attualità

Il mercato può salvare il clima

Perché il petrolio a buon mercato è la chiave per battere i cambiamenti climatici

Mantenere il prezzo di un barile di greggio a $ 75 o meno devasterà la redditività dell’estrazione di combustibili fossili – come dimostra l’accantomento di tre progetti di sabbie bituminose.

di Mitchell Anderson

(Traduzione Redazione Modus)

 

SET 131215-01-662
  Se gli investimenti, che per ora sono stati interrotti, nelle sabbie bituminose canadesi
     rimanessero bloccati quest'anno, il mondo eviterà altre 1.6 trilioni tonnellate
                       di pericolose emissioni di carbonio

 

Mentre i leader mondiali si accingono ad entrare nel tratto finale dei negoziati sul clima di Parigi,  dovrebbero tenere in mente una misura chiave del successo nel limitare le emissioni del carbonio: il petrolio a buon mercato. Più basso è il prezzo globale del petrolio, tanto più rimane nel suolo – questo dovuto alla logica brutale, anche se controintuitiva, del mercato del petrolio.

La maggior parte dei giacimenti di petrolio facili da estrarre è ormai andata. Ciò che resta sono quelle estrazioni ad alto costo, azzardi ad alto rischio, come le sabbie bituminose in Alberta, giacimenti nelle acque profonde al largo del Brasile, e la trivellazione dell’ Artico. Le aziende che sperano di trarre profitto dagli ultimi sedimenti dell’era del petrolio devono convincere i loro investitori a rinunciare a grandi quantità di capitale nella speranza di aver rendimenti competitivi, e spesso dopo decenni.

 

SET 131215-02-662

 

Miliardi investiti nelle sabbie bituminose in Alberta sono già svaniti nel corso dell’ultimo anno, mentre il prezzo globale del petrolio è crollato da più di $100 al barile a sotto i $40. Shell ha appena deciso una battuta d’arresto al suo progetto Carmon Creek nel nord dell’Alberta, cancellando $2 miliardi in contratti sottoscritti e, quindi, possibili riserve pari a 418 milioni di barili di bitume. Un barile di bitume rilascia circa 480 kg di anidride carbonica dalla sua estrazione, raffinazione, trasporto e combustione. Questa decisione presa dai vertici della Shell comporta minor rilascio di anidride carbonica in atmosfera pari a circa 200 milioni di tonnellate.

Altri due progetti relativi alle  sabbie bituminose sono stati accantonati quest’anno con minor produzione di circa 3 miliardi di barili. Se questi investimenti resteranno lettera morta, il mondo eviterà altri 1.6 trilioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Nel suo insieme, la cancellazione di questi tre progetti, da sola, risulterà evitare emissioni pari a oltre 14 milioni di automobili in circolazione per i prossimi 25 anni.

SET 131515-00-662

                              Cliccare per ingrandire
Curva delle emissioni di anidride carbonica causate dalla produzione di petrolio

 

 

C’è una semplice correlazione tra le emissioni future e il prezzo del petrolio necessario per renderlo redditizio. Il grafico riprodotto qui sopra è stato compilato da Carbon Tracker, una organizzazione non-profit con sede nel Regno Unito istituita per educare gli investitori istituzionali sui crescenti rischi finanziari del settore dei combustibili fossili.

Il suo messaggio agli investitori è semplice: il mondo deve limitare le emissioni aggiuntive al di sotto di 900 miliardi di tonnellate per evitare conseguenze climatiche potenzialmente catastrofiche, e il 40% di questo futuro bilancio di anidride carbonica – circa 360 miliardi di tonnellate – si prevede che possa venire dal settore petrolifero. Qualsiasi quantità in più di quello deve rimanere nel suolo – il cosiddetto carbonio non utilizzabile per combustione.

Allora qual è il prezzo del petrolio che potrebbe salvare il mondo? Qualsiasi prezzo al di sotto $75 al barile di Brent significa che le aziende non possono proficuamente estrarre più di 360 miliardi di tonnellate di riserve ancora esistenti nel mondo – e questo senza la necessità di disordinate soluzioni politiche.

SET 131215-05

Proprio l’anno scorso il prezzo del Brent era di circa $110 al barile, un prezzo che avrebbe facilitato un’attività produttiva di circa 500 miliardi di tonnellate di emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Ora è meno di $50, il che produrrebbe solo 180 miliardi di tonnellate nel medesimo periodo. Se i prezzi rimangono dove sono, il mondo potrà evitare intorno a 320 miliardi di tonnellate di emissioni di anidride carbonica entro il 2050 dalla produzione preclusa nei giacimenti petroliferi antieconomici.

Per dare a tutto questo una prospettiva di raffronto, equivarrebbe a 25 volte le riduzioni attese dal protocollo di Kyoto, se avesse funzionato (e non è stato così), e 180 miliardi di tonnellate al di sotto delle emissioni da petrolio che gli scienziati dicono dobbiamo evitare per non avere un mondo con più di due gradi di riscaldamento globale. Turbolenze economiche a parte, il mercato delle materie prime a livello globale da solo ha così offerto un enormo progresso su un problema (il riscaldamento del pianeta) che aveva un disperato bisogno di buone notizie.

