagine.
    C’è chi indica che l’uomo è malvagio di natura, c’è chi elogia il fatto che canidi e felini di piccola taglia siano tra gli animali coltivati a compagnia per eccellenza. C’è chi non disdegna l’ergastolo per chi ha compiuto questi efferati crimini. C’è chi porta al sano ludibrio le procedure negli allevamenti intensivi (in pratica dove gli animali vengono, appunto, coltivati in gabbie).
    Qui è da capire come, dove e da quando partire per dare un senso alla cultura animalista nella legge italiana e/o europea.
    Si è vietata la macellazione del maiale come la si faceva da secoli nelle cascine in campagna, dove la festa regnava per giorni.
    Si è vietata l’uccisione di volatili o esseri razzolanti nella maniera dei nostri nonni.
    … … …forse dare un processo giusto agli animali da allevamento sarebbe la cosa migliore…

    ….ma? Ho capito bene? Ergastolo per chi sevizia gli animali? E quelli che uccidono i propri simili che in dieci/dodici anni sono fuori?

  2. Kokab 3 luglio, 2016 at 00:41

    non nutro un particolare affetto nei confronti degli animali, e in particolare di quelli domestici, mi pare un rapporto troppo squilibrato e diseguale per essere onesto, e in generle troppo faticoso per essere gestito sulla base di un principio di equità; ammetto anche di provare un certo fastidio nei confronti di coloro che antepongono le relazioni con gli animali a quelle coi propri simili, non perchè in generale li apprezzi, i miei simili, tutt’altro, ma perchè ritengo che esista una barriera reale e insuperabile fra le specie, e che il tentativo di superarla abbia qualcosa di patologico.
    tuttavia non tollero la crudeltà gratuita, e neppure quella funzionale al mantenimento di regole e relazioni sociali improntate sulla violenza, come quella dei ragazzi calabresi di cui stiamo parlando, e credo sia giusto sanzionarla duramente; questa crudeltà però è in primo luogo un problema culturale, e quindi politico, perchè oltre alla responsabilità penale del singolo, che pure esiste, definisce il livello di barbarie e di arretratezza della nostra società, e quindi della nostra specie, che non disdegna di applicare a sè stessa quei metodi, vuoi per ragioni di denaro, vuoi per ragioni di potere.
    alla fine il problema è che una società un po’ più giusta e culturalmente più progredita ha un costo che non vogliamo pagare, ma non serve aspettare quattro delinquentelli e futuri criminali per saperlo, basta ragionare su quello che non siamo disposti a pagare per una buona bistecca, perchè come suggerisce il nostro amico berto al, se facessimo un giro in un normale macello, e tanti ne ho fatti da giovane per contribuire all’attività di famiglia, capiremmo molto bene che la crudeltà nei confronti di cani e gatti, che abbiamo addomesticato per il nostro diletto, è sostanzialmente una bazzeccola.
    ammazzare con un minimo di rispetto gli animali che ci mangiamo costerebbe salato, facciamo pure la morale ai quattro bifolchi usciti dalle pagine di gomorra nel mentre che gli applichiamo la pena prevista dal codice, va bene il massimo della pena, ma non esageriamo, qualche responsabilità ce l’abbiamo tutti quanti.

  3. Luistella 2 luglio, 2016 at 16:39

    Non riesco a trovare alcuna giustificazione per certi atti. Nè il degrado sociale, l’impoverimento, il web, ecc…, praticamente la società odierna. Ognuno è responsabile degli atti che compie, indipendentemente dal contesto culturale. Qui non si tratta di persone che spinte dal bisogno, commettono reati . Qui si tratta di personaggi ben pasciuti, cresciuti in un ambiente, che tollera, spesso approva le manifestazioni di violenza. Poveri o ricchi essi siano. I “ragazzi del Circeo” venivano tutti dalla Roma bene, non sapevano che fare, per ingannare il loro prezioso ed inestimabile tempo. Non ci sono giustificazioni.Se fossi un avvocato che dovessi prendere la difesa di questi deficienti criminali, avrei molte difficoltà a farlo.
    Non riesco a tollerare , perchè sto veramente male, i racconti di maltrattamenti sugli animali, così anche i racconti di torture inflite ad esseri umani nei regimi totalitari. Riconosco alle associazioni che si occupano di diffondere le notizie e di perseguire i soggetti in causa, un grandissimo merito. Anche solo per il fatto che sono costretti ad affrontare situazioni terrificanti.
    Quando si parla di ambienti degradanti o poveri che in qualche modo danno una qualche giustificazioni a certe crudeltà, mi viene sempre in mente un episodio. Una persona a me molto cara, raccontava sempre e con dispiacere che da bambino, per allontanare le pulci al gatto, l’aveva lavato con la candeggina. Il povero gatto morì, ma l’autore del misfatto pianse tutte le sue lacrime e a distanza di oltre quarant’anni si ricordava e si dispiaceva di quanto aveva fatto. Il suo non era un ambiente degradato, certamente povero, che non aveva la possibilità e il tempo di insegnargli certe cose.Il duro lavoro di campagna faceva partire i genitori al mattino per ritornare la sera ed anche i figli ,pur ancora bambini dovevano spesso seguirli nei lavori. Ma nessuno si sognava di maltrattare animali, così gratuitamente. Difatti fu molto redarguito dai familiari per la stupidaggine che aveva fatto.Se si ammazzava la gallina o il coniglio o il maiale,era per bisogni alimentari.
    Spero che gli autori della morte del cane, subiscano il massimo della pena che il codice prevede (pene che tuttora mi paiono ancora lievi).

