la società

Il carnevale di Rio: tradizioni e trasgressioni

Sambadrome

Parata di carri allegorici al Sambadrome

 

Il carnevale è indubbiamente l’evento brasiliano più conosciuto, con spettacoli che oramai sono celebri e che attraggono folle di turisti da tutto il mondo. Nel carnevale brasiliano usanze cattoliche si fondono con i riti tribali africani e le tradizioni degli indigeni sudamericani, per create feste edonistiche e sensuali dove la creatività di questa nazione è espressa attraverso la musica, la danza (Samba), movimento e colori allegri e sgargianti presenti d’appertutto: nei carri allegorici, nei costumi, nei cartelloni pubblicitari e, spesso, perfino nell’abbigliamento degli spettatori. Negli anni la festa si è di molto commercializzata, specie nella gara tra le maggiori scuole di danza di Rio, dove forti interessi economici stanno oramai pesantemente condizionando i temi, le scelte e anche l’etica stessa della competizione.

 

Il carnevale brasiliano trova la sua espressione più esuberante a Rio. Una città dalle forti contraddizioni, centro del mondo degli affari del paese e, allo stesso tempo, residenza di tantissimi poveri sparsi nelle numerose favelas della periferia. Per costoro il carnevale rappresenta un momento di libertà, di abbandono, di evasione dallo squallore del loro vivere quotidiano. Uno sfogo di esuberanza, di svago, di gioco e di sensualità.

Le origini di questa festa in Brasile risalgono all’Entrudo, il carnevale introdotto dai colonizzatiri portoghesi. Il quale comincia ad assumere il carattere di oggi dal 1840 quando la proprietaria di un albergo di Rio de Janerio, di origine italiana, organizza una festa di carnevale con musica, confetti, dolci italiani e con ballo in maschera, alla stegua di quelli del carnevale di Venezia. Il successo dell’evento, a cui partecipa esclusivamente la società bene cittadina, darà poi seguito a tutta una serie di iniziative, con le celebrazioni di festa che, da case private e alberghi, si democratizza e si trasferisce in strada. Con parate e danze a cui partecipa indistintamente la popolazione tutta.

A partire dagli anni 30, con l’emergere a Rio delle scuole di danza – per la precisione le “Escolas de Samba” – danze e parate, da eventi spontanei, cominciano ad essere sempre più pianificate. Ed è la samba la protagonista delle parate del carnevale. Uno stile di musica e di danza nato nei quartieri poveri abitati quasi esclusivamente da afro-brasiliani e poi adottato da tutta la nazione. Fino ad arrivare ad oggi, con la principale parata che si svolge nel Sambadrome –stadio progettato da Oscar Niemeyer ad escusivo uso del carnevale- a cui partecipano da attori 30.000 persone portate dalle Escolas e 90.000 spettatori paganti, tra cui moltissimi stranieri.

Questa parata, che si ripete per tutta la settimana del carnevale, è diventata negli anni un evento sempre più spettacolare, con carri allegorici sempre più addobbati e con bellissimi costumi, accompagnati da musicisti e danzatori che sono una festa per occhi ed orecchie. Le Escolas danno il meglio di se in uno spettacolo che è anche una competizione alla stregua del nostro Palio di Siena, con vincitori e sconfitti che gioiscono o recriminano per tutto l’anno a venire, pronti a ripetersi o a rifarsi alla prossima competizione.

Anno per anno la spontaneità delle parate è cominciata a scemare, con le Escolas che oramai pianificano fino ai minimi dettagli la loro musica, le danze, i costumi, i carri, adottando coreografie sempre più sofisticate e spettacolari. Dove ogni gesto, ogni colore, ogni brano musicale si sviluppa secondo una sequenza di gesti che fanno corrispondere l’azione ai ritmi della musica, le modalità della danza ai costumi e alla grafica, tutto pensato nell’ottica del pubblico spettacolo. Le marce e le musiche si sviluppano nell’alternanza di espressioni gioiose che creano momenti di maggiore e minore tensione, alti e bassi, momenti di espressione corale e altri compiuti da piccoli gruppi o singoli individui. Non c’è limite a quello che si può usare nella parata al Sambadrome: carri giganteschi, divise e costume stravaganti e tutti i più variegati strumenti musicali. Con le Escolas più grandi che arrivano a organizzare, tra musicisti e danzatori, fino a 5.000 partecipanti. Le Escolas creano la propria musica, lirica, costumi e coreografia.

