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Il partito convinto e rassegnato

Se guardiamo al PD di Bersani, annichilito dal risultato elettorale del 2013, che lo aveva lasciato in stato confusionale e catatonico, e guadiamo al PD di Renzi, figlio delle primarie dello scorso dicembre e del risultato delle elezioni europee del 2014, che con piglio vincente travolge avversari e stravolge un’agenda politica asfittica e ammuffita da decenni di immobilismo, sembra che invece che un anno sia passato un secolo: dal punto di vista sostanziale e non cronologico, probabilmente è passato un tempo anche più lungo, e forse per questo non si riesce a capire se i risultati del cambiamento saranno alla fine positivi o negativi, e in che misura; nel momento in cui il più grande partito della sinistra è lacerato come mai nella sua storia, non escluso lo strappo della Bolognina, e il paese conosce una mobilità elettorale mai vista prima, stabilirlo non è forse possibile, e certamente non è l’ambizione di questo scritto, ma si può tuttavia tentare di suggerire qualche spunto di riflessione. Andiamo con ordine.

1. Nei 20 anni del berlusconismo rampante, il PD e i suoi padri variamente nominati, unitamente agli occasionali alleati di sinistra e di centro destra, hanno dato una pessima prova di se stessi, dilapidando ogni volta con pervicace autolesionismo il patrimonio di consensi che le inadeguatezze della destra, di lotta e non di governo, finivano col consegnarli, ben al di là dei propri meriti. Evidentemente gli altrui demeriti non consentono di costruire una classe dirigente credibile, e difatti non è successo: al terzo tentativo, quello del 2013, la sinistra del secolo scorso, partita col vento in poppa del berlusconismo allo stremo, e spinta anche dalla palese inadeguatezza del governo Monti, è infine naufragata sulle secche della sua incapacità di parlare al paese, subendo con la rimonta della destra e lo sberleffo di Grillo, la sua definitiva sconfitta politica. Se oggi ci si chiede il perché del successo di Renzi, bisogna in primo luogo pensare all’effetto di quella sconfitta sugli elettori del PD, che si sono probabilmente sentiti, per l’ennesima volta, nei panni della Brigata leggera a Balaklava, presumibilmente nella parte dei cavalli.

2. Dopo la sconfitta del 2013, Renzi ha conquistato legittimamente e sul campo il PD; lo ha fatto con le regole scritte da Veltroni, quelle stesse che, poco più di un anno prima, avevano consentito a Bersani di batterlo. Cosa dicono quelle regole? Essenzialmente dicono che il PD doveva diventare un partito leggero, perché è costituito da iscritti ed elettori, e gli elettori sono infinitamente più numerosi degli iscritti, sempre. Bersani aveva potuto contare sull’ultimo momento di sintonia fra il partito e il suo popolo; Cuperlo è stato maggioritario in un partito che ormai era percepito come estraneo dal proprio corpo elettorale; Renzi ha fatto infine diventare il PD quel partito leggero che doveva essere, schierandogli contro la stragrande maggioranza degli elettori e rottamando, come aveva sempre dichiarato di voler fare, tutta la vecchia classe dirigente: in una parola, ha chiuso il cerchio che aveva iniziato a tracciare Veltroni. Con un colpo d’accetta; e difatti, come si tagliano le teste?

