La cozza pelosa
n.d.r.
Il segretario regionale PD della Puglia e candidato alla presidenza della Regione, Michele Emiliano, pochi giorni dopo le sconcertanti dichiarazioni sui magistrati che dovrebbero chiedere scusa a Berlusconi dopo la conferma in Cassazione dell’assoluzione nel processo Ruby, torna a sorprendere, questa volta dagli studi di TeleBari.
Emiliano oggi attacca l’ex segretario PD Pierluigi Bersani, che dovrebbe sentire l’obbligo morale, stante la grave crisi dell’ILVA di Taranto, di restituire all’azienda pugliese un finanziamento di 95.000 Euro (del tutto lecito e registrato) che il partito ricevette nel 2006.
Emiliano, che ora è diventato un fedelissimo di Matteo Renzi, non perde occasione di mostrarsi più realista del Re; peccato che abbia la memoria lunga quando si tratta dei suoi avversari politici, ma dimentichi sia i suoi scivoloni di quando era sindaco di Bari, sia la sue stesse dichiarazioni in cui assicurava che mai si sarebbe candidato alla presidenza della Puglia.
Ecco l’ultima videosparata di Emiliano, e un paio di articoli per rinfrescare la memoria.
Dal Corriere
Scintille Pd, Emiliano a Bersani:
«Restituisca 95mila euro all’Ilva»
«Si è fatto finanziare dal gruppo di Emilio Riva e io che sono dello stesso partito l’ho pregato di restituire questi soldi ma non l’ha ancora fatto».
«Bersani si è fatto finanziare 95 mila euro dall’Ilva. Io sono segretario dello stesso partito, certo ho pregato in tutti i modi Bersani di restituire questi soldi e non l’ha ancora fatto». Il segretario pugliese del Pd e candidato del centrosinistra alla Regione Puglia, Michele Emiliano, intervistato da Telebari è tornato sulla questione dei finanziamenti alla politica elargiti dai Riva ed emersi nell’indagine penale sul siderurgico tarantino.
La storia
Il finanziamento risale alla campagna elettorale del 2006. Rivelato dalla stampa nel 2008, è stato più volte utilizzato contro l’ex segretario del Pd prima da Antonio Di Pietro e Beppe Grillo e poi anche dall’attuale premier Matteo Renzi. Nel 2006 l’allora patron dell’Ilva Emilio Riva (oggi deceduto) aveva già subito una condanna.
” Sputatemi in un occhio se farò mai il presidente della Puglia. Prometto solennemente: non mi candiderò mai a quel posto…”
L’INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA
del 21 Settembre 2009
di Virginia Piccolillo
Emiliano, atto d’accusa ai dalemiani:
basta attacchi, qui è come Hiroshima
Il sindaco: mi accusano per i rapporti con l’imprenditore Degennaro? Il suo hotel è il quartier generale di D’Alema
«Anche dopo Hiroshima noi saremo qui. E se le tre figure più rappresentative della Puglia, D’Alema, Vendola e io, non trovano la quadratura, per il centrosinistra sarà un disastro ». Michele Emiliano, sindaco di Bari, magistrato, candidato alla segreteria del Pd regionale in opposizione all’area dalemiana che sostiene Sergio Blasi, non nasconde la sua figura imponente dietro un dito. Ora che il tam tam dei boatos giudiziari annuncia come imminenti provvedimenti che squasseranno l’assetto politico del centrosinistra barese, reagisce come di consueto: guarda in faccia la bufera, gonfia il petto e reagisce colpo su colpo agli attacchi interni. Ieri l’ultimo: il dalemiano Ugo Malagnino, coordinatore della mozione Bersani in Puglia, gli rinfacciava di aver scelto come assessore la nipote dell’imprenditore appaltatore del Comune Degennaro e lo accusava di mirare segretamente al posto di Vendola. Lui, tra un’inaugurazione di un circolo pd a Carbonara e un pranzo con il senatore Giovanni Pellegrino a Lecce (in un hotel diverso da quello prenotato per evitare una contiguità gastronomica con il dalemiano nei guai giudiziari Sandro Frisullo, casualmente già lì), sbotta: «Manca solo che mi si dica cornuto. Adesso davvero si sta esagerando».
