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Slavoj Žižek: cos’è la libertà oggi

Segue la trascrizione in italiano di un recente video-blog di Slavoj Žižek per il Guardian.

Cos’è la libertà oggi

In modo che si possa essere veramente liberi, mi piacerebbe che lo stato e le sue istituzioni si prendessero cura dei miei interessi e delle mie necessità, non solo senza che io debba sollecitarli ma addirittura senza che io lo sappia.

Dall’altra parte, siamo veramente consci di quanto siamo veramente liberi di fare scelte o  di quanto queste scelte alla fine sono predeterminate dalla società nella quale viviamo? Per questo penso che le recenti rivelazioni di WikiLeaks siano cosi importanti.

Riguardano il TISA (Trade in Services Agreement), un accordo di scambi mega-importante per la circolazione libera di capitali finanziari e informazioni. Un accordo che predeterminerà le nostre decisioni in parecchi campi dell’economia mondiale per decadi a venire. Non solo questi negoziati sono segreti, ma tramite WikiLeaks abbiamo anche saputo che, se i negoziati andranno a buon fine, rimarranno secretati per i primi cinque anni.

La più pericolosa forma di mancanza di libertà è la mancanza di libertà che non è nenche percepita come tale. Poi c’è un’altra forma di libertà che io credo abbia un impatto disastroso e che non dobbiamo assolutamente sottovalutare. Alla fine degli anni ’90, incontrai da qualche parte a Belgrado (quando Milošević era ancora al potere) diversi invidui che poi sarebbero diventati fanatici nazionalisti, probabili responsabili di azioni di pulizia etnica con cui mi vergogno di aver probabilmente conversato. I quali, in ogni caso, hanno dato una strabiliante lezione di come funziona il nazionalismo fondamentalista.

Il processo mentale è il seguente: giudichiamo il governo democratico occidentale come iper-regolato. Si è costantemente bombardati da messaggi “politically correct”: non essere razzista, sta attento a cio che mangi, disciplinati, regolati, eccetera. D’altronde, come mi hanno apertamente confessato, costoro (i fanatici nazionalisti, n.d.t.) vogliono mangiare ciò e quanto vogliono, fumare a piacimento, rubare quando gli pare, stuprare donne a volontà, eccetera. Diventare un nazionalista fondamentalista durante guerre civili tra etnie diverse, dà una una libertà eccezionale.

Per questo non sono sorpreso nell’ apprendere che nelle zone dell’Irak e della Siria controllate da ISIS il problema non è esclusivamente il fondamentalismo estremo. Oltre a questo ci sono stupri di gruppo, torture, uccisioni all’ordine del giorno, eccetera. Vedete, questo è il problema del fondamentalismo. Non è solo questione di mancanza di libertà, c’è anche questa sorta di falsa libertà. Un’esplosione di libertà oscena.

Per me la più alta forma di libertà e l’amore, e qui sono un patetico vecchio romantico. Amore significa dedicarsi totalmente alla persona amata. Rinunciando a uno dei fondamentali aspetti della tua libertà, quello della scelta, quella di cambiare partner sessuali a piacimento.

Ora viene la sorpresa: questa libertà ci viene gradaulmente sottratta. Penso che oggigiorno il nostro ideale sia l’amore senza il cascare cotti. Sapete, ho trovato diverse agenzie di incontri che lucrano su questo. Agenzie che affermano: vi renderemo possibile trovare l’amore senza lo stravolgimento, senza il “cascare”. Credo invece che l’unico vero libero amore sia quello che includa l’innamoramento, il “cascare cotti”. Cammini per strada e, in un attimo di disattenzione, scivoli su una buccia di banana. Una donna ti aiuta. Potrebbe scaturirne l’amore della tua vita. Ma non puoi prevederlo. Senza la scivolata, l’amore non sarebbe potuto diventare tale.

Quindi, la lezione da trarre è che la vera libertà è sapere analizzare e mettere in discussione tutto quello che ci è dato da una ideologia egemone – e per ideologia non voglio qui intendere qualsiasi sua  forma istituzionalizzata, ma semplicemente la maniera nella quale percepiamo la nostra vita – dicevo, mettere in discussione tutto, inclusa la nozione stessa di libertà.

 

Slavoj Žižek: Biografia

Slavoj Žižek è critico culturale e filosofo di impronta marxista, nato a Lubiana in Slovenia, il 21 Marzo 1949. Attualmente ricopre una cattedra presso l’Istituto di Sociologia e Filosofia, dell’ Università di Lubiana, ed è professore alla New York University. È inoltre direttore internazionale del Birkbeck Institute for the Humanities di Londra. È saggista su una vasta gamma di argomenti, tra cui teoria politica, teoria del cinema, studi culturali, teologia, e psicoanalisi.

Žižek ha ottenuto fama internazionale come teorico politico nel 1989 con la pubblicazione del suo primo libro, The Sublime Object of Ideology, che contesta l’interpretazione marxista dell’ideologia, definendola una falsa interpretazione del reale. Sostenendo piuttosto che l’ideologia non e’ altro che fantasia inconscia che serve ad ognuno per strutture la realtà. Il pensiero teorico – politico di Žižek lo pone su uno dei due poli dell’attuale sinistra progressista che mira alla nascita di un’alternativa alla società capitalista, con la revisione e la riedizione del programma socialista progressista del secolo scorso (avocato oltre che da Žižek, da Alain Badio). Questo in contrapposizione alla proposta di una visione alternativa degli attuali schemi sociali, sostenuta, tra gli altri, da Roberto Mangabeira Unger.

Il suo stile non ortodosso, frequenti articoli su giornali e blog e la pubblicazione di libri di vasta lettura hanno portato Žižek ad avere ampio seguito e influenza internazionale, tanto che la rivista Foreign Policy lo elencato nella lista dei Top 100 Global Thinkers del 2012, definendolo “un celebre filosofo”. Per dar piu’ spazio al suo pensiero e’ stata recentemente fondata una rivista di studi politici a lui dedicata, l‘International Journal of Žižek Studies.

L’ontologia di Žižek dà preminenza al soggetto creativo che può manipolare il discorso anche mentre viene da esso modellato. Žižek suggerisce che la coscienza è opaca. Sostenendo che anche se ci sono diverse interpretazioni simboliche del reale, non sono tutte relativamente “vere”. Per Žižek ci sono due istanze della realtà: la realtà abietta che non può essere simbolizzata, e la realtà simbolica, una serie di significanti che non possono mai essere adeguatamente integrati all’interno di ogni soggetto. La verità è rivelata nel processo di transito delle contraddizioni; essendo alla fine una “differenza minima”: il divario tra l’infinito giudizio di un materialismo riduzionista e l’esperienza vissuta.

In questo contesto, Žižek sostiene che lo stato è un sistema di istituzioni di regolamentazione che forma il nostro comportamento. Il suo potere è puramente simbolico e non ha forza normativa al di fuori del comportamento collettivo. In questo modo, il termine legge significa semplicemente principi morali alla base della società, che permettono l’ interazione tra individui vietandone gli eccesi.

Le decisioni politiche per Žižek sono diventate oggigiorno depoliticizzate e accettate come fatti normali. Ad esempio, decisioni importanti e controverse (come ad esempio riduzioni della spesa sociale) sono presentate come apparentementi a necessità “oggettive”. Anche se tutti i governi democratici affermano sistematicamente di voler dare una sempre maggiore partecipazione dei cittadini e allargare la democrazia, le decisioni importanti sono ancora fatte nell’interesse del capitale all’insaputa o contro il volere della maggioranza della popolazione. Il sistema bipartitico dominante negli Stati Uniti e altrove, ad esempio, produce e perpetra questa illusione.

Žižek sostiene che è estrememente importante che i cittadini si impegnino a sostegno di cause fondamentali, quali quelle che hanno a che fare col lavoro, cercando di mettere in relazione queste singole battaglie alla più grande lotta per un nuovo ordine sociale. Il vero conflitto politico di oggi, per Žižek, è tra una struttura ordinata della società e coloro che sono emarginati da essa, disoccupati, precari, sottoccupati, immigrati, pensionati dalla bassa fascia di reddito, disadattati, ecc.

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3 comments

  1. Kokab 5 dicembre, 2014 at 15:30

    bisogna dare atto a zizek di avere una presenza scenica e una capacità di usare in modo surreale la lingua inglese, oltre che la mimica, che lo renderebbe, se solo volesse, un attore comico di livello assoluto.
    con questo straordinario stile ci dice una verità semplice e fondamentale: le libertà non sono tutte uguali, anzi, di regola sono tutte diverse, e l’unico sistema per renderle meno diseguali, perchè a nessuno si applicano gli stessi limiti, è quello di mettere tutto in discussione, dalle ideologie all’idea stessa di libertà.
    dire tutto questo facendo ridere, a me appare geniale.

  2. Blue 5 dicembre, 2014 at 14:18

    Slavoj Žižek esprime qui dei concetti semplici e meravigliosi. La semplicità di pensare che l’unico modo per essere veramente liberi sia quello di amare, di rendersi consapevoli che la rinuncia alla libertà assoluta (fittizia idea di libertà, sessuale nello specifico) volgendo il proprio animo all’essere amato, rappresenta l’unica forma di vera libertà. Entra qui il tema dell’eterno conflitto tra Eros e Thanatos, che, in definitiva, spinge l’uomo (l’umanità) verso un ritorno ad una struttura semplice preorganica. La pulsione di morte come superamento del piacere è dunque essa stessa “piacere”?
    La letteratura di millenni ci ha trasmesso questo dolce messaggio di annullamento del proprio essere nella fusione sentimentale dell’innamoramento, fino alla risoluzione finale. Il romanticismo (inguaribile patologia che molti di noi conoscono) che Žižek ci propone è questa visione.
    Diversa l’analisi della libertà percepita a livello sociale. Gli strumenti di cui la cosiddetta civiltà ci consente di dotarci sono, anch’essi, frutto del “Sistema” e pertanto affetti da vizio originario. Qui il filosofo-psicanalista sposa (d’altra parte i suoi interessi per la Scuola di Francoforte ne sono una attestazione emblematica) le tesi marcusiane: non vi è mai vera libertà se non quella che il “Sistema” consente, sempre e solo funzionale alla sua sopravvivenza. Ancora prima di “L’uomo ad una dimensione” in cui questa esasperazione del concetto di “libertà permessa” sanciva in qualche modo la fine dell’Utopia, in “Eros e Civiltà” Marcuse riteneva che la spinta rivoluzionaria libertaria conseguente alla liberazione degli istinti primari dell’uomo (tra cui la pulsione verso una sessualità libera e liberata) avrebbe significato di sovvertimento sociale in senso marxiano.
    Sappiamo bene che questi concetti sono stati al centro, in passato, di utopie e di sperimentalismi esistenziali con risultati non sempre felici.

    “Quindi, la lezione da trarre è che la vera libertà è sapere analizzare e mettere in discussione tutto quello che ci è dato da una ideologia egemone…”
    Verissimo, continuiamo a provarci, non smetteremo mai.
    Ben sapendo che gli anni che abbiamo vissuto non sono passati invano.

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