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L’inganno del TFR in busta paga

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Tra i rimedi allo studio del governo per rilanciare i consumi e conseguentemente l’economia accrescendo in tal modo i posti di lavoro, vi è quello di erogare il Trattamento di Fine Rapporto di seguito per brevità TFR, direttamente in busta paga affinché il lavoratore possa trarre immediato beneficio da quella che viene presentata come una ulteriore elargizione governativa dopo gli sbandierati 80,00 Euro per i quali si ricerca ancora una stabile copertura finanziaria.
L’ istituto salariale di che trattasi, previsto all’art. 2120 C.C. avente natura strutturale di retribuzione differita, costituisce un diritto del prestatore d’opera collegato alla cessazione del rapporto di lavoro e, sotto il profilo quantitativo, all’anzianità del servizio prestato.
Il trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari alla retribuzione dovuta per l’anno stesso, divisa per 13,5;
Sotto il profilo fiscale il TFR è assoggettato a tassazione separata, che varia in funzione dell’anzianità di servizio ed è comunque di gran lunga inferiore alla tassazione irpef con aliquota ordinaria gravante sulla retribuzione corrente.
Il TFR ha da sempre rappresentato un accantonamento quasi integrativo della pensione tra l’altro provvidenziale viatico nello spazio temporalesuccessivo alla cessazione del rapporto lavoro allorché spesso per troppo tempo si affrontano lunghi periodi di disoccupazione in attesa di transitare ad altra situazione lavorativa.
La legge prevede altresì in particolari ipotesi la possibilità per il lavoratore di ottenere delle anticipazioni sul trattamento anche in costanza di rapporto di lavoro.
L’operazione viene propagandata come trovata geniale e benevola elargizione governativa, invero il TFR è un emolumento già maturato che appartiene al lavoratore la cui corresponsione è garantita dall’INPS.
In tal senso anche se l’impresa datrice di lavoro dovesse essere inadempiente ovvero versare in stato di insolvenza, il pagamento del TFR sarebbe ugualmente garantito al lavoratore da uno fondo specialeistituito presso l’INPS che viene continuamente alimentato con una quota minimale di salario prelevata direttamente dalle buste paga di tutti i lavoratori.
Dunque il TFR è l’unico emolumento che il lavoratore ha la ragionevole certezza di percepire, seppure alla cessazione del rapporto.
Nelle piccole imprese il TFR rimane a disposizione del datore di lavoro che lo utilizza per finanziarsi, lo stesso può essere conferito in un fondo pensione e spesso costituisce un elemento integrativo della pensione cd “secondo pilastro”
La misura allo studio del governo è l’ennesimo annuncio assolutamente ininfluente ai fini della risoluzione dei problemi e, soprattutto produce effetto complessivamente peggiorativo.
In primo luogo devesi rilevare come detta misura ancora una volta si rivolga esclusivamente alle persone che comunque hanno un lavoro ignorando i disoccupati e i precari i quali per condizioni oggettive non hanno possibilità nemmeno di maturare qualche rateo di TFR.
Inglobando il TFR nella busta paga, l’istituto viene automaticamente trasformato da retribuzione differita a retribuzione ordinaria, poiché diventa un emolumento continuativo collegato alla prestazione lavorativa, con conseguente applicazione della superiore tassazione prevista.
Ulteriore effetto negativo è costituito dal fatto che le piccole imprese con gravissime difficoltà di accesso al credito bancario, perderebbero una fonte insostituibile e vitale di autofinanziamento.
Gli effetti sommariamente illustrati sono sufficienti per poter affermare che il preteso rimedio è sicuramente peggiore del male che si intende curare.
Particolarmente odioso appare il tentativo di far apparire il tutto come elargizione, invero come già chiarito, il TFR è forse l’unico emolumento garantito di spettanza del lavoratore derivante dal rapporto, appartiene al lavoratore e non è nella disponibilità del governo.
Altre più urgenti ed efficaci sarebbero le misure da adottare ma nulla in concreto viene proposto e attuato.
Per Renzi & Co la crisi si risolve non tagliando la spesa improduttiva, sprechi, e privilegi eventualmente destinando poi il risparmio in tal guisa realizzato allo sviluppo e alla crescita, ma imponendo ai lavoratori il consumo forzoso del proprio ultimo risparmio, consegnandoli ad un futuro ancora più incerto.
La politica incline al consenso elettorale e alla salvaguardia di privilegi di pochi, purtroppo predilige l’inganno come scorciatoia alla risoluzione dei problemi, non essendo in grado di parlare un linguaggio di verità e di indicare un concreto cammino di riforme.

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5 comments

  1. DareioS 20 novembre, 2014 at 12:04

    Probabilmente verrà approvato un emendamento che sottrarrà il TFR in busta paga alla tassazione ordinaria, conservando per detto emolumento la tassazione separata più favorevole. In ogni caso pare che solo il 25% dei lavoratori siano disposti ad optare per il TFR in busta.

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