attualità

Je suis Charlie

Ieri dentro la sede di Charlie Hebdo sono entrati due uomini armati di fucile, militarmente addestrati e col volto coperto, che gridando il nome di Allah hanno ucciso a sangue freddo degli uomini molto famosi armati solo di penna; per uccidere questi quattro uomini, i veri bersagli dell’attacco terroristico, si sono lasciati dietro una scia di sangue molto più lunga, otto “vittime collaterali” che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Assieme ai quattro uomini famosi, e ai loro sventurati compagni, la vittima è stata una delle principali libertà del mondo occidentale, la libertà di stampa, e soprattutto la libertà di fare satira, quella che fa male, che scortica fino all’osso il suo destinatario; se dimentichiamo per un attimo l’orrore e l’indignazione che suscita in noi questo evento, credo sia giusto, e anche necessario, considerare che una cosa del genere non era mai successa, e che questa cosa ha oggi un significato simbolico forte e innovativo.
Il terrorismo islamico aveva sempre seminato morte in modo indifferenziato, in occidente ma anche in oriente, facendo esplodere stazioni, aerei, scuole, mercati e altri luoghi pubblici, e determinando paura di massa e incertezza diffusa: tutti potevano essere vittime, ma tutti potevano ragionevolmente sperare che non toccasse a loro; oggi per la prima volta, almeno fuori dal medio oriente, la minaccia diventa selettiva, e da domani tutti quelli che fanno determinate cose, o che ricoprono certi ruoli, sanno di poter essere dei potenziali bersagli, sanno di non poter essere protetti in massa e all’infinito, e sanno di essere infinitamente meno liberi. Con loro e attraverso di loro, meno liberi lo siamo anche tutti noi.
Non era neppure mai successo che il terrorismo islamico agisse con stile occidentale, come un commando dei Navy Seals o del SAS: il terrorista è stato tradizionalmente l’uomo che sacrificava la sua vita per la fede e per la causa, come se la sua morte fosse il presupposto necessario e fondante del suo gesto, a volto scoperto e senza via di fuga, con una ritualità dai caratteri fondamentalmente mistici; questo aspetto oggi è venuto meno, con il risultato di spostare più in alto il livello di pericolosità del terrorismo, di diversificarlo e di renderlo più sofisticato e professionale, e nel contempo di accrescerne il livello di imprevedibilità e la conseguente inquietudine.
Oggi la vittima è stata la libertà di stampa, potrà esserlo anche domani, ma potrà essere anche un’altra delle nostre libertà fondamentali, e per quanto ci attrezziamo per proteggerle, sappiamo da lungo tempo che la forza della guerriglia organizzata è proprio quella di aggirare le protezioni.
Da ieri nelle piazze d’Europa tutte le persone civili dicono “Io sono Charlie”; è giusto prima ancora che doveroso, ma bisogna sapere quello che si sta dicendo, e per saperlo c’è un sistema molto efficace, che rende omaggio ai morti di Parigi, guardare bene, a lungo e con rispetto, le copertine del giornale, che irridono al potere, al luogo comune, all’ignoranza e alla fede, a tutte le fedi, e ricordare che proprio a questo hanno sparato con fredda ferocia.
Poi bisogna pensare, perché alla fine sarà questo l’argomento del dibattito, quando l’eco degli spari si sarà attenuato: quella satira, che ammette e pratica la blasfemia, come anche il dileggio delle istituzioni, è una di quelle libertà che si devono limitare, perché non tutte possono essere illimitate?
Io credo che la risposta sia no, perché alle parole, per quanto graffianti e irridenti, si dovrebbe poter rispondere solo con altre parole; rispetto al caso specifico poi, che riguarda la sensibilità religiosa ferita, io credo che il no debba essere anche più forte, perché se è lecita la fede, deve essere lecita anche la blasfemia, se sono leciti i riti della prima, devono essere leciti anche quelli della seconda, perché su questi valori ampi e inclusivi si fonda la visione del mondo del pezzo di mondo in cui viviamo, e non vorrei che su questo terreno, che riguarda i convincimenti intimi di ciascuno di noi, ci fossero libertà di serie a e libertà di serie b, e perché infine non è un caso che il potere, tutti i poteri, anche quello religioso, abbiano la fobia della satira.
Oggi per essere Charlie Hebdo dobbiamo ammettere che qualcuno di noi sia blasfemo, e io che personalmente lo sono da sempre, mi aspetto che il mio mondo difenda questo diritto.

 

 SET 15-01-08-mx01

SET 15-01-08-mx02

SET 15-01-08-mx03

SET 15-01-08-mx04

SET 15-01-08-mx05

SET 15-01-08-mx06

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

32 comments

  1. Blue 10 gennaio, 2015 at 22:44

    Premesse necessarie.
    1. Mi considero un ateo agnostico. Quindi capirete quanto possa interessarmi un dibattito sulla religione, sull’esistenza di Dio (che, come prescrive la grammatica – non un fantomatico “rispetto” verso chicchessia – scrivo maiuscolo e, per la stesa ragione, per “dei” uso il minuscolo) et similia.
    2. Il terrorismo (qualunque terrorismo, anche quello non religioso) che pretende di rivestire di ideologia giustificante la propria scellerata azione violenta ed omicida è esso stesso il più grande crimine contro l’umanità e la civiltà.
    Qui e altrove la discussione verte però su un’altra questione, una sorta di “corollario” del tema generale sottinteso in premessa.
    Se il tema della blasfemia, letta come irrisione, offesa, scherno, dileggio, di più: oltraggio, vilipendio, verso una qualsivoglia religione, estendendo la sua azione verso il “sentimento intimo” di chi di tale religione si ritiene seguace, costituisca base per porre un limite (oggettivo? anche qui ci sarebbe da scrivere un libro, non un paragrafo…) alla libertà di espressione di chiunque. Si potrebbe ampliare il concetto dicendo: esiste un limite oggettivo che la comunità civile può porre alla manifestazione verbale, scritta, alla rappresentazione del proprio sentire (ovviamente di quello che, conseguentemente, viene ritenuto offensivo, oltraggioso etc)? Perché confinare questo dibattito al solo ambito religioso? Sarebbe stato forse diverso se, una quarantina di anni fa, nel proposito di dileggiare il femminismo, fossero stati impiegati stilemi volgarmente machisti? O se per irridere all’ideologia socialista Lenin fosse stato raffigurato in atteggiamenti osceni? E, per stare ad esempi recentissimi, quando l’ineffabile Beppe e i suoi cultori rappresentano le nostre istituzioni, nel proposito di ridicolizzarle, in modo indecente, in tutti questi casi, sono valicati i confini della “comune morale”? Forse che al sentimento religioso deve essere riconosciuto un valore “più alto” e che quindi si debba introdurre la categoria del “sacrilegio”?
    Io credo che sia corretto affrontare il tema del dileggio, della derisione, più in generale, della satira (ma anche, ancor più in generale, il tema della espressione legata al concetto di immagine e della parola) non separandolo da quello legato ad una percezione di tipo estetico.
    Quindi, atteso che in proposito non esistono oggettività di giudizio, che ognuno ha le sue legittime sensibilità, che, parimenti, le società civili devono garantire la più assoluta e completa libertà di manifestare il proprio pensiero, sotto ogni forma, direi che abbiamo tutti la possibilità di volgere lo sguardo dove vogliamo, anche al cielo.

  2. Kokab 10 gennaio, 2015 at 20:22

    tutti noi abbiamo insultato qualcuno: fra quelli a cui ho provveduto personalmete ricordo al volo berlusconi, grillo, bossi, brunetta, i leghisti, diversi dirigenti del partito per cui ho quasi sempre votato, svariate ideologie politiche e, diversamente da molti degli amici presenti, se vogliamo semplificare, anche l’idea di fede religiosa, tutte quante indistintamente, ritenendo che la civiltà degli uomini abbia subito una involuzione da quando ha abbandonato il paganesino.
    naturalmente non l’ho fatto con le armi della satira, perchè non ne sono capace, l’ho fatto con una certa fredezza e spero con modi abbastanza garbati, ma comunque l’ho fatto e lo rifarò.
    non credo che fra un’ideologia politica e una fede religiosa ci sia alla fine una grande differenza, sotto il profilo della liceità alla drastica contrapposizione, accetto che altri la pensino diversamente, e pretendo che gli altri accettino il mio punto di vista, che non viaggia sulla canna di un fucile ma, illuministicamente, sulla tolleranza garantita dallo stato di diritto, che è laico, e a mio parere anche laicista.
    a tutti vorrei ricordare che i giornalisti di charlie hebdo sono morti anche per garantire che tutti possano liberamente disprezzare la loro opera.