Perché?
«Rimproverano me di aver rapporti con Degennaro? Ma se l’hotel Sheraton è il quartier generale dei dalemiani da dieci anni in tutte le campagne elettorali più importanti. E anche lui ci va. Ma è tutto trasparente. Tutti i Degennaro sono del Pd. Lo zio dell’assessore che ho in giunta è stato candidato, per volere di D’Alema, alle Europee. Non stiamo parlando di chissà quale bandito».
Ma è un imprenditore che ha appalti con il Comune.
«Sono tutti business precedenti. E poi Degennaro ha finanziato una sua lista civica che mi ha sostenuto, che ha espresso come assessore sua nipote Annabella che parla 4 lingue e lavorava a Washington. Punto. È un legame che loro hanno coltivato nel tempo. Ma perché il padre di Colaninno non è un imprenditore?».
Davvero punta ad approfittarsi di un eventuale indebolimento politico di Vendola?
«Sputatemi in un occhio se farò mai il presidente della Puglia. Prometto solennemente: non mi candiderò mai a quel posto. E poi secondo me Nichi non è debole».
E se dovessero scattare provvedimenti contro esponenti della sua passata giunta come l’ex assessore alla Sanità Tedesco, o l’ex vicepresidente Frisullo?
«Vendola li ha già sostituiti. Ma capisco la domanda e vado oltre. Io non potrei mai credere che Vendola ha fatto qualcosa di male. Ma dico che anche se per motivi tecnici dovesse arrivargli un avviso di garanzia non deve dimettersi».
Perché Tedesco sì e lui no?
«Tedesco si dimette per tutelare il presidente. Ma un soggetto che non può essere sostituito non può dimettersi e buttare all’aria la sua responsabilità ».
Vendola fa anche un rimpasto in nome della trasparenza.
«Sì, invece di sostituire solo Frisullo azzera la giunta. Ma lì gli erano saltati i nervi perché D’Alema gli aveva proposto di fare solo il capolista Pd. È un passaggio che lo ha fatto impazzire. Ma D’Alema è fatto così».
Un male o un bene?
«D’Alema è stato e rimarrà ancora a lungo l’unico riferimento politico della Puglia. E siccome io non ho intenzione di andarmene, anche mio».
Però i suoi fedelissimi?
«Non sono tutti uguali. In gran parte sono persone delle quali abbiamo un gran bisogno degli altri preferisco non parlare. Il mio auspicio è che D’Alema tratti in modo paritario con le figure più rappresentative della Puglia ».
C’è chi pensa che sia stato lei a suggerire a Vendola la lettera contro il pm Digeronimo in cui si evocano i servizi segreti deviati.
«Io sono riuscito a fargliela spegnere dell’80 per cento».
Lei per primo ha indagato su Tarantini nel 2001. Perché non è stato fermato?
«Sì, emerse già tutto lì. Il sistema Tarantini. Il ruolo di Tedesco e delle sue aziende di famiglia. Finite le indagini sono andato via dalla procura. E credo che il pm Rossi fosse sovraccarico di lavoro».
E allora, perché andò alla famosa cena di Tarantini?
«Fu proprio Malagnino a farmi andare dicendo che D’Alema era in ritardo. Volevano portare anche me. Non riconobbi Tarantini, ma quando mi venne presentato aspettai D’Alema e gli dissi che dovevamo andare via subito».
In mezzo al giro di escort c’è finito anche Frisullo. Lei non lo ha difeso.
«Ma che dobbiamo scattare con il moschetto in mano ad ogni ordine? Anch’io forse tra 20 anni difenderei uno dei miei se finisse nei guai. Ma ora voglio valutare caso per caso non per appartenenza di partito. Anche perché non vengo da lì».
La accusano di occhieggiare a destra.
