la società

Italia, razzista “non” razzista

razzista Italia, razzista “non” razzista

“Gli italiani che rifiutano l’aiuto doveroso a donne e bambini sono ottusi, mi vergogno di averli come connazionali”.

Così il prefetto di Ferrara, Mario Morcone, stigmatizza il vergognoso comportamento di quegli abitanti di Gorino, poco ameno villaggio nel delta del Po, e già povera terra di emigrazione massiccia in un passato non lontano, che nella notte tra lunedì e martedì scorsi hanno bloccato le strade di accesso al paese con barricate improvvisate per impedire l’insediamento disposto dalla Prefettura in un ostello locale di 11 donne e 8 bambini profughi dall’Africa.

Davanti alle immagini televisive di quel triste raduno a metà fra una sommossa popolare e una lugubre sagra della salamella fuori stagione, si è colti da una sensazione di smarrimento e di incredulità, prima ancora che di rabbia: la stessa sensazione che hanno certamente provato i Carabinieri inviati sul luogo, che sono apparsi partecipanti attoniti e straniti a quella strana grigliata notturna, piuttosto che tutori dell’ordine. È bene dire che smarrimento, incertezza, impreparazione, indecisione, è quanto le Istituzioni riescono oggi a trasmettere. Ancora più della flagrante dimostrazione di razzismo dei Gorinesi, appare evidente l’enorme difficoltà dello Stato, dai vertici del Governo fino alle sue articolazioni periferiche, a gestire una situazione di emergenza che si aggrava ogni giorno.

Ci sembra quindi interessante, più che dilungarci nella ovvia esecrazione dell’ennesimo show del becerume razzista, concentrarci su un altro aspetto di queste rivolte anti-migranti che avvengono quasi quotidianamente, in maniera più o meno spontanea ma sicuramente con grande partecipazione di plebe e in ogni parte d’Italia.

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L'Ostello di Gorino (FE)

 

La cattiva gestione dell’emergenza migratoria si sta trasformando in un’emergenza democratica. Il caso di Gorino segue molti altri casi simili, che crescono ogni giorno di gravità; di qualche giorno fa sono i fatti di Castel d’Azzano (Verona), in cui hanno avuto luogo manifestazioni assai imponenti in risposta, così come a Gorino, a un’ordinanza prefettizia di requisizione di un albergo destinato ad ospitare profughi. A Castel d’Azzano come a Gorino, le autorità hanno dovuto rinunciare a eseguire i provvedimenti emessi.

 

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   Hotel Cristallo a Castel d'Azzano (VR)

 

Se a prima vista la ritirata sembra una scelta saggia e democratica (ed effettivamente insediare in ogni caso i profughi nei luoghi dove ci sono state rivolte espone prima di tutto gli stessi rifugiati a gravi pericoli), si pone il problema enorme dell’incomunicabilità sia tra istituzioni e cittadini che tra istituzioni centrali e locali, ma soprattutto sta passando il segnale che le sommosse di piazza razziste e fasciste vengono tollerate e ottengono i loro scopi. Inoltre, sembra avere successo la strumentalizzazione di alcune forze politiche e l’interpretazione aberrante della rivolta di piazza come manifestazione immediata della volontà popolare, quindi come espressione di democrazia diretta, e a ciò contribuisce il fatto che in molti casi le proteste sono appoggiate o addirittura guidate dai sindaci.

Gorino, razzismo eclatante

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Auto di marocchini in fiamme a Castel d'Azzano (VR)

 

Il dovere etico e politico di ogni comunità locale di fronte a una grave emergenza nazionale dovrebbe essere chiaro. Perchè allora in alcuni (molti!) comuni le assegnazioni di rifugiati vengono rifiutate sotto i motivi più disparati e contradditori, facendo degenerare il confronto tra autorità statale e locale in un braccio di ferro da risolversi in una manifestazione di piazza?

 

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 Manifestazione a Pescantina (VR)

 

D’altro canto bisogna chiedersi per quali motivi e se sia utile che l’autorità centrale, e in primis l’autorità di polizia, sia così accondiscendente davanti a ogni protesta inscenata da qualsiasi sindaco di un comune anche minimo, o da qualsiasi capobastone locale nascosto dietro i vari comitati di cittadini, pro loco, o strane associazioni di volontariato. Bisogna chiedersi perchè i reati commessi in queste manifestazioni (dal blocco stradale all’interruzione di pubblico servizio, ecc.) non vengano mai repressi e i loro responsabili mai perseguiti.
All’ irresponsabile gioco al massacro (del rifugiato e delle istituzioni), l’ultimo e inaspettato iscritto è il sindaco di Firenze Dario Nardella, che scrive una lettera (pubblica) al prefetto [riportata qui sotto]: “affinchè solleciti il ministero degli Interni a non inviare ulteriori richiedenti asilo sul territorio toscano,  fino al riequilibrio delle percentuali con le altre Regioni”. Nardella fa notare che in base ai dati del Viminale, la Toscana avrebbe una presenza di richiedenti asilo superiore del 12% alle quote dovute, mentre, scrive, ci “sono varie altre regioni che sono sotto quota, come Lombardia, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Puglia, Valle d’Aosta”. Ed ecco dotati gli eventuali rivoltosi razzisti fiorentini di un’autorevole pezza d’appoggio; in presenza di simili prese di posizione dei sindaci, è inevitabile che vedremo altre notti uguali a quella che oggi viene chiamata su molti giornali “la ripugnante notte di Goro”.

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Lettera (pubblica) del Sindaco Nardella al Prefetto Giuffrida
          (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

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