3. Che il PD sia diventato un partito leggero, alcuni dicono liquido, è un bene o un male? Dipende; in un mondo normale, se tale può essere considerato quello degli ultimi 60 anni, era certamente un male, visto che anche la Costituzione assegna un ruolo ai partiti, come luoghi di libera associazione dei cittadini, per consentire loro una partecipazione organizzata alla vita pubblica; tuttavia la mutazione dei partiti in comitati d’affari e in organizzatori di privilegi ne ha delegittimato la funzione, e oggi godono di scarsa popolarità, al punto che è possibile farne a meno, e forse è anche vantaggioso. Però senza partiti, che organizzano il consenso e fanno crescere la classe dirigente, si finisce inevitabilmente nel più volgare populismo, e dopo in avventure ancora più pericolose. Come in tutte le cose c’è una misura: il partito pesante, forse oggi impossibile e magari inutile, è diverso dal partito leggero, che a sua volta differisce da quello leggerissimo o liquido: oggi il PD, coi suoi 100.000 iscritti, tende pericolosamente allo stato gassoso, anche perchè l’omologazione sulle posizioni del segretario ha assunto dimensioni bulgare. Intendiamoci, Renzi non è il leader autorevole che valorizza il dissenso, quanto piuttosto il leader carismatico, e anche autoritario, che lo bastona, ma non è colpa sua se la minoranza uscita sconfitta dalle primarie si è ridotta a quattro gatti, attratta dal peso e dalle prospettive della maggioranza, come non ha responsabilità se non c’è più, se mai c’è stato, un dissenso autorevole e credibile da valorizzare. Mandare via la vecchia e fallita classe dirigente, con qualunque mezzo, era probabilmente indispensabile, ma ciò non è sufficiente a giustificare l’approdo ad un partito senza spessore, così come l’inadeguatezza di D’Alema o di Bersani non giustifica il ruolo preminente, nell’attuale PD, di politici che faticherebbero a fare la o col bicchiere, premiati per la fedeltà al capo piuttosto per le capacità e le competenze. Tutto questo è un problema, ma non sembra che Renzi ne abbia alcuna coscienza, né che provi per la cosa il minimo interesse.

4. Preso il partito, Renzi si è preso anche il governo, legittimamente e con una disinvoltura che sarebbe stata ammirata da Craxi; del resto, chi deve governare, chi ha vinto o chi ha perso? E comunque, se non lo avesse fatto, avrebbe messo in gioco, e probabilmente perso, il credito che aveva conquistato; il famoso “Enrico, stai sereno”, era semplicemente la beffa del gatto che gioca col topo. Il cambio del premier ha anche cambiato i rapporti di forza nel governo, e si è passati da un PD intimidito e minacciato dalla destra, ad una destra messa all’angolo, che subisce l’iniziativa del PD, come mai era successo in Italia; ciò dipende, banalmente, dal fatto che, essendo Renzi la più efficace ed efficiente macchina da voti che si sia mai vista, tutti temono di doverlo affrontare, e lui ha la sfrontatezza di non temere nessuno: quanto ciò sia vero si è visto con palmare evidenza alle elezioni europee, dove Renzi è riuscito nel capolavoro di fare il pieno dei voti di sinistra, pur avendo spostato di molto a destra l’asse del partito, per intercettare una quota cospicua del voto moderato. Su quest’ultimo punto vedremo meglio in seguito; per ora basta ricordare che l’ubriacatura da vittoria della sinistra, c’è una prima volta per tutto, e la tendenza della destra a saltare sul carro del vincitore, possono fare una ulteriore differenza in futuro.

