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La Gran Bretagna è completamente cambiata, oppure questa estate è solo un brutto sogno

 

illustrazione di Vadot

La Gran Bretagna è completamente cambiata

Mentre “La” crisi politica della nostra generazione continua a palesarsi e i Tories si preparano a scegliere un nuovo primo ministro, la maggior parte di noi può solo spettegolare nel sottoscala.

di Ian McEwan
(Traduzione Redazione Modus)

La Gran Bretagna è completamente cambiata. La Gran Bretagna è completamente cambiata.

È abbastanza facile in questi giorni svegliarsi turbati ancor prima di ricordarne il motivo. Poi rammenti. Tutto è cambiato, completamente. O in procinto di cambiare, non appena il nuovo leader sarà stato scelto. Il paese in cui vivi, la democrazia parlamentare che l’ha governato, nel bene e nel male, è stata superata da un plebiscito di dubbia finalità e di stato non riconosciuto. Dalla nostra agricoltura alla nostra scienza e alla nostra università, dalle nostre leggi alle nostre relazioni internazionali per il commercio, lo scambio e la politica, e chi e cosa siamo nel mondo – tutto è oggetto di una curiosa ed impari rinegoziazione con i nostri vicini europei. Come siamo arrivati ​​a questo? Cosa ci vuoi fare?

Ormai ti stai mettendo le scarpe e percorri l’intera sequenza ancora una volta. Il partito conservatore aveva bisogno di risolvere un vecchio contenzioso all’interno dei suoi ranghi. La lite, una volta turbava il sonno di John Major. Lo scisma aveva bisogno di essere guarito per puntellare la posizione e il sonno di David Cameron. Alcuni proprietari di giornali e una grande minoranza di backbenchers (parlamentari di secondo piano o senza un incarico di governo, N.d.R.) Tory dovevano essere placati. La promessa di lasciare che il pubblco decidesse era nel manifesto conservatore, e il paese aveva votato per un governo conservatore. È stato legale e corretto avere un referendum.

 

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   sopra: David Cameron e John Osborne, sotto: Boris Johnson e Michael Gove

 

La campagna è stata condotta da, ed è stata una discussione tra, i politici conservatori – nel caso più semplice, Cameron-Osborne contro Johnson-Gove. Il ruolo dell’Ukip era semplicemente quello di far sembrare ragionevoli tutti gli altri. Abbiamo guardato e ci siamo posti domande, come i cremlinologi di una volta. Il partito Labour di Jeremy Corbyn è stato vergognosamente, o spudoratamente, assente fino a quando è stato troppo tardi. La validità dell’atto parlamentare del 2015 che ha permesso il referendum era chiara, ma non lo abbiamo letto veramente. Era consultivo, come sono alcuni referendum, o era vincolante?

La domanda non ci è venuta. Abbiamo sbagliato a non porla. Non ha senso dichiarare, come continui a fare, dopo che non è andata come tu volevi, che era soltanto consultivo. Avresti dovuto pensarci prima. E quale è stato il consiglio democraticamente presentato dalla nazione ai nostri legislatori? Che siamo quasi equamente divisi. Un terzo vuole lasciare, qualche frazione meno di un terzo vuole rimanere, e un terzo non sa o non se ne cura. Diciassette milioni contro 16 milioni. Ognuno pieno di disprezzo per l’altro. E su questa base e, a differenza di qualsiasi altro paese al mondo, stiamo per riformulare la nostra costituzione e molto altro ancora.

Sarai al caffè prima di ricordarti ancora una volta delle bugie che era necessario fossero dette per ottenere il risultato. I £350 milioni a settimana che sarebbero stati a disposizione del servizio sanitario nazionale (NHS); che avremmo potuto fermare l’immigrazione dall’Europa e nel contempo rimanere nel mercato unico; che la Turchia era in procinto di aderire; che avremmo potuto “riprenderci il nostro paese” – come se qualsiasi trattato internazionale non sia sempre, in un contesto legato a delle regole, una diminuzione di sovranità in cambio di un bene più grande per la nazione.