  3. riesenfelder 10 gennaio, 2015 at 20:01

    Mah! A me tutte ‘ste matite brandite mica convincono più di tanto. Scrivo subito che sono costernato da quanto successo in Francia, dal numero dei morti innocenti e scrivo anche che sono arrabbiato perchè gli assassini sono riusciti a farsi ammazzare, diventando dei “martiri”, invece che essere presi, messi in un locale sotterraneo e pestati a vita come l’uva. Era il loro sogno immolarsi, diventare eroi. Ce l’hanno fatta.
    Sento continuamente una lode alla “satira”. Leggo addirittura che una come la Santanchè vuole mettere il cappello su Charlie Hebdo e distribuirla in Italia.
    Sto guardando centinaia di vignette con matite brandite contro il terrore. Tutte hanno una caratteristica e cioè sono indirizzate contro il terrorista e quasi mai contro Maometto.
    E questo, credo, è un modo che si differenzia moltissimo dalle vignette che stanno alla base del forsennato attentato di 3 giorni fa.
    Quando quella cima di Calderoli, nel 2006, si presentò in tv con le sue stupide magliette anti_Islam, a Bengasi ci furono 11 morti e 25 feriti. Berlusconi costrinse alle dimissioni.
    Anche Calderoli è da annoverare fra i “satirici”. Io ho qualche dubbio.
    Da ateo, quale sono, sono convinto della laicità dello Stato. Il rispetto per le Religioni deve essere totale.
    Una cosa è ridicolarizzare e combattere, anche con la satira, i tagliagola, il loro fanatismo medioevale un’altra cosa è la blasfemia.
    Quasi due miliardi di persone sono di religione musulmana. Hanno tutto il diritto di pretendere che il Dio in cui credono non sia offeso.
    Sono convinto che una delle poche strade da percorrere contro i fanatismi religiosi di tutti i colori sia “praticare” l’ateismo. In assenza Credo religioso ci sarebbero state e ci sarebbero tutt’ora pochissime guerre.
    Si può cominciare nel proprio piccolo. Quando iscrissi mia figlia in prima elementare, era l’unica a non frequentare l’ora di religione, in quinta su 23 bambini sole 13 la frequentavano ancora.

  4. DareioS 10 gennaio, 2015 at 18:42

    Caro Genesis molta verità nelle tue parole e rispondendo anche a Gennaro, penso che è arduo dissociare la merda dal concetto di cattivo e ripugnante , dunque il Corano associato comunque a detto elemento non ci fa una bella figura anche e soprattutto agli occhi di una bimba.
    Aggiungo che talvolta nei pretesi laici alberga un integralismo, un furore iconoclasta superiore e peggiore di quello dei fedeli di religioni. Ci sono persone che ossessionate dal rigore \ furore illuministico, sono disposte a distruggere immagini sacre, potrebbero strappare dal collo di una bambina un innocente catenina solo perché adornata dal pericoloso e aggressivo simbolo di una croce, poi però rivendicano il diritto di associare un simbolo religioso alle cose più oscene e ripugnanti, il tutto in nome di un malinteso senso diritto di libertà.

    • nemo 10 gennaio, 2015 at 18:56

      Concordo con quanto scrivi, e lo faccio da laico convinto ed assolutamente ateo, ho sempre scritto e sopratutto detto che il rispetto che esigo deve accompagnarsi allo stesso che devo. Ecco perchè pur associandomi al cordoglio ed alla condanna per un gesto così esecrabile allo stesso tempo non posso fare a meno di dire che , se io fossi, e fortunatamente non lo sono credente sarei tra gli offesi, ripeto, a scanso di equivoci, che questo non giustifica quello che è accaduto ne tantomeno la pazzia , furiosa, di questi individui ai quali auguro, se fossi io in errore, le pene massime che il loro credo riserva.