5. Ora Renzi è padrone del partito, oltre che del governo, e si appresta a cambiare il paese, ponendo mano alla Costituzione, alla legge elettorale, al mercato del lavoro, alla giustizia, alla scuola e a molte altre cose, che hanno in genere un disperato bisogno di essere riformate, irridendo e travolgendo ad ogni passo la sinistra del PD, dopo aver diroccato alle elezioni il campo della destra. Come lo sta facendo? Come lo farà? Che cosa ci possiamo ragionevolmente attendere? Nella migliore delle ipotesi, penso, delle soluzioni dai toni in chiaroscuro. Renzi vuole cambiare praticamente tutto, per metodo prima che per merito, e se in diversi casi un cambiamento qualunque, nella situazione attuale, può anche essere meglio di nessun cambiamento, è difficile sottrarsi all’impressione che alcune delle sue proposte siano di basso profilo in alcuni casi, e palesemente strumentali in altri, e che in generale fosse possibile far di meglio. La legge elettorale fa sincera pena, anche se potrà probabilmente garantire la governabilità; se pure fosse rispettosa della sentenza della Consulta, cosa affatto scontata, produrrà comunque un parlamento costituito in gran parte da nominati, e ben poco potranno fare le eventuali primarie per arginare questa deriva: in materia elettorale non ci sono alla fine tante soluzioni possibili, o si sceglie il proporzionale, e per molte ragioni non mi pare opportuno, o si usa il collegio uninominale, a uno o due turni, essendo le restanti opzioni dei pastrocchi abborracciati. Probabilmente non è un caso che le più grandi e antiche democrazie del mondo usino il maggioritario. Non piace a Berlusconi? Pazienza, ce ne potremmo fare una ragione. A meno che, ed è possibile, non sia un problema insolubile anche per Renzi votare con la legge proporzionale attualmente vigente. La riforma del Senato è scombinata, al limite dell’analfabetismo costituzionale; il Senato si può abolire, o può essere trasformato in un organo di secondo livello, ma in questo caso deve avere funzioni specifiche e sostanzialmente secondarie: se si sceglie questa via non gli si possono mantenere delle funzioni politiche essenziali, molte delle quali fra l’altro previste dalla Costituzione, perchè le architetture costituzionali non tollerano squilibri. Difficile sottrarsi al sospetto che la riforma del Senato, come quella delle province, anch’essa funzionalmente incomprensibile, non risponda a mere logiche elettorali di pretesa riduzione dei costi della casta, senza che sia riconoscibile un progetto coerente e un disegno complessivo. Coerenza e disegno stanno invece dove Renzi gioca la vera partita, sul lavoro e sul rapporto col sindacato, che è anche il nervo scoperto alla sua sinistra. La scelta è chiara: più flessibilità sul mercato del lavoro, in cambio di maggior tutela pubblica per chi il lavoro lo perde, e di maggiori tutele nei confronti di quelli che oggi sono i precari, ricetta che da molte altre parti funziona, ma che, per molte ragioni, è difficile da trasferire meccanicamente in Italia. L’elenco dei motivi sarebbe lunghissimo, e conviene saltarlo a piedi pari, includendo nelle omissioni anche i soldi necessari, che probabilmente non ci sono; tre mi appaiono comunque le questioni fondamentali, quasi di principio, che qui vorrei ricordare. La prima: derubricare i diritti a privilegi, nel paese che ha la più grande economia sommersa dell’occidente, un esercito di precari particolarmente numeroso, alimentato da quasi 20 anni di “flessibilità”, la più alta tassazione sul lavoro e la più scandalosa evasione fiscale, non è un’operazione precisamente di sinistra, e probabilmente non voleva esserlo, se vale ancora quella distinzione di scuola per la quale la destra accumula la ricchezza e la sinistra la distribuisce. La seconda: per la ragione precedentemente espressa, la ricetta di Renzi è la ricetta della Bundesbank, che difatti plaude, unitamente a Sacconi, ed è una ricetta che non gode di ampio credito fra gli economisti delle università, ma solo fra quelli delle banche, che hanno avuto una qualche responsabilità, per tacer d’altro, nella crisi del 2008. Può darsi non ci fossero alternative, che i rapporti di forza non consentissero scelte diverse, ma dobbiamo sapere che siamo ancora pienamente nel campo del liberismo, non in quello del liberalismo, e tanto meno in quello della socialdemocrazia. La terza: la battaglia sull’art. 18, già svuotato dalla premiata ditta Monti, Bersani & Fornero, con Napolitano che vegliava dall’alto, ha un valore puramente simbolico, e in politica i simboli contano, spesso sono decisivi, anche se nella realtà riguardano solo quattro gatti; sul piano dei principi, dire che non c’è il reintegro per giusta causa o giustificato motivo, equivale e dire che si può licenziare per una causa ingiusta o per un motivo ingiustificato, e se l’applicazione di questo principio è quantitativamente irrilevante, conviene chiedersi a chi serve questa battaglia; a me pare che serva esclusivamente per mostrare lo scalpo della CGIL e lucrare il dividendo elettorale della sua impopolarità, contando nel contempo sulla disciplina e sul “senso dello stato” degli elettori di sinistra.

