le muse

Friedrich Hölderlin, il genio folle

L’ultima poesia scritta da Friedrich Hölderlin, “La veduta“, riportata qui sotto, è del 1843. Ma, allora, perché è datata 1748 e firmata Scardanelli? Nel 1748 Hölderlin non era neanche nato…
La risposta è che il poeta era schizofrenico, tanto che dovette trascorrere gli ultimi 36 anni della sua vita rinchiuso in un’abitazione, la torre di Hölderlin, sulle rive del fiume Neckar, a Tubinga.

 

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Nella splendida città universitaria sveva Hölderlin aveva anche studiato, e in che compagnia! Nel semestre invernale 1790-91 aveva diviso infatti la camera allo Stift, il collegio teologico luterano, con Hegel e Schelling, i futuri padri dell’Idealismo, anche loro originari della zona.
Assieme erano entusiasti sostenitori della rivoluzione francese, di cui celebravano gli anniversari innalzando i cosiddetti ‘alberi della libertà’.

Norbert_von_HellingrathFin da ragazzo Fritz, così viene chiamato da parenti e amici, era psichicamente instabile, e con il passare degli anni la sua condizione peggiorò continuamente, finché, nel 1807, non venne rinchiuso, curato dalla famiglia Zimmer.

Da allora in poi firmerà i suoi lavori con varie date e vari nomi, fra cui alcuni di origine italiana: Scarivari, Salvator Rosa e soprattutto Scardanelli.

La sua fama crescerà di anno in anno, fino a raggiungere tutti gli ambienti culturali d’Europa.

Il geniale pazzo morirà nel 1843. Era nato nel 1770.

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Ho avuto il piacere di assistere, a Tubinga, ad una rappresentazione che ha per teatro tutto il centro cittadino e che racconta la vita di ‘Fritz’ Hölderlin, narrata da quelli che lo conobbero: gli osti e le cameriere delle birrerie, la panettiera, il gendarme che ogni tanto arrestava lui e i suoi amici, la famiglia che lo custodiva e così via. È una rappresentazione itinerante e si sosta in ben determinati luoghi, legati alla figura del poeta. Alla fine si ha un’immagine decisamente più completa anche dell’uomo Hölderlin, e non solo del poeta.

 

La veduta

“Quando lontana all’uom l’usata vita
lontan va dove fulgida è vendemmia,
spoglio d’estate anche il campo rimane,
il bosco col suo scuro volto appare.
Se la natura specchia le stagioni,
se essa resta e quelle passan presto,
ciò è compiutezza; il cielo all’uom rifulge
come all’albero i fiori fan corona.”

 

24 maggio 1748 Con umiltà: Scardanelli

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