 

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... quando Boris Johnson promise che £350m sarebbero andate alla sanità pubblica

 

Alla tua seconda tazza potresti controllare on-line le regole previste dal partito Conservatore per la selezione di un nuovo leader, come se il conoscerle ti desse qualche beneficio. Oppure potresti dare uno sguardo al più semplice articolo 50 che definisce le modalità della nostra partenza. Appena 400 parole, straordinariamente facile da leggere, considerato che è stato redatto da avvocati. Quando avremo invocato la clausola saremo impegnati a lasciare entro due anni. I nostri partner non vogliono negoziare con noi fino a quando verrà invocato l’articolo 50. Se queste fossero le regole di un gioco a carte solo un gonzo si siederebbe a giocare. Chi dà carte prende tutto. Come può il Parlamento, anche ammesso che abbia voce in capitolo, votare su un affare che non può vedere fino a che non sia troppo tardi?

Eppure ci viene detto, anche dalla fazione Tory sconfitta del “remain”, che “il popolo ha parlato“. Forse questo è ciò che il partito – tutto – ha sempre voluto. Noi che ne sappiamo? La minoranza di noi che leggono i giornali sanno meno di un decimo di quello che sta succedendo. Ma possiamo essere sicuri di quanto ogni comitato elettorale Tory disprezzi gli altri, con una quantità di disprezzo che avanza anche per noi astanti.

La Gran Bretagna è completamente cambiata. La Gran Bretagna è completamente cambiata.

Possiamo presumere che potenti figure conservatrici volevano Boris Johnson fuori, per ragioni sia storiche che prossimali. Qualcuno piazzato in alto avrebbe potuto sussurrare senza problemi nell’orecchio del suo luogotenente, Michael Gove, per convincerlo che aveva la stoffa da primo ministro e che avrebbe dovuto abbandonare Boris. Quando Gove ha accolto il suggerimento e Johnson si è fatto da parte, un cosiddetto Grande di Spagna, Michael Heseltine, era a disposizione per sventrarne il cadavere . Poi, per i suoi 15 minuti, Gove è stato davanti a noi, come uno stupido Malvolio a giarrettiere incrociate (personaggio comico de La dodicesima notte di William Shakespeare, N.d.R.) , finché un altro Grande di Spagna, Kenneth Clarke, di concerto con il Daily Mail, era pronto ad accoltellarne le budella. Fuori due nell’estate del disprezzo.

 

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     Club londinese a St. James

 

O forse è andata in un altro modo. Noi cremlinologi possiamo solo immaginare ciò che si dice e accade nei club di St. James o nelle case di campagna dell’Oxfordshire. Ma una cosa che noi sappiamo, e che quella che tutti descrivono come la più grande crisi politica della nostra generazione è  una creatura nata nel solo partito Conservatore. Esso, non l’UKIP, ha offerto il referendum; lo ha combattuto, e lo ha vinto così come lo ha perso. Per tali servizi, per il caos ed il veleno che ne sono seguiti e che agitano il rinnovo della sua leadership, noi dovremmo esser lì a guardarlo mentre viene triturato da una efficace ed eloquente opposizione. Ma con il loro silenzio, Corbyn e la sua travagliata corte paranoica ci hanno per il momento precipitato in uno stato a partito unico, e non nella versione leninista che certi cortigiani laburisti sognavano d’avere.

 

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      Case di campagna nell'Oxfordshire

 

Ora guarderai impotente a come verrà scelto il nostro primo ministro. È, ovviamente, costituzionalmente corretto che noi non si abbia voce in capitolo. Ma è difficile scrollarsi di dosso quella sensazione da sottoscala. Non possiamo fare altro che chiacchierare attorno al tavolo della cucina e far pettegolezzi.

 

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Il maggiordomo ha una teoria, e così ne ha una la seconda cameriera. Anche il garzone sa tutto del voto tattico. La denominazione dei nostri ruoli dovrebbe farci capire la misura paradossale della nostra distanza dagli eventi. Boris, ad esempio, sta aspettando il momento, o è veramente finito? Che cosa ci dice del partito, dopo il 2008 , se Andrea Leadsom, una ex banchiera ostile al salario minimo, potrebbe forse essere il primo ministro? (la Leadsom ha nel frattempo fatto un passo indietro nella corsa alla leadership, 11/07/16, N.d.R.) Era reticenza quella di Theresa (May) durante l’astuta campagna referendaria, o era tattica? O forse solo espressione del suo carattere? O è lei la talpa dei “remainers”? Possiamo credere che il cancelliere (Osborne) non stia tramando? Sentiamo passi sopra la nostra testa – altri andirivieni. Ma chi?

La Gran Bretagna è completamente cambiata. La Gran Bretagna è completamente cambiata.

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Theresa May e Andrea Leadsom

 

Ci si potrebbe aggrappare alla teoria del maggiordomo sulla talpa infiltrata, nel mentre che ti preoccupi che le tue speranze possano aver allentato la tua presa sulla realtà: la potente fazione che voleva rimanere (nell’UE), e sussurrò lusinghe e seduzioni nell’orecchio di Gove, ha sgombrato la scena di Johnson, il più potente concorrente dell’altro campo, e facilitato una dei suoi in posizione, come PM. I negoziati di uscita iniziano e sono inevitabilmente protratti in un gioco con probabilità assai avverse. I nostri amici europei, guardano giustamente le proprie spalle, certamente non offriranno condizioni dolci. Solo un pazzo vorrebbe richiamare l’articolo del terrore anzitempo.

Nel frattempo, l’economia è in declino, la sterlina è alla deriva verso la parità con il dollaro, si stanno allungando le file dei disoccupati. Razzisti e xenofobi sono presi da un senso euforico dell’impensabile. Le grida per un secondo referendum diventano più forti. Le voci provengono dal solo quartiere che conti – il partito. L’ex-procuratore generale Dominic Grieve è tra i primi, poi alcuni ex-ministri, poi quei Grandi di Spagna. Alla fine, senza perdere la faccia, il nuovo primo ministro May asseconda a malincuore il loro desiderio. È quello che, dentro di sè, ha sempre voluto. E chiaramente, l’umore dell’opinione pubblica si è spostata. Nelle case popolari duramente pressate quelli per il Brexit stanno soffrendo di quello che abbiamo imparato a chiamare “il rimorso dell’acquirente”. Alla seconda tornata, i “remain” sbaragliano il campo. Siamo di nuovo dentro. In realtà, non avevamo mai lasciato. È stato tutto un brutto sogno. L’estate del disprezzo sarà presto dimenticata. Togliti le scarpe. Torna a letto. Quando ti svegli, Boris Johnson sarà leader del partito laburista. Era, dice ora, sempre ben più a sinistra di Tony Blair. Cosa ci vuoi fare?

 

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La Gran Bretagna è completamente cambiata. La Gran Bretagna è completamente cambiata.

La Gran Bretagna è completamente cambiata. La Gran Bretagna è completamente cambiata.

– Lord Michael Heseltine alla radio il 30/06/16 sulle dimissioni di Boris Johnson da candidato alla leadership del partito Tory:

“Non ho mai visto nulla di simile. Ha squarciato il partito Tory, ha creato la più grande crisi costituzionale in tempo di pace nella mia vita.
Ha fatto fuori miliardi del valore dei risparmi del popolo britannico. È come un generale che marcia il suo esercito al suono dei cannoni e il momento che vede il campo di battaglia, lo abbandona…
Non ho mai visto niente di simile e dovrà rispondere per le conseguenze. Ma il dolore di queste sarà sentito da tutti noi e, se non viene risolto a breve, da una generazione ancora a venire.”

 

– nel 2008 prima recessione in UK dal ’92;
nel 2008 sondaggi dopo anni danno favoriti i Tory durante il governo di Gordon Brown;
nel 2008 Boris Johnson diventa sindaco di Londra.

