le storie

Gagarin non è mai stato qui – 5

Gagarin non è mai stato qui

 

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31 luglio
Mi trovai a pensare che Italo aveva ragione praticamente su tutto. Che le mie mani si muovevano poco, che scappavo ogni volta che provava a parlare di me, che ero interessata agli abitanti di quella casa. Ero interessata a Giorgio. Ma anche alla povera anima che urlava. Perché urlava in un modo che restava dentro. Come un urlo universale, come volesse chiamare tutti alla responsabilità del suo dolore. Ma era dolore?

 

4 agosto
Finalmente piove. Ma una pioggia leggera che non manda via l’afa. La peggiora se possibile. Decido di andare a correre. Mentre scendo le scale trovo Italo al secondo piano.
“ Che ci fa qui lei?”
“Buondì arianna… beh ecco confesso che sono incuriosito dal suo racconto … e che non sapevo come passare il tempo.”
“… mm… lei non è incuriosito, lei crede che io stia mentendo, come tanti lo credono.”
“No, affatto. Anzi le dirò che mi è venuto in mente che anni addietro nell’appartamento che lei indica ci viveva una coppia. Con una bimba piccola… si, aveva pochi mesi. Poi sparirono, nessuno ne seppe più nulla.”
“Lei si sbaglia. In quell’appartamento vive da sempre la sorella di un medico che…”
Mi fermai. E a un tratto ebbi chiaro il senso della stanchezza profonda che avevo visto sul viso di Giorgio: mi aveva mentito.
“D’accordo Italo, lei ne sa più di me vivendo qui da più tempo. Verrò a cercarla in birreria una delle prossime sere.”

 

5 agosto
Son tutti in ferie, città deserta, uffici vuoti, strade silenziose, caldo assassino. Torno a casa più tardi del solito per appostarmi nel parco e carpire elementi utili alle mie indagini. Ma Pietro mi becca alla panchina.
“Tu non parte per vacanza?”
Che palle… doverlo spiegare al tuo vicino russo poi, che non hai programmi e che aspetti solo l’estate finisca.
“E tu Pietro? Come mai siete ancora in città?”
“ Ah noi parte solo i fine settimana. Olga piace così.”
Olga, la moglie di Pietro, diversissima da lui. Strano le coppie come si combinano. Una volta bussò alla mia porta chiedendo se avessi del ghiaccio. Aveva ospiti, era truccata e vestita con un abito lungo, metà tra una drag queen e Morticia Addams ma nel complesso bella. Confesso che la pensai nuda con Pietro, nudo. Poi allontanai il momento masochistico.
“Scusa Pietro ho da fare, devo stendere i panni”. Una delle attività più eccitanti del periodo per me.

 

9 agosto
Il solito tonfo, le solite urla, il mio solito disagio.
Rassegnata prendo le scale. Giorgio è lì, seduto, la testa tra le mani. Si volta, il viso rigato dalle lacrime. Mi guarda, non capisco se è arrabbiato che io sia lì o cosa.
Mi faccio coraggio: “Non stare qui. Pietro il russo è un pettegolo. Ti vedrà e dirà a tutti che sei un frignone.”
Lui mi sorride, si alza e mi segue. Fino al mio appartamento. Non parla, io nemmeno. Mi guarda soltanto, riesco quasi a toccare la ferita che ha … è lunga e aperta.
Non proferisce parola, gli verso da bere. “Vivi sola?”
“Si, da anni ormai.”
“Questa casa ti somiglia.”
“Spero sia un complimento.”
Si avvicina e mi bacia. E poi tutto il resto. E mentre lo facevamo non parlavo io. Non sapevo cosa volesse lui. Sapevo che a me andava bene farci l’amore.

 

12 agosto
Ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Andrò a stare dai miei al mare, mi son fatta convincere. Star qui e pensare a Giorgio che non ho più visto né sentito non farà passare più in fretta il tempo.
Passo dalla birreria a salutare Italo
“Arianna che ha fatto? Cambiato pettinatura? Le dona.”
“No Italo, ho una cotta.”
Ecco lo avevo detto, a Eta Beta poi. Mi era uscito così. Dissi a Italo che stavo partendo. Se potevo lasciargli le chiavi per dare acqua alle piante.
“Mi sta bene che fugga da sé Arianna ma non fugga da lui se le piace.”
“Sto bene, stia bene anche lei. Ci vediamo tra pochi giorni.”

