le storie

Gagarin non è mai stato qui – il racconto completo

Immagino lo sappiate. D’estate tutto peggiora. E non credete a chi dice il contrario, a chi vi vuole convincere che da quando arriva il solleone a quando tornano le piogge è una stagione di grazia, il tempo del mare e del sale sulla pelle, delle feste e degli amici. Balle.

Dai primi giorni di Giugno, quando arrivano le ondate di calore, così le chiamano, coi nomi che fanno venire attacchi di ansia anche al più mite tra gli uomini, tipo Scipione l’africano o Volturno dall’est, ecco, da quel momento..chiudetevi in casa, abbassate tapparelle, chiudete usci, finestre, qualsiasi pertugio vi esponga al mondo e aspettate. Passa. Il tempo è galantuomo e settembre arriva a dare un calcio dove deve al mare, al sale e soprattutto a tutte le mie amiche che pur di apparire di un colore marron-bluastro fanno ore nelle auto arroventate con bimbi piagnucolanti al seguito. Voi non fatelo. Resistete. Il sole espone al cancro, è ampiamente dimostrato. Io le metto in guardia ma mi guardano come fossi invidiosa o ammattita.

 

Chiariamo sin da ora: io ho tanti difetti ma l’invidia l’avverto difficilmente. Vabbeh… ho invidiato quella tizia, Amal, pensando alla sua prima notte di nozze a Venezia col Clooney nudo ma a parte questi  piccoli e doverosi sguardi ad altrui fortune, sono una persona sobria e credo sia indiscutibilmente  inutile guardare agli altri per contare in crescendo le cose che non si hanno, tanto si tratta di cose di persone diverse, non si può desiderare di cucirsi addosso i fatti altrui; per quanto benevoli non sono i fatti nostri e son vestiti che non ci calzano. Siamo fortunatamente costretti ai nostri di vestiti e con quelli dobbiamo fare… indossarli quando son nuovi di zecca e ci fanno belle e poi riprenderli per capire che ci vanno stretti e decidere che farne… rammendarli o buttarli via e comprarne di nuovi; o aspettare che torni una stagione in cui saremo di nuovo snelle.

 

Io d’estate butto tutto via. Ma non basta. Faccio lunghe docce gelate. Non basta. L’estate dura sempre 3 maledetti mesi. E nonostante io mi dica che sono pessimista, che non è poi così male, che non è vero che le persone col caldo ammattiscono, i guai, inesorabili, d’estate arrivano. Ammazzamenti, tradimenti, incidenti, insomma tutte le cose brutte che finiscono con ENTI. Voi, mi raccomando,state immobili. Leggete ogni mattina che lui cerca di ammazzare lei ma lei lo accoltella e poi lo brucia? Non vi spostate di un millimetro, bevete una roba fresca e aspettate il buio, mettete una t-shirt lisa e morbida e fate due passi nel parco. I vostri vicini litigano in una qualche lingua dell’est minacciandosi sul pianerottolo mentre il termometro segna 36 gradi? Voi come nulla fosse scendete le scale con passo veloce e leggero come viveste in un attico dell’upper east side invece che in una palazzina anni 70 della Bolognina.

 

 

06 Giugno

L’estate del 2015 non cominciò diversamente. Decido che il primo Annibale o Caronte di turno non l’avrebbe avuta vinta e quando il termometro tocca i 31 gradi chiamo Maria per un aperitivo. Maria è una certezza se uno si sta per deprimere. Ha 15 anni più di me ma è una forza della natura. E’ bella. Di una bellezza curata, non gommosa. Ha tanti capelli, come me, e quando parla li sposta docilmente. Io e lei ci somigliamo, per dire: optiamo sempre per le infradito basse ma decorate di strass. Ma lei ha più senso pratico e capacità di utilizzare persone e cose utilmente. Per questo la chiamo quando sto per cedere. Lei trova sempre un modo per mutare un guaio in un’occasione per fare un viaggio in Qatar e farsi sposare da uno sceicco ricco e figo. Anche quella sera di giugno Maria riuscì a mutare i miei sentimenti. Dopo due bicchieri di vino avevamo deciso che avrei venduto e ricomprato casa, mi sarei liberata di Luca e che una vacanza con la mia famiglia non mi avrebbe poi distrutta. Per un paio di ore è stato tutto possibile. Tornata a casa ho mandato un sms a Luca solo per sapere dove fosse e come potesse essere ovunque senza di me, avevo capito che tra la crisi del mercato e le innumerevoli scale la mia casa avrei dovuta svenderla e avevo litigato con mia madre opponendomi con tutte le mie forze al suo tentativo di convincermi ad andare al mare con loro. Eppure due ore in stile Maria restano tra le cose irrinunciabili della vita.

 

11 Giugno

D’estate io son tra quelli che, a parte qualche breve escursione, restano in città… Guardo tanta TV. Rimandano tutti i vecchi film. Quando rimandano Piccole Donne mi va bene, finisce sempre che lei, Jo, prende le mani di Friedrich mentre piove. Piove!!

Quando invece mi si costringe a rivedere Come Eravamo faccio fatica dopo ad addormentarmi. Ogni volta che lo vedo capisco sempre meglio che lui, Redford, in realtà finge per ore (il film è lungo) di amarla, la Streisand, ma in realtà la usa. Si, la usa per confortare il suo ego. Altrimenti non potrebbe mai dirle che il problema è lei. Che è finita perché lei non molla mai. Non si fa. Bisogna essere indulgenti con noi scassapalle e amarci nonostante tutto. Detesto che alla fine, quando si ritrovano, lei lo   abbracci invece di dirgli quanto male è invecchiato.

 

16 Giugno

Ho accennato ai miei vicini di estrazione mista. Uno si chiama Pietro, russo. Ha poco di Pietro il Grande, io lo chiamo Pietro il Grosso, ha una pancia che arriva sempre almeno 4 secondi prima di lui. Non mi sta simpatico Pietro, perché lui ha preso l’appartamento di Gianni. Abbiate pazienza ma devo dirvi due parole su Gianni. Vi è mai capitato di conoscere una persona che pur non essendo un parente o vecchio amico sapete che vi proteggerà in quanto anima affine? No? Beh trovatene una, è confortante come il latte caldo col miele quando fuori nevica. Gianni era il mio angelo. Si otturava la vasca e andavo nel panico? Lui veniva con attrezzi e sorriso e aggiustava la vasca e il mio animo. Arrivava Natale e io mi apprestavo a cenare sola pur di non procurami guai in famiglia? Gianni bussava alla porta e mi portava dei ninnoli o lo strudel fatto con le sue mani. Insomma quando Gianni è andato via, a vivere in un altro quartiere, ho pianto per tre notti di seguito… Pietro il Grosso e famiglia hanno preso il suo appartamento. Ieri, mentre smontava la lampadina delle scale al mio piano (non voglio più vedere quando si accendono le luci, tanto non è Gianni che rincasa) mi fissa con fare da macho, alla Putin, e la spara molto più grossa della sua pancia: “anche se Gianni è andato via non devi avere paura, ci siamo noi ora…

Ho pianto per altre 3 notti di seguito.

 

 

17 Giugno ore 23:20

“… pronto?”

“Ari?… sono io Bianca, ti ho svegliata?”

“… ciao cara, no figurati, sto leggendo, che succede?”

“… non riesco a dormire, fa caldo e penso sempre a mio padre…”

Bianca è la mia amica più cara, io la chiamo la mia terza sorella. In realtà dovrei dire l’unica, le altre due son di sangue.

Io e lei siamo delle sopravvissute. Lei è sopravvissuta alla sua famiglia e io alla mia. In fondo lo siamo tutti no? Sopravvissuti alle nostre origini. Qui molti di voi staranno arricciando i nasini pensando: no… io son stato felice con genitori e fratelli, la mia infanzia è stata un sogno… Beh, per me manco per nulla. Ma non la farò lunga, diciamo solo che ho speso tanti soldi in analisi.

 

Bianca ha bisogno di parlare e nell’afa che avvolge entrambe mi sta dicendo che ha parenti che non le riconoscono le fatiche e quanto ha fatto per loro. Ecco, questa storia della gratitudine, è una cosa che per alcuni è importante ma che io ho approfondito poco… forse perché alla fine tutto si bilancia, si prende, si dà, si va e si torna… è difficile davvero (a meno che non si sia uno Scrooge in stile Dickens) fare un bilancio del quanto si è dato e quanto preso. E poi cosa? Sentimenti? Averi? Aiuto? Non so districarmi… sento che Gianni mi ha dato più di quanto io abbia dato a lui e senza aspettare nulla in cambio ma non gliel’ho mai detto.

 

… Bianca… conosci già il gioco: tuo padre vuole ritirarti giù… non tollera tu ne sia fuori, che tu abbia rapporti amorevoli… non cadere nel tranello, tu sei un’altra cosa, ti sei salvata”

Mentre lei mi dà la buonanotte mi rendo conto che quelle parole le dicevo a me. Ma, l’ho detto prima, io e lei siamo sopravvissute. I sopravvissuti hanno codici comuni, come un prontuario che mettono subito in campo quando uno della catena fa scattare un allarme, una specie di cordone sanitario: da qui non si passa, non si passa più.

 

 

17 Giugno ore 23:56

Luca scrive via sms, testualmente: “AAA Rinomata ferramenta è in offerta per chiavi e altri oggetti al dettaglio. Approfittatene”. Credeteci, ha scritto così. La prima volta che abbiamo fatto l’amore mi confessò di non essere romantico ma così mi pare eccessivo.

 

18 Giugno

Forse Maria ha ragione. Devo provare a vendere la casa. Che questa casa poi, dopo tanta ricerca, l’ho trovata per caso, per caos. Credo mi hanno convinta i simboli oltre al fatto che è tra le foglie. Si, intendo all’ultimo piano di una palazzina in un parco. Si trova dietro piazza Gagarin- saranno voli senza confini pensai: la fermata del bus, OCA. Un animale tanto stupido da sembrare furbo. E poi strada della Grazia, un’ispirazione, non ci arriva nessuno, come ci fosse uno stop subito prima: da qui fino allo stato di grazia strada interrotta; dove poi sia l’interruzione, è tutto lì, ci puoi stare pochi metri prima o tanto lontano da non immaginarla nemmeno.

Ora mi sembra solo un trilocale tra i tanti, in una città tra le tante, in una odiosa estate torrida, un buco, romantico solo per l’immobiliarista che me l’ha venduta a un sovrapprezzo. Romantiche scale su 4 piani senza ascensore.

Al piano terra vive una donna sola, sui 60 anni credo, ma non la vedo da tanto, ne avrà di più ora, non esce mai, la sua auto resta parcheggiata e ferma nello stesso posto da anni. Quando passo davanti alla sua porta rallento il passo, per non fare rumore, mi rendo conto che è un modo per solidarizzare con un’anima isolata e per esorcizzare la paura di finire come lei. Non fin lì spero. E poi non ho l’auto, non può succedermi nello stesso identico modo.

