la società

Sicurezza sul Lavoro

muletto 1Nella mia azienda sono la persona che ha più esperienza in campo lavorativo, che sia esso d’officina, di cantiere o d’ufficio. Sono quindi chi, da sempre, internamente spiega ai collaboratori come si deve operare in sicurezza.
Fino al ’94 vigevano leggi sulla sicurezza che lasciavano un po’ il tempo che trovavano, per cui il legislatore cercò di mettere nero su bianco un qualcosa che avesse almeno una parvenza di legge. Nacque quindi la legge 626/94 appunto sulla sicurezza sul lavoro. Il testo era di 48 pagine e descriveva sommariamente alcune normative di riferimento. Le aziende dovevano, a quel punto, elaborare manuali in merito al lavoro specifico coadiuvati da tecnici specializzati esterni.

Nel nostro caso, avendo sia lavoro d’officina, di cantiere che d’ufficio, il tecnico esterno abilitato nel merito della sicurezza sul lavoro, stilò il nostro manuale: trenta pagine tra cui venti che indicavano le normative d’uso dei terminali (computer), quindi per il lavoro d’ufficio. Alle mie rimostranze, ritenendo più problematica la vita d’officina, il tecnico alzò le mani confermandomi che quanto redatto era a normativa di legge.

Feci subito un salto indietro e presi tutti i miei collaboratori affermando: “La legge sulla sicurezza sul lavoro dice che: è vietato farsi male, per cui dovete usare la testa per capire in che modo si possa evitarlo. Perderete un po’ più di tempo, ma va bene così. In cantiere non litigate mai con qualcuno che abbia in mano una chiave più grande del 12.”.

Così ha funzionato fino al 2008 quando il legislatore, spinto giustamente dalla Comunità Europea, promulgò quello che si intitola “TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, D.lgs. 9 aprile 2008 nr.81” ad oggi, con la revisione di maggio 2014, di 804 pagine compresi gli allegati.
Una grossa rivoluzione nel campo della sicurezza: è un testo tra i più completi al mondo! muletti in sicurezza

All’inizio, era come detto il 2008, si è da subito notata la grande differenza dalla vecchia 626. Spesso gli imprenditori indicavano in questa nuova legge un ostacolo alla snellezza e alla velocità dei cantieri o di quant’altro.

Come spiegai ai miei collaboratori? “La legge sulla sicurezza sul lavoro dice che: è vietato farsi male, per cui dovete usare la testa per capire in che modo si possa evitarlo. Perderete un po’ più di tempo, ma va bene così. In cantiere non litigate mai con qualcuno che abbia in mano una chiave più grande del 12. Seguirete dei corsi esterni con relatori autorizzati e riceverete degli attestati che ne indicheranno la validità.”.

In effetti, questa legge fa in modo di “sapere” qualcosa in più del lavoro che andrai a fare. Si analizzano i rischi, si valutano le possibili situazioni e si produce un incartamento quasi opprimente ma utile. Indica per filo e per segno la natura e l’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale (detto “dipiai”, un inglesismo ben calzante!). Per potersi mettere in regola rispetto alla normativa, il datore di lavoro è obbligato a far seguire corsi di aggiornamento in qualsiasi campo. Vige anche l’obbligo dei collaboratori di segnalare la mancanza di qualsiasi metodo o materiale atto alla sicurezza sul lavoro. Si è obbligati anche a far eseguire, a cadenze specifiche, le visite mediche di controllo dai medici INAIL. I costi burocratici ed essenziali, perché le aziende possano ottemperare a questa legge, sono quindi lievitati: nel mio caso, vista la rivoluzione, trovo queste spese più che giuste.

Ora, però, vorrei analizzare brevemente se effettivamente la buona legge ha avuto gli effetti desiderati. Tutti i dati che cito provengono dal sito INAIL e non si riferiscono assolutamente alle morti di persone in pensione (malattie dovute al lavoro).

Dal 2013 al 2014 (i primi sette mesi di riferimento) c’è stato un calo del 2,5% degli infortuni mortali sul lavoro. Fino alla fine di questo luglio, complessivamente, le morti sul lavoro sono state 578 e la maggioranza nei cantieri edili.

In 212 giorni 578 vittime? 2,7 persone il giorno in media? PAZZESCO!…e sì, che sono in diminuzione! casi di morte per zona

L’86% circa di questi sono Persone italiane, il restante 14% sono Persone straniere.

casi di morte per settore economico

Il dato, secondo me, più preoccupante sono le fasce d’età: le Persone dai 65 anni in su, ancora operative, sono proporzionalmente la stragrande maggioranza dei decessi (almeno tre volte la fascia d’età precedente e diverse volte le altre fasce).

casi di morte 2014 luglio

casi di morte per zona

 

Scrivo solamente dei decessi, non di tutti gli infortuni!

Ora mi chiedo se sia possibile che la mia esperienza sia superiore a quella di una persona che ha vent’anni più di me: dubito!
Suppongo quindi che il motivo per cui le Persone ultra sessantacinquenni muoiono sul lavoro sia dovuto a incuria, mancata cautela oppure fiducia nei mezzi fisici che, per motivi d’età, purtroppo non si hanno più. E’ forse giusto e fisicamente-mentalmente accettabile continuare a lavorare dopo quell’età?…ma tralasciamo, per ora, anche questo!

Le leggi, in Italia, sono fatte per essere trasgredite, è vero, non è nemmeno un “detto”, ma credo che non vi sia legge che tenga quando la tua vita si affaccia al pericolo.
Incuria? Mancata cautela? Ho fatto sempre così?…no, non va bene!

Ogni giorno, scendendo dal letto, entriamo in un vicolo che si fa sempre più stretto. In moto, in auto, con qualsiasi altro mezzo ci rechiamo in quel posto dove presteremo opera: sta a noi capire come prestarla per far si che anche il giorno dopo possiamo fare la medesima cosa e la sera possiamo riaccarezzare i nostri figli.

Il datore di lavoro non ti ascolta? Non vuole mettersi in regola?
Fai attenzione: è forse meglio perdere la vita, un arto, la vista, l’udito …oppure perdere il lavoro?…altro che articolo 18. Secondo me, il trambusto giornaliero, e ormai stressante, intorno a quel numero inerente allo “Statuto dei Lavoratori” serve per…nascondere ciò che effettivamente è importante sul lavoro: LA VITA.

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