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Disegni da Buchenwald

Disegni da Buchenwald

Quando si parla dell’Olocausto, in qualunque modo se ne tratti, scorre sempre un filo di gelo nelle vene e giù per schiena, anche se l’ambiente è riscaldato.
E’ così anche nel leggere il libro, e vedere i disegni che Thomas Geve, ragazzino di 14 anni fece, quando venne liberato dal campo di prigionia l’11 aprile 1945.
Ragazzino ebreo, polacco, viene deportato con la madre ,che più non tornerà, ad Auschwitz, in seguito a Gross-Rosen, poi a Buchenwald, dove finalmente, viene liberato .

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Quando entra ad Auschwitz, poco più che tredicenne, si “salva” dalla camera a gas, perché dimostra un po’ di più dell’età che in effetti ha; viene perciò destinato ai lavori forzati. Thomas subisce tutto , cerca di sopravvivere, di non impazzire. Ma, forse inconsciamente, la sua mente registra tutto. Cosicchè quando arrivano le truppe alleate, chiede da subito delle matite colorate . Prende i moduli delle SS e sul retro di questi, inizia a disegnare. Fa 79 disegni dei campi di prigionia, della “vita”,degli episodi, della fame, dell’orrore che ha visto e subito nei campi di concentramento.
E’ di una precisione assoluta. Pare che questi ricordi, gli siano stati impressi nella mente come i numeri che ha tatuato sul braccio. I personaggi rispecchiano la cruda realtà; gli “omini” con la loro divisa a strisce verticali, destano una tenerezza struggente, una voglia di entrare nel disegno, salvarli, poter dire che tutto ciò non è successo….

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Thomas Geve, correda poi i suoi disegni con degli scritti. A proposito della musica , scrive:” la musica è sempre stata la migliore amica del detenuto. Quando l’orchestra del campo si metteva a suonare per le SS e si udiva da entrambi i lati della recinzione di filo spinato, eravamo in molti ad accalcarci sulla strada del campo fra il blocco 1 e il blocco 12 .I componenti dell’orchestra, in uniforme a righe di rappresentanza,, stavano su un prato circondato da una siepe e suonavano scintillanti strumenti “. Pare proprio di vederli al di là del reticolato, dietro al filo spinato, saltellanti da un piede all’altro, per il freddo, a sentire l’orchestra. Le SS ignorano la folla di detenuti,attratti dalla musica e per lo meno non li tormentano. Thomas Geve dice anche:” la musica è al di sopra delle parti e permetteva di dimenticare:mentre ci deliziava le orecchie, non vi era differenza fra gli occhi dall’una e dall’altra parte del reticolato.”. Il suo disegno sull’orchestra, è come tutti gli altri, estremamente dettagliato e di una poesia assoluta.. A me ricorda una piccolissima “orchestra” di vetro soffiato, che acquistai a Venezia. Solo che nell’orchestra di Venezia, gli orchestrali sono in frac, mentre, nel disegno hanno le divise a strisce.

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Poi, la liberazione;”Improvvisamente si udirono delle grida…alzai gli occhi e vidi il tetto piramidale che coronava la torre di guardia…: la croce uncinata nazista era scomparsa e sul pennone sventolava qualcosa di bianco..”
Se c’è un motivo per definire le potenzialità catartiche dell’arte, specie quella visiva, questo né è un esempio lampante. I disegni di Thomas, sono la necessità di far uscire l’angoscia da se stessi ( in questo caso, angoscia dovuta non ad un tormento interiore, ma ad una terribile realtà), di documentare, di tirare fuori quello che si ha dentro, di allontanare da se stessi il dolore e di proiettarlo con il pennello o con la matita, al mondo esterno.
Tomas Geve, dopo la liberazione, si trasferisce prima a Londra dal padre, poi in Israele , e si dedica alla carriera di ingegnere civile. Nel 1985 dona i suoi disegni al museo Yad Vashem, il memoriale di Israele delle vittime dell’Olocausto.
Dai giorni della sua liberazione, non ha mai più disegnato.

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“Qui non ci sono bambini” Thomas Geve ed.Einaudi

 

Per non dimenticare.

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1 comment

  1. Osita V 13 febbraio, 2015 at 18:12

    drammatiche vicende, e ho saputo che in Polonia non ci sono più ebrei,i sopravvissuti o sono emigrati o sono andati in Israele,credo che gli ebrei polacchi abbiano sofferto più di tutti durante l’occupazione tedesca,rastrellati dopo la rivolta del ghetto di Varsavia ,hanno subito le più terribili persecuzioni.C’è una tristemente nota fotografia che li ritrae mentre escono dal ghetto con le braccia alzate e c’è un bambino di circa 10 anni anche lui con le braccia alzate davanti ad un militare tedesco con il mitra spianato e l’espressione trionfante per avere rastrellato tanti ebrei

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