Dove porta tutto questo ragionamento? Probabilmente da nessuna parte, o al massimo nel posto che personalmente mi aspettavo di trovare. Renzi ha dei meriti che mi paiono indiscutibili: ha fermato il declino della sinistra, certo spostandola a destra, ma l’alternativa sarebbe stata peggiore, perché Cuperlo, che diversamente da lui è persona di raffinata cultura e intelligenza, avrebbe perso le elezioni anche contro Mastella, ha fermato Berlusconi, sia pur mettendolo in frigorifero e concedendogli un ruolo, e ha trasformato Grillo, quello che aveva ridicolizzato Bersani, in un semplice guitto da avanspettacolo: credo, sinceramente, che la sinistra di D’Alema, oltre che perdente, fosse anche peggiore.

Certo, avrebbe potuto far di meglio sul piano dei contenuti, ma temo che lui non sia affatto meglio di così, perché gli Dei non danno troppi talenti ad un uomo solo; quella che abbiamo oggi è una sinistra che assomiglia finalmente al paese, populista, rozza e con poca cultura, una sinistra dove Maria Elena Boschi vale di più di Gustavo Zagrebelski, e forse per questo finalmente vincente. Alla fine Renzi lo si può votare con convinta rassegnazione.

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15 comments

  1. nemo 27 dicembre, 2014 at 11:24

    Una frase mi ha colpito dopo aver letto questo interessante articolo, del quale mi complimento con l’amico Kokab. Questa frase è la bella rappresentazione di ciò che è stata la evoluzione nel nostro Paese della parola in questione. In essa il nostro Kokab scrive , testualmente, “derubricare i diritti a privilegi” su questa mi soffermo, perchè , credo, sarà la chiave del discorso. Se avessi avuto io la lungimirante chiarezza del nostro Kokab avrei scritto, subendo le ire di qualcuno, spostando i termini, i privilegi trasformati in diritti. Diritti sia chiaro sacrosanti ma se accompagnati all’altra parola doveri. Ecco, il punto, sappiamo tutti come funzionano le cose, una volta avuta la copertura, ripeto sacrosanta, dei diritti ci si dimentica dei doveri. Ebbene, sono convinto che Renzi non è certo quel mostro sacro di capacità, alcune delle critiche che solleva Kokab le condivido, ma di certo, dopo la parentesi craxiana e la incapacità berlusconiana , ambedue capaci solo di affrontare le cose in modo oltre che parziale anche demagogico addossando, sia l’uno che l’altro, alla sinistra le loro manchevolezze, dopo questi due , non certo sacri mostri, ecco che l’unica cosa che abbiamo a disposizione è l’uomo della Leopolda. Poco direte voi, altro non c’è vi dico. Potremmo chiamare Fassina, che in questi ultimi tempi è molto vivace, oppure riesumare Bertinotti, con le sue battaglie delle 35 ore, oppure, meglio ancora applicare le ricette Civati o Cuperlo, con un solo ma. Grande quanto una casa, con quale maggioranza? Ho scritto, in altra sede, che il semplice fatto che queste, sempre opinabili ricette, sono malviste sia dalla CGIL che dalla destra i significato, non tanto recondito è che sono, oltre che le uniche, anche le sole che si potevano prendere.