  4. Berto Al 2 luglio, 2016 at 16:24

    Come molti di voi ho un account su Facebook e spesso mi chiedevo:
    1) come mai molti cani di cui si sollecitava l’adozione fossero custoditi in strutture del sud Italia;
    2) si accettassero solamente richieste di adozione nel centro-nord.
    L’articolo spiega benissimo il perchè ed è l’ammissione del degrado che coinvolge una fetta troppo alta di giovani, in tutta Italia ma prevalentemente al sud dove la disoccupazione è maggiore e la scolarizzazione più bassa.
    Per quanto riguarda il trattamento tremendo a cui vengono sottoposti gli animali (non solo da noi), sarebbe il caso che ci ponessimo anche qualche domanda su cosa accade negli allevamenti intensivi e nei macelli perchè se ci fermiamo a cani e gatti, siamo solo ipocriti.

  5. Por Quemada 1 luglio, 2016 at 18:26

    Se le cose stanno come ci racconta il blog, e come anche i commenti hanno sottolineato, credo che nell’immediato futuro l’unica soluzione possibile sia quella di una dura punizione dei colpevoli, senza farsi prendere da alcuna compassione per le loro storie personali; perquesto ci sarà tempo quando la violenza gratuita e selvaggia sarà stata fermata, ma oggi non è il momento.

  6. Genesis 1 luglio, 2016 at 09:46

    La violenza è inaccettabile a prescindere: che sia un animale, una pianta, l’asfalto della strada, una vetrina, o, soprattutto, un essere umano, questa deve essere combattuta con tutti i mezzi possibili.
    Premesso questo, la prima valutazione che mi propongo è quella che, da ormai diversi anni, stiamo sopportando (malamente) un degrado culturale dei nostri giovani. Scusatemi il termine, ma “questi non sanno più che cazzo fare”, soprattutto per divertirsi. Non troppo tempo fa bastava un pallone e uno spiazzo dove farlo saltare, oggi non più, forse perchè l’esasperazione del gioco spesso sfocia in sfoghi incontrollabili o forse anche perchè quegli spiazzi non ci sono più o sono occupati dall’andirivieni di un commercio illegale delle sostanze proibite. L’oratorio, di storica memoria, è ormai un tabù!
    …ma anche questo non può essere giustificazione…la famiglia, la scuola, la politica devono poter risolvere la questione, ma non è con i litigi continui, la voglia di spiccare sull’altro insegnata da TV e dalla politica stessa, oppure l’esasperazione continua di “diventare qualcuno”…non possono dare questi insegnamenti.
    C’è da fermarsi e ragionare su quali siano i princìpi che sono spariti cercando di ritrovarne l’essenza, insegnandoli.

    PS 1: con questo mio vorrei dire anche che l’oggetto (“cane”) della violenza non può essere la discriminante per l’accentuare una pena…perchè? solo perchè è l’animale di compagnia per eccellenza? anche lo schiacciare le formiche per me è violenza gratuita!
    PS 2 (tecnico): all’ottimo articolo di Gennaro si accede solamente entrando dai blog, non dalla Home…

    • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2016 at 10:06

      Grazie del bel commento: aggiungerei che, tra tutte le sollecitazioni a cui è oggi sottoposta la mente dei ragazzi, c’è (a mio parere di profano di psicologia e psichiatria) anche un carico pesante di violenza e di sopraffazione gratuite che questi giovani devono subire, in famiglia o da parte degli amici, e che probabilmente sentono il bisogno di sfogare su chi è più debole di loro.
      PS 1: Ti consiglio la lettura integrale della ricerca (per quanto lunga) del criminologo di cui all’ultimo link messo nell’articolo: vedrai che sono prese in considerazione e commentate anche le violenze nei confronti degli animali “inferiori”, come gli insetti.
      PS 2: Siamo al corrente dello spiacevole inconveniente tecnico e stiamo cercando di risolverlo. Grazie per la segnalazione e, soprattutto, per la pazienza.

