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Hawking: questo è il momento più pericoloso per il nostro pianeta

Hawking: questo è il momento più pericoloso per il nostro pianeta

Non possiamo continuare ad ignorare la disuguaglianza, perché abbiamo i mezzi per distruggere il nostro mondo, ma non per sfuggirne.

Hawking: questo è il momento più pericoloso per il nostro pianeta

di Stephen Hawking – 2 Dic. 2016
(Traduzione Redazione Modus – 3 Dic. 2016)

Hawking: questo è il momento più pericoloso per il nostro pianeta

Come fisico teorico di Cambridge ho vissuto la mia vita in una bolla straordinariamente privilegiata. Cambridge è una città insolita, incentrata su una delle più prestigiose università del mondo. All’interno di quella città la comunità scientifica di cui sono diventato parte dai miei vent’anni è ancor più rarefatta.

E all’interno di quella comunità scientifica il piccolo gruppo di fisici teorici internazionali con cui ho trascorso la mia vita lavorativa potrebbero a volte essere tentati di considerare se stessi come l’élite. In aggiunta a questo, con la celebrità derivata dai miei libri, e l’isolamento imposto dalla mia malattia, mi sento come se la mia torre d’avorio fosse  sempre più alta.

Così il recente apparente rifiuto delle “élite”, sia in America che in Gran Bretagna, è sicuramente rivolto anche a me, come a chiunque altro. Qualunque cosa si possa pensare della decisione presa degli elettori britannici di rifiutare l’adesione all’Unione Europea, e di quelli americani nell’abbracciare Donald Trump come loro prossimo presidente, non vi è alcun dubbio nella mente dei commentatori che il loro sia un grido di rabbia  di persone che sentivano d’essere state abbandonate dai loro leaders.

Questo è stato, tutti sembrano d’accordo, il momento in cui il cittadino dimenticato ha preso la parola, trovando la forza per rifiutare i consigli e la guida degli esperti e dell’ “élite” in tutto il mondo.

Io non faccio eccezione a questa regola. Ho avvertito prima del voto che la Brexit avrebbe danneggiato la ricerca scientifica in Gran Bretagna, che il voto per l’uscita sarebbe stato un passo indietro, e l’elettorato – o almeno una sua parte sufficientemente significativa  – non mi ha preso sul serio più di quanto abbia fatto con uno degli altri leader,  politici, sindacalisti, artisti, scienziati, uomini d’affari e celebrità, che hanno dato lo stesso inascoltato consiglio al resto del paese.

Ciò che conta ora, molto più delle scelte fatte da questi due elettorati, è come le “élite” reagiranno. Dovremmo a nostra volta respingere questi voti come sfoghi di un gretto populismo che non riesce a tener conto dei fatti, e tentare di eludere o circoscrivere i bisogni che questi rappresentano? Direi che questo sarebbe un terribile errore.

Le preoccupazioni alla base di questi voti sulle conseguenze economiche della globalizzazione e l’accelerazione del cambiamento tecnologico sono assolutamente comprensibili. L’automazione delle fabbriche ha già decimato posti di lavoro nel settore manifatturiero tradizionale, ed è probabile che l’aumento dell’intelligenza artificiale estenderà questo processo in profondità, ai posti di lavoro delle classi medie, lasciando dietro di sé  solo i ruoli di maggiore importanza, di maggior creatività, o di vigilanza.

Questo a sua volta accelererà la disuguaglianza economica che già si va allargando in tutto il mondo. Internet e le piattaforme che questa rete rende possibili consentono a gruppi di individui molto piccoli di creare per sé enormi profitti mentre impiegano pochissime persone. Questo è inevitabile, è il progresso, ma è anche socialmente distruttivo.

Abbiamo bisogno di collocare tutto ciò vicino al recente crollo finanziario, che ha fatto capire a tutti come pochissimi individui che lavorano in quel settore possono ottenere enormi benefici, che il resto di noi sottoscrive il loro successo, e che poi raccoglie e paga il conto quando la loro avidità ci porta tutti fuori strada. Così, tutti insieme, stiamo vivendo in un mondo di crescente, non di minore disuguaglianza finanziaria, un mondo nel quale sempre più persone vedono scomparire non solo il loro tenore di vita, ma anche la loro basilare capacità di guadagnarsi da vivere. Non c’è da meravigliarsi allora che siano alla ricerca di un nuovo accordo, di un “nuovo deal”, che Trump e Brexit sembrano aver rappresentato.