      • DareioS 10 gennaio, 2015 at 22:34

        Ciao Nemo, grazie per la comprensione, il laico combatte quotidianamente con i dubbi, è lento all’ira, è disponibile a riconoscere l’errore, si preoccupa di non recare offesa, sa che l’uomo non è solo ragione, ma talvolta è anche desiderio e sogno, non giudica perché giudicare è potere troppo grande, non schernisce o umilia l’innocente, tratta il colpevole con dignità prima ancora che con giustizia, non segue i dettami delle religioni ma nemmeno le ideologie

  5. DareioS 10 gennaio, 2015 at 15:36

    A proposito proprio ora mia figlia mi dice che la maestra le ha fatto ritagliare delle copertine di Charlie che sono state attaccate in una più ampia composizione tematica. Tra queste copertine vi è anche quella dell’arabo che si fa scudo di un Corano grondande di m con la dicitura il Corano è una M.
    La stessa mi chiede perché è stato scritto che Le Coran est de la merde.
    Che debbo rispondere alla piccola, perché il Corano non è in grado di arrestare i proiettili.?

    • Gennaro Olivieri 10 gennaio, 2015 at 17:22

      Caro Dareios, ammetterai che quella vignetta è divertente, seppur blasfema. Può essere irritante, ma comicamente funziona, e parecchio. Funziona perchè ha un fondamento logico, perchè la battuta è del tutto sensata. E’ sensata perchè il Corano viene usato sui campi di battaglia; è la motivazione che tira il grilletto, è lo scudo con cui si coprono i miliziani, è la copertura di ogni operazione di guerra dell’Isis o di Al Qaeda o di Boko Haram. Non è più solo un testo sacro, ma viene usato da molti come una vera e propria arma. A volte è solo un’arma deterrente che deve servire a intimidire gli infedeli, spesso accompagna le esecuzioni sommarie, e molto spesso è letteralmente brandito dai fanatici, a mò di randello. Quindi possiamo spiegare a una bimba che l’offesa peggiore che viene fatta a un testo sacro, è quella di sporcarlo di sangue innocente. Credo che una bimba in gamba, come sicuramente è la tua, capirà sicuramente, tra gli ammazzamenti e le vignette grevi, quali sono le vere azioni sacrileghe.

  6. Luistella 9 gennaio, 2015 at 14:06

    Le vignette di Charlie, personalmente non le grad isco.E’ una questione personale. Semplicemente non avrei comprato il giornale. lo comprerei alla prossima uscita solo per unirmi alla protesta . Comunque il fanatismo criminale di questi esseri ( non degni d’essere chiamati uomini) non ha nulla a che vedere con le”offese” all’Islam.
    Questi sono fanatici facenti parte di un’organizzazione criminale che colpisce ovunque. Tant’è che mentre sto scrivendo un terrorista (condannato all’ergastolo, poi toltogli da altre sentenza)collegato ai fratelli asserragliati nella tipografia, a Parigi, ha assaltato un supermercato ed ha ostaggi. E’ lo stesso assassino che ieri ha ucciso la poliziotta.

    • Osita V 13 febbraio, 2015 at 18:44

      concordo con gran parte delle opinioni espresse ,ma io,cattiva cattolica,quasi atea,non approvo, in cuor mio, che si irrida la religione di chicchessia,e sono addolorata per questo atto di terrorismo alimentato dal fanatismo religioso,ma” je ne suis pas Charlie”

  7. Kokab 9 gennaio, 2015 at 11:24

    non credo sia in discussione il fatto che le vignette di charlie hebdo possano essere urticanti e oltraggiose per gli uomini di fede, non ho difficoltà ad ammettere che lo siano, e accetto che chi ha fede si possa sentire offeso nei suoi più intimi convincimenti.
    tuttavia anche chi non ha fede viene quotidianamente offeso dalla ingombrante presenza di simbologie e ritualità di tipo religioso, che debordano per loro natura, ossia per la fondante necessità dell’evangelizzazione, dai luoghi in cui dovrebbero essere confinate, ossia i privai recinti di chi crede, ed entrano nella società, nei luoghi pubblici e nella vita delle persone che non le vorrebbero vedere neanche dipinte: chi come me ha dovuto difendere la propria vita e l’educazione dei propri figli dall’oltraggio e dalla violenza della fede, capisce perfettamente il disgusto che possono provare i credenti di fronte alle vignette anche noi abbiamo pubblicato, è lo stesso che provano i non credenti, che provo io, di fronte all’ostentata esibizione del crocifisso, a volte persino lungo le strade.
    e allora? ci sono diritti che valgono più di altri? se io non devo pretendere, e non pretendo, che la simbologia religiosa resti confinata fuori da ogni luogo pubblico, pretendo anche che si rispetti il mio diritto di irriderla, perché io subisco quotidianamente una violenza certamente uguale e forse maggiore.
    infine, il confronto fra le idee degli uomini è per sua natura conflittuale, ma le parole non sono uguali alle pallottole, e non possono avere l’identico peso: una delle principali differenze fra la civiltà e la barbarie sta proprio in questo discrimine che ci consente di accettare le prime e di escludere, tendenzialmente, le seconde; ricordiamoci anche che da quando esistono le religioni monoteiste sono stati versati fiumi di sangue in nome di dio, forse neanche una goccia in nome della satira, che da ieri ha maturato un credito.