      • Genesis 1 luglio, 2016 at 10:13

        Ebbene sì, confesso di non aver letto ciò di cui al link…ma, come appassionato della natura che mi circonda fatta di sassi, montagne, boschi e via dicendo, proprio per questa passione evidenzio, col mio commento, quanto ho cercato di insegnare ai miei figli, dopo aver vissuto e letto diverse linee di pensiero in merito.
        Il mio PS 1 si rivolge a chi vede solamente nei cani e nei gatti l’unico animale degno di rispetto…

      • Tigra 1 luglio, 2016 at 11:56

        Eppure c’è qualcosa che non mi convince; la violenza gratuita che questi ragazzi subiscono non spiega ogni cosa, e pur essendo la violenza un dato strutturale della nostra società, non sempre e non dovunque produce gli stessi effetti, magari altrove ne produce di peggiori, ma non questo, che sembra essere comunque un fenomeno largamente diffuso.
        A me pare che per avere questo risultato siano indispensabili due presupposti, un contesto sociale particolarmente degradato, perchè questa non è la violenza sottile delle “persone per bene”, e una ritualità che si fonda sulla dimensione collettiva e quasi antropologica della violenza, una violenza che deve essere esibita e ostentata, coltivata e celebrata, riconosciuta e riconoscibile, e sopratutto ammirata.
        Non è la violenza tenebrosa dello psicopatico, fosse pure un serial killer, che si svolge al buio e in modo elusivo, è la violenza di un mondo che non si cura neppure di salvare le apparenze, e comincia dalla culla a creare i mostri di domani, che sono addestrati alla guerra e non alla vita, è la violenza sfacciata di una società dalla quale lo Stato si è ritirato.
        Le soluzioni possibili sono difficilissime e richiederebbero intere generazioni .

      • nemo 2 luglio, 2016 at 08:24

        Ho letto con interesse il tuo post, meno perchè troppo lungo , il link al quale ci rimandi. Scomodare il Lombroso e persino lo psicologo, quest’ultimo forse non viene scomodato ma semplicemente chiamato in causa per capire le cause scatenanti del problema, che, se mi permettete non limiterei alla, sia pure esecrabile, notizia. Vi è stata nei giorni scorsi, l’altra, della aggressione alla ragazza violentata dal branco, solito, di minorenni, difesi, come al solito dalla famiglia di provenienza. Ecco dove volevo arrivare, fotografie di un degrado, quello si famigliare, che non vuole ne può dare messaggi di comportamento civile ai suoi figli, che se vedete sono attenti solo alla immagine, capelli taglio utlima moda, sguardo da duri, navigati. la stessa famiglia, che, come scrivo, giustifica gli stupratori con la frase, sono ragazzate ! Aumento delle pene? A dei minorenni ? Obbligo di sottoporsi a periodiche visite dall’analista ? Certo, qualcosa si deve fare, o si dovrebbe, il problema è cosa.

  7. Tigra 30 giugno, 2016 at 22:47

    Vorrei sbagliare, ma credo che nelle società degradate la violenza sugli animali sia un tipico crimine da ragazzi, o anche da bambini, che si stanno allenando per diventare grandi.
    Ciò non vuol dire che auspico che si cimentino direttamente con gli esseri umani, ma la violenza gratuita e il sadismo nei confronti di chi non si può difendere richiedono una formazione non semplice e non banale, i cui riti non sono sempre uguali nelle diverse fasi della vita; certo, anche l’adulto può maltrattare l’animale, con sciatteria, trascuratezza e violenza, ma un branco di uomini fatti e finiti che torturano il cane è difficile da immaginare, non fosse altro che per il fatto che gli sembrerebbe una cosa da bambini.
    Che poi un tale crimine venga considerato da questi giovani alla stregua di una serata in discoteca e postato su facebook come prova di compiuto machismo, è sopratutto il segno del drammatico impoverimento della nostra società e del nostro tempo.
    Certo, la nostra razza maltratta gli animali, quasi sempre per mangiarli, e anche se la cosa non ci fa onore, c’è almeno una ragione, magari solo economica, ma c’è; in questo caso di ragioni non ce n’è nessuna, e la vera tragedia non è quella del cane, che nella morte conserva comunque la sua dignità, ma quella dei suoi aguzzini, che appartengono alla razza dominante, e di dignità non ne hanno neppure un barlume, anche se sono poco più che bambini.

    • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2016 at 09:55

      Le considerazioni che fai sono giuste. Come saprai, diceva già Ovidio 2000 anni fa (in realtà la frase è di attribuzione incerta, ma comunque dimostra che i romani avevano una percezione esatta del problema) : Saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines. (la violenza verso gli animali è addestramento alla crudeltà verso gli uomini). Gli stessi ragazzi che incrudeliscono senza motivo (e qui sarebbero necessari studi sociologici, medici, criminologici ecc.) verso gli animali, in molte regioni sono predestinati a diventare la manovalanza della criminalità organizzata. Appena la mafia o la camorra mette loro una pistola in mano, cambiano bersaglio, ma continuano a spargere violenza e morte (e anche l’età della pistola si abbassa continuamente, come dimostra la realtà dell’hinterland di Napoli).

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