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Nell'Africa sub-sahariana ci sono più persone con accesso ad un telefono che
all'acqua pulita.  Foto di Andy Hall (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

È anche vero che un’altra conseguenza involontaria della diffusione globale della rete e dei media “social” è che la natura nuda e cruda di queste disuguaglianze diventa molto più apparente di quanto sia stato in passato. Per me (e gli effetti della mia malattia), la capacità di utilizzare la tecnologia per comunicare è stata un’esperienza liberatoria e positiva. Senza questa, non sarei stato in grado di continuare a lavorare tutti questi anni passati.

Ciò significa anche che le vite delle persone più ricche nelle parti più prospere del mondo diventano brutalmente visibili a chiunque abbia accesso ad un telefono, per quanto sia povero . E poiché ora ci sono più persone con accesso ad un telefono che all’acqua pulita nell’Africa sub-sahariana, significa anche che presto quasi tutti, sul nostro pianeta sempre più affollato, non saranno in grado di sfuggire alla disuguaglianza.

Le conseguenze di ciò sono evidenti: i poveri rurali fuggono verso le città, nelle baraccopoli, spinti dalla speranza. E poi spesso, trovando che il nirvana visto su Instagram non è disponibile dove sono arrivati, lo vanno a cercare all’estero, unendosi ai sempre più numerosi migranti economici in cerca di una vita migliore. Questi migranti a loro volta pongono nuove pressioni sulle infrastrutture e sulle economie dei paesi in cui arrivano, minando la tolleranza e alimentando ulteriormente il populismo politico.

Hawking: questo è il momento più pericoloso per il nostro pianeta

Per me la cosa davvero preoccupante  è che oggi, più che in qualsiasi altro momento della nostra storia, la nostra specie ha bisogno di lavorare unita. Ci troviamo di fronte a impressionanti sfide ambientali: il cambiamento climatico, la produzione alimentare, la sovrappopolazione, la decimazione di altre specie, la malattia epidemica, l’acidificazione degli oceani.

Tutte queste cose assieme ci ricordano che siamo nel momento più pericoloso per lo sviluppo dell’umanità. Ora abbiamo la tecnologia per distruggere il pianeta su cui viviamo, ma non abbiamo ancora sviluppato la capacità di sfuggirne. Forse in poche centinaia d’anni avremo stabilito colonie umane tra le stelle, ma in questo momento abbiamo un solo pianeta, e abbiamo bisogno di lavorare assieme per proteggerlo.

Per fare questo abbiamo bisogno di abbattere, non di costruire, le barriere all’interno e tra le nazioni. Se vogliamo avere una possibilità di farlo, i leader del mondo devono riconoscere che hanno fallito e stanno fallendo nei confronti della maggioranza di noi. Con le risorse sempre più concentrate nelle mani di pochi, obbligatoriamente dovremo imparare a condividere molto di più di quanto normalmente facciamo.

Con la scomparsa non solo di posti di lavoro, ma di intere industrie, dobbiamo aiutare le persone a riqualificarsi per un nuovo mondo, e dobbiamo sostenerli finanziariamente mentre lo fanno. Se le comunità e le economie non riescono a far fronte agli attuali livelli di migrazione, dobbiamo fare di più per incoraggiare lo sviluppo globale, dato che questo è l’unico modo che potrà persuadere i milioni  di migranti a cercare il proprio futuro a casa loro.

Noi possiamo fare questo, io sono un enorme ottimista nei confronti della mia specie; ma ciò richiederà che le “élite”, da Londra ad Harvard, da Cambridge a Hollywood, imparino le lezioni dell’anno passato. Per imparare, prima di tutto, una misura di umiltà.

Hawking

• L’autore ha lanciato all’inizio di quest’anno il sito www.unlimited.world

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