«Sono nato in un quartiere popolare e vengo da una famiglia che ha dovuto emigrare. Ma so per esperienza che sono milioni le persone per bene che votano centrodestra e non intendo regalarle a Berlusconi».
Le cozze pelose e Degennaro
da Linkiesta
18/03/2012
di Michele Fusco
Le cozze pelose a sua insaputa, ci mancava questo in Italia
In politica c’è solo un elemento che non è ammesso: la non-consapevolezza. Solo oggi il sindaco di Bari Michele Emiliano si rende conto del perché casa sua a Natale venne trasformata dagli imprenditori Degennaro in un mercato ittico. Piange calde lacrime (di coccodrillo), ma ovviamente non schioda dalla poltrona.
Michele Fusco
Per noi baresi la cozza pelosa è la Monica Bellucci delle cozze. Sul lungomare, un tempo, si mangiava spettacolarmente cruda: un colpo di coltello, una goccia di limone, un pezzo di pane d’accompagno: what else? Di colpo, la mia amatissima cozza pelosa è tornata sulle prime pagine grazie al sindaco di Bari, naturalmente. Che dio gliene renda merito, a Emiliano. Quel gran figo di Emiliano. Il migliore dei sindaci, Michele Emiliano, già tostissimo magistrato.
Capita che, dagli interrogatori di un criccaiolo spinto, tal Degennaro, consigliere regionale Pd (ma va’) e imprenditore, emerga nel capoluogo pugliese il solito quadro devastante dei rapporti tra questi cosiddetti imprenditori e i cosiddetti pubblici ufficiali, i quali sembra sgavazzassero allegramente tra viaggi e «donazioni». Ma per questo ci sono magistrati che indagano. A noi, come dicevo, interessano più che altro le cozze pelose.
Nei giorni del Natale suonano alla porta di casa Emiliano. Apre la signora e si trova davanti un plastico 1:1 del mercato del pesce: 4 spigole giganti, 20 scampi, un certo numero di ostriche imperiali, 50 noci sempre imperiali, 50 cozze pelose e 8 astici. Più naturalmente champagne, vino, formaggi. E’ festa, ragazzi! Il sindaco accetta il banco del pesce senza batter ciglio. E mangia allegramente con tutta la famiglia la sera del 24.
Con grande ritardo, e solo perché qualche giudice ci ha messo il becco, questa «fish-story» è diventata di dominio pubblico. Per tutto questo tempo il signor sindaco è stato zitto, poi ieri, come ebbe a dire Christian De Sica in un mitico cinepanettone, «mi si sono riproposti gli scampi». E così Emiliano ha riunito i giornalisti in una lunga conferenza stampa, dove si è dato del bambino arrogante, ha confessato i suoi errori, tra cui la benezione alla figlia di Degennaro e ha posto l’asticella della sua moralità ben oltre «quattro branzini e un po’ di cozze pelose». Per cui non si è dimesso.
Se era possibile peggiorare la sua situazione, Michele Emiliano ci è riuscito il giorno dopo, quando ha di fatto ricondotto all’epopea berlusconiana tutte le colpe di quel che sta succedendo nel suo comune. Linkiesta su questo gli ha dedicato un opportuno corsivo.
Ma c’è un altro aspetto dell’animo umano, sino a oggi poco indagato, che definisce la pochezza di un dirigente politico come il sindaco di Bari. E che richiama alla memoria in modo molto diretto la faccenda Penati, quando il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che gli aveva affidato la sua segreteria e cioè il luogo più intimo del fare politica all’interno di un partito, si mostrò del tutto sorpreso per le accuse che piovevano sul capo del suo (primo) collaboratore. La scena più o meno si è ripetuta con Emiliano, che a precisa domanda su Degennaro, ha risposto sostanzialmente che lui aveva conosciuto un’altra persona. Dobbiamo pensare perbene, evidentemente.