 

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7 comments

  1. Kokab 13 luglio, 2016 at 23:30

    per dirla con ludi, sembra che boris sia tornato a bordo, …, spinto da un de falco molto convincente.
    ministro degli esteri, non so se ne aveva voglia a questo punto di pedalare su quella bicicletta…

  2. M.Ludi 13 luglio, 2016 at 15:59

    Lo stato d’animo di Ian McEwan riflette lo smarrimento attuale della maggior parte degli elettori di Sua Maestà, se è vero, come pare che alla schiera di chi, più o meno convintamente, si era dichiarato per il “remain”, si sono adesso aggiunti molti di coloro che hanno votato “leave” e persino un buon numero (specialmente giovani) di quelli che hanno sottovalutato l’importanza del referendum non andando a votare.
    In un Paese dove buona parte di quelli che contano si sono dimessi (compreso il CT della nazionale Inglese Roy Hodgson  ) è rimasto solo con il cerino in mano l’astro nascente dei Tories, Theresa May impegnata, dopo aver tiepidamente parteggiato per il “remain”, ad accompagnare oggi il Paese fuori dall’Europa avendo come unica carta spendibile in mano, il ricatto delle centinaia di migliaia di lavoratori comunitari ancora sull’isola nell’attesa che questa parodia di esercizio democratico (quale è stato il referendum) porti alle dovute conclusioni.
    La real politic vorrebbe che, in questi casi, non ci fossero ne vincitori ne vinti e che, quindi, il Regno Unito, venisse accompagnato alla porta con l’onore delle armi e con un accordo accettabile che non mortifichi ulteriormente il futuro incerto che sembra profilarsi al suo orizzonte. Di contro, però c’è anche la necessità, da non sottovalutare, di doverne colpire uno per educarne almeno un’altra decina (parodiando la celebre frase detta da Mussolini), e trovare il giusto equilibrio tra le due legittime esigenze non sarà affatto facile.
    Ci saranno infine da gestire i difficili rapporti tra l’Europa ed il Regno (non più tanto) Unito, in virtù delle legittime aspirazioni di scozzesi e irlandesi di rivedere, in un mutato contesto internazionale, anche il loro rapporto con Inghilterra e Galles; di difficile gestione sarà, in particolare, la beffa operata ai danni degli scozzesi, chiamati recentemente a decidere se rimanere o meno in un Regno Unito saldamente ancorato alla UE, per ritrovarsi poi “cornuti e mazziati”.
    Ian McEwan ci descrive la delusione di una parte di popolo che ha creduto fermamente e convintamente nell’adesione alla UE (pur con il mantenimento di specificità tutte britanniche, come il sistema di misure e la guida a sinistra, per non parlare della sterlina) e che si trova oggi catapultato indietro nella storia quando l’isolamento dal continente era un valore (supportato però dalle cospicue rendite d’oltre oceano che non ci sono più). Per quanto riguarda la classe politica inglese, l’unica immagine nitida che mi viene in mente è quella del dialogo tra Schettino e De Falco: ecco, da oggi forse, noi italiani ci sentiamo meno soli

  3. Tigra 12 luglio, 2016 at 20:15

    McEwan è un ottimo scrittore, uno dei migliori fra gli inglesi della seconda metà del ‘900, e si fa apprezzare anche come commentatore politico.
    L’immagine che propone dei tory spaccati in tanti clan, sospesi fra identità e visioni incerte, e fra lotte di potere violente e certissime, ha un che di drammatico e inquietante; allo stesso tempo spaventa l’inconcludenza del labour, che dopo essersi riscoperto con un’anima di sinistra si nasconde come polvere sotto un tappeto, fino al punto di rendere verosimile il paradosso con il quale si chiude lo scritto.
    L’unica soddisfazione è quella di vedere Cameron e Corbyn avviarsi verso la fine della loro carriera politica, e il platinato Boris finire stritolato da una nuova signora di materiale ferroso ancora indefinito.
    Vedremo cosa riserva il futuro a questi brocchi di razza.

      • M.Ludi 14 luglio, 2016 at 11:45

        Credo che Corbyn, tra tutti si sia distinto per incapacità di affrontare il momento: era l’unico che poteva rappresentare il remain in maniera convincente senza dover temere che ciò comportasse un ulteriore ridimensionamento di un modesto Labour, ma potendo cavalcare l’onda del successo (se il remain avesse vinto) o dell’attuale insuccesso dove vedo, molto più in difficoltà le schiere bugiarde del leave. In sostanza aveva tutto da guadagnare e niente da perdere; ha scelto di trovare il metodo di perdere in ogni caso: che vuoi che dica adesso?

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