la società

Il Diavolo ha fatto la pentola (e il coperchio?)

La scelta editoriale fatta da Modus è stata, fin dall’inizio, quella di distinguersi, per quanto possibile, dal panorama dei siti di opinione e discussione (giacchè un giornale non avremmo potuto essere). Per perseguire questo scopo ambizioso, il lavoro pressochè quotidiano è incentrato sulla selezione, prima, e la scelta, poi, degli argomenti da trattare, cercando di non scadere nella banalità anche quando, in qualche modo, a seguire la corrente siamo stati costretti.
Una prima considerazione che ci è parsa, sin dall’inizio, banale, è quella che dovessero essere scartati tutti quei temi che fanno parte del gossip quotidiano e che forniscono pane e companatico a tutta una schiera di pseudo-giornalisti che popolano gran parte dei palinsesti televisi.
Accade però, talvolta, che certe vicende nelle quali sembra che solo la cronaca (per di più “nera”) debba essere il campo di interesse, travalichino questo aspetto e finiscano per assumere rilevanza maggiore tanto da poter, anzi, dover stimolare la discussione anche tra chi ha scelto di non farsi travolgere dall’emotività artificiosa e artificiale della televisione; ciò che è accaduto ieri, presso il Tribunale di Pisa, credo sia uno di queste.
Il caso di cronaca è ormai famoso: nella notte tra il 13 ed il 14 febbraio 2012, Roberta Ragusa scompare nel nulla ed in questi tre anni lo sforzo di confortare la tesi accusatoria, cioè, che fosse stato il marito ad averla uccisa e fatta scomparire, è risultato vano, tant’è che il Giudice dell’Udienza Preliminare ha disposto l’impossibilità di procedere nell’accusa, dal momento che, al di là della scomparsa e del movente del marito (entrambe circostanze avvalorate), nient’altro prova che un omocidio sia stato commesso e che sia stato proprio lui a commetterlo.
Ho appena accennato al fatto di cronaca e qui mi fermo per la constatazione che, per me, la sua narrazione è solo un pretesto per ragionare su cosa sia diventata, in questi anni, la televisione ed il mondo dell’informazione.
Dal momento della scomparsa della donna, non si contano le trasmissioni televisive e gli articoli di giornale che hanno trattato l’argomento con dovizia di particolari su fatti, testimonianze e indagini; senza nulla togliere alla possibile perfidia di un uomo che per salvare la vita che si era costruita attorno (sia da un punto di vista affettivo che patrimoniale), potrebbe avere scientificamente progettato (magari dopo aver visto e rivisto una delle numerose serie televise che sembrano state fatte apposta per fare un corso accellerato a chi voglia uccidere e farla franca – non c’è che l’imbarazzo della scelta) l’omicidio e la scomparsa definitiva della moglie, l’indubbio aiuto da lui ricevuto nel seguire in televisione tutti i progressi delle indagini, può aver anche favorito la creazione di depistaggi in tempo utile a scongiurare di essere scoperto.
Nella sostanza, la televisione potrebbe aver armato la mano di quell’uomo, aiutato a progettare ed eseguire nel modo migliore l’omicidio, nonchè guidato il percorso che lo ha portato, dopo tre anni, ad uscire con quel sorriso beffardo dall’aula di Tribunale, sicuro che, almeno il primo round, l’avesse vinto.
La Procura si affanna a dire che indagheranno ancora e che niente è perduto, ma sembra quasi che si affidino più al proverbio che non a fatti reali: c’è di che riflettere.

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6 comments

  1. DareioS 8 marzo, 2015 at 18:23

    Nonostante l’attenzione dei media e l”apparente vivisezione della vicenda operata dalla televisione, il giudice per l’udienza preliminare ha ritenuto che tutti gli elementi raccolti dalla pubblica accusa non fossero sufficienti e idonei a sostenere un processo per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Il proscioglimento non è una sentenza assolutoria, tutto può essere rivisto, la procura potrà continuare a cercare prove. La cronaca nera presentata come intrattenimento, non riesce a trasfigurare i protagonisti in eroi seppure negativi. Rimangono uomini miseri, protagonisti di una ribalta involontaria quanto effimera.