Le prove cominciano molti mesi prima dell’evento, coinvolgendo una larga comunià di artisti: pittori, grafici, scultori, stilisti, coreografi, scenografi. L’ideazione dei costumi, la preparazione e la produzione dei modelli viene tutta fatta in un quartiere di Rio chiamato “Cidade do Samba”. Solitamente i costumi si basano sul colore ufficiale della Escola che li commissiona, con un costo che varia dai 200 euro per quelli più semplici fino a 10.000 euro per costumi speciali e di sofisticato ornamento che incorpora penne di uccelli perline e fibre metalliche.

Un altro aspetto dell’allestimento scenico delle parate è l’uso sempre più prevalente del “Body Painting”, ovvero dell’utilizzo del colore applicato direttamente sulla pelle per adornare coreograficamente i danzatori, a sostituzione – parziale o totale – dei costumi. L’idea del “Body Painting” è la stessa che ha ispirato i principi base della “Body Art”, fenomeno artistico cominciato nel 1968. Il principio ispiratore di questa corrente è l’utilizzo del corpo come massima espressione di creazione artistica, in quanto il corpo riesce ad essere molto più espressivo di tutto il materiale a disposizione dell’artista: anzi, il corpo da solo è in grado di esternare il mondo interiore, l’essenza dell’essere umano. Il Body art, per essere efficace, implica l’intervento del colore sul corpo nudo. L’utilizzo del nudo nell’arte è antico come il mondo, portato alla perfezione assoluta dall’arte greca, con statue che esprimono, oltre la bellezza delle perfette proporzioni dei corpi rappresentati, i sentimenti umani, siano essi gioa, dolore, potenza, compassione e ardore, agonistico o sensuale.

carnevale-2001-angela-bismarchi

Rio 2001: Angela Bismarchi in Body Paint.

 

Sempre più le Escolas si rivolgono a stilisti del Body Art per adornare le prime ballerine e i protagonisti principali delle loro sfilate. Una delle prime dive del Samba ad utilizzare la tecnica del Body Paint è stata Angela Bismarchi che nel 2001 si presenta al pubblico nuda ma allo stesso tempo castamente rivestita di Body Art, con vernici usate alla stregua di una calzamaglia. Susseguentemente la regina del carnevale col Body Paint è diventata Andrea Martins, Primadonna della “Escola de Samba Renascer”, la quale risquote un enorme successo fin dalle sue prime esibizioni. In una recente intervista al “Brazil Carnival Ooah!” l’artista ha dichiarato che ci sono volute molte settimane perchè gli stilisti trovassero le tonalità e le combinazioni di colore appropriato e una media di 5 ore per ogni applicazione di colore (con un costo che può anche arrivare ai 1.000 euro ad applicazione). Nella stessa intervista l’artista ha aggiunto che, a bilanciare il notevole dispendio di tempo per le decorazione, c’è il fatto che il Body Paint sostituisce costumi che possono pesare da 3 ai 25 chili, rendendo gli artisti liberi di esprimere al meglio i propri movimenti. “Una meravigliosa sensazione di libertà e fluidità’”, nelle parole di Andra Martins, a cui è arrivata dopo molte esitazioni. Con l’iniziale timidezza nel sapersi nuda in pubblico, superata dal fatto che le decorazioni artistiche coprivano almeno quanto un bikini di stile brasiliano, dando enfasi all’ornamento scenico necessario allo spettacolo, piuttosto che all’eros. Oggi in Brasile ci sono diversi artisti del Body Art che stanno avendo pubblica notorietà. Quello di maggior successo è Albery Seixas da Cunha, da poco scomparso, il quale era riuscito a far confluire la flora, la fauna e le peculiarità cromatiche del suo paese in originali e armoniche composizioni di forme e colori.

Ora i tempi sono notevolente cambiati dagli anni trenti e dalle prime parate al ritmo della samba afrobrasiliana, autentiche espressioni comunitarie. Quello che prima era uno spettacolo a cui tutti erano liberi di partecipare e assistere è diventato oggi un business che costa e genera molto danaro. Con a dirigere la feste non più i partecipanti stessi ma piuttosto sempre più spesso gli sponsor degli eventi. I quali dettano sempre di più alle Escolas modi e tempi d’azione delle parate. Così negli anni, le decorazioni, gli addobbi e la coreografia sono diventati sempre più sofisticati, sempre più impreziositi dall’intervento di una nuova generazione di artisti, ma anche sempre più costosi.