 

 

 

20 Giugno, caffè doppio

Sbircio assonnata le colleghe che ciarlano nei corridoi: che avranno da gracchiare? Già il tempo che passa è una brutta bestia, passando a 34 gradi lascia segni sgradevoli su volti e toni. Se io fossi un uomo, con che tipo di donna uscirei? E mi sorprendo a decidere che non uscirei con nessuna delle donne che conosco. Avrei paura di essere perseguitato dopo la prima notte insieme, letteralmente. Ho un’amica che fa stalking, lo chiama amore. Una volta mi strappò il cellulare dalle mani per chiamare un tizio che alla vista del suo numero non rispondeva da 1 anno e 7 mesi. Non rispose nemmeno al mio di numero (mica scemo) ma mi richiamò la mattina dopo chiedendo chi fossi: fui tanto tentata di dirgli la verità e di aiutarlo a mettersi in salvo ma prevalse la mia solidarietà femminile e mi scusai dicendo che avevo sbagliato numero. Luca é un uomo fortunato: lui non chiama, io non chiamo. Siamo una coppia equilibrata.

“Arianna, non chiami mai”

“Mamma… ci siamo sentite due giorni fa”

“Si ma perché ho chiamato io”

“Ma cosa cambia chi chiama? L’importante è cosa ci si dice… come va?

“Bene ma tu chiama papà domani, ciao tesoro”

 

 

21 Giugno, 21:30

Da casa mia si vede San Luca. E le scale che vanno su, fino al santuario.
Finalmente si alza il vento. Ci sarà qualcosa da fare ..mm..la birreria, si, stasera esco.

“Salve, una media… ben fredda”

“4 euro… è nuova di qua? Non l’ho mai vista… ”

“… Mmm. sì… cioè no, ci vivo da anni… ”

“Ultimamente arrivano tanti studenti nei paraggi, in questo quartiere le case sono accessibili… ”

E brutte –  pensai – ma andava bene che parlasse ancora, un’offerta di normalità, nascondersi tra quelli del quartiere… come si chiamano? I compaesani, no, i coresidenti.

“Me ne dà un’altra… ?”

Mi guardo intorno. Un anziano chino sul giornale, ben vestito e rasato. Sembrava mandato lì in libera uscita da una moglie igienista. Il vecchietto mi guarda e mi fa : “Le va se le offro un’altra birra? ”

“Mm..no grazie… sto qui poco..”

“Allora in questo breve tempo che sta qui ne offre lei una a me?”

“Certo, una media?”

Ora era accanto a me… sapeva di talco. E un po’ di naftalina.

“Non l’ho mai vista qui..sono abbastanza vecchio da conoscere tutte le facce dei dintorni”

“Sto al 78”

“Ah..quella bella palazzina vicino al parco…”

“Sì… bella”

“Una volta ci viveva un amico lì, un caro collega di lavoro. Facevo il macchinista alle ferrovie statali. Amo i treni e ho tanta nostalgia della guida”

Detesto i treni.

“Ah certo lei viaggerà solo in aereo. Possibilmente con un solo bagaglio a mano. Rigido. Poco pesante. Solo con l’essenziale come si fa oggi. Sa, una volta quando ci si spostava si portavano tante cose, gli oggetti di una vita, erano spostamenti per lunghi periodi. Ci si spostava per andare a lavorare, per sposare, per andare a trovare parenti più ricchi… non c’erano spostamenti per piacere, non ce li si poteva permettere; lei sembra una che non viaggia per diletto…”

“Ah sì? e cosa glielo fa pensare?”

“Le sue mani, il suo corpo… si muovono poco. Non cercano piacere”

Era abbastanza.

“Devo salutarla, ho un impegno”

“Certo, certo… grazie per la birra, a buon rendere”

Speriamo di no.

“Ciao Maria, dove eri? Ti ho cercata…”

“Sono stata da mia madre, sta così male poverina”

“… mi spiace… ti avevo telefonato per una cosa che ora è stupida da chiedere”

“Ari dimmi pure… mi distrai”

“Mi stavo chiedendo… ma… il sesso, dopo i 60 anni si fa? È meglio o peggio di come è a 45?”

“Mooooolto meglio… non so come è ma il sesso più sfrenato  io lo sto facendo ora a 62 anni..”

“È che è stata una giornata dura, sono brilla e  un tipo anziano che puzza come Eta Beta mi ha dato della frigida”

“Chi è Eta Beta?”

“Non importa..comunque..ho bisogno che mi si dica che non è troppo tardi”

“Arianna… puoi anche prendere una pausa di 10 anni… perché ora non provi a dormire?”

“… Notte Maria, sogni d’oro”

Mentre guardo verso i colli un terribile tonfo. E un altro. E poi urla di donna. Ma che succede? Uno degli ammazzamenti estivi proprio qui, mentre infilo il pigiama. Che cosa fastidiosa.
La donna urla ancora, ora di più. No, io non scendo, mi faccio i fatti miei, sempre meglio… e poi lei lo avrà perseguitato, ne son certa.
Continua a urlare; all’ennesima richiesta di aiuto infilo una gonna in lino e scendo le scale. Ma la voce veniva dal terzo o dal primo piano?

Busso alla porta dell’inquilino del terzo. Nessuna risposta ma si fa silenzio. Suono il campanello.

Una voce maschile: “Chi è?”

“… mm… sono una nuova inquilina, sto al 4° piano, mi chiedevo se lei avesse le chiavi della cantina, ho bisogno di dare un’occhiata al contatore generale… ”

“Ma chiami l’amministratore, scassapalle”. Corrono davvero in fretta le voci sulle persone nei condomini.

Non si sentiva più la voce della donna.

“Lei non è cortese. Sa che potrei chiamare la polizia per le urla che arrivano dal suo appartamento? che dice?”

“Che devi andare fanculo… ”

“Ci vai tu, apri questa porta o chiamo tutti i condomini… tutti e 76 intendo”

Il tizio aprì la porta.

“Vieni pure,  signora in giallo”

Sbircio all’interno, una donna era seduta sul divano, all’apparenza non aveva segni di percosse

“Sta bene?”

“… Sì abbastanza… grazie… ”

“Lo vede coi suoi occhi, è tutto a posto ora se ne torni a casa, vicina premurosa!”

Mi volto e riprendo le scale, lentamente, per carpire eventuali rumori… nulla, tutto calmo. Eppure qualcosa non tornava… La voce della donna… non era la stessa che avevo avvertito dal mio appartamento, questa aveva un nitido accento straniero, dell’est… allora chi aveva urlato disperatamente?

 

 

 

24 Giugno

Caffè e giornali: Roma, grave giovane colpito da pugile dopo lite tra cani (?); Lecce, denunciati i datori di lavoro per caporalato e violenza alle donne nei campi; attentato di Lione, il colpevole confessa: “ma non sono un terrorista”… sarà un vegano… o un animalista.

Quelli ce l’hanno a morte con noi umani. Per salvare un polletto metterebbero chi lo mangia sul barbecue. Preciso: gli animali mi son simpatici ma non mi interessano. Come se a voi non piacessero quelle con grandi tette o le bibite gassate. Sono solo gusti, non sto per farmi un soprabito di pelle di cani dalmata.

 

01 Luglio

La nuova ondata si chiama Fegerotonte, chissà chi era. E chissà chi scova sti nomi. Me lo immagino sommerso dai libri di mitologia in cerca di nomi che facciano paura. Se chiamassimo i 40 gradi … che ne so… Antonella o Mario, non farebbero tanta paura e, son sicura, avvertiremmo almeno 4 gradi di meno.

Mentre stendo il bucato dalle scale strani suoni, il gatto del tizio del secondo piano. Una volta l’ho salvato mentre cercava di buttarsi giù dal tetto. Se avessi quel proprietario anche io ci proverei.

 

Pronto… ciao mamma…

Arianna, dobbiamo parlare

Si, di cosa?… mamma, ci sono 38 gradi

Dobbiamo parlare delle tue sorelle

E ti pareva

Ti chiamo dopo la doccia mami…

Tanto non richiamerai…

 

Non ricordo l’ultima volta che mia madre ha esordito con un “come stai”… forse mai. Gli psichiatri ci inducono a pensare che non sanno dirlo ma ci amano comunque. Io non ci credo. Chi ama trova il modo.

Nemmeno Luca mi chiede come sto, io a lui sempre. Forse è meglio così, non lo sento più.

Ancora il miagolio… non è il gatto, è un lamento umano.

Apro la porta, si, una donna che si lamenta, un grido soffocato.

Faccio le scale, speriamo di non incontrare il tipo dell’altra sera.

No, è dal primo piano. Allora è la donna che non si vede da tanto. Quella che ha abbandonato l’auto in cortile. Un uomo sta chiudendo la sua porta … mi guarda.

Qualcosa non va?

Mi scusi, non volevo curiosare… cioé, in realtà mi chiedevo se aveste bisogno di aiuto

No, grazie, è tutto a posto”, secco.

Sere fa ho sentito delle urla spaventose..dal suo appartamento?

Non è il mio appartamento, è quello di mia sorella e non  saprei risponderle

Lo guardai meglio, sui 50 anni, viso stanco, provato… belloccio. Camicia e pantaloni non erano stirati.

Beh..visto che è tutto a posto, andrei

Non volevo essere sgarbato, grazie per l’interesse

Di nulla, se avete bisogno di qualcosa passo l’estate in città

Ecco, ora penserà che sono una che non ha programmi né amici con cui farne.

Non ha programmi?

No. Arrivederci

Birra al pub. Sento che Eta Beta mi sta aspettando. Ed eccolo lì.

Mi rassegno: “Le va una birra?

Grazie

Come sta?

Mah, sempre uguale, lei?

Non volevo farla scappare l’ultima volta

Non è stata colpa sua, è il caldo, mi rende intrattabile (in realtà era proprio stata colpa sua e io sono sempre intrattabile)… ha mai sentito parlare di persone violente nel mio stabile?

Mmm… mi faccia pensare..una volta morirono due ragazzi di overdose di fronte al suo ma non ricordo di altri episodi

La mia idea dell’ambiente in cui vivo migliora sensibilmente.

Sa, l’altra sera ho sentito della urla..beh non erano urla normali, erano urla …come di una donna che viene sgozzata o violentemente malmenata

Uh… terribile

Già

Beh, se le ricapita chieda aiuto qui in osteria, c’è sempre gente, son persone conosciute

Ok, Eta Beta farò così.

Mi chiamo Italo, piacere

Aveva i treni nel karma.

Arianna, arrivederci

 

 

04 Luglio, ore 23, 40

Ari, forse stai amplificando, c’é silenzio in città e hai avvertito quelle grida più forti di quanto non fossero

Ma no Bianca, ti assicuro che era una donna che chiedeva aiuto. Non l’ho sognato

Va bene, il caldo mi fa male ma non sono una matta visionaria. O almeno non lo ero un mese fa, ne son certa.

Bianca, devo chiudere, è la stessa persona, sta urlando

Stavolta non aspetto, scendo le scale di corsa, primo piano.  Silenzio. Si apre la porta.

Lei penserà che sono proprio un’impicciona”. Era l’uomo poco stirato.

Si, direi di sì

Sente queste urla?

Le sento… e le conosco”. Lo disse corrugato, con una tale intensità che mi vergognai di stare lì davanti a lui.