    • Genesis 9 gennaio, 2015 at 11:51

      Bisogna distinguere la differenza tra fede e religione: sembrano la stessa cosa, ma sono decisamente ai due antipodi.
      Sono d’accordo con te Kobab per via della maledetta storia del cattolicesimo cristiano di cui, ancora, ne portiamo il peso. L’inculcare la religione (cattolica) ha prodotto negli ultimi decenni un evasione da questa, non proprio un evangelizzazione.
      I crocifissi, nelle aule, sono stati tolti da tempo…se non fosse, dopo la richiesta, possono essere tolti. L’ora di religione scolastica può essere destinata ad altro, sempre sotto richiesta, e questo da almeno trent’anni. Un capitello, un crocifisso, per strada, generalmente, hanno una loro storia, ma di certo mai recente. Non si è obbligati ad andare in chiesa, a pregare.
      Altro fatto è l’incursione religiosa nelle cose laiche, pubbliche e soprattutto politiche…devastante ancora oggi.

      Io, Genesis, credente atipico, mi sento insultato da quelle vignette per quello in cui credo, non perché ledano la figura di ciò in cui credo, ma perché violentano il mio, e ribadisco mio, pensiero: è un tipo di violenza anche questa, ma di certo non sarò mai quello che la denuncerà.

      Spesso dico che ho conosciuto atei decisamente più “cristiani” di me.

    • DareioS 9 gennaio, 2015 at 17:10

      Non condivido, pur riaffermando il diritto a dileggiare e a offendere, anche se l’offesa essendo un fatto ingiusto talfolta produttivo di danno risarcibile, non potrebbe in linea di principioprincipio essere oggetto di diritto, determinate copertine sono gratuitamente offensive fino a scadere nel turpiloquio dal sapore un poco pecoreccio. Scrivere come ho già evidenziato che il Corano è merda con tanto di illustrazione, per me non è satira, sia contestualizzata nella copertina che decontestualizzata è una frase violenta a contenuto turpe, le espressioni utilizzate non sono necessarie all’illustrazione di un pensiero libero o di un concetto. Anche se non sono mussulmano la proposizione di che trattasi mi offende. Nella rispetto della libertà di chi si da senza riserve al turpiloquio, vi prego di voler cortesemente tollerare la mia personale libertà di affermare che determinate copertine di Charlie sono liquami in avanzato grado di decomposizione, ovvero per dirla alla Fantozzi sono una caxata pazzesca, e, questa volta non mi importa se non ci sarà un lungo seguito di applausi.

  8. Genesis 9 gennaio, 2015 at 06:56

    Non avrei voluto intervenire, ma le parole miecson dalle dita…
    Premettendo che atti di violenza di qualsiasi tipo sono espressione umana del disprezzo di qualcosa, e basta, vorrei fare un’unica considerazione.

    Cos’è la libertà? Libertà è poter fare, dire o pensare qualsiasi cosa, finché questo non leda libertà d’altri.

    Sono d’accordo con Dareios sul desolante oltraggio della libertà di culto di alcune vignette francesi (alcune esposte anche in questo articolo), come sono più che d’accordo con chi condanna la violenza in oggetto.
    Passo e chiudo

    • Gennaro Olivieri 9 gennaio, 2015 at 08:03

      Ovviamente non devi limitarti nell’intervenire, caro Genesis: siamo qui apposta per confrontarci. Mi pare però che il ragionamento, sia tuo che di Dareios, finisca per considerare “paragonabili” l’offesa presunta alla fede arrecata da una rivista satirica armata di matite, e la reazione omicida dei terroristi, per concludere che la strage sia semplicemente sproporzionata all’offesa, ma che abbia un fondamento di giustificazione.