  2. riesenfelder 9 novembre, 2014 at 02:12

    A me sembra che prima di Renzi e in pieno berlusconismo, la Sinistra abbia avuto per due volte una figura che a differenza della disprezzata Boschi (da Kobab), poteve degnamente competere con Zagrebelski. Il suo nome è Prodi Romano. La Sinistra e specialmente la Sinistra-sinistra, quella del Sol dell’avvenir no ci pensò più di tanto a combatterlo e a sconfiggerlo. Non spostò la Sinistra a destra, come di dice faccia Renzi. Fece di più e di meglio: consegnò il Paese a Berlusconi, a Tremnti, Bossi e a la Russa. Se non fossero implosi per ingordigia ed ignoranza sarebbe ancora loro. Poi, come ricorda Kobak, la Sinistra, con Bersani, sembrava poter prendere finalmente il Governo. Non per le grandi idee di Bersani ( dei suoi 8 punti si seppe a non vittoria acquisita) ma per stanchezza dell’avversario. Sembrava andare tutto bene ma eccoti il patacca a rovinar la festa. Infine la vergognosa faccenda dei 101. Ora c’è un gran discutere per vedere se Renzi è di Sinistra o destra. Secondo me dimenticandosi di una cosa “storica”, ossia che la Sinistra, nel suo insieme vale “storicamente” il 30% e il Pd il 25% circa.
    Assolutamente nessuno (io_per_primo!) nel Pd aveva preso sul serio Renzi quando alle primarie diceva di vedere un Pd al 40%. Parlava di “inclusione”, cioè di includere anche coloro che fino a quel momento mai si sarebbero sognati di votare questo Partito. Il 25 maggio la sorpresa! Toh. Teneva ragione! Travaglio scappò incazzato dagli studi televisivi, dopo aver detto all’inizio che gustava già vedere ribaltati i dati delle,proiezioni e Fassina disse,il giorno dopo, “Renzi: l’uomo_giusto_al_posto_giusto”.
    Ora mi domando (sottovoce): Quel 15-16% in più che finalmente vota Pd, lo vogliamo o no, oppure è meglio tornare indietro al livello “storico”, così abbiamo una bella linea di Sinistra (ance se poi Vendola ci racconta che quella l’ha lui)?
    Per non fare il tifoso, dico che non tutto quello che Renzi fa mi va bene. Per esempio non ho condiviso per niente la sua idea sul Tfre come l’ha presentata, quasi si trattasse di un bis agli 80€ e in questi giorni trovo insopportabile che dopo avere tuonato contro la Burocrazia europea non spenda neppure una parola sullo scandalo dell’elusione fiscale -legale_ma_non_legittima – organizzata da Junker.
    ( A proposito di questo tema è scandaloso vedere con quale velocità tutti gli organi di informazione abbiano “dimenticato” il tema!)

  3. flax 7 novembre, 2014 at 17:40

    condivido in gran parte i contenuti… ma il punto per me resta un altro… io non voto per “tifo” ma per chi è più simile a quella che è la mia visione prospettica. se la sinistra vincente si comporta nè più nè meno come la destra precedente a che pro gioire? che il partito democratico si stia comportando per la più parte delle scelte come un qualsiasi partito nazionalpopulista… dalla politica economica ai rapporti con le parti sociali financo alla scelta delle ballerine di fila non noto grandi differenze dal buon berlu

    • M.Ludi 7 novembre, 2014 at 18:27

      Il punto di vista del blog, mi pare inoppugnabile e l’analisi spietata ma, coerente con la realtà; dici che dovremmo concentrarci su un altro punto di vista? Forse hai ragione ma temo che, così facendo, non ne usciamo: in qualsiasi partito andiamo, lodevoli e rare eccezioni a parte, questa è la classe politica che abbiamo e tanto vale prenderne atto. Allo stato attuale, le ricette proposte sono o del tutto inattuabili (perchè non è mai esistita, non esiste adesso e forse mai esisterà, in Italia, un sufficiente sostegno elettorale a farle vincere) o improntate al “tutto cambi perchè tutto possa restare uguale”. Cosa può proporre Renzi di nuovo? Forse non una nuova visione dell’Italia e del mondo,ma ha avuto il merito, a sinistra, di neutralizzare, per il momento, personaggi di cui, diciamocelo, ne avevamo piene le tasche, di loro e della loro raffinata intelligenza; per non dire dei brillanti risultati ottenuti dilapidando, negli anni, un patrimonio di cultura e di valori che, non per colpa di Renzi, si sono dispersi. Potremmo poi parlare delle riforme che coinvolgono gli assetti istituzionali….ma questo è un altro film.