Buonanotte” e tornai nel mio appartamento.

 

 

07 Luglio

Io e Pietro il Grosso ormai siamo buoni coinquilini. Non potrà mai sostituire Gianni ma non lo sento più avverso. Anzi, ha promesso che mi aiuterà con i rumeni, che restano quelli più molesti. Ho pensato che se provoco uno scontro tra etnie potrei avvantaggiarmene.

Comunque ora parliamo se ci incrociamo per le scale.

Pietro hai sentito le urla disperate due sere fa?

No..io Martedì e Giovedì vado a palestra fino tardi”..

Palestra?? Avrei giurato che è ingrassato, devo informarmi sulla disciplina che segue, per evitarla.

La sua t-shirt, attillatissima sul pancione, riporta: I’m tired of thinking of you e un cuore rosso sull’ombelico slargato ai lati per ovvi motivi.

Dovrei anche informarmi sui luoghi dove fa acquisti.

 

07 Luglio, ore 19, 45

Aprendo il portone di casa quasi inciampo.

Ha bisogno di aiuto?

No grazie, sono distratta… ah salve, è lei

Sì, sono io… ” e scappò via dalla porta interna sul cortile.

 

08 Luglio

Mi scopro a pensare a lui, al tizio stropicciato.

Che sciocca, forse è proprio quello che ammazza donne a coltellate e domani sarà su tutti i giornali: altro caso di femminicidio a Bologna, arrestato il colpevole.

Si, lo beccherebbero subito, scapperebbe giusto fino alla birreria, farebbe due chiacchiere con Italo, che lo convincerebbe che costituirsi è sempre meglio che trovare una spaccaballe sulle scale ogni sera.

 

11 Luglio

Ha ragione Bianca, sto immaginando ciò che non esiste. Ho bisogno di occupare queste lunghe giornate, tutto qui.

Suonano alla porta, è Pietro.

Tu sentito grida ieri sera?

No, ero a cena fuori… una donna?

Sì, una donna, come diceva tu

Da che appartamento?

No capito bene… dalla cantina

La cantina? Ecco dove l’assassino le porta, in cantina.

Te la senti di venire giù con me? Diamo un’occhiata

Ok ok, ti seguo”.  E andare avanti no?

Pietro da quant’è che qui manca la luce? E’ tutto buio.

Gianni… ci pensava lui

 

Se ci fosse Gianni, tutto questo non accadrebbe. Avrebbe già capito e dipanato il mistero e mi avrebbe detto che va tutto bene davanti a un vino fresco.

Mi resta Pietro… e Italo… e non so proprio che farne.

 

 

12 Luglio

Io e Pietro in cantina non avevamo trovato nulla. Nulla di sospetto, solo ragnatele e bici dismesse.
Decido di fare una spesa più grande, comprensiva di gelati di vari gusti e colori, non si sa mai.
In cortile seduto sulla panchina lui, lo stropicciato: “Buondì”, gli faccio; lui bofonchia qualcosa, gli sono proprio antipatica, mi dico. Ma mentre mi avvio verso il parco mi ferma: “Senta… a proposito di quelle urla che dice di sentire…

Non dico, le sento
Si, lo so…  quante volte …  frequenti?
Beh…  da un mese si, abbastanza. Forse una volta ogni due o tre giorni…  lei sa qualcosa vero?
Non rispose ma ebbi l’impressione che non volesse restare solo e continuai: “di cosa si occupa? Posso chiederglielo?
Sono un medico anestesista…  lei?
Oh…  nulla di così importante… correggo bozze per una casa editrice
E da quanto tempo vive qui, in questo condominio?
Saranno… ormai sono 12 anni; lei ci viene e trovare sua sorella…
“Sì…”.

Si alzò, mi fece un forzato cenno con la mano e andò verso la sua auto.
Pensai che a fuggire da situazioni scomode era molto più veloce di me. Peccato, volevo chiedergli il nome.

 

16 Luglio, ore 22,45

Busso alla porta di Pietro: “Lo senti?

Si noi sentito… è un gatto”. Ma che tipo di gatti ci sono in Russia?!

Ma no! sono lamenti umani…

Ahhhhhh…  se tu pensa così allora è così
Ok, archivio Pietro il Grosso come mio vice nelle indagini.

 

20 Luglio

Di ritorno da un week end al mare trovo la casa a soqquadro. Svaligiatori estivi. Vestiti… oggetti… tutto sparso, i cassetti svuotati. Chiamo il 113, mandano una volante.
L’agente ha la sintassi inoffensiva di chi lavora nelle forze dell’ordine: “ha scritto su Facebook che stava partendo?”

Non sono sui social

Che sito è?

Non sono su Facebook e non ho scritto da nessuna parte in internet che sarei partita”, scandivo bene.

Cosa le manca? Oltre al televisore?

… Mm… le collane… ma non valevano molto..due orologi… e un anello…

 

L’anello. Quello col diamante, l’unico anello di fidanzamento che abbia mai avuto, rubato. Meglio così. Spero lo vendano bene.
Mi fa firmare il verbale. Poi chiedo a lui e al suo collega di fermarsi qualche minuto in più e racconto delle urla notturne e dei miei sospetti sulle violenze a una donna.
Mi dicono che d’estate capita di amplificare le cose.

Bianca capisci? Ho subito un furto e in più mi hanno dato della pazza

Cara non credo intendessero ciò, volevano tranquillizzarti

La tua indulgenza verso tutti fa venire i nervi lo sai?

Si, me lo dici sempre. Ora però voglio che cambi la serratura al più presto
Lo farò. Baci

 

 

22 Luglio
Dopo aver fatto ordine in casa decido che merito un regalo e chiamo qualche albergo in Toscana: adoro parlare con i receptionist degli alberghi, parliamo e basta, non prenoto mai; di come son fatte le stanze, dei letti, della vista dalle camere, del tipo di ospiti, degli itinerari e del cibo locale. Dopo 6 o 7 telefonate ero appagata. Avevo immaginato Siena, San Gimignano, Cortona, Anghiari…
Mi sveglia un forte tonfo. E’ caduto qualcuno..o qualcosa. E le urla della povera donna, è proprio lei.
Scendo velocemente le scale ..fino al primo piano. Sbatte violentemente una porta dal secondo e per un momento i rumori si accavallano. Mi fermo e ascolto. Una donna piange e grida..dice qualcosa come non farlo più… vai via…
Ho paura ma è più la pena e busso alla porta: apre lui, l’anestesista, mi aspetto che mi sferri un pugno. Ma mi fissa, stanco, non parla. Penso che non  può essere lui a fare del male a qualcuno, ne sono certa. D’istinto gli chiedo se vuole uscire da lì, fare due passi, son le due del mattino. Continua a fissarmi, poi attacca a ridere. Rideva di gusto. Dovevo sembrargli proprio sciocca.

 

 

23 Luglio
Io e Giorgio, si chiama così, abbiamo camminato nel parco fino alle 5 del mattino. Mi ha detto di sé , degli studi, della passione per la medicina, del suo fallito matrimonio… insomma di tutto tranne che della donna che urla. Ho provato a fargli delle domande ma le eludeva gentilmente.
E poi mi ha chiesto di me. Come ero arrivata in questa città, perché e il resto. Ma io non sono brava sui perché, mi vengono meglio i come e i quando. Dopo averlo conosciuto ero ancora sicura non fosse responsabile delle violenze …  anzi, cominciavo a dubitare che qualcuno stesse subendo violenze. Ma allora cosa nascondevano in quella casa?

 

 

28 Luglio
Il mese sta finendo. Il caldo ancora resiste e di piogge nemmeno l’ombra. Italo ha detto che non pioverà fino a fine agosto e lui ci azzecca. Fa incazzare ma ci azzecca.

Arianna, ciao tesoro

Ciao mamma, che fai?

Vado dal medico… papà non sta bene, non si orienta più…

Ecco, ci siamo, lo sapevo. E’ questo maledetto caldo. Fa male, porta male.

“Mamma, vuoi che venga?”
“Te lo faccio sapere”
Avrei voluto dirle che anche io non mi oriento più. Che vorrei che lei fosse ancora in forze per ascoltare. Se solo piovesse.
Vado al pub.

Italo, ricorda che sentivo una donna urlare di notte nel mio stabile?

Si certo, la sente ancora?

Si la sento ma non comprendo chi e perché vive in quell’appartamento

Le interessa tanto questa storia vero?

Dice?

Mi pare di sì, oltre al tempo non mi parla di altro. Sembra riguardi un suo parente stretto… o se stessa

Dice che mi sto inventando tutto?

No, no… parliamo ormai da un po’ e ho abbastanza fiducia nelle sue capacità intellettive. Dico semplicemente che qualcosa la sta attirando verso quella casa e i suoi abitanti
E non gli avevo ancora detto di Giorgio.

Italo…

Si, lo so … deve andare

Già”… ma scoppiai in una risata, lui mi salutò annuendo.

 

 

31 luglio
Mi trovai a pensare che Italo aveva ragione praticamente su tutto. Che le mie mani si muovevano poco, che scappavo ogni volta che provava a parlare di me, che ero interessata agli abitanti di quella casa. Ero interessata a Giorgio. Ma anche alla povera anima che urlava. Perché urlava in un modo che restava dentro. Come un urlo universale, come volesse chiamare tutti alla responsabilità del suo dolore. Ma era dolore?

 

4 Agosto
Finalmente piove. Ma una pioggia leggera che non manda via l’afa. La peggiora se possibile. Decido di andare a correre. Mentre scendo le scale trovo Italo al secondo piano.

“ Che ci fa qui lei?”

“Buondì arianna… beh ecco confesso che sono incuriosito dal suo racconto … e che non sapevo come passare il tempo.”

“… mm… lei non è incuriosito, lei crede che io stia mentendo, come tanti lo credono.”

“No, affatto. Anzi le dirò che mi è venuto in mente che anni addietro nell’appartamento che lei indica ci viveva una coppia. Con una bimba piccola… si, aveva pochi mesi. Poi sparirono, nessuno ne seppe più nulla.”

“Lei si sbaglia. In quell’appartamento vive da sempre la sorella di un medico che…”
Mi fermai. E a un tratto ebbi chiaro il senso della stanchezza profonda che avevo visto sul viso di Giorgio: mi aveva mentito.

“D’accordo Italo, lei ne sa più di me vivendo qui da più tempo. Verrò a cercarla in birreria una delle prossime sere.”

 

 

5 Agosto
Son tutti in ferie, città deserta, uffici vuoti, strade silenziose, caldo assassino. Torno a casa più tardi del solito per appostarmi nel parco e carpire elementi utili alle mie indagini. Ma Pietro mi becca alla panchina.

“Tu non parte per vacanza?”
Che palle… doverlo spiegare al tuo vicino russo poi, che non hai programmi e che aspetti solo l’estate finisca.

“E tu Pietro? Come mai siete ancora in città?”
“ Ah noi parte solo i fine settimana. Olga piace così.”
Olga, la moglie di Pietro, diversissima da lui. Strano le coppie come si combinano. Una volta bussò alla mia porta chiedendo se avessi del ghiaccio. Aveva ospiti, era truccata e vestita con un abito lungo, metà tra una drag queen e Morticia Addams ma nel complesso bella. Confesso che la pensai nuda con Pietro, nudo. Poi allontanai il momento masochistico.

“Scusa Pietro ho da fare, devo stendere i panni”. Una delle attività più eccitanti del periodo per me.

 

 

9 Agosto
Il solito tonfo, le solite urla, il mio solito disagio.
Rassegnata prendo le scale. Giorgio è lì, seduto, la testa tra le mani. Si volta, il viso rigato dalle lacrime. Mi guarda, non capisco se è arrabbiato che io sia lì o cosa.
Mi faccio coraggio:

“Non stare qui. Pietro il russo è un pettegolo. Ti vedrà e dirà a tutti che sei un frignone.”
Lui mi sorride, si alza e mi segue. Fino al mio appartamento. Non parla, io nemmeno. Mi guarda soltanto, riesco quasi a toccare la ferita che ha … è lunga e aperta.
Non proferisce parola, gli verso da bere.

“Vivi sola?”

“Si, da anni ormai.”

“Questa casa ti somiglia.”

“Spero sia un complimento.”
Si avvicina e mi bacia. E poi tutto il resto. E mentre lo facevamo non parlavo io. Non sapevo cosa volesse lui. Sapevo che a me andava bene farci l’amore.

 

 

12 agosto
Ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Andrò a stare dai miei al mare, mi son fatta convincere. Star qui e pensare a Giorgio che non ho più visto né sentito non farà passare più in fretta il tempo.
Passo dalla birreria a salutare Italo

“Arianna che ha fatto? Cambiato pettinatura? Le dona.”

“No Italo, ho una cotta.”
Ecco lo avevo detto, a Eta Beta poi. Mi era uscito così. Dissi a Italo che stavo partendo. Se potevo lasciargli le chiavi per dare acqua alle piante.
“Mi sta bene che fugga da sé Arianna ma non fugga da lui se le piace.”

“Sto bene, stia bene anche lei. Ci vediamo tra pochi giorni.”

 

 

12 agosto ore 23.50
La sorella di Giorgio urlava. Era la sorella? Sapevo che Giorgio mi aveva detto poco e che quel poco era pieno di bugie e non detti. Ma sentivo che aveva le sue motivazioni e che io significavo quasi nulla nella sua vita, non era obbligato a dirmi la verità.
Pensai che questa faccenda, delle urla e delle richieste di aiuto, riguardasse me e lei. Che Giorgio non c’entrava in questo “rapporto”.
Finalmente avevo deciso. Scesi le scale e suonai al campanello. Suonai ancora. Sentii come dei mugolii. Alzai la testa e vidi Pietro affacciato dalla tromba delle scale. Lo fulminai con lo sguardo, imbarazzato entrò in casa. La porta si aprì, di poco. Dalla fessura del chiavistello una donna sui 45-50 anni. Trasandata ma bella. Aveva grandi occhi castani e capelli raccolti in una treccia mal fatta.
“So che lei non mi conosce. Vivo al quarto piano. E che penserà che sono una impicciona..cioè io lo sono impicciona, quindi lei pensa bene. Ma è tanto che la sento gridare..se è lei che grida ecco…”
Balbettavo. Mi guardava senza una precisa espressione. Pregai che non chiamasse la polizia per mandarmi via.
A un tratto aprì la porta un po’ di più e mi fece cenno di entrare. La casa era piccola, gli scuri tutti chiusi come si vedevano dalla facciata, solo un abat-jour acceso in un angolo del soggiorno. Mi invitò, sempre a cenni, a sedere.

“Lei conosce mio marito.” disse tutto di un fiato.

“..Lo conosco?” Risposi io.

“Si, lei conosce Giorgio”
Ebbi un brivido di freddo. E c’erano 31 gradi. Mi passarono troppe idee per la testa. Ma quella prevalente fu ancora la pietà.

“Mi spiace averla disturbata, dissi” . E mi alzai verso la porta.

“Io la conosco”, disse “ lei è quella che ha quelle ballerine nere di cuoio intrecciato. Le stanno bene”.
Aveva lo sguardo fisso, immobile. Capii che solo apparentemente diceva cose senza senso. La mattina dopo presi il mio aereo per il mare. Prima lasciai le mie ballerine nere davanti alla sua porta.

 

 

 

 

 

24 Agosto

Al ritorno dalle ferie mi sentii come se i mesi prima qualcuno avesse vissuto al mio posto. La casa non mi sembrava la stessa. Mi fermai alla finestra per più di un’ora, bambini e cani nel parco. Le ore di luce diminuiscono, la gente sembra calmarsi. Pensai a Giorgio con sentimenti confusi. Era sposato; con la donna che fino ad allora aveva indicato come la sorella.

 

26 Agosto

La birreria ha cambiato gestione. Italo è affranto

“Mia cara, nulla resta uguale a lungo”

“Beh può darsi che il nuovo gestore sia simpatico e che poi chi lo frequenta..”

Mi fermò con una mano, non voleva saperne dei miei tentativi. Pensai che in fondo era un uomo anziano. Più passano gli anni più si somiglia ai gatti. Ogni cambiamento non piace e fa arruffare il pelo.

“Arianna..lei continuerà a venire?”

“Non credo Italo. Il caldo è passato. L’autunno mi porterà in altri posti. Ci vedremo qui in giro per il quartiere no?”

Tornai a casa che erano quasi le 23. Un’ambulanza davanti al portone. Non so perché avevo già compreso i motivi. Portavano via lei, la mia amica urlatrice. Andava via come l’estate, insieme al mio mistero. Ad aiutare lei e i paramedici c’era Giorgio. Mi sorrise nonostante il trambusto e fece un cenno che mi avrebbe chiamata ma io sperai di no.

