la società

La sfida coraggiosa alla SLA

 

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Su la Stampa del 2 luglio 2014 il giornalista Carlo Francesco Conti scrive quanto segue.

“Non è un esercizio di stile il nuovo testo di Luciano Nattino, ma una pagina di vita e una sfida coraggiosa. «Un regalo fuori orario» parte dall’esperienza personale del drammaturgo e regista di Casa degli Alfieri.

È una personale sfida alla malattia che lo ha imprigionato sulla sedia a rotelle, con un richiamo a «L’uomo dal fiore in bocca» di Pirandello, che lo stesso Nattino interpretò oltre vent’anni fa proprio ad Asti Teatro. «Fu il dottor Salvi a darmi l’idea – racconta – Il dottor Fabrizio Salvi, neurologo dell’Ospedale Bellaria di Bologna, a cui mi ero rivolto, quando seppe che ero un teatrante, mi chiese se potevo scrivere un testo sulla SLA e, in caso positivo, quello sarebbe stato per lui un regalo, in quanto, a suo parere, poco o niente si sa di quel che pensano gli ammalati della loro malattia».

Così Nattino, con un corpo che non riesce più ad assecondare una mente lucida e brillante, si è messo al lavoro scrivendo al computer con puntatore oculare. E ricorda: «Un regalo. La parola ebbe una “risonanza magnetica” in me, una sorta di corrispondenza segreta. Ma cosa potevo io regalare al noto specialista? Un regalo, si sa, spesso è collegato a una sorpresa. Decisi che avrei fatto due sorprese. Un racconto sul mio percorso di ammalato, scritto in tandem con la mia amica Silvana Penna e un testo teatrale con due personaggi: un malato e una neurologa, per far vivere meglio il contrasto. Perché il teatro è conflitto o non è».

«Mi venne di scrivere una sorta di thriller – prosegue Nattino – seguendo l’esempio di due grandi del teatro contemporaneo: Harold Pinter e il suo teatro “di minaccia”, e David Mamet col suo americanissimo ritmo fatto di interruzioni e sovrapposizioni. La mia malattia è sullo sfondo con schizzi di presenza inquietante, ma “leggera”. Io del resto non ci sono. Perché, pur parlando spesso di me, sono in un’altra dimensione. Come chi scrive un’autobiografia e poi scopre che l’Io narrante è un persona diversa. Il teatro è così, si diventa tutt’altro da se stessi». “

Biografia della casa teatro degli Alfieri (presentazione sul sito web)

  • “La “casa degli alfieri” è una cooperativa di creazione teatrale professionale (dal 1978 con il nome “Magopovero”), una delle poche formazioni italiane ad avere un patrimonio di lavoro d’arte comune di oltre trent’anni.
    Gli “alfieri” sono Luciano Nattino, drammaturgo e regista, Antonio Catalano e Lorenza Zambon attori/autori, Maurizio Agostinetto scenografo e artista visivo, ma attorno a loro ruota un nutrito gruppo di attori, artisti e operatori vari della nuova e nuovissima generazione.
    Molti ed eterogenei sono stati gli artisti collaboratori per progetti e creazioni specifiche quali Paolo Conte, Eugenio Guglielminetti, Alessandro Haber, Felice Andreasi e più recentemente Fritz Hauser, Marco Baliani, Giorgio Rossi e Judith Malina del Living Theatre di New York.
    Gli “alfieri” perseguono una personale ricerca di scrittura scenica fondata principalmente su una drammaturgia interna con aperture ad autori contemporanei. Un teatro di indagine sull’uomo, in particolare delle sue “periferie”, delle sue “province” in cui si colgono meglio solitudini e speranze, dignità e tenacia.
    Nel 1994 gli “alfieri” hanno realizzato un loro grande progetto/sogno: la creazione della “Casa degli alfieri” (casa/teatro costruita sulla cima di una collina del Monferrato, tra vigne, boschi e infinito, con sale teatrali, giardino, teatro all’aperto, foresteria, uffici e abitazioni dei soci) sede della cooperativa e della sua attività di ricerca e studio, ma anche spazio fisico/mentale per creare nuovi moduli di collaborazione attiva con attori e artisti in genere, che pur non facendo parte della Compagnia sono a tutti gli effetti compagni di viaggio.La casa degli alfieri è una casa per il teatro
    sta sulla cima di una collina, in Monferrato
    l’abbiamo trovata nel 1989, era il rudere di una bella cascina signorile del ‘700 abbandonata da trent’anni
    il tetto e le solette crollati, i muri portanti lesionati, tutto il terreno coperto da un’impenetrabile vegetazione inselvatichita
    la posizione magnifica alta sopra le valli
    nel ’94 era finalmente pronta per viverci e lavorarci
    una casa moderna che mantiene lo spirito di quella antica
    le stesse proporzioni, le stesse lesene sulla facciata sempre gialla, la stessa bella cantina con infernotto, questa perfettamente originale e conservata
    ma ora ci sono grandi tagli di vetro che fanno penetrare l’aria fin nel profondo della casa e dentro scale di ferro industriali e mattoni di cemento a vista
    ci sono i nostri appartamenti, una grande sala comune per parlare o per mostre ed installazioni, l’ufficio, una foresteria per gli ospiti, una sala da teatro con un bel pavimento elastico di legno, luci, suoni, quel che serve
    e fuori un grande giardino da cui si può guardare lontano
    ci abbiamo trovato una siepe di bosso e due cedri atlantici centenari e querce, ciliegi selvatici, olmi
    ci abbiamo piantato cento rose, peonie e mille iris, e adesso lavande e viole si riproducono da sole
    c’è sempre tanta gente;
    sono nati quattro bambini.”

La Sla. Sclerosi laterale amiotrofica. Questa terribile malattia la cui causa è per ora ignota. Nel 1993, alcuni scienziati scoprirono i danni causati ad un enzima che protegge il corpo dai radicali liberi. I radicali liberi, quelli che se accumulati, danneggiano il dna delle cellule e le proteine presenti nelle stesse.

Personaggi famosi colpiti dal morbo:

Luca Coscioni, docente e ricercatore universitario esponente politico del partito radicale, morto nel 2006; a lui il vicariato di Roma negò i funerali religiosi che avrebbero dovuto svolgersi la vigilia di Natale del 2006.

David Niven: attore

Stephen Hawking :fisico teorico

10 giocatori appartenenti al mondo del calcio

1 giocatore americano di baseball

2 musicisti

un compositore russo.

Luca Coscioni: “ c’era un tempo per i miracoli della fede. C’è un tempo per i miracoli della scienza. Un giorno, il mio medico,potrà, lo spero, dirmi:prova ad alzarti perché forse cammini”.

 

Quanto, quanto, vorrei che la sfida coraggiosa di Luciano Nattino e di tutti coloro affetti da questa malattia, fosse premiata con la frase: prova ad alzarti, perché forse, cammini.

 

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