      • Osita 11 giugno, 2015 at 16:21

        non dovremmo mai dimenticare quella che è stata la storia d’Italia dopo gli anni del miracolo economico ,e,in seguito,Mani Pulite con le inchieste giudiziarie a livello nazionale ,non solo nei confronti della economia,ma addirittura della politica e delle istituzioni .Le indagini portarono alla luce un sistema di corruzione ai livelli più alti del mondo politico ed economico,Anche allora gli scandali riguardavano uomini appartenenti a partiti moderati e di governo ,per cui
        Enrico Berlinguer pose il problema della questione morale ,molti anni prima di “Mani pulite”questione morale che,come si può vedere,è stata messa da parte .Quindi l’Italia ,ancora una volta,appare il paese d’Europa con il maggior tasso di corruzione e,allora,vogliamo permettere che le mafie e i corrotti abbiano via libera per distruggere il paese ?
        vogliamo che la destra in questo frangente torni al governo magari ancora con Berlusconi ,o addirittura Salvini e i fascisti di Fratelli d’Italia ? la minoranza di sinistra,quella che si oppone a Renzi ,è stata mai capace di togliere il potere a Berlusconi o di fare uno straccio di legge sul conflitto di interessi?hanno sempre fatto il gioco della squadra rivale con gli sgambetti al presidente del consiglio di centro sinistra,e nemmeno la capacità hanno avuto di convincere gli italiani a votarli nonostante le figuracce e l’immoralità del capo del partito avverso.

  4. Stufo 7 novembre, 2014 at 13:58

    Ci si ostina a collocare il PD di Renzi a sx e questo mi fa venire in mente quel tizio che,negli anni 70,possedeva una Prinz Nsu e si dilettava ad apportare modifiche alla carrozzeria della sua autovettura con il risultato che,poi,alla fine, non si capiva più che tipo di macchina fosse.Lui,però,continuava a chiamarla Prinz.

    • menomale 7 novembre, 2014 at 16:00

      Se la Prinz fosse rimasta com’era oggi sarebbe solo una macchina d’epoca con libertà di circolazione molto limitata e, per quanto mi riguarda, pure bruttina. Del resto, il fatto di non capire i cambiamenti, non dipende solo dalle modifiche e dalle innovazioni apportate
      ma, spesso e volentieri, dalla riluttanza a qualsiasi cambiamento. Si può discutere finchè si vuole sull’opportunità di un rinnovamento o sulla scelta di rimanere sempre uguali a se stessi : ciascuno ha il diritto di rimanere della propria opinione.
      Intanto le case automobilistiche continuano a sfornare modelli che consumano meno e sono più sicuri… ed io preferisco una bella alfa romeo, ben piantata per terra e piena di grinta…

      • Stufo 8 novembre, 2014 at 20:55

        Massimo,io ho sempre pensato e continuo a farlo che una sx al governo debba avere come priorità assoluta quella di sostenere i bisogni della povera gente,degli incapienti e dei pensionati al minimo,ad esempio.Questo governo non l’ha fatto ed ha preferito destinare il contributo di 80,00 euro ad altre fasce sociali meno bisognose.

  5. Osita V 7 novembre, 2014 at 11:09

    io non lo voterei con rassegnazione,ma con convinzione,dopo aver sperimentato il flop di Bersani,la bicamerale di D’Alema,i tristemente noti interventi dei vari Ferrero ,Diliberto,Bertinotti,politici di lotta e di governo,dopo aver assistito alla distruzione della scuola da parte della Gelmini,finalmente una boccata di aria fresca,e non penso che il partito perda la sua immagine di sinistra,semplicemente ha fatto in modo di vincere e,per vincere,occorrono anche i voti di centro e di destra,e si spera che finalmente il prossimo governo sia fatto tutto di gente di sinistra e mai più larghe intese

  6. scan49 7 novembre, 2014 at 09:42

    p.s.: nel mio commento di ieri sostituire “rappresentante della maggioranza” con “rappresentante dell’opposizione”. per il resto ripeto: le riforme per cui si è cercato il colloquio con il delinquente non rivestivano e non rivestono alcun carattere di priorità rispetto alle esigenze del paese, tanto più se il risultato sono una legge elettorale impresentabile e un pastrocchio da dilettanti allo sbaraglio per quanto riguarda province e senato.

  7. Blue 6 novembre, 2014 at 21:30

    L’ho scritto da un’altra parte dove, forse, poteva essere considerato O.T.
    Ma era un messaggio “trasversale” per alcuni.
    Se non dispiace lo ripropongo qui. Mi sembra la sua collocazione naturale.
    E poi bisogna pure sperimentare la navigazione in questo nuovo mare per ora relativamente calmo, certamente limpido.

    Ci fu un po’ di tempo fa una candidato alla segreteria del PD che non voleva fare il premier. Voleva ricostituire un partito che sintetizzasse diverse culture politiche. Sapeva di non avere il carisma del leader, l’appeal del nuovo condottiero. Era (ed è) una persona di raffinata cultura, di grande capacità di analisi. Purtroppo aveva (ed ha ancora) sulle sue spalle il fardello della classe dirigente del Partito che si candidava a guidare – la stessa classe dirigente che il Partito ed il Paese aveva affossato per venti lunghissimi anni, ma forse anche di più – che lo sosteneva ingabbiandolo nello schematismo di sempre. Sua colpa non averne preso nettamente l’opportuna distanza proprio in nome di quel rinnovamento tanto invocato ed espresso nei suoi documenti congressuali di candidatura. Quella persona amava ripetere: “noi non siamo la Destra buona, noi siamo la Sinistra”.
    Tutti sappiamo come è andata e come ora sta andando. Dilaniato come poche volte, ma ancora coeso, il PD acquisisce consenso. A noi elettori in cerca di un momento di frattura con “quel” passato nefasto che ci ha consegnato ad una destra (minuscolo) collusa con quella parte dell’Italia che consideriamo il Male ( maiuscolo) per questo Paese, ciò, momentaneamente, potrebbe andare bene. E se gli “altri” (quelli là…) venissero neutralizzati definitivamente, comunque sarebbe una vittoria. Poi si vedrà.

    • scan49 6 novembre, 2014 at 22:55

      “…se gli “altri…venissero neutralizzati…”
      pacatamente posso dire che un certo personaggio era già stato neutralizzato dalla politica e dalla magistratura finché “qualcuno” non ha pensato bene di resuscitarlo individuandolo come, quasi, unico interlocutore nella discussione di riforme costituzionali e leggi elettorali? non mi si dica, per l’ennesima volta, che era obbligatorio trovare un accordo con l’opposizione perché certe riforme impongono la maggioranza più estesa possibile. rifiuto queste argomentazione per vari motivi: 1° si poteva interpellare un rappresentante della maggioranza che non fosse già condannato a misure restrittive della libertà per gravi reati; 2° soprattutto quelle riforme, discusse con un delinquente, non avevano (e non hanno) alcuna priorità in un paese in preda a una crisi economica e sociale senza precedenti. eventuali misure di politica economica, sociale e giudiziaria potevano essere discusse all’interno di una maggioranza parlamentare già esistente.
      mi astengo dal commentare l’orientamento politico dell’attuale governo alla luce dei provvedimenti da esso, finora, presi. faccio solo un esempio: siamo sicuri dell’equità sociale della distribuzione di 80€ mensili alle neo mamme con un reddito di 89.900€ a fronte di nessuna forma di sussidio finanziario per incapienti, pensionati al minimo, disoccupati?

      • Blue 6 novembre, 2014 at 23:25

        Scan, no, non siamo affatto sicuri. Anzi siamo certi del contrario. Sai bene con chi abbiamo a che fare. Ho parlato di transizione, di frattura, di momentaneamente, di “poi si vedrà”. Quanto al delinquente non si può disconoscergli la leadership dell’unico Partito “consistente” disponibile almeno a “parlare” visto che quegli altri “venuti dagli spazi siderali” hanno altre priorità. Fosse per me andrei a votare domani. Però con una legge maggioritaria che ci garantisca stabilità e realizzazione di un programma elettorale (da rispettare!). Poi tutti liberi.

      • Osita V 12 novembre, 2014 at 16:55

        non è stato resuscitato da nessuno e non credo che si debba ascrivere a colpa di Renzi il fatto che parte dell’Italia ,e aggiungo, purtroppo,abbia continuato a votare Berlusconi e i militanti di FI lo riconoscano come loro leader ,visto che la democrazia impone che le riforme si facciano con l’opposizione e, dei due partiti che rappresentano la forza di opposizione più consistente,uno è più occupato a sfasciare l’Europa che a contribuire a riformare l’Italia

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