Carbon Tracker ha recentemente rivisto i suoi calcoli per includere le turbolenze nel mercato del petrolio, ma la correlazione di base è la stessa: bassi prezzi dei combustibili fossili devastano l’economia dell’ estrazione futura.

SET 131215-03-662

                                Cliccare per ingrandire
            Rapporto investimenti di capitale per estrazione del petrolio

 

Visto attraverso questa lente, una misura chiave del nostro successo nel controllare le emissioni di carbonio dovrebbe essere il tenere bassi i prezzi delle materie prime legate ai combustibili fossili. E mentre il principale motore della crisi attuale dei prezzi è l’attuale eccesso di offerta, è importante rendersi conto che l’intervento di quasi ogni politica per evitare il disastro climatico è direttamente o indirettamente finalizzato alla riduzione del prezzo o la redditività dei combustibili fossili come il petrolio e il carbone.

L’efficienza e gli incentivi alla conservazione riducono la domanda, così come le norme di emissione dei veicoli e l’investire nel trasporto pubblico. Prezzare l’anidride carbonica significa che le aziende di combustibili fossili non possono più usare l’atmosfera come discarica gratuita per emissioni di CO2, riducendo così anche la redditività.

Ma il gas a buon mercato non significa che le persone ne useranno di più ? Non proprio. Mentre c’è un debole legame economico tra il calo dei prezzi e l’aumento dei consumi, i principali produttori, come l’Arabia Saudita, sono infatti preoccupati che il rallentamento della crescita nei mercati asiatici e che il picco della domanda già raggiunto nei paesi sviluppati porterà, a lungo termine, ad un declino nell’appetito mondiale per il petrolio .

Mi auguro vivamente che i leader mondiali riuniti a Parigi possano in qualche modo negoziare una svolta epocale. Ma forse il meglio che possono fare è dare colpettini agli indicatori economici, come i prezzi del greggio, nella giusta direzione e farsi da parte. Le forze inarrestabili del mercato globale, si spera, faranno il resto.

 

SET 131215-06-662

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

3 comments

  1. M.Ludi 14 dicembre, 2015 at 21:19

    I dati evidenziati nel testo sono inconfutabili: a questi prezzi estrarre greggio è antieconomico, conseguentemente la riduzione delle estrazioni porterà ad una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Detto questo, l’immediato problema che si pone è: si riuscirà a sostenere adeguatamente la crescita economica mediante utilizzo di fonti rinnovabili, o ci dobbiamo arrendere all’idea che per salvare il pianeta dobbiamo accettare un ridotto tenore di vita (ovviamente riferito ai paesi sviluppati)?

    • Genesis 14 dicembre, 2015 at 23:18

      Quasi cento milioni di barili estratti giornalmente nel 2015 con un consumo di circa 80 milioni al dì. Le giacenze americane in aumento (si pensava ad una diminuzione) e, solo loro, supereranno i 450 milioni di barili.
      Il futuro della nostra atmosfera non è in mano al prezzo del petrolio…non “facciamoci tirare il fumo negli occhi”!

  2. Genesis 14 dicembre, 2015 at 20:43

    La concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera si attesta intorno a 390ppm (parti per milione) con un aumento medio annuo di 2ppm. I gas serra in atmosfera sono tanti e tutti dovrebbero essere limitati, compreso il metano dovuto alla zootecnia…ma torniamo all’anidride carbonica.
    È chiaro e lampante che più si bruciano combustibili fossili per ottenerne malamente energia, più si produce CO2…quindi il “risparmio energetico” dovrebbe essere il punto primario di ogni accordo…chi glielo dice ai paesi in estremo sovrasviluppo?…torniamo a noi…
    Auto trazione, energia elettrica, produzione di materie plastiche varie…portano alla produzione massiccia della fatidica CO2. La respirazione umana ed animale, anche…eruzioni vulcaniche…pure…
    Ma se da 23 milioni di anni, solo da una manciata di mesi (in confronto ai milioni di anni, tre o quattro decenni sono un nonnulla) ci accorgiamo che stiamo per auto arrostirci, dobbiamo forse comprendere una cosa: chi o cosa ha assimilato anidride carbonica in qualche miliardo di anni portando la terra, pianeta azzurro, ad essere un’oasi nella piccola porzione della via lattea che occupiamo?
    Le piante…? Si, in parte…gli oceani?…sicuramente! Sono quelle vaste distese d’acqua che si stanno sempre più acidificando per via delle milioni di tonnellate di schifezze che continuiamo a travasarci…oceani che perdono ogni minuto vaste distese di piante e ammennicoli vari che hanno prodotto (e fortunatamente continuano) ossigeno utile alla vita animale: i più animali siamo noi umani!
    Completo distacco dai combustibili fossili, riorganizzazione tecnologica del potere energetico nelle costruzioni (Casaclima), produzione massiccia di energia elettrica da fonti alternative (compresa la fissione nucleare controllata)…portare il rendimento energetico dei motori endotermici almeno al 40%, che è un rendimento schifoso, ma ben lontano dal 5-7% di quelli migliori in circolazione, fregandosene altamente dei poteri economici delle lobby del petrolio.
    Una guerra energetica? …ah beh, c’è già da tanto tempo…verso la forte spesa ed il suicidio!

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux