Il turpiloquio talvolta aiuta, non è elegante, non è politically correct, ma aiuta, eccome se aiuta. Perchè per esprimere un concetto in parole semplici ma senza ricorrere alla brutalità e schiettezza di una o più parolacce, si rischia di parlare per troppo tempo senza arrivare a centrare l’argomento oppure (il che è peggio) perdersi l’interlocutore strada facendo.       Il didietro
Esemplifichiamo; cosa pensereste se affrontassi il discorso in questo modo?       Il didietro

“con le persone, genericamente si dura molta meno fatica se si sottace tutta una serie di considerazioni e si arriva subito al punto, rischiando anche di indurre a scelte sbagliate o indesiderate”        Il didietro

Troppo lungo vero? Più semplice, assolutamente becero e maleducato, ma anche di immediata comprensione se traduco e sintetizzo in:             Il didietro

“alle persone si fa prima a metterglielo nel …. che a farglielo entrare in testa”            Il didietro

Lo so è brutale e, dato il riferimento “velatamente” sessuale (mascherato dai puntini) anche piuttosto repellente ma…… di immediata, drammatica comprensione.          Il didietro
Me lo disse (senza puntini) un vecchio collega di lavoro, tanti anni fa, volendo significare l’inutile spreco di tempo e di energia, unito agli scarsi risultati che nella mia onesta, giovanile sensibilità, perseguivo nel presentare con dovizia di particolari le caratteristiche di ciò che proponevo.             Il didietro

E alla fine dovetti accettare il fatto che, se di una cosa finisci per conoscere a fondo tutti gli aspetti e le sfaccettature, fatalmente l’impatto delle cose negative finisce per avere il sopravvento su quelle positive; e non ne fai di niente.

Riflessioni inutili? Mica tanto; se si pensa un attimo alla quantità di carta che ci viene messa sotto il naso ogniqualvolta intraprendiamo una qualsiasi cosa, in qualsiasi ambito, ci rendiamo facilmente conto di quanto sotto certi nomi accattivanti e benevoli (trasparenza, consenso informato e altre amenità), si nascondano, sempre e comunque, solamente fregature.           Il didietro

In una Società nella quale il massimo della incomunicabilità lo si raggiunge quando si entra in contatto con una (qualsiasi) compagnia di telecomunicazioni e la Privacy è quellla cosa per la quale tutti sanno tutto di te, ma tu, per avere notizie su cose che ti riguardano devi apporre una quantità di firme (e guai se ne dimentichi una), niente di meglio che affogare il malcapitato utente (di qualsiasi utenza si tratti) sotto una montagna di carte nella quale sono riportati dati che, se non sei insegnante di matematica, fisico nucleare o advisor finanziario, rimangono incomprensibili. Ma l’hanno chiamata Trasparenza.               Il didietro

E cosa dire del famigerato consenso informato, in base al quale saprai da subito che un intervento di appendicite potrà portarti alla morte e dovrai comunque firmare, convinto che a te non succederà mai ma, se poi accade, questo sarà servito solamente a rendere più improbabile un risarcimento del danno?         Il didietro

Bei tempi quelli in cui, beati incoscienti, affrontavamo la vita con la leggerezza della fatalità: le fregature le prendevamo anche allora, ma almeno duravamo meno fatica e alla fine, la constatazione che parte dei nostri diritti vengono immancabilemnte tramutati in salvagenti per chi ci crea danno, è veramente deprimente.

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Il didietro

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7 comments

  1. Kokab 25 giugno, 2015 at 23:15

    possiedo un colorito linguaggio da caserma che qualche volta uso per diletto, per ironia o per offendere.
    forse è politicamente scorretto, e non mi dispiace esserlo, ma trovo che in alcuni casi e contesti l’espressione forte abbia una carica e una capacità espressiva, a volte anche una causticità, che forme più tradizionalmente accettate di linguaggio non possiedono.
    non dovremmo mai usarlo? e perchè? per essere ridicoli o incomprensibili? perchè è volgare? e cos’è la volgarità? onestamente credo che sia una delle cose più opinabili e indefinite del mondo. e allora, chi decide?
    in realtà la lingua possiede una sua forza ed una capacità di imporsi che nel tempo piega anche le regole grammaticali, figuriamoci i vocaboli e le espressioni, saper interagire con la lingua e servirsene nel modo migliore, che è sempre definito anche dallo scopo, mi sembra tutto sommato un pregio, e certamente non uno scandalo.
    proviamo a fare la controprova? cè un modo più efficace e non volgare, ossia senza riferimenti sessuali, per declinare con la stessa efficacia l’espressione scelta da ludi, senza i puntini al posto del culo?
    fatico a immaginarla, e comunque, per quale motivo i riferimenti sessuali sarebbero volgari? non me ne viene in mente nessuno.
    che poi nel caso di questo blog i culi per aria possano essere i nostri è un altro tipo di problema, succede di essere quelli che perdono.

  2. Genesis 25 giugno, 2015 at 20:32

    OK Ludi, ho letto tre volte e non credo di essere riuscito a cogliere il senso giusto di questo tuo scritto, quindi cerco di darne uno tutto mio.

    Comunicare, rivolgersi ad un proprio simile, un collega, un ente, una amministrazione…cercare di fare delle parole la clava che apre il passaggio verso un mondo che vorresti, o di cui vorresti far parte.
    Come sai, cerco nel limite del possibile di utilizzare il turpiloquio in rarissimi casi, soprattutto se sono mie mancanze (come quando ti dai una martellata sul pollice, oppure se sbagli in qualcosa) e cerco anche di fare in modo che chi ho intorno segua il mio fare. A volte però non riesci! Esci da una riunione e, come Fantozzi urlava nella bottiglia dopo la botta presa, urli il tuo dissenso ai quattro venti, usando parole che spesso nemmeno conosci.
    Ora però il mio scarso senso “letterario” mi porta a pensare quale sia la provenienza della nostra splendida lingua: il Volgare…cioè il linguaggio del volgo…del popolo vessato sia dai potentati politico-nobiliari che religiosi del tempo, cioè tutto ciò che era una storpiatura del linguaggio aulico latino del tempo. Penso quindi che, visto che nell’intercalare linguistico del popolo, oggi, esiste spesso la “parolaccia” per enfatizzare un discorso, questo linguaggio tra qualche tempo diverrà lingua comune: i novelli coniatori danteschi della nuova lingua, saranno i nostri ragazzi con i loro “cm…ke…xkè…tvb…azz…”, piuttosto che l’effettiva parolaccia, ma temo entrambe.
    Immagino quindi che, tra diversi anni, si potrà parlare o scrivere ad esempio all’Agenzia delle Entrate che “col … che ti pago se col tuo fare del … mi obblighi a pagare tutti quei … di soldi per una cosa che, tu testa di …, sbagliando ad interpretare una … di normativa, non mi scrivi, ma mi dici di pagare, e, se non pagassi, mi faresti arrivare una … di cartella esattoriale cui io potrei chiedere rivalsa, solamente dopo aver pagato: …!” (oppssss: mi sembra di aver usato solamente una parolaccia…vabbè, non ne sono capace!)

    • Luistella 2 luglio, 2015 at 16:32

      Qualche giorno fa una ragazza (peraltro una persona con la testa sul collo) nel mandarmi un sms, ha usato il linguaggio classico del: cmq (che sta per comunque), xk (che sta per perchè),qlks (qualcosa), ed altri simili. Il tempo che lei “ha risparmiato ” nel saltare lettere , anzi vocali, l’ho “perso” io a cercare di capire cosa diceva. L’ho perdonata, perchè è una brava ragazza.

  3. Tigra 25 giugno, 2015 at 19:34

    Il vero capolavoro è stato trasformare la tutela di quelli che ci stanno vendendo qualcosa, un bene, un servizio, una prestazione intellettuale, del denaro o la nostra salute, tutte cose per le quali molte volte paghiamo anche di più del loro valore, in una finta tutela di noi stessi, della quale dovremmo addirittura essere compiaciuti.
    Diciamo la verità, sono stati dei geni, e di fronte al genio bisogna solo restare ammirati e battere le mani.

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