 

12 agosto ore 23.50
La sorella di Giorgio urlava. Era la sorella? Sapevo che Giorgio mi aveva detto poco e che quel poco era pieno di bugie e non detti. Ma sentivo che aveva le sue motivazioni e che io significavo quasi nulla nella sua vita, non era obbligato a dirmi la verità.
Pensai che questa faccenda, delle urla e delle richieste di aiuto, riguardasse me e lei. Che Giorgio non c’entrava in questo “rapporto”.
Finalmente avevo deciso. Scesi le scale e suonai al campanello. Suonai ancora. Sentii come dei mugolii. Alzai la testa e vidi Pietro affacciato dalla tromba delle scale. Lo fulminai con lo sguardo, imbarazzato entrò in casa. La porta si aprì, di poco. Dalla fessura del chiavistello una donna sui 45-50 anni. Trasandata ma bella. Aveva grandi occhi castani e capelli raccolti in una treccia mal fatta.
“So che lei non mi conosce. Vivo al quarto piano. E che penserà che sono una impicciona..cioè io lo sono impicciona, quindi lei pensa bene. Ma è tanto che la sento gridare..se è lei che grida ecco…”
Balbettavo. Mi guardava senza una precisa espressione. Pregai che non chiamasse la polizia per mandarmi via.
A un tratto aprì la porta un po’ di più e mi fece cenno di entrare. La casa era piccola, gli scuri tutti chiusi come si vedevano dalla facciata, solo un abat-jour acceso in un angolo del soggiorno. Mi invitò, sempre a cenni, a sedere.
“Lei conosce mio marito.” disse tutto di un fiato.
“..Lo conosco?” Risposi io.
“Si, lei conosce Giorgio”
Ebbi un brivido di freddo. E c’erano 31 gradi. Mi passarono troppe idee per la testa. Ma quella prevalente fu ancora la pietà.
“Mi spiace averla disturbata, dissi” . E mi alzai verso la porta.
“Io la conosco”, disse “ lei è quella che ha quelle ballerine nere di cuoio intrecciato. Le stanno bene”.
Aveva lo sguardo fisso, immobile. Capii che solo apparentemente diceva cose senza senso. La mattina dopo presi il mio aereo per il mare. Prima lasciai le mie ballerine nere davanti alla sua porta.

 

 

continua…

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14 comments

  1. Gennaro Olivieri 14 settembre, 2015 at 06:34

    Quanti siti possono permettersi una novella gialla avvincente come quella della nostra Elisa? Dopo alcune puntate d’atmosfera in cui la vicenda sembrava sospesa senza svolgersi, ecco un’ottimo capitolo con rivelazione sconvolgente: un andamento narrativo che avrebbe potuto essere la sceneggiatura di uno dei vecchi thriller di Pupi Avati. Non vediamo l’ora che Arianna torni dalle vacanze…

    • Tigra 15 settembre, 2015 at 11:01

      E’ giusto così, l’atmosfera si fa con i fatti inessenziali, che puoi dimenticare mantenendo però la loro impressione; mi sembra che ci si avvicini all’epilogo di quello che, più che un giallo, sembra un thriller psicologico, vediamo come si rimettono insieme i pezzi del mosaico.

  2. Gennaro Olivieri 14 settembre, 2015 at 06:34

    Quanti siti possono permettersi una novella gialla avvincente come quella della nostra Elisa? Dopo alcune puntate d’atmosfera in cui la vicenda sembrava sospesa senza svolgersi, ecco un’ottimo capitolo con rivelazione sconvolgente: un andamento narrativo che avrebbe potuto essere la sceneggiatura di uno dei vecchi thriller di Pupi Avati. Non vediamo l’ora che Arianna torni dalle vacanze…

    • Tigra 15 settembre, 2015 at 11:01

      E’ giusto così, l’atmosfera si fa con i fatti inessenziali, che puoi dimenticare mantenendo però la loro impressione; mi sembra che ci si avvicini all’epilogo di quello che, più che un giallo, sembra un thriller psicologico, vediamo come si rimettono insieme i pezzi del mosaico.

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