  2. Luistella 8 marzo, 2015 at 17:52

    Ci sono giornalisti e giornalisti e sedicenti giornalisti. Quelli che danno la notizia del fatto di cronaca, perchè anche quella ci deve essere, in modo corretto ed altri no. Purtroppo per quanto riguarda i programmi in tv, trovo che ci sia un allineamento sullo stesso piano di programmi inguardabili ,ad altri che in molte occasioni, sono serviti e servono a far riaprire casi, a parlare di cose scomode, archviate, di sostenere famiglie “dimenticate”. Probabilmente la “concorrenza ” e la necessità di far audience, ha reso necessario un certo tipo di atteggiamento del giornalista che conduce, una spettacolarizzazione del fatto. Un paio di anni fa fece molto scalpore il video del bambino ,conteso da genitori in lite tra loro, prelevato davanti alla scuola ,dalle persone autorizzate dal tribunale per i minorenni a condurlo in una comunità per minori. Questo perchè non era stato possibile effettuare l’operazione a casa della madre, dove stava il bimbo. L’operazione di spettacolarizzazione e la “criminalizzazione” delle persone che dovettero fare “il lavoro sporco”, eseguendo una sentenza del Tribunale, ebbe inizio proprio da parte del programma che mi pareva il più obiettivo, sulla piazza di programmi del genere. Sicuramente non fece bene al ragazzino, già sconvolto da una situazione familiare terribile, nonostante si dicesse che erano state prese tutte le cautele per tutelarlo. L’allora deputata Alessandra Mussolini, andò nei giorni successivi ,nella comunità e perorò con le modalità che conosciamo, la causa che il figlio dovesse assolutamente essere riaffidato alla madre, senza pensare che “forse” c’era una motivazione per cui il T. M. fosse arrivato a tanto, Poi le vicende familiari della deputata , penso, l’abbiano fatta desistere dal continuare. Nel caso specifico , da cui si prende spunto, non essendoci il cadavere, nè testimonianze tali da dover procedere ad incriminare l’interessato, era credo, inevitabile una decisione del genere da parte della Magistratura. Ciò non toglie che non continui ad indagare e magari tiene un certo riserbo, utile a non dare informazioni a chi potrebbe servirsene a suo favore. I giornali e tv dovrebbero smettere di sfruguliare su questa vicenda, come su altre, a caccia della notizia sensazionale ( che poi alla fine non dice nulla di più di ciò che si sa) che cattura l’audience.

  3. Gennaro Olivieri 8 marzo, 2015 at 08:14

    Sulla spettacolarizzazione dei processi e sui guasti che essa produce anche tra chi amministra la giustizia, si è ben espresso M. Ludi. Mi pare si possa aggiungere che l’enorme successo delle trasmissioni televisive che parlano di casi giudiziari controversi ha un ingrediente fondamentale. Al centro dell’attenzione, come vittima o come imputata, ci deve essere una donna, la cui vita è scandagliata in tutte le pieghe, meglio se ci sono implicazioni di natura sessuale: complessi, insoddisfazioni, relazioni clandestine, patologie. Tutti i i processi che hanno fatto ormai entrare nella memoria e nell’immaginario collettivo i nomi di tranquilli paeselli come Cogne, Garlasco, Avetrana, Brembate, Santa Croce Camerina, e ora Gello, hanno in comune la donna-mostro o la donna vittima del mostro; e anche nei casi in cui la donna finisce vittima, è certo perchè c’è qualche risvolto scabroso o qualche segreto inconfessabile nella sua vita o nella sua relazione di coppia. E anche se non c’è, i bravi giornalisti scavano e insinuano in modo da far nascere nello spettatore il dubbio che in quelle povere vite, in fondo qualcosa di anormale ci sia.

    • nemo 8 marzo, 2015 at 09:03

      Concordo, questa mania di scavare , anche quando lo scavo non è necessario, sulla vita delle vittime o dei carnefici, non fa altro che spettacolizzare un evento che di spettacoloso non ha niente, anzi ! Questo, se vogliamo è il limite della moderna professione del giornalista, o peggio, pseudo tale. Nessuna regola o legge potrebbe impedire questa degenerazione, dovrebbe esserci da parte degli addetti un limite oltre il quale loro stessi decidono, dovrebbero, di non andare, ma lo riconosco è utopia. Forse è, dirlo è già la confessione di una sconfitta, forse è il lato negativo della moderna società.

  4. bruco 7 marzo, 2015 at 21:00

    Senza entrare nel merito del caso in esame mi permetto una breve considerazione. Forse preferirei confessare un delitto non commesso piuttosto che entrare nella gogna mediatica dei vari Vespi e/o Barbare D’Urso che vanno in onda per anni lucrando sulla pelle di persone che avrebbero diritto a un semplice e normale processo in tribunale. Credo che la gogna non sia prevista nel nostro ordinamento giuridico. Mi rimetto al giudizio della Corte.

  5. Genesis 7 marzo, 2015 at 16:42

    Già, Ludi, spesso la televisione scorge cose che poi entrano nel dibattimento, come dal dibattimento, a verifiche in corso, sfuggono notizie verso chi di queste crea audience…quindi denaro. Sono anni, tanti, che il “segreto” non viene protetto: spesso le notizie di “avvisi di garanzia” sfuggono e portano persone ad impazzire.
    Di certo, ormai, la televisione non è più uno strumento, ma un servizio per inculcare qualsiasi cosa…strano che nessuno si accorga che spesso, per spirito di emulazione, si creano “nuovi mostri” in grado di essere così furbi da superare la Giustizia…e si sa, in Italia si vede meglio il più furbo piuttosto che il Giusto…

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