Ad aggiudicarsi il primo premio dell’edizione 2015 del Carnevale carioca è stata la Escola di samba Beija Flor, una delle piu blasonate e che ha già vinto nel passato ben dodici volte. La Beija Flor ha esibito uno spettacolo impressionante con addobbi e costumi particolarmente sfarzosi e costosi. Secondo quanto riportato dal quotidiano O Globo la Escola – che quest’anno ha scelto come tema del suo show un omaggio alla Guinea Equatoriale – avrebbe ricevuto un finanziamento di 10 milioni di reaes (oltre tre milioni di euro) proprio dal Paese africano guidato da Teodor Obiang Nguema, alla guida della Guinea dal 1979, anno in cui prese il potere con un golpe sanguinario.

Chi ha sofferto maggiormente della commercializzazione del carnevale di Rio è la musica che negli anni ha perso la suo lustro, essendo oramai distaccata dagli abitanti della favelas che l’avevano originata. Lo spettacolo (a pagamento) della parata al Sambadrome sta raccogliendo sempre più favore e successo tra i turisti che accorrono sempre più numerosi in Brasile nel periodo di carnevale. I costumi, sia quelli pitturati sul corpo che quelli ricavati da centinaia di penne di struzzo e perline con filamenti dorati, diventano sempre più belli e sgargianti. Una festa per gli occhi, prodotta da tonnellate di polistirolo impiegato nei carri allegorici, migliaia di metri di stoffe per costumi, montagne di cosmetici, parrucche e addobbi. Creando un grandioso spettacolo dove arte e kitch stanno insieme fianco a fianco, confondendosi e spesso fondendosi in una festa di colori, di musica e di danze.

Uno spettacolo, quello della competizione delle Escolas al Sambadrome, dal quale la gente di Rio si sta allontanando sempre più. Nonostante il fascino di questo evento, la gente di Rio, e non solo gli abitanti delle favelas – i quali sono esclusi non potendosi permette il costo di costumi o biglietti d’ingresso – ma anche il ceto medio e la nuova generazione, non sentono più questa parata come una cosa propria, piuttosto un evento ad uso e consumo del turismo di massa. Piuttosto che andare al Sambadrome, gli abitanti di Rio preferiscono ora tornare nelle strade e le piazze di Rio, creando spontaneamente le proprie feste e le proprie parate, partecipandone – come alle origini – sia come attori che come spettatori. Senza costumi sgargianti ed elaborati, senza sofisticati carri e splendenti addobbi. Ma, allo stesso tempo, senza biglietto d’ingresso, senza preparazioni dispendiose, senza compromessi etici e con l’esuberanza e la gioia di vivere e di divertirsi con le quali le feste di carnevale del Brasile erano originariamente nate.

 

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4 comments

  1. Digian 21 febbraio, 2015 at 18:16

    La sfida tra le scuole di danza nel vincere la competizione mi ricorda in qualche modo il festival di Sanremo, o piuttosto il festival di tanti anni fa. Quando le case discografiche facevano di tutto (lecito o meno) per far vincere i loro cantanti. Se ricordo bene, per alcuni anni si arrivò all’assurdo di far esibire i cantanti in playback, certamente la migliore assicurazione contro stonature e imprevisti di ogni genere. Ma, allo stesso tempo, la migliore maniera per far uscire lo spettacolo dallo spettacolo. E così, Sanremo piano piano cominciò a decadere, fino a diventare oggi la mummia di se stesso. Non prevedo futuro migliore per il festival di Rio.

  2. fedy 21 febbraio, 2015 at 11:57

    Purtroppo, come dappertutto, quando una manifestazione comincia ad essere conosciuta al di fuori della cerchia ristretta che l’ha creata, invece di beneficiare di un valore aggiunto, quello che potrebbe apportare il turismo, ecco che lì inizia la sua inesorabile discesa verso una spersonalizzazione e una perdita dei valori su cui era stata fondata alla sua creazione. E purtroppo, torno a ripeterlo, a pagarne le conseguenze sono sempre i creatori, quelli che l’hanno amata fin dal suo stato embrionale che se la vedono strappare da sotto gli occhi in nome del capitalismo e del consumismo, le leggi che governano il mondo.

  3. Berto Al 20 febbraio, 2015 at 22:22

    Non amo il Carnevale anche se ammetto che lo sforzo/sfarzo profuso in alcune manifestazioni è veramente notevole; da capire quanto sia l’effetto placebo di questa festa sui dolori quotidiani in Paesi, come il Brasile, che se anche adesso godono di un momento di sviluppo notevole, hanno spesso finanziato il Carnevale senza curarsi granchè delle sterminate favelas che circondano le loro metropoli.

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