 

2 Settembre

“Arianna sono io..possiamo parlare?”

“Giorgio, ci conosciamo appena. E ho timore che se parlassimo mi diresti cose di cui poi ti puoi pentire. Non sono affidabile. Sono solo una curiosona che colpa del caldo gironzolava per le scale”

“Hai visto che piove? Vorrei mi concedessi 5 minuti”

Io non risposi. Stava per dirmi che non ci saremmo visti più.

“Quella che hai conosciuto è mia moglie. Si chiama Anna. Ci siamo sposati 6 anni fa. E circa 3 anni fa è nata nostra figlia”

Dio fa’ che si fermi..o che mi parli delle foglie che cominciavano a cadere. La donna che urlava non era una donna che subiva violenza, se lo fosse stata sarebbe tutto più semplice. Una bella denuncia per stalking e violenze, io avrei testimoniato e via. Invece no, non c’era colpevole a quanto pareva. Nessuno da mettere in galera. Volevo un alibi a tutti i pensieri fatti in quei mesi. Volevo che Anna avesse una via d’uscita.

“La bambina si è ammalata a due anni , gravemente. E’ morta 6 mesi dopo”

Ecco, finita la storia finalmente, per fortuna continua a piovere. Riavvolgo tutto nella testa. Per 20 secondi penso: ora Giorgio mi chiamerà, mi dirà che mentre ero in ferie mi ha pensata, che è separato e che vorrebbe rivedermi. Una cosa facile, normale.

“Anna si faceva del male da sola vero?..si feriva, per questo urlava?”

“Si…autolesionismo per lenire il dolore della perdita”

“Quel caldo avrà peggiorato il suo stato e invece di darle una mano cercavo un ladro o un assassino”

“Tu non c’entri nulla. Nessuno c’entra. Al suo lutto fin ora non c’è stato rimedio”

Mi chiesi se invece lui lo avesse trovato. Ma non feci domande.

 

 

8 Settembre

Da Pietro seppi che Anna era stata portata in una clinica molto conosciuta in città. Le dovevo qualcosa e chiamai un taxi per raggiungerla. Mi dissero di parlarle poco e con molta calma, senza riferimenti all’accaduto.

“Anna si ricorda di me? Sono l’impicciona del piano di sopra”

Mi guardò e per due minuti stette immobile. Poi d’un tratto sorrise, beffardamente.

“Le avranno detto che son sotto sedativi. Perché ho perso la mia bambina e che lei non deve parlarmene vero?”

Feci cenno di si.

“Ho messo le sue ballerine mentre mi portavano via in ambulanza. Ha notato?”

Feci cenno di no.

“Io e Giorgio non abbiamo più nulla da dirci. E trovo che sareste perfetti insieme”

E si voltò dall’altra parte coprendosi col lenzuolo.

Avevo sempre pensato che il dolore non toglie lucidità pur nei momenti più bui e Anna me lo dimostrò. Mentre uscivo Giorgio entrava. Mai che mi vada bene.

“Son qui per..”

“Tranquilla non devi spiegarmi nulla.”

 

 

 14 Settembre

Le giornate son fresche e indossare felpe e maglie più pesanti mi ripaga del caldo sofferto.

“Arianna sei impegnata? dobbiamo parlare..”

“Si mamma lo so, delle mie sorelle che ti fanno penare. Del fatto che ti senti sola. Che papà non è più gestibile. E che stai per morire perché ti verrà un infarto.”

“Ecco..si”

Feci finta che cadesse la linea.

 

 

16 Settembre, birreria

“Italo, forse potrei venire comunque ogni tanto. Si potrebbe bere del vino invece che birra fredda e lei mi parlerà di chi vive qui intorno e dei treni e dei miei difetti”

“D’accordo Arianna. Grazie, offro io”

“Ciao Maria ..sono io”

“Arianna? Bentornata cara..sai la prossima settimana c’è la cena tra quelli del trekking..”

Fortunatamente Maria non perdeva un colpo. La fermai e le raccontai tutto. Perché pensai che lei, come sempre, aveva una chiave.

Disse solo, “Mi spiace tanto per quella povera creatura, buonanotte cara.”

Allora è così. I dolori più grandi son cose che si possono gestire solo da noi stessi. Anna mi aveva detto chiaramente che nemmeno Giorgio poteva aiutarla. Quando brontolo per qualcosa Bianca mi dice che solo alla morte non c’è rimedio. Per Anna allora non c’era più rimedio? Alla perdita di un figlio il rimedio è il tempo? O non c’è e basta?

 

 

29 Settembre

“Gentile sindaco,

le scrivo per dirle che qui nel quartiere siamo lieti che il giardino accanto a via della Grazia finalmente abbia un nome. Intitolarlo a Andrea Pazienza ci ha resi poi ancora più lieti. Le scrivo quindi per stimolarla a ripensare al nome della piazzetta limitrofa. Non crede che dedicarla a Gagarin sia fuori luogo e tempo? Si rischia di confondere le idee, non è mai stato in questa città, non è un nostro eroe o cittadino meritevole. E poi fece una fine assurda non crede? Andare nello spazio per poi morire durante un volo da nulla..“

“Arianna sei impegnata?”

“mm..ciao Giorgio…no no scrivevo una mail.”

“Ti va se.. una sera andiamo a cena?”

Mi disse che Anna era stata dimessa e che non sarebbe più tornata nell’appartamento al primo piano, troppi ricordi. E che già avevano trovato un acquirente. Un ragazzo giovane, un musicista, si chiama Gianni. Finalmente era tornato.

 

 

 

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