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Il girone degli impresentabili

Gli impresentabili hanno vinto. Nonostante la loro iscrizione nella lista stilata dalla Commissione Antimafia, molti dei “segnalati” hanno ottenuto un successo di preferenze che parrebbe indicare che poco o nulla ha contato, l’essere stati ufficialmente indicati come persone da evitare.

Superano le 10.000 preferenze l’ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino (FdI), e la signora Lonardo Mastella (FI). Sopra i 5.000 voti ci sono Agostino Ambrosio (FI) di San Giuseppe Vesuviano, Fernando Errico di Benevento (Ncd), e il fratello d’Italia Luciano Passariello, quest’ultimo addirittura rinviato a giudizio per un tipico reato da criminalità organizzata, il riciclaggio.

 

SET 150602-02

 

Poi c’è il caso De Luca, unico degli eletti nelle file del centrosinistra, che nonostante la probabile decadenza e il bollo di impresentabile è stato scelto dai cittadini campani come prossimo Presidente della Regione.
Non interessa qui tornare sulla bontà del lavoro fatto dalla Commissione Antimafia e sulle eventuali motivazioni di rivalsa che la sua Presidente potesse avere nei confronti della dirigenza del PD. Credo sia importante riflettere su altri aspetti della questione impresentabili, toccati più o meno approfonditamente anche dalla stessa Rosy Bindi ieri sera nella trasmissione “Piazza Pulita”.

 

La prima considerazione è che l’azione di rinnovamento della politica condotta dal Presidente del Consiglio non riesce minimamente a scalfire le storiche consuetudini elettorali in alcune regioni del Mezzogiorno. Il persistere di questa vasta zona grigia che copre le commistioni tra politica e criminalità organizzata, la percezione del voto di scambio come prassi del tutto normale, la pacifica sottomissione dei cittadini al potente locale, sono problemi che il nuovo corso renziano non ha minimamente affrontato e pare non intenda affrontare. Non si è ancora sentito nessuno dei rappresentanti del governo, nè dei maggiori esponenti del partito di maggioranza, dire nulla di significativo su questo aspetto fondamentale della questione meridionale; e anche sulla querelle della lista degli impresentabili hanno parlato in cento, ma nessuno per rilevare che esiste comunque una componente inaccettabile nella politica, così come viene agita in molte zone del Sud.

 

Seconda considerazione: stilare un elenco di persone con precedenti penali o con carichi pendenti, non è sufficiente a dare un’indicazione onesta su chi fa politica correttamente e chi no. Questo aspetto è stato sottolineato anche da Rosy Bindi ieri sera; probabilmente non può essere un organo di derivazione parlamentare a individuare e indicare pubblicamente in che modo e in quali comportamenti si sostanzi il voto di scambio e quali siano i politici che ne fanno uso. Credo che il tema vada approfondito nonostante la sua difficoltà, e non vada lasciato ai soli Gabanelli e Saviano di turno.

 

Terzo punto, che discende dal precedente: alcuni politici e commentatori, riferendosi al caso De Luca, hanno suggerito che in qualche misura l’impresentabile del Sud ha colpito il PD a Nord. Probabilmente De Luca ha ben amministrato la sua città, o almeno i suoi concittadini pensano così. Non si può però non rilevare che una persona che è stata Sindaco di un grande Comune per vent’anni, deputato, sottosegretario, commissario a svariate emergenze, eccetera, non dovrebbe avere questo attaccamento alle cariche pubbliche che, in età ormai avanzata, dimostra una certa pervicacia nel credersi indispensabile.

Oltre a ciò, sicuramente gli elettori del Nord trovano nel modo di porsi arrogante e borioso di De Luca, nel suo frasario ricercato ma sempre, più o meno velatamente, minaccioso, l’esempio tipico e ancestrale del politico del Sud. Certamente, chi ha avallato la candidatura (o autocandidatura) di De Luca non ha potuto non sentire quanto la presenza di un simile personaggio strida aspramente con la voglia di rinnovamento, e ne ha accettato le conseguenze che ne potevano risultare fuori dalla Campania.

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11 comments

  1. M.Ludi 3 giugno, 2015 at 13:21

    Mi inserisco tra Franz e Andre Natoli per sottolineare che, in una qualche misura, una grossa evoluzione nel voto c’è stata: si è passati da un voto ingessato dalle ideologie (ormai in buona parte tramontato) ad uno più fluido e, quindi sensibile, agli umori di pancia (cosa che comunemente viene chiamata populismo), il che non necessariamente si trasforma in aspetto negativo in quanto può premiare o svantaggiare chi non rispetta le istanze degli elettori. In sostanza, non credo che potremo, d’ora in avanti, prescindere dalla verifica periodica delle cose fatte (e non solo annunciate), nonchè dalla scelta di persone che riescano ad impressionare favorevolmente gli elettori. Detto questo, poichè di imbecilli è pieno il mondo, difficile pensare che il nostro Paese ne sia esente, e questo, Salvini, lo sa bene.

  2. Kokab 2 giugno, 2015 at 23:45

    scritto eccellente che ci richiama ad uno dei problemi storicamente più gravi del paese, che è anche, nella sostanza se non nella forma, quello meno considerato, non fosse altro per il fatto che non si intravedono soluzioni possibili.
    intervengo sulla prima considerazione, che a me sembra la più importante, e vorrei dire che per una volta renzi mi appare sostanzialmente innocente.
    nelle regioni del sud, da quasi due secoli, lo stato ha fatto diversi passi indietro e ha smesso di presidiare in larga misura il territorio, l’economia e buona parte delle relazioni sociali, sia cedendo questi segmenti di potere direttamente alla malavita organizzata, sia consentendo che le istituzini operassero in modo opaco e clientelare, senza garantire la cura di alcun interesse generale, ma solo quella di interessi particolari normalmente in conflitto fra loro, cosa quest’ultima che avviene solo nella migliore delle ipotesi, che è quella in cui le istituzioni non sono direttamente infiltrate dalla malavita.
    perchè poi le cose siano andate in questo modo sarebbe materia per una ben più ampia discussione, e sul motivo è quindi opportuno glissare.
    in questo contesto la raccolta e l’organizzazione del consenso ha iniziato a seguire regole che poco hanno a che fare con la politica, sia perchè non sono ideologicamente connotate, i ribaltamenti da destra a sinistra nel meridione sono repentini e quasi mai facilmente spiegabili, come ancor meno si comprendono, al di fuori el meccanismo del voto di scambio, le disinvolte migrazioni dei politici da uno schieramento all’altro, sia perchè dietro ad ogni scelta politicamente significativa la vera ragione non è mai legata ai criteri di giusto o ingiusto, ma essenzialmente agli interessi da tutelare.
    questo deficit etico non è però solo della politica, che sarebbe un problema di semplice soluzione, ma è soprattutto della società, che in una sua parte cospicua percepisce con precisione i limiti dello stato e considera del tutto lecito lucrare su questi un dividendo: ciò ci porta a dire, e lo dico in modo semplice e diretto, che senza l’utilità marginale del voto di scambio non si vince, e tutto quello che avrebbe potuto fare renzi, anche se de luca non avesse avuto alcuna pendenza giudiziaria, era operare una scelta che avrebbe garantito una limpida sconfitta del pd e contemporaneamente una cristallina vittoria del voto di scambio.
    del resto, qual è il paese al mondo che accetta di eleggere un governatore destinato a durare lo spazio di un mattino, sfidando apertamente le leggi dello stato? direi un paese nel quale rottamare bersani è molto più semplice che rottamare i gattopardi.
    detto in altri temini, non credo che dal cul de sac in cui si trovano le regioni del meridione si possa uscire con le regole della democrazia, e questo mi sembra un problema decisamente superiore anche all’energia di renzi.

  3. M.Ludi 2 giugno, 2015 at 21:06

    La costruzione di una classe dirigente di un Partito quando si è vinto inalberando la bandiera della rottamazione non è ne semplice ne veloce da attuare; a maggior ragione in un partito così radicato sul territorio come il PD.
    La necessità di combattere su più fronti (emergenziali e non) non ha consentito sicuramente a Renzi di dedicare il tempo dovuto all’organizzazione del PD al di là della Direzione del partito; è per questo che le regionali sono state affrontate, secondo me, in modo raffazzonato, subendo candidature non certo simbolo della rottamazione (Emiliano e De luca), presentandone altre (peraltro uscite dalle primarie) che non avevano lo spessore necessario a fare da catalizzatore, in particolar modo in due regioni (Veneto e Ligurie), ove la matassa era intricata e difficile da sciogliere.
    Renzi non può contemporaneamente fare il Presidente del Consiglio ed il Segretario del PD perchè il Partito necessita di una dedizione totale, a maggior ragione in una fase di necessario rinnovamento, pena trovarsi di nuovo alle elezioni a dover giustificare la presenza nelle liste di “impresentabil”.

    • Tigra 3 giugno, 2015 at 10:09

      Per come la vedo io, i Partiti Democratici sono almeno due, uno radicato sul territorio, legato alla vecchia classe dirigente e capace di vincere le elezioni amministrative, e uno post rottamazione, legato a Renzi, capace di vincere le elezioni nazionali perchè Renzi ci mette la faccia per tutti, ma in grave difficoltà sulle elezioni locali.
      Sintesi nessuna.

  4. Franz 2 giugno, 2015 at 19:18

    La mia impressione é che la nuova dirigenza del PD non solo “…non riesce minimamente a scalfire le storiche consuetudini elettorali in alcune regioni del Mezzogiorno “, ma non ha ben capito neanche quelle del Centro e del Nord. Lasciamo ad altri i proclami trionfalistici e la ricerca dei capri espiatori e prendiamo ad esempio l’andamento del voto dal 2010 ad oggi. Trovo etremamente preoccupante l’arretramento complessivo dell’area di centrosinistra in queste aree, anche se nessun candidato era da considerare ‘impresentabile’ ( mi pare che al Sud, il centrosinistra ne schierasse tre, anche se uno era un pezzo da novanta). Come ci spieghiamo che nel 2010, alle regionali in Veneto, contro un CD fortissimo e compatto, il CS ottenne il 29,07% dei voti, mentre avantieri, contro un CD diviso e rissoso, si é ottenuto solo il 22,7%? Che sia elemento irrinunciabile l’onestá dei candidati é chiaro a tutti, ma perché non é altretanto chiaro che il candidato debba essere anche competente? A questo punto si dovrebbe affrontare anche il discorso legato alle primarie che, personalmente, non rifiuto in toto, ma che andrebbero decisamente ripensate…

    • AndreaNatoli 2 giugno, 2015 at 23:36

      Nel 2010 il m5s non esisteva come alternativa di voto, la gente ancora credeva in un qualche cambiamento, la crisi non era all’apice, c’era una guerra in corso e Bersani non aveva vinto ancora le primarie.

      Il mezzogiorno oggi è in mano al Pd come anche il centro e il nord (il veneto è naturale che sia tornato a votare una lega rinnovata e la Liguria è stata donata a Toti coscientemente dalla sinistra)

      Prima si votava quasi in blocco o destra o sinistra oggi la realtà politica è molto più frastagliata e in equilibrio precario perché si è dovuta riassettare su un modo differente di far politica.

      • Kokab 3 giugno, 2015 at 00:01

        benvenuto in questa discussione.
        a me sembra che si sia frastagliata l’offerta politica, e questo può aver determinato l’equilibrio più precario che tu indichi; sulla effettiva esistenza di un modo differente di fare politica avrei qualche dubbio…

        • AndreaNatoli 3 giugno, 2015 at 02:28

          Grazia per il benvenuto;)
          Per quanto riguarda la prima parte credo che stiamo asserendo la stessa idea.
          Per il differente modo di fare politica intendo che da una parte le posizioni si sono inasprite molto involgarendo la discussione politica, dall’altra si è passato da un giorno all’altro da un bipolarismo ad un tripolarismo e questo ha spiazzato non poco sia tutti noi elettori che tutta la vecchia guardia politica che si è trovata costretta a modificare gli usi ormai comuni interni ed esterni ai partiti.

          Anche la decadenza berlusconiana ha avuto conseguenze sui modi di far politica (patto del nazareno e spostamento verso il centro a recuperare i voti dei centristi delusi sia del Pd che di ncd)

          E anche Renzi ha cambiato le regole del gioco interpretando molto bene il momento politico e sociale e portando il Pd a poter dettare l’agenda di governo.

          Salvini, dal mio punto di vista è un’invenzione del Sistema per far fuori il m5s, visto che molti leghista delusi sono tornati a sperare e a votare il carroccio.

          Gli unici soggetti politici che non si evolvono mai sono la Bindi, Bersani, Fassina ecc … Comprendo che vogliano una sinistra più comunista ma non hanno né la macchina del tempo per tornare dal caro vecchio Berlinguer ne le palle di andarsene e fare una sana opposizione creando un qualcosa di differente perché mettersi a fare opposizione interna in maniera così mediocre fa solo male all’immagine della sinistra che per di più, stavolta, è salda al governo

          • Franz 3 giugno, 2015 at 09:10

            Caro andreanatoli, buogiorno! Su due punti mi trovo d’accordo con il tuo intervento : il primo é che Salvini, pompato oltre ogni dire da un sistema informativo che definire servo sarebbe offensivo nei riguardi dei servi, ha fatto convergere su di sé molti voti di leghisti delusi che, aggiungo io, un anno fa avevano votato M5S e FI, e di altri elettori delusi dal pregiudicato evasore; il secondo é che l’opposizione interna del PD dovrebbe prendere atto che non si puó vivere da separati in casa e costruirne un’altra, anche se molti sostengono che di fatto é stato Renzi ad uscire dal PD (quello vero).
            Su un terzo punto non mi trovo d’accordo, e cioé sulla presunta evoluzione del sistema politico italiano messa in atto da Renzi, Grillo e Salvini: liberismo, protesta fine a sé stessa e razzismo becero e idiota sono da sempre presenti in tutti i sistemi politici.

          • Kokab 4 giugno, 2015 at 10:44

            nell’ordine:
            1) le posizioni si sono inasprite sia perchè è saltata la mediazione culturale della prima repubblica, che selezionava meglio la classe dirigente, ai tempi sostanzialmente migliore della società che la esprimeva, mentre oggi mi appare vero il contrario (ricordiamo che non tutto è stato tangentopoli), sia perchè il progressivo agravamento della crisi ha reso più radicale il confronto per scaricare su altri l’inevitabile pagamento dei costi.
            2) il fatto che i soggetti politici siano diventati sostanzialmente tre incide sulle maggioranze possibili e sulla soglia di voti necessaria per governare, considerato che non si dovrebbe più votare con sistemi proporzionali (in realtà c’è una finestra temporale in cui è ancora possibile, ma non penso verrà utilizzata), e incide quindi sul comportamento degli elettori, ma non mi sembra rilevante sul modo di fare politica.
            3) non mi sembra che renzi abbia cambiato le regole del gioco, perchè interpreta in modo addirittura perfezionato la leadership plebiscitaria che si era affermata con berlusconi, ha essenzialmente cambiato il soggetto che distribuisce le carte, ma non il metodo consolidato.
            4) sul fatto che salvini sia una invenzione del sistema per colpire il m5s non concordo, salvini esprime compiutamente la pancia reazionaria e arretrata del paese, che sta trovando forse per la prima volta un corrispondenza diffusaanche in altri paesi d’europa, e a mio avviso è un motivo di grande preoccupazione: il m5s può anche finire rapidamente, forse succederà e forse no, salvini o chi per lui resterà, domani e anche dopodomani.
            5) che bindi bersani e fassina siano fuori dalla storia è cosa che condivido da decenni, da prima che bersani presiedesse la provincia di piacenza; che ciò debba ridurre la sinistra alla semplificazione renziana è cosa che condivido meno, e io sono uno abbastanza di destra 😉

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