Ebbene, noi cittadini di questi allocchi ne abbiamo piene le tasche. Di questi signori che sempre il giorno dopo si sorprendono di quel che è accaduto il giorno prima, che balbettano qualche parola di circostanza quando emerge il solito quadro devastante di rapporti tra loschi imprenditori e loschi funzionari, che piazzano tonnellate di pesce nella vasca da bagno (un’immagine che resterà scolpita nella storia!), che piangono caldissime lacrime (di coccodrillo) ma non schiodano dalla poltrona «per il bene della città».
In politica, c’è solo un elemento che non è ammesso: la non-consapevolezza. Non è ammesso l’accorgersi a posteriori di un processo deteriore che è percepibile già nei particolari, nei rapporti quotidiani, nelle pieghe della vita politica, prima ancora che nella vera e propria opera corruttiva. E cosa doveva pensare un sindaco minimamente sveglio, quando a casa sua piove un’intera pescheria? Quale persona perbene, che abbia ancora un minimo di stile, di decoro, di dignità, ti devasta l’appartamento con una tonnellata di mitili? E se hai le rotelle arrugginite, non ci dovrebbe sempre essere una moglie presente che ti chiede: «Ma Michele, chi è questo coglione che ci manda tutta ’sta roba?»
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è vero che la politica non è un pranzo di gala, ma mi sembra che si stia esagerando nell’abbassare il tasso medio dell’etica comunemente applicata; personalmente attribuisco a bersani una serie di nefandezze politiche di tale gravità da richiedere il suo immediato ritiro dalla vita pubblica, ma la storia tirata fuori da emiliano, che fa il paio con quella sulle scuse che la procura di milano dovrebbe presentare a berlusconi, è una porcheria assoluta, presumo determinata da un servilismo più peloso delle cozze modello monica belucci che tanto sembrano piacergli, una cosa di tale bassezza da renderlo incompatibile con il ruolo di candidato alla presidenza della regione puglia, e onestamente anche per un analogo incarico alla bocciofila di molfetta.
mi sembra che siano sempre di più gli scappati di casa che occupano posizioni strategiche nell’attuale pd, una modesta riedizione della corte di nani e ballerine che speravo di non rivedere mai più, il che rende renzi un uomo sempre più solo al comando: dovrebbe essere un problema in primo luogo per lui, e lo dico ben cosciente della scarsità delle alternative disponibili.
è vero che la politica non è un pranzo di gala, ma mi sembra che si stia esagerando nell’abbassare il tasso medio dell’etica comunemente applicata; personalmente attribuisco a bersani una serie di nefandezze politiche di tale gravità da richiedere il suo immediato ritiro dalla vita pubblica, ma la storia tirata fuori da emiliano, che fa il paio con quella sulle scuse che la procura di milano dovrebbe presentare a berlusconi, è una porcheria assoluta, presumo determinata da un servilismo più peloso delle cozze modello monica belucci che tanto sembrano piacergli, una cosa di tale bassezza da renderlo incompatibile con il ruolo di candidato alla presidenza della regione puglia, e onestamente anche per un analogo incarico alla bocciofila di molfetta.
mi sembra che siano sempre di più gli scappati di casa che occupano posizioni strategiche nell’attuale pd, una modesta riedizione della corte di nani e ballerine che speravo di non rivedere mai più, il che rende renzi un uomo sempre più solo al comando: dovrebbe essere un problema in primo luogo per lui, e lo dico ben cosciente della scarsità delle alternative disponibili.
Accozzaglie di miserie.
Accozzaglie di miserie.
Contro figuri come questo, novello Paolo di Tarso, si puó provare solo disgusto. Se fossi pugliese forse non saprei per chi votare, ma di certo saprei per chi NON votare. Se dovesse condurre la cosa pubblica come conduce la sua vita politica, staremmo proprio freschi.
Siamo in presenza di una riedizione riveduta e corretta della setta degli ‘Illuminati’, quelli che ‘hanno visto la luce’ (i Blues Brothers mi perdonino!).
Nessuna speranza di perdono da parte dei Blues Brothers.
Contro figuri come questo, novello Paolo di Tarso, si puó provare solo disgusto. Se fossi pugliese forse non saprei per chi votare, ma di certo saprei per chi NON votare. Se dovesse condurre la cosa pubblica come conduce la sua vita politica, staremmo proprio freschi.
Siamo in presenza di una riedizione riveduta e corretta della setta degli ‘Illuminati’, quelli che ‘hanno visto la luce’ (i Blues Brothers mi perdonino!).
Nessuna speranza di perdono da parte dei Blues Brothers.
Sento profumo, non di rose, che si sa poche profumano, ma di escrementi. Quel puzzo che fuoriesce dal pozzo nero quando lo apri, e ti obbliga ad indossare una mascherina. Che la politica non sia cosa pulita lo si sa, putrtoppo da molto tempo, che la cosa non pulita sia anche inquinata, è altrettanto luogo, e conoscenza, comune, ma che sia a questi livelli è veramente disarmante. Troveremo, da qualche parte, cappuccetto rosso ? Quella bambina inncocente che vaga nel bosco buio e pericoloso ? Avremo ragione dl lupo cattivo che come la favola racconta è sempre in agguato ad attentare alla vita, ed in modo subliminale, alla virtù della stessa ? Leggo di spigole, cozze pelose, diventate alla fine del racconto addirittura tonnellate, neanche un peschereccio oceanico ne potrebbe portare tanto, leggo dichiarazioni su contributi, se leciti e registrati perchè tirarli fuori se non per sollevare la metaforica puzza che dicevo? già il cattivo odore, quello che ci avvolge, quello che se si volesse fare politica vera quella che ti obbliga a combattere per le tue convinzioni o se preferite idee non c’entra niente con l’altra, quella che spande a piene mani il sospetto del malaffare, quella che in sintesi si occupa più dei cattivi odori che di buona amministrazione.
Sento profumo, non di rose, che si sa poche profumano, ma di escrementi. Quel puzzo che fuoriesce dal pozzo nero quando lo apri, e ti obbliga ad indossare una mascherina. Che la politica non sia cosa pulita lo si sa, putrtoppo da molto tempo, che la cosa non pulita sia anche inquinata, è altrettanto luogo, e conoscenza, comune, ma che sia a questi livelli è veramente disarmante. Troveremo, da qualche parte, cappuccetto rosso ? Quella bambina inncocente che vaga nel bosco buio e pericoloso ? Avremo ragione dl lupo cattivo che come la favola racconta è sempre in agguato ad attentare alla vita, ed in modo subliminale, alla virtù della stessa ? Leggo di spigole, cozze pelose, diventate alla fine del racconto addirittura tonnellate, neanche un peschereccio oceanico ne potrebbe portare tanto, leggo dichiarazioni su contributi, se leciti e registrati perchè tirarli fuori se non per sollevare la metaforica puzza che dicevo? già il cattivo odore, quello che ci avvolge, quello che se si volesse fare politica vera quella che ti obbliga a combattere per le tue convinzioni o se preferite idee non c’entra niente con l’altra, quella che spande a piene mani il sospetto del malaffare, quella che in sintesi si occupa più dei cattivi odori che di buona amministrazione.
A parte il fatto che non si capisce perchè mai un finanziamento lecito e regolarmente denunciato vada restituito 9 anni dopo, ma se Emiliano ritiene che sia il caso, perchè non ne fa richiesta all’attuale segretario pro-tempore del PD ? Il finanziamento andò al partito, mica nelle tasche di Bersani.
Mi sembra una domanda retorica, alla quale ci hai taciuto la risposta.
A parte il fatto che non si capisce perchè mai un finanziamento lecito e regolarmente denunciato vada restituito 9 anni dopo, ma se Emiliano ritiene che sia il caso, perchè non ne fa richiesta all’attuale segretario pro-tempore del PD ? Il finanziamento andò al partito, mica nelle tasche di Bersani.
Mi sembra una domanda retorica, alla quale ci hai taciuto la risposta.