      • Genesis 9 gennaio, 2015 at 10:06

        Non c’è giustificazione alla violenza che sia questa verbale, fisica o di matita.
        Il mio è un discorso più improntato a far capire quale sia la giusta definizione del termine “libertà”. Se la mia matita, libera di tratteggiare qualsiasi cosa, violentasse in qualche modo anche il solo il pensiero di qualcun altro, lederei questo: andrei quindi contro la definizione. Così sono quelle vignette. È chiaro, ribadisco, che l’effetto violento accaduto è totalmente sproporzionato alla lesione.

      • Osita V 18 febbraio, 2015 at 18:58

        quando mai l’omicidio può avere giustificazione,non è questo il punto,la questione è perché dileggiare una religione e i giornalisti colleghi hanno loro stessi detto che sentivano che stava diventando una sfida alla morte

  9. Gennaro Olivieri 8 gennaio, 2015 at 23:02

    Eccezionale la copertina del prossimo numero di Charlie Hebdo, che indomitamente e con suprema autoironia si fa beffe degli assassini e della morte stessa: “Cercansi con urgenza 6 disegnatori”.

  10. dinamite bla 8 gennaio, 2015 at 20:35

    la satira dovrebbe colpire solo i potenti
    la satira sbeffeggia chi si comporta stupidamente ed è tanto feroce quanto più è stupido il suo obbiettivo
    se è potente è meglio, perchè da più visibilità
    la satira dovrebbe rispettare “i sentimenti profondi condivisi” quali le religioni
    come esentare le religioni dalla satira? le religioni, tutte, sono un concentrato di potere e stupidità…
    come può la satira disinteressarsene?
    e non è un caso che siano proprio le menti più deboli e quindi più ottenebrabili da ciascune delle sciocchezze partorite da un artigiano cilicio o da un mercante arabo o uno scrittore di fantascienza del nebraska a combattere più ardentemente contro chi ne sbeffeggia l’unica ragione di (inutile) vita.
    infine come si può anche solo pensare che la satira possa essere blasfema… blasfemia significa diffamazione, come si può diffamare ciò che non esiste?

    • DareioS 8 gennaio, 2015 at 21:13

      Non sono d’accordo poiché non è l’esistenza o l’inesistenza dell’oggetto che determina il carattere blasfemo di una espressione. In genere è considerato blasfemo tutto ciò che è rivolto ovvero reca offesa al sentimento religioso ovvero direttamente a Dio.
      E’ fuori dubbio che determinate rappresentazioni possano avere un portato offensivo, così come determinate espressioni verbali o scritte possano recare turbamento o disapprovazione. Tutti sono in grado di distinguere un contenuto offensivo, dissacrante, da un diverso contenuto magari elogiativo, celebrativo o altro. Ferme restando la possibilità di qualificare in modo positivo o negativo i contenuti, rivendicando per tutti e per ciascuno il diritto di critica, non possiamo in nome della libertà indiscriminata omettere il proprio giudizio, rinunciare ad affermare che una cosa è bella o brutta, gustosa o schifosa,dolce o amara.Libero Charlie di fare tutte le copertine che vuole altrettanto libero sono io di affermare che molte copertine sono letteralmente ripugnanti.

      • dinamite bla 8 gennaio, 2015 at 21:42

        il discorso si fa interessante:
        la blasfemia, quindi la diffamazione è un delitto contro l’onore, la parte lesa è l’oggetto della diffamazione…
        quando dio, allah, horus o più banalmente l’angelo moroni, o un qualsiasi thetan (o altri pari grado a scelta) sarà in grado di intentare una causa presso un tribunale, e quindi sarà in grado di qualificarsi come tale mi porrò il problema… credo che dormirò a lungo sonni tranquilli.
        🙂
        non vi è limite, a mio avviso, alla possibilità di critica e questo è ovviamente esteso al poter criticare chi critica… così via in una successione senza limite, se non quello delle capacità dialettiche.
        ovviamente il fatto che non possa esserci limite alla possibilità di critica non implica che questa sia efficace, e ciò vale per qualsiasi punto della succesione di cui sopra
        😉

