attualità

Ipocrisia è realtà

Domenica a Parigi sfileranno in tanti per manifestare la propria indignazione contro quanto è successo e sta succedendo in Francia.

Le immagini della carneficina le abbiamo viste, riviste e cercate per trovarne un senso…

Siamo stati tutti col fiato sospeso, per ore, sperando in un buon esito delle operazioni delle teste di cuoio, ma alcuni ostaggi erano già stati uccisi, perfidamente, da una mente ormai persa dalla società comune. Abbiamo assistito alla morte di persone comuni, illustri giornalisti e vignettisti satirici. Abbiamo urlato alla macellazione del diritto di satira, del diritto di parola e di pensiero. Dibattiti a non finire contro questo o quello. La distruzione mediatica delle religioni, o almeno così s’è tentato di fare, è divenuta un tema comune a tante trasmissioni. Qualcuno, poi, ha scavato nella storia di chi ha fatto della fede un’arma per soggiogare i popoli: il cristianesimo ha molto di che insegnare in merito…

Tutto giusto, tutto corretto, tutto più che umano o umanamente comprensibile…ma…quanto siamo ipocriti?

Sappiamo che, perchè comunicata giornalmente, da diversi anni esiste una vera e propria migrazione di popoli verso terre che possano dare almeno la possibilità di vivere. Le guerre, le dittature regolate da questo o quel potentato, fanno si che i nostri paesi si riempiano di persone disperate, in cerca di pace. Vengono accolti nella nostra società che spesso lascia, giustamente, coltivare la propria cultura, anche se contrasta contro quella autoctona. Rabbrividiamo quando sentiamo della violenza su una madre o una figlia, frutto di una cultura maschilista maledetta, generata da un estremismo che il nostro popolo ha cancellato da pochi decenni. Facciamo facce strane quando vediamo per strada una donna velata, ma lasciamo fare. A questi migranti facciamo fare tutti i lavori che noi, persone studiate di un ceto sociale ormai elevato, non vogliamo più fare: spesso in nero, sempre sottopagati. Conosciamo ingegneri e professori di lingue che raccolgono pomodori l’estate e fanno le pulizie d’inverno…però sappiamo ancora indignarci: ipocriti!

Quel fucile automatico, AK47, chiamato sempre col nome del suo ideatore, Kalashnikov, è un’arma d’assalto. E’ un’arma che anche un bambino può assemblare. E’ un’arma che perfora la blindatura dei mezzi. E’ un’arma che al mercato nero costa la bella cifra di cinque dollari (se sei un bravo contrattatore), quindici dollari (se non sei capace di contrattare). Un’arma che costa quindi quanto tre pacchetti di sigarette. Se ne costruiscono tantissime, non se ne conosce nemmeno la cifra totale. L’hanno in mano uomini, ragazzi, donne, ragazze e anche bambini di qualsiasi nazionalità, qualsiasi credo religioso e qualsiasi tenore di vita, nelle terre della disperazione, del sopruso, della pace geopolitica degli stati occidentali. Abbiamo visto usare quel fucile per uccidere un poliziotto a terra, già ferito e chiedente pietà: pietà che il carnefice non ha avuto…

Non abbiamo pietà nemmeno noi, per quanto succede lontano dalle nostre case. Siamo (almeno io mi ritengo) ipocriti! Ieri, tra le altre notizie ben offuscate dagli avvenimenti d’oltralpe, è stata data una micro-notizia: Boko Haram, ennesima strage, duemila persone trucidate nella città di Baqa. …ma no! avranno sbagliato! sono stati una ventina a Parigi e tutta la società civile è sgomenta! non è possibile…

Signori, è in atto una pulizia etnica in un paese che ha dato i natali all’Umanità tutta…

…e non ce ne frega un cazzo! Meglio discorrere del diritto di stampa.

 

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12 comments

  1. M.Ludi 14 gennaio, 2015 at 09:23

    l’importanza di certi accadimenti non è sempre funzione di grandezze misurabili in termini numerici; ci sono piccoli fatti nella storia che hanno determinato grandi conseguenze, semplicemente perchè se ne sono sottovalutate le evidenze e la Shoa, prima di palesarsi agli occhi del mondo come una catastrofe umana, è partita in sordina, togliendo agli ebrei, giorno dopo giorno, diritti senza che nessuno vedesse dove quella strada stava portando.
    Trovo stucchevole e piuttosto deprimente che, di fronte a tragedie come quella nigeriana e quella parigina, si voglia fare dei distinguo, stilare graduatorie: chiunque ha concepito l’eccidio di Parigi, non avrà alcuna remora a emulare Boko Haran. La vera tragedia è che l’occidente, dopo aver largamente alimentato (altrove) divisioni e scontri, oggi è del tutto inerme di fronte ai frutti avvelenati che è costretto a raccogliere, quindi niente di meglio sa fare de non mettere la toppa al buco apparentemente più piccolo: perchè scandalizzarsi?

  2. Kokab 13 gennaio, 2015 at 18:59

    da oltre 70 anni il mondo è pieno di “guerre dimenticate”, combattutte con le armi vendute dall’europa e dalla russia, di solito in paesi che sono stati per oltre 4 secoli preda del colonialismo dell’occidente.
    sono quasi sempre guerre civili, e come sempre in questi casi sono anche dei genocidi, privi di quel minino di civiltà, non sembri un paradosso, che gli stati sovrani usano quando si fanno guerra fra di loro.
    di fronte alle nefandezze di boko haram si indignano tutti coloro che hanno un barlume di umanità, e restano indifferenti le “brave persone”, non poche, che fra di noi l’hanno smarrita; ciò nondimeno, pur vedendo chiaramente la differenza di misura nel numero dei morti, non riesco a vedere una contrapposizione morale fra la nigeria e parigi, perchè la libertà di stampa, come alcune altre libertà fondamentali, è una delle cose che ci permette di indignarci per gli orrori del mondo e, a volte, di porvi rimedio.
    a me pare che l’ipocrisia non sia delle persone che si indignano per charlie hebdo, che sono probabilmente le stesse che si indignano per boko haram, ma di coloro, ormai veramente troppi, che non si indignano affatto.

    • Genesis 13 gennaio, 2015 at 20:28

      Già, Kobab, è sottile la differenza morale, molto, forse troppo. Quella francese è per la libertà di poter insultare una cultura, un credo, un profeta cui due miliardi di persone fanno fede. Quella nigeriana, come siriana ecc, è per la libertà di essere esseri umani. Sottile e maledettamente fine!

      • dinamite bla 13 gennaio, 2015 at 21:34

        Credo che la fattispecie “francese”, e suppongo che con francese ci si riferisca alla rivoluzione e non alla landa, stia nella libertà di rispondere esclusivamente alle regole di convivenza derivanti da un patto sociale figlio dell’incontro di idee condivise e nel non dover sottostare alle volontà balzane, poco importa se seguite da due o due miliardi di fessi, per cui quel che dice un qualsiasi mercante arabo (o artigiano cilicio, o agricoltore del vermont, o etc etc) diventa legge perchè l’ha detto dio (e l’ha detto solo a lui…).
        Ciò che succede in nigeria, in repubblica centrafricana etc ha certamente anche marginale valenza religiosa e ideale ma ha anche, e soprattutto, motivazione etnica, atteso che, per quanto possa dispiacere alla rimordente coscienza europea, conosco poche persone razziste quanto gli africani. hutu e tutsi che si sono mazzati, e ammazzati, tanto quanto i nigeriani ora, erano tutti cristiani… ivi la libertà non sta tanto nella libertà di essere essere umani, ma di essere essere umani dominanti su altri esseri umani… al di là di quel che credono gli uni e gli altri… e di quel che crediamo noi europei.
        Con tutto il rispetto agli esseri umani ho molto più rispetto per le idee

  3. Blue 11 gennaio, 2015 at 11:44

    Caro Genesis, le tue considerazioni sono belle, profonde e giuste: “Non abbiamo pietà nemmeno noi, per quanto succede lontano dalle nostre case. Siamo (almeno io mi ritengo) ipocriti.”

    Il tema della pìetas – non come si intende oggi, solitamente cristianamente, quale misericordia verso l’altrui sofferenza, dolore, patimento, pena – ma , come derivato dal mondo latino e prima ancora ellenistico, quale sentimento di “condivisione”, sta a cuore a molti di noi. La pìetas latina era uno dei valori fondanti del “Mos Maiorum”. Essere parte e membri di uno stesso popolo, condividendone, appunto, i valori, le tradizioni che ne connotavano la cultura e la civiltà. Riconoscendo i vincoli di continuità con il proprio passato e con le speranze da riporre nel proprio futuro, in una visione globale di responsabilità verso gli altri. Come si vede anche nelle culture pagane, prima di tutte direi, esisteva il concetto, bellissimo, della condivisione e della partecipazione dei sentimenti della comunità (insieme di individui). Quale altra categoria dell’essere umano può parimenti esprimere un più alto grado di civiltà? Nessuna, almeno per me.
    Nel tempo questo senso civico si è perduto, innestandosi e sostituendosi ad esso un insieme indefinito e confuso di “norme comportamentali” che ideologie e religioni hanno sapientemente contribuito ad elaborare ed imporre all’umanità. In nome del potere, fine a sé stesso prima di tutto, con quello che ne deriva poi e cioè: imposizione delle proprie convinzioni, costituzione di classi dominanti impregnate di privilegi non solo economici. Trasversalmente, tutti coinvolti. Non esenti da responsabilità negative anche coloro che hanno consentito questo scempio delegando e sottraendosi all’impegno civile comune.
    Inutile poi evocare l’ipocrisia come categoria: essa non è che il frutto naturale di questo processo storico degradato e degradante di cui, soprattutto le religioni, tutte, sono le principali artefici.
    E, in questo senso, con questi sentimenti, oggi mi sento a Parigi.

  4. Luistella 11 gennaio, 2015 at 08:51

    http://www.lastampa.it/2015/01/10/cultura/opinioni/buongiorno/in-boko-al-lupo-jppA0r0tLNN24lCw0rm2MM/pagina.html. Ho colto in questo articolo di Massimo Gramellini, una risposta, conferma ,a quanto dici.Però credo che una risposta sia difficilissima a darsi. Tant’è che se ho compreso bene l’articolo, l’unica strada che può essere percorribile, oltre all’attenzione internazionale, è quella di dare alle vittime (adulte) della Nigeria, la possibilità di difendersi.Nonchè smettere di avere interessi economici con questa gentaglia (i seguaci di Boko, intendo), qualora ce ne fossero. Quindi, visto che gli “esseri”sterminatori non se ne andranno, chiedendoglielo, l’unica è armare la gente, perchè si possa difendere. Ma sta pur certo che se qualora ciò accadesse, ci sarà pur qualcuno che dirà che, “bisogna trattare”, che non è con le armi, ecc.. Tutte cose vere, certo se non fosse che questi imbottiscono le bambine di esplosivo per farle saltare in aria in un mercato. Non saprei cos’altro dire. Forse non si sa cos’altro dire, visto che è l’orrore che chiude la bocca.

    • Genesis 11 gennaio, 2015 at 09:16

      Vedi Luistella, spesso, parlando con le persone comuni di questi problemi, la risposta è quella “ma sì, che si ammazzino tra di loro, basta che non rompano le scatole a noi”…un po’ come se nelle due ultime guerre mondiali gli USA avessero disputato una guerra di difesa delle sole proprie terre, fregandosene di Europa e confinanti…
      Armiamoli e che se la disputino loro…e qualcuno continuerà ad arricchirsi per questo…ma, secondo me, non può essere la soluzione…non deve esserlo!
      Una rivoluzione deve esserci per portare quel minimo di civiltà che serve, ma deve partire da chi sta armando e coinvolgendo nei suoi traffici, le menti labili volte alla ricerca del potere assoluto. Quindi dall’occidente.

      • Luistella 11 gennaio, 2015 at 12:15

        E’ giusto ciò che dici: ma adesso, come adesso, cosa si può fare se non dando la possibilità a questa gente di difendersi, visto che la polizia nigeriana non ce la fa, oppure, si gira dall’altra parte? E difendersi in questa situazione vuol dire solo avere la possibilità di usare le stesse armi. Se poi, non so in questo caso della bimba di 10 anni, sono gli stessi genitori a consegnarli (e) nelle mani di costoro, non sai proprio che dire. Qualche settimana fa , non so più in quale regione del mondo comandato dai fanatici, un bimbo, imbottito di tritolo, si è consegnato piangendo, ai soldati, dicendo la verità. Si è salvato lui ed ha evitato uno strage.Questo bimbo è un eroe del nostro tempo. Ed è tragico pensare che debbano essere i bambini così coinvolti, a diventare eroi. Ed è ancor più terribile pensare che nel primo caso, è stata evitata la strage per le lacrime del bambino, nel secondo, pare che qualcuno, a distanza ,abbia azionato l’esplosione. Vedi, Genesis è che non ce la faccio, proprio non ce la faccio a non augurarmi che costoro vengano sterminati dalla gente, che riesca ad organizzarsi in una nuova resistenza. Non vedo altro sistema: chi fa ciò che fa , non può essere trattato diversamente.

  5. nemo 11 gennaio, 2015 at 08:48

    Diciamo la verità e ristabiliamo le grandezze, premetto che accetto ben volentieri i vostri distinguo. Un morto, ammazzato fa notizia, duemila la fanno in misura diversa, una bambina usata come kamikaze fa notizia , ma molto molto relativamente, suscita sdegno e passa. non credo come dice il nostro Genesis che sia solo ipocrisia credo sia altro molto più”sotterraneo” . Chi si indigna, oggi, del muro costruito nei territori palestinesi? Pochi o nessuno, eppure è o no paragonabile al muro di Berlino? Chi si indigna ? del comportamento della Turchia ai confini della Siria ? O della sua politica nei confronti della minoranza curda ? Quanta indignazione c’è nel blocco economico degli Usa nei confronti di Cuba ? E quanta indignazione suscitò il colpo di Stato che travolse Allende ? Attenzione non mi riferisco alla indignazione personale, ovvero di ciascuno di noi variamente interessato, mi riferisco a quella che l’alta politica definisce in generale. Pochi di costoro ebbero a criticare, aspramente, l’invasione dell’Irak, si dove va punire un feroce dittatore, pochi ebbero a condannare l’aiuto ai rivoltosi libici, c’era da detronizzare un pazzo, ebbene sappiamo cosa è accaduto e come vanno le cose. La nostra ipocrisia si poggia, tutta, sulla descrizione che ci viene fatta dai media la elaboriamo in base alle nostre convinzioni e convenienze e, perchè no, al nostro perbenismo, ipocrita. Pochi rammentano che in occasione della proiezione del film Mani sulla Città, del compianto maestro Rosi, la platea, la metà, tributò l’applauso all’opera l’altra metà fischiò senza ritegno, ritenendo l’opera troppo “comunista” eppure descriveva quello che, tutti, sapevano che accadeva. Ebbene, noi tutti, siamo soggetti a diverse e varie sollecitazioni, crediamo d’essere liberi di pensare ed agire , ma credetemi non è così. Pochi di noi hanno la facoltà e la libertà d’essere tali. Se così fosse ci indigneremmo di più sull’Irak, sull’Afganistan, sulla Palestina, sulla Turkia, sull’Ucraina, sulla Cecenia, sulla Libia, e su tante altre parti del mondo dove ci sono imbecilli! ! Una parte di noi fa parte di coloro che non tributarono l’applauso al maestro Rosi. Sono tra costoro.

  6. menomale 10 gennaio, 2015 at 19:48

    Oggi le notizie sono gestite dai media, che possono costruire un caso praticamente dal nulla e far passare sotto silenzio un eccidio come se fosse morto un gatto. Ma la disinformazione, subita o indotta, non è ipocrisia.
    Certo, preferiamo discutere del morto ammazzato nella pizzeria sotto casa nostra piuttosto che indignarci per una strage avvenuta in un altro continente e della quale non sappiamo quasi nulla. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma non possiamo stilare una statistica delle morti per stabilire il grado di efferatezza e di ferocia di chi le ha provocate; né possiamo evitare di occuparci, e preoccuparci, di più dei pericoli che corriamo fuori della porta di casa che non delle migliaia di morti di ebola in Africa.
    Ma non credo sia una scelta ipocrita, quanto piuttosto un riflesso condizionato e dettato dall’impulso di angustiarci per le cose e per i problemi che sentiamo più vicini e che ci spaventano; un automatismo che scaturisce dal nostro immaginario sollecitato, a comando, da quello che ci viene proposto.
    Se c’è qualcuno di ipocrita, questi sono i media.

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