        • DareioS 8 gennaio, 2015 at 22:05

          Scusami Dinamite non ingeneriamo confusione, persona offesa non è Dio ma chiunque ritenga di aver ricevuto un turbamento, una ingiusta lesione anche morale dalla”espressione irriguardosa. Il bene protetto dalla norma è qualcosa che non si puo vedere o toccare, ma non per questo può essere ritenuto insussistente, ovvero il sentimento religioso, il propri convincimenti etici, i valori, il proprio credo, il sentimento di pietà verso i defunti, e altro.

          • dinamite bla 8 gennaio, 2015 at 22:34

            non vorrei apparir pedante ma:
            – atteso che blasfemia significa diffamazione,
            – atteso che, almeno noi, si sia laici e razionali, e si lasci i sentimenti al proprio ambito
            – visto che la diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall’art. 595 del Codice Penale secondo cui: “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito… etc”
            – atteso che, per quanto sopra, se io dico che un qualsiasio dio è un birbone, non diffamo chi crede in quel dio, ma il dio stesso ( pealtro solo qualora non sia vera la birbonaggine…)
            – visto inoltre che la disciplina della querela da parte della persona offesa è disciplinata dall’articolo 597 CP: “I delitti preveduti dagli articoli 594 e 595 sono punibili a querela della persona offesa”
            visto tutto quanto sopra… direi che l’apodosi sia pleonastica 😉

  11. Blue 8 gennaio, 2015 at 20:06

    Bel post. Autorevolmente contro ogni banalità.
    Sintomatico che proprio gli esponenti più retrivi e legati all’integralismo religioso (quell’altro, quello “buono”), che si richiamano ai “valori” della “cultura occidentale”, siano tra i più accesi sanzionatori del delirio omicida dell’integralismo e del fanatismo “cattivo”, quello islamico. E in nome della giustezza della propria posizione invochino pene di morte e stabiliscano i confini netti ed invalicabili tra il “bene” (di cui si ritengono detentori e paladini) ed il “male”.
    Darei una lettura al link riportato qui di seguito.

  12. DareioS 8 gennaio, 2015 at 19:48

    Soprattutto la reazione deve essere proporzionata all’offesa.
    La blasfemia qualora sussista può essere sgradevole e irritante ma non può essere sanzionata con l’uccisione.
    Il terrore ha finalità più ampie, colpire i giornalisti e la stampa è distruggere un simbolo di libertà e democrazia è come violare e asservire le donne, incendiare una chiesa, sfregiare l’immagine sacra.

    • Gennaro Olivieri 8 gennaio, 2015 at 20:31

      Forse intendo male il tuo intervento, caro Dareios, e se è davvero così me ne scuso in anticipo, ma mi pare di capire che ammetti una sanzione, purchè proporzionata, per la satira blasfema o di cattivo gusto. Gran parte delle vignette di Charlie Hebdo, d’altronde, sicuramente non potrebbe essere pubblicata in Italia: tra denunce delle associazioni di genitori e dei movimenti integralisti, e l’azione autonoma di qualche pretore di provincia, questo tipo di satira verrebbe represso tempestivamente. Proprio lì sta la differenza tra democrazie avanzate e forme incomplete di democrazia: nelle prime la cosa sacrosanta è la salvaguardia delle libertà d’espressione e di stampa, che nei Paesi laici e moderni è considerata un bene di importanza primaria, e che non può essere limitato nè tanto meno sanzionato a causa del fastidio che può causare tra l’opinione pubblica (o il gusto pubblico) dominanti.

      • DareioS 8 gennaio, 2015 at 20:49

        La sanzione in primo luogo può essere la riprovevolezza personale e il fatto che uno non compra il giornale. Indubbiamente le immagini sopra riportate sono l’esplicazione pratica di un cattivo gusto che può essere censurato con la critica.La scritta il Corano è una merda per questo non ferma le pallottole con tanto di illustrazione ovvero il trenino erotico tra padre figlia e spirito santo non mi entusiasmano, prendo atto che c’è pure questo, ognuno ha diritto